Lui & Lei

Balisong


di Membro VIP di Annunci69.it OMNIA
30.09.2021    |    1.343    |    6 9.1
"Sono fatalmente attratto dai cassettini che si trovano ai lati dello specchio..."
La suoneria del cellulare che interrompe il mio debole sonno. È una situazione odiosa, ma questa volta me la sono cercata. Guardo la sveglia, sono le dodici e dodici.
“Ciao…” la mia voce è roca e spezzata.
“Scusa, non volevo svegliarti”
“Te l’ho chiesto io, raccontami come è andata”
“Vieni qui che ne parliamo”
“mah…sei sicura? direttamente a casa tua?”
“butterfly….ricordi, non sono una principiante!...”
“Ma non intendevo per quello, è l’ora che mi sembra proibitiva, se mi muovo adesso arriverò a Como alla una, una e un quarto”
“Se te la senti….ho cambiato le lenzuola stamattina”
“Bastarda, sai dove colpirmi….arrivo”
“Ti aspetto al distributore dopo il casello di Como”
Che si tratti della casa di un’artista è facilmente intuibile, lo stile è Bohemienne. Profuma di incenso, ma non ne vedo accesi. Annuso l’aria rumoreggiando col mio naso, lei sorride accertandosi che sia di mio gradimento. Mi spiega che sulla base delle informazioni da lei raccolte durante la nostra rapida conoscenza telefonica, aveva acceso 2 bastoncini ayurvedici per stimolare i chakra legati all’olfatto a me tanto caro, per richiamare gli elementi legati alla terra visto che sono un toro, perché si abbina con il colore rosso che è presente su tutti i soffitti della sua casa. Entra in dettaglio sulla composizione della fragranza, che è composta di polvere di Sandalo Rosso, di Ficus elastica, di oli essenziali di Patchouli e del fiore di Night Queen. Mi spiega che questa miscela promuove la volontà, la fiducia, la sicurezza, le basi, il denaro, la professione. Le chiedo se aiuta anche a trombare meglio, lei sorride e abbassa lo sguardo mostrando una timidezza inattesa.

Quando l’ho vista scendere dalla sua yaris blu scuro ferma al distributore, ho subito puntato con lo sguardo il suo decolté. Un gran seno, ben contenuto dall’abito, smanicato e di lunghezza al ginocchio, di cotone stropicciato, bianco con inserti floreali sul rosso. Ai piedi indossa scarpe di tela bianca con la zeppa in corda, altezza su gli otto centimetri. Il viso, senza gli occhiali come invece ero abituato a vederla nella foto in chat, sembra di una donna sui trentacinque anni, sebbene ne abbia quarantatre. I tratti sono gradevoli, gli occhi scuri, poco trucco, i capelli raccolti. Il fisico giunonico, come lei ama descriversi, è davvero tale. Ho subito pensato ad un aggettivo che la potesse definire, mi viene in mente un solo aggettivo: bona. Braccia e gambe, leggermente abbronzate, sono davvero imponenti; non sono sicuramente muscoli tonici quelli di fronte ai miei occhi, ma nemmeno flaccidi. Nell’insieme, considerando che, con il bacio di saluto ho annusato il suo profumo dai toni di limone misto ad una fragranza floreale che non riconosco, con le mie guance ho sfiorato la morbidezza delle sue, ora posso tranquillamente dire che le mie endorfine stanno lavorando a pieno ritmo per il processo di eccitazione. Mi tira il cazzo.

Seduto sul divano di colore blu notte, la guardo mentre si muove in quella casa cosparsa di libri e riviste un po’ dappertutto. Ci sono anche due gatti dal pelo lunghissimo, l’idea di trovare il loro peli nel suo letto mi fa inorridire.

I suoi movimenti sono sinuosi e molto femminili. Faccio di tutto perché possa scorgere la mia erezione evidente sotto i jeans. La vedo entrare in cucina, mi chiede se ho voglia di vino rosso. Si presenta con una bottiglia dall’etichetta accattivante, sembra di buona fattura. “Ti piace l’amarone?”. “E me lo chiedi? Potrei avere un orgasmo immediato”. “Beh, non ti illudere, è un Valpolicella Villa Novare 2014, un po’ gli assomiglia e poi, comunque, arriva sempre da lì”.

In effetti non è male, in bocca si apre immediato, ne dolce ne acido, mi lascia una sensazione piacevole di fresco. Il primo bicchiere lo mando giù in poche sorsate, ho bisogno di disinibirmi per accorciare i tempi, non voglio fare mattina. Lei è più cauta nel bere, ma dopo circa mezzora di conversazione la bottiglia è già più che dimezzata. Avverto il torpore provocato dall’alