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LA ROSA ROSSA 9


di rico150
07.01.2008    |    22.848    |    0 6.2
"Il maggiordomo la fece salire sul tavolo e la fece allungare tra i piatti delle portate ed i commensali, le sfilò i sandali e anche le calze, rimanendo solo..."
Ero sceso a compromessi di tutti i generi, oramai, in tanti, troppi si erano sbattuta mia moglie che sembrava la più contenta di questa situazione, io mi ero sempre divertito ed eccitato, però un senso di inadeguatezza mi pervadeva l’animo. Accettai comunque anche questo, così per un incarico ben remunerato, affittai il corpo di mia moglie (sempre consenziente), al mio committente. Costui, un noto costruttore del luogo, ricco sfondato, mi aveva promesso mari e monti, pur di scopare Marina, ed alla mia richiesta, fatta un po’ per gioco, ma sempre con la speranza di vederla accettata, di incaricarmi di un certo lavoro, che non sto a narrarvi, (con grossi profitti per me), si gettò a pesce e sparò l’offerta al di sopra delle mie aspettative. E pensare che Marina gliela avrebbe data anche gratis. Comunque, l’accordo fù preso, non faticai più di tanto a convincere mia moglie a prestarsi a questo giuoco, che consisteva, in una cena che mia moglie doveva fare, in casa del Guitti, alle condizioni da lui dettate. Pertanto alle 09.00 di sabato sera, Marina si fece trovare sotto casa dall’autista del Guitti , che l’accompagnò alla villa per la cena. Marina doveva indossare nulla, tranne un piccolo perizoma dorato, fattomi pervenire tramite fattorino, calze nere velate e sandaletti tacco 12 dorati. Coperta di cappotto bianco. Arrivata all’ingresso della maestosa villa Guitti, le fù spiegato che tutti gli ospiti, anche quelli inattivi della serata, sarebbero stati mascherati, tranne lei che doveva essere riconoscibile anche durante la vita di tutti i giorni ed esposta in futuro anche a richieste strane senza preavviso per due anni da persone che le avrebbero mostrato un tatuaggio di una rosa rossa sul dorso della mano destra. Accettata questa direttiva, con una firma su un documento, Marina si avviò a piedi verso l’ingresso della villa, suonò il campanello ed un maggiordomo mascherato, la fece accomodare. Le luci erano soffuse, il maggiordomo le prese il cappotto bianco che indossava lasciandola nuda. I seni svettavano, solo il minuscolo perizoma copriva la sua figa completamente depilata, le fece strada e la introdusse in un salone, dove un lungo tavolo imbandito al centro con 5 sedie, occupava la stanza. Sulle sedie erano sedute altrettante persone, tutte coperte con maschere veneziane dorate. Ai lati della stanza, altre sedie, occupate da uomini e donne con maschere che parlottavano tra loro e commentavano l’ingresso di Marina nuda. Il maggiordomo la fece salire sul tavolo e la fece allungare tra i piatti delle portate ed i commensali, le sfilò i sandali e anche le calze, rimanendo solo con il perizoma. Le unghie opportunamente smaltate in rosso. Marina adagiata sul tavolo raccolse i capelli dietro al poggiatesta. Le mani della ragazza seduta al tavolo cominciarono subito ad accarezzarle le gambe, partirono dai piedi, ben levigati e morbidi. Erano mani abituate ad accarezzare corpi, si fermavano e ricominciavano, roteavano le dita ed indugiavano. Solo il tocco di quelle mani, gli sguardi ed il mormorio dei presenti eccitavano Marina ed un primo orgasmo la pervase. La ragazza se ne accorse e subito con le mani indugiò tra le cosce di mia moglie cogliendone il primo frutto. Si rivolse al capotavola e disse “è già bagnata” ed assaggiando gli umori di Marina con un gesto di approvazione concluse “anche saporita”. Cominciarono le portate. La pasta come prima pietanza, fu rovesciata sulla pancia e sul seno di Marina, che per contratto, non poteva reagire con parole, ma solo gemere e godere. Tutti i cinque a tavola cominciarono a servirsi, e con le mani o con i cucchiai e forchette prendevano il cibo, lo passavano tra le gambe, per bagnarlo con il suo sapore e poi mangiavano. Massaggiavano i seni sporchi di sugo e pezzettini di carne. La vecchia si alzò e succhiò avidamente i capezzoli di Marina pieni di sugo. Marina gemeva, le mani della ragazza infierivano tra le gambe oscenamente e forzatamente aperte alla vista del capotavola, le dita della giovane entravano ed uscivano con sempre più irruenza e velocità. Marina ebbe altri due orgasmi. Finito il primo, un cameriere pulì Marina con un telo umido caldo e dopo averla pulita in ogni sua parte venne asciugata e riempita con la seconda portata, fette di carme unte ed insalata. Il cibo era su tutto il corpo, anche sui piedi e sulle gambe. La giovane vi si era buttata sopra succhiandole le dita con olio ed aceto balsamico, le ripulì tutti e due i