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RIENTRANDO A CASA DAL LAVORO.....


di alessioroma78
10.01.2013    |    31.894    |    1 9.5
"Attraversiamo una strada di campagna e lei mi dice di accostare accanto ad un terreno, pieno zeppo di alberi di ulivo..."
Essere pendolari in una grande città vuol dire passare una vita in viaggio. Raggiungere ogni giorno il proprio posto di lavoro, e poi al termine di una lunga giornata rimettersi in cammino. Si incrociano in quell’ora di viaggio su un treno, su un autobus, su una metropolitana, mille esperienze, mille volti, mille racconti. Si condivide un momento, si scambia uno sguardo e non ci si rivede mai più, a volte si discute, si litiga per un posto o per la ressa, si chiacchiera per passare il tempo. A volte si fanno dei begli incontri. Come oggi.
Come ogni giorno stacco dall’ufficio in ritardo e prendo il treno di corsa, per un pelo. Stranamente, malgrado sia pieno, riesco anche a sedermi, col fiatone dopo una lunga corsa.
Dopo dieci minuti il vagone si riempie ancora, comincia a diventare davvero troppo affollato. E tra tutta quella gente, noto due persone. Vicino al mio posto una signora sui 65 anni con la gamba rotta, e più lontano da me una bellissima donna sui 40-45 anni.
Incrociando lo sguardo con la signora più anziana, la chiamo e non posso non cederle il mio posto. Si nota la sua sofferenza a stare in piedi. Di conseguenza mi sposto per cercare uno spiraglio di spazio (sono le 7 di sera, c’è poca luce e poco posto) e lo trovo proprio accanto a quella donna che aveva attratto il mio sguardo. Siamo vicini, ovviamente entrambi in piedi. I posti a sedere sono ormai un miraggio.
Lei mi guarda e inizia a parlarmi: “Ma allora qualche persona ancora educata esiste al mondo? E’ una notizia…”.
“Beh, era normale che le cedessi il posto. Sarebbe stato strano il contrario”.
“No credimi non è per nulla normale, hai fatto un bel gesto perché molti girano la testa dall’altra parte. Appoggiati qui che stai più comodo, c’è ancora un po’ di spazio, vieni”.
“Ti ringrazio, sei gentile, io comunque sono Alessio piacere”.
“Barbara, piacere mio”.
E così, mentre il treno si riempie, cominciamo un po’ a chiacchierare di noi. Mi racconta che lavora al centro di Roma in una gioielleria, ha 43 anni ed è sposata da 15. Mentre mi parla, ogni tanto la fisso. E’ davvero sensuale. Mora, capelli ricci e occhi verdi, elegante con una camicetta scollata a far intuire il suo seno abbondante e una gonna al ginocchio. Forse esagero a fissarle gli occhi chiari e la scollatura, perché lei mi sorride e dice: “Che succede, ti sei incantato? Qualcosa non va, forse ti manca un po d’aria….”
“No, no, mi stavo semplicemente chiedendo di dove sei originaria…. I tuoi lineamenti, i tuoi capelli mori ricci…sei una classica mediterranea di quelle da film, magari siciliana….”
“Indovinato, siciliana doc, a Roma da tanto tempo per lavoro”.
“Comunque si, un po’ mi manca l’aria… Qui nelle mie giornate da pendolare si incontrano raramente donne così belle”.
Mentre continuiamo la piacevole conversazione e scopro che scendiamo entrambi alla stessa fermata, il treno si riempie ancora di più. E io sono costretto dalla folla a schiacciare il mio corpo contro quello di Barbara. Non che sia una cosa spiacevole anzi… Solo che il treno sussulta e si muove con improvvisi scossoni. Lei è di tre quarti, ogni tanto si sposta, si gira di spalle e questo è un problema…. Perché il suo culo comincia a strusciarsi contro di me. All’inizio è un adeguarsi al moto del treno, poi capisco che diventa un movimento voluto da parte sua.
Io indosso dei pantaloni di velluto morbidissimi e piuttosto aderenti. Così morbidi che inevitabilmente lei si accorge di qualcosa. Il suo movimento mi sta eccitando e il cazzo si sta gonfiando nei boxer…
Lei si avvicina e mi sussurra all’orecchio: “Che succede?”
“Niente, niente, mi ero un attimo distratto, scusa…”
“Figurati, mi fa piacere questa cosa. L’avevo intuito e in un certo senso provocato io… E pensare che non ti ho ancora nemmeno detto che con questo tipo di gonna non porto le mutandine…..”
E visto che in quella posizione eravamo nascosti dai nostri corpi alla vista degli altri, lei mi prende la mano e con un dito mi lascia insinuare sotto la gonna. Effettivamente lei è senza perizoma. E quando per un brevissimo attimo la accarezzo…mi sembra di sentire che è anche piuttosto bagnata.
