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L'ipocrisia che irrompe nelle nostre vite private


news 04.12.2020 45   |   Canali: notizie revenge porn

L'ipocrisia che irrompe nelle nostre vite private

Che l’Italia sia, ahi noi, un Paese ancora profondamente retrogrado quando si parla di sesso è sentore comune, ma la veemenza con cui i bacchettoni del nostro bel Paese si scagliano contro chi si macchia di una sessualità svincolata dagli archetipi del '900 lascia sempre l’amaro in bocca. 

Il vergognoso episodio di Torino

L’ennesima riprova di questo modo di pensare ipocrita e bigotto è saltata alle cronache da poche settimane, anche se i fatti si sono svolti circa due anni fa: una maestra d’asilo, in un comune dell’hinterland torinese, è stata costretta alle dimissioni dalla preside dell’istituto in seguito alla diffusione (non autorizzata), in rete, di alcuni suoi scatti hard e di un video porno che la vede come protagonista.

Il materiale, inviato dalla giovane al suo fidanzato dell’epoca, sarebbe stato diffuso proprio dall’uomo con il quale intratteneva una relazione in una chat di amici, e da lì si sarebbe sparso sul web, come spesso accade.

Le cose poi si sono complicate quando la maestra è stata riconosciuta da una mamma di uno dei suoi alunni, che l’ha minacciata di rivelare tutto alla dirigenza della scuola materna se lei non avesse ritirato le denunce per la diffusione del filmino, una delle quali era a carico - guarda il caso - proprio del marito della donna.

Nonostante il reato di revenge porn non fosse stato ancora introdotto all’epoca dei fatti la ragazza, venuta a conoscenza dello squallido gesto del compagno, non ha perso tempo e ha intrapreso le vie legali, che però le si sono rivoltate contro: la preside della scuola, per preservare, a suo dire, il buon nome dell’istituto, ha ritenuto giusto forzarla a lasciare l’insegnamento, facendola, di fatto, passare da vittima a colpevole della vicenda.

Un mondo alla rovescia

Una storia emblematica della catastrofica situazione delle donne, e della loro considerazione, in Italia: la vittima punita in modo feroce come fosse colpevole, la vita distrutta, un lavoro perduto e una sensibilità che non accenna a cambiare.

Non ho più trovato lavoro da quando sono stata costretta a licenziarmi. Le strutture chiedono referenze, ma non sempre queste sono positive. Ho un marchio addosso che non riesco a cancellare”.

Se è vero che, sulla carta, il modo di vivere la propria sessualità è del tutto privato e dovrebbe essere privo di risvolti pubblici, è altrettanto vero che c’è ancora molta strada da percorrere per fare in modo che ciò che è sancito dalla Costituzione corrisponda a quello che si vive tutti i giorni.

Come se non si fosse reso protagonista di un’azione di una violenza psicologica inqualificabile, infatti, il ragazzo si è visto giustificato da chi ha definito la vicenda come una ‘goliardata’ e da chi ha dichiarato che la maestra, inviando quel materiale compromettente, se la sia cercata.

Non è un Paese per libertini

Da sempre, la natura moralista della società italiana impedisce a chi, tra le lenzuola, ha delle passioni diverse dalla massa di vivere la propria libido senza nessun tipo di timore.

Se delle semplici foto osè, che all'interno della sfera sessuale personale ci scattiamo tutti (moralisti bigotti compresi) siano ancora in grado di scatenare questo putiferio, cosa ci aspetta al di là di questo confine? Ci ricordiamo di cosa è successo a Tiziana Cantone?

Noi amanti dello Scambismo, del Bdsm, della fluidità sessuale, del gioco consensuale, del Poliamore, per quanto tempo dovremmo ancora nasconderci? Cosa accadrà la prossima volta?

Il punto è che non DEVE ESSERCI UNA PROSSIMA VOLTA.

Di norme per procedere contro questi atti ce ne sono molte, e sarebbe il caso che iniziassero ad arrivare condanne dure ed esemplari.

A partire da chi ha trasformato la vittima, in colpevole.


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