piedi leccando ogni pertugio sino alle caviglie. Il giovane la masturbava con un osso mal rosicchiato che infilava nella fica con delicatezza. Gli orgasmi di Marina non si contavano. Fu un susseguirsi di oscenità sul suo corpo che godeva a dismisura. Adesso anche l’altra signora si era alzata per servirsi del corpo di Marina. Si era avvicinata alla sua bocca e la stava baciando avidamente, mentre con una mano si masturbava. Il bacio fù lungo ed appassionato, la lingua della donna vagava nella bocca di mia moglie, che eccitata la ricambiava cercando di catturare quella lingua. Ma uno schiaffo sul viso la fermò, lei doveva solo ubbidire e fare godere gli ospiti. La lingua della Lady scese sul collo, le orecchie, poi di nuovo sul collo, leccava le spalle, poi i capezzoli, stringendole tra le mani i seni bianchi e spremendoli sino a procurare dolore. Nel frattempo il giovane si era presa Marina per i piedi, la trascinò verso di lui. Aveva la testa fuori dal tavolo ed i piedi dalla parte opposta, poggiati sulle spalline della sedia del giovane. Vedeva gli altri presenti in sala sottosopra che intanto eccitati si cominciavano ad accoppiare baciandosi e palpandosi. Il giovane, mentre la madre continuava a martoriare i seni di mia moglie prese a leccargli la fica, doveva sapere di olio, aceto e carne cotta. Le dita dei piedi puntarono come sua abitudine quando godeva, mentre la lingua del ragazzo leccava avidamente le calde labbra. Altri orgasmi la sconvolsero, ma non aveva il tempo di riposarsi perché altre mani e lingue si gettarono sul suo corpo. La giovane, messasi di fronte al suo viso, si era girata e le aveva ordinato di leccarle il forellino che opportunamente le aveva avvicinato alla lingua che saettante ubbidiva. La vecchia, invece, dalla parte opposta alla Lady tentava di infilare da sotto un dito nel forello di Marina che professionalmente tentò di agevolare, inarcandosi quel tanto che concedesse al giovane di leccarla ed alla nonna di infilarle l’anulare nell’ano. Era arrivato il tempo del dolce e della frutta. Schioccarono le mani del capotavola e tutti si fermarono, tolsero le mani e le lingue da Marina che nuda ed imbrattata veniva aiutata dal maggiordomo a scendere dal tavolo e portata in cucina per essere preparata con la frutta ed il gelato. Nel frattempo la gente presente si era ulteriormente scaldata ed ormai non si contavano le coppie che scopavano in terra o anche in piedi, o sulle sedie, con le donne ed anche qualche maschio messo a pecora, che venivano costantemente ingroppati da altrettanti maschi arrapati. Dopo un buon quarto d’ora fu servito il gelato. Marina venne trasportata su un tavolino, cosparsa di gelato dal collo ai piedi, e riempita di frutta di ogni genere, i capezzoli, resi turgidi ad arte erano stati occupati da fette di ananas, poi kiwi, fette di mele, arance a fette, pere ed una banana infilata per tutta la sua lunghezza tra le gambe di Marina. Fette di ananas tra le dita dei piedi, ed altre banane sbucciate ai lati che sarebbero servite dopo, con il miele e la marmellata e la cioccolata calda. Non ci fù l’assalto, ma cominciò la vecchia che si fece servire le fette di ananas dal maggiordomo, con il gelato preso al cucchiaio sulla pancia di marina. Poi la Lady si servì da sola, prendendo il gelato dal collo di lei, poi i giovani fratelli che con le lingue assatanate si presero infine il gelato sull’inguine e la giovane le fette di ananas dalle dita dei piedi. Infine fù la volta del capotavola, che fattosi di fronte alla figa di marina, le ordinò di allargare le gambe, la banana cominciò ad uscire. Tra gli umori di lei si era tutta lisciata ed aveva perso la ruvidezza. Il capotavola la prese e la sfilò tutta dalla fica e le diede un morso, poi ne intinse la parte morsa sul gelato, la infilò tra le gambe di marina, affondò la banana dentro, la tirò fuori di nuovo e la morse continuando sino alla fine della banana. Marina era in estasi ormai gli umori colavano tra fiumi di gelato che si fondevano e pezzettini di frutta. Prese ancora una banana, la intinse nel miele e la infilò tra le gambe di marina, che oramai godeva senza ritegno, abbandonandosi a gridolini degni di una pornostar. Furono invitati anche gli altri commensali a cibarsi di banane, miele e cioccolata. Tutti ne approfittarono, lasciandola poi quasi tramortita, a gambe larghe di fronte al capotavola, che alzatosi in piedi si era avvicinato le gambe di marina e toltosi i pantaloni aveva tirato fuori il suo uccello rosso in preda ad una voglia satanica. Penetrò Marina e cominciò a fotterla, tra fette di frutta che cadevano, gelato sciolto che colava, ruote del tavolino che cigolavano. Furono trenta minuti di sbattimento, le gambe di Marina prese dalla morse delle mani