“Dai prepariamoci a scendere, è la nostra fermata” mi dice Barbara.
“Hai ragione”.
Scesi dal treno, quando mi avvicino per salutarla, lei mi chiede: “Senti, mio marito mi ha avvisato che non può passare a prendermi, mi daresti un passaggio?”
“Certo, ho la macchina proprio qui”e mentre la raggiungiamo lei mi spiega che abita in una villa a dieci minuti da casa mia.
Saliamo sull’auto. “Scusami solo un secondo Barbara. Avviso la mia compagna che tardo un pò. Dovevamo uscire”.
“Ok fai pure”.
“Ciao sono Ale, guarda, il treno ha avuto un ritardo, arriverò fra un’oretta”.
Ma mentre parlo con la mia compagna, Barbara dimostra di essere molto, molto intraprendente. Seduta al posto del passeggero, si gira e con la mano destra comincia ad accarezzarmi il cazzo sopra i pantaloni. Ne segue la forma con la mano fino a sentirlo che cresce di nuovo. Poi apre la zip e infila la mano dentro per giocarci un po’ mentre sono ancora al telefono….e io riesco a chiudere la conversazione con una certa difficoltà….
Con uno sguardo molto provocante, toglie la mano. “Dai Ale, ora accendi la macchina e accompagnami a casa. Basta giocare. Però non ho resistito a farlo, a provocarti mentre eri al telefono con lei. Mamma mia, sei durissimo…..”
“Forse ora si calmerà lungo la strada”. Ma so che non sarà così.
Quei dieci minuti in macchina passano tra una risata e una provocazione, io sono frastornato ed arrapato da quella situazione così imprevista e intrigante con una sconosciuta.
Attraversiamo una strada di campagna e lei mi dice di accostare accanto ad un terreno, pieno zeppo di alberi di ulivo.
“Siamo arrivati a casa tua?” le chiedo.
“Casa mia è a cinque minuti da qui, ma lì c’è mio marito. Fermati qui…..”
Spengo la macchina e accosto. Mi avvicino a lei e comincio a baciarla con passione mentre le mie mani cominciano ad esplorarla dappertutto. Poi lei mi allontana, mi slaccia i pantaloni e si abbassa su di me.
“Stai esplodendo in quei boxer…. Sai cosa ho pensato appena ti ho visto su quel treno e hai fatto sedere quella signora?”
“No, dimmelo”
“Mi sono chiesta se un ragazzo carino ed educato come te è anche un porco…. Ero curiosa di scoprirlo”.
“A una donna come te non si può resistere. Mi hai fatto arrapare come non mai…e non guardarmi tu piuttosto, con quegli occhi da porca”.
Non riesco a finire la frase e lei finalmente ha liberato il mio uccello dall’impedimento dei boxer. Il mio cazzo ha un sussulto di vitalità e subito lei se lo prende tutto in bocca. Mi spompina con voglia, gioca con la lingua sulla mia cappella, mentre si aiuta con la mano scende a leccarmi anche le palle. Alterna con maestria, prima mordicchia con delicatezza, poi succhia con estremo vigore. Io ovviamente sto impazzendo e ho appena la forza di sussurrarle: “Ho voglia di scoparti”.
Barbara, non avendo le mutandine, ha gioco facile nell’alzarsi la gonna e nel mettersi a cavalcioni sopra di me.
“Ecco brava, cavalcami come una troia”.
Con le mani le sbottono la camicetta per ammirare le sue tettone, che cominciano a muoversi veloci ritmicamente. Lei si infila il mio cazzo dentro con un movimento deciso, entra tutto insieme e lei ha un brivido di piacere. Poi comincia a mugolare mentre mi cavalca su e giù, ansima perché l’uccello è sempre più grosso e io le lecco e le mordo i capezzoli con avidità, sono grandi e turgidi. Comincia ad urlare e a quel punto comincio anche io a muovermi ritmicamente con intensità per scoparla meglio. Lei è sempre più bagnata e io non resisto più fino ad urlare insieme a lei di piacere mentre le vengo dentro. Lei assapora quel momento e continua a muoversi mentre sente il mio liquido caldo che schizza. Poi quando esce fuori da me, si abbassa ingorda per ripulire tutto con la bocca, fino all’ultima goccia.
Mentre si ricompone, mi chiede di accompagnarla a casa… “E’ proprio vero che non bisogna fidarsi dei bravi ragazzi”, mi saluta e mi sorride…..
“E’ proprio vero che a volte le buone azioni vengono ricompensate" penso io, mentre la vedo che entra dalla porta di casa....
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