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BENDA_4a


di LaysV
27.04.2024    |    705    |    1 8.7
"“Adesso sei pronta per me, cagna..."
Guido come un automa, il navigatore mi indica una strada che non conosco e la seguo pedissequamente senza neanche pensare a dove mi stia portando. Tanto è solo questo che devo fare, eseguire gli ordini senza pensare e senza paura.

Parcheggio, il cuore sta ballando la rumba nel petto dal momento in cui sono partita da casa, mi avvicino ad un grosso portone in legno e suono al citofono che mi hai indicato. La rastrelliera moderna, con nomi e pulsanti dorati, è un pungo in un occhio sul marmo dello spesso stipite, il pensiero più incongruente di questo momento.

Nessuna risposta, solo un click del portone, entro e salgo i due piani di scale. La porta è socchiusa, faccio due passi verso l’interno.

“Togliti solo la gonna, puttana” mi ordini mentre mi bendi gli occhi.

Non ho neanche il tempo di guardarmi intorno e già sono in balia dei tuoi desideri. Agganci la catena al collare e mi trascini per una decina di passi, che faccio barcollando.

“Inginocchiati, cagna!” mi tiri e mi strattoni fino a farmi appoggiare a un ripiano con il busto, non so neanche cosa sia, forse una sedia con un cuscino o un pouf, comunque è morbido. Il culo a pecora esposto alla tua vista, autoreggenti e scarpe con i tacchi, estrai il plug che mi avevi fatto indossare dalla mattina – “per prepararti” - avevi detto, e mi riempi di lubrificante.

Sento che ti metti seduto vicino a me, il tempo scorre senza che possa prenderne coscienza, poi suonano alla porta; ti alzi ad aprire il portone e lasci la porta dell’appartamento leggermente discosta, un leggero filo d’aria fredda mi fa accapponare la pelle mentre torni a sederti vicino a me.

Dei passi, qualcuno sicuramente entra nell’appartamento, ma nessuno parla, hai preso accordi in privato con chiunque sia entrato da quella porta. Sa cosa deve fare e lo fa velocemente: il rumore di una zip, la fibbia di una cintura che cade a terra e altri che non riconosco, poi due mani calde che mi sfiorano il culo, una lo accarezza, l’altra apre il varco del mio buco allargandolo per permettere al suo uccello di entrare e mi penetra, piano, finché non è abbastanza largo e rilassato da permettergli di muoversi dentro e fuori.

Le tue mani sono dentro i miei capelli, so che stai sorridendo mentre parli e mi chiedi se mi piace.

“Sì, Padrone!”

L’uomo alle mie spalle si muove sempre più freneticamente, dentro e fuori, finché lo sento godere nel mio culo, sussulta e termina con alcuni movimenti lenti prima di uscire.

Un altro po’ di lubrificante scivola nel buco del culo, non è di quelli specifici, ne riconosco il profumo intenso, è l’olio di Marula che uso per i capelli e anche per lubrificarmi quando mi inculo a casa da sola, dietro tuo ordine.

Non faccio in tempo a prendere un fiato che già il rumore sussurrato di un altro pantalone che scivola lungo le gambe mi avverte di stare pronta a ricevere il prossimo ospite, alzo il viso nella direzione in cui penso tu sia seduto, fai scorrere un dito lungo il mio profilo ma continui a tacere. Un altro cazzo mi penetra nel culo, e un altro e un altro ancora, praticamente senza sosta. Mi inculano sempre più velocemente, godono del mio corpo e se ne vanno.

Quello che io non posso vedere è la fila di uomini che aspettano alle mie spalle, molti con l’uccello già duro in mano, alcuni sono dentro la stanza a godersi lo spettacolo, altri sul pianerottolo del palazzo e altri ancora lungo le scale. Ognuno aspetta il suo turno per sfondarmi il buco del culo.

“Sei una cagna perfetta, mi sussurri ad ogni spinta. Sei la mia puttana, la troia più puttana che io abbia mai avuto come schiava.”

Man mano che cazzi di ogni dimensione mi penetrano e godono dentro il mio sedere, che si fa sempre più largo, sensibile e
rilassato, il mio desiderio di vedere il tuo sguardo, capire cosa stai provando e vedere il tuo sorriso nel guardami così, usata a tuo piacimento, arriva al culmine, mi agito sul mio posto, scuoto la testa cercando di far scivolare la benda e capisci che non ce la faccio quasi più.

Mi afferri per i capelli tirando la testa verso l’alto – “Apri la bocca, puttana” – e mi ci infili il tuo cazzo, è piena di saliva, carica di desiderio, pronta a riceverti per sentirlo diventare sempre più duro. Con un cenno della mano fai capire ai presenti che il loro gioco è finito.

“Adesso sei pronta per me, cagna. Lo sai che non mi piace fare fatica.”

Sempre tirandomi la testa per i capelli ti muovi, mi giri intorno e ti metti davanti al mio culo per riempirlo di sborra. Mi penetri con decisione poi inizi a muoverti lento ma inesorabile, ogni centimetro della mia pelle è così sensibile da sentire anche il minimo movimento mentre entri ed esci senza fretta fino a venire.

Di nuovo qualcuno arriva alle mie spalle, sono stremata e sto per dire qualcosa ma mi fermo, due mani gentili e una lingua morbida si poggiano sulla mia fessura, mentre tu torni a mettermi l’uccello in bocca. Mi togli la benda e mi sorridi. Una montagna di preservativi giace ai piedi del pouf su cui sono adagiata ormai da ore, memento del numero di uomini che oggi mi hanno posseduta e che non ho fatto in tempo a contare.

“E’ ora di pulire tutto adesso, piccola troia.”

Così mentre io ti lecco e pulisco il tuo cazzo con devozione, qualcuno si sta occupando del mio culo e della mia figa piena di umori, la lingua mi lecca da davanti a dietro lentamente e due dita ossute mi stuzzicano il clitoride per farmi godere.

Alla fine restiamo soli nella stanza, ti sei accomodato su una poltrona e io giaccio sfinita ai tuoi piedi, il capo chino sulle tue ginocchia, mi accarezzi i capelli e sorridi.

Lo so che stai già pensando alla prossima occasione.


Lays (2019)
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