dell’uomo, ed issate in alto oscillavano ad ogni colpo. Marina godeva urlando e gemendo, i presenti applaudivano la prestazione dell’uomo che sudando la sbatteva con violenza. Schiaffi sul seno, e sulle cosce lateralmente. Adesso aveva lasciato le gambe di Marina che come sua abitudine le aveva avvinghiate sui reni dell’uomo supplicandolo di scoparla ancora di più. L’uomo scopava ed urlava, riempiendola di epiteti. Le sberle sulle natiche si moltiplicavano mentre finalmente l’orgasmo dell’uomo arrivò. Si calmò quasi di colpo, tirò fuori il cazzo diede due colpi e una quantità di sperma inondò il corpo ed il viso di Marina. Già imbrattato di gelato e frutta, adesso anche di sperma del padrone di casa. Senza perdere neanche un minuto il secondo maschio di casa si affrettò ad infilare il suo tra le gambe di Marina, che lo ricevette senza battere ciglio. Il maschietto le aveva tirato su le gambe e la scopava energicamente. Il cazzo non era del calibro del padre, ma Marina godeva e basta. Gli orgasmi che la colpivano non si contavano più. Il ragazzo la sbatteva e la teneva per le caviglie, sporca di gelato scivolava a quella presa. Poi sopraggiunse la nonna, che con inaspettata agilità, salì sul carrellino dove era allungata mia moglie e posizionatasi sulla bocca di lei, vi si accovacciava ponendo le labbra della sua vecchia figa sulla bocca di Marina che fu costretta a leccare. Questa violenza durò parecchi minuti, il ragazzo venne schizzando altro sperma addosso a Marina e colpendo anche la vecchia che ansimava mentre Marina gli leccava la figa. Il ragazzo si era appena allontanato dalle gambe di marina, che la sorella denudatasi, e mostrando un corpo giovanile molto bello, si era legata al proprio pube un cazzo di plastica e con questo si accingeva a profanare per la terza volta mia moglie, dopo averlo per bene ricoperto di olio da tavola. Lo infilò senza preavviso tra le gambe di Marina che d’altronde non vedeva quello che succedeva perché coperta dalla vecchia, la quale in preda a spasmi, urinò sul viso di Marina. Il liquido giallastro allago il bel viso e provocò ilarità tra i presenti ed un godimento per la nonna, che soddisfatta lascio il posto alla madre dei ragazzi, la quale non si fece pregare e mentre la figlia scopava senza ritegno, lei denudatasi e mostrando anche lei un corpo sodo anche se non più giovane si allungo sul corpo di impiastricciato di Marina, si sollevo delicatamente la maschera sino a scoprire la bocca e comincio a baciare Marina, la quale istintivamente la abbraccio. Si avvinghiarono in quel impiastro di frutta, gelato sperma ed urina. Le toccava i seni come aveva già fatto in precedenza, spremendoli sino a provocare dolore. Intanto la figlia, tirato fuori il cazzo di plastica lo avvicinò alla figa della madre, e lo infilo tra le cosce anch’esse imbrattate all’inverosimile. Goderono le tre donne, lasciando Marina spossata e sporca sul tavolino, vicino al quale, a fine serata, sfilarono tutti gli invitati che avevano assistito allo stupro di mia moglie. Ormai spossata e priva di forze, Marina venne portata nella stanza da bagno ed infilata sotto una doccia, dove due inservienti la pulirono e la profumarono, le fecero infilare di nuovo il perizoma dorato e la accompagnarono nella stanza da letto del padrone di casa. Lo stesso la ricevette salutandola ed offrendole un bicchiere di vino, bevuto il quale la invitò a salire sul letto insieme alla moglie. Le due donne nude, cominciarono a baciarsi avidamente come avevo fatto nella sala da pranzo, Marina si adoperò ad allargare le gambe della signora e con lingua sapiente prese a succhiargli la figa, facendola impazzire, il marito allora denudatosi ed ancora in tiro, si posizionò dietro Marina, le sollevò il sedere senza farle togliere la bocca dalla figa della moglie e prese ad incularla. Il cazzo entrava ed usciva dal culo di Marina che continuava a leccare la figa della donna e godere senza rispetto, allagando il letto con i suoi umori, ogni qual’volta aveva un orgasmo emetteva dei gridolini di godimento. L’uomo intanto, la bastonava da dietro, trafiggendola con il suo cazzo ed apostrofandola con epiteti da bar del porto. Finalmente venne tra le natiche di mia moglie che ricevette gli schizzi mentre un altro orgasmo le pervadeva il corpo. La signora non tardò a godere anch’essa e tutti e tre si addormentarono nel lettone, stanchi ma soddisfatti. La mattina alle nove Marina fu riaccompagnata a casa e sul collo, proprio sotto l’orecchio destro aveva ricevuto un tatuaggio di una rosa rossa con una piccola lettera “d”, che significava nel gergo dell’associazione alla quale era iscritta “disponibile per tutti”. Ma questa è un’altra storia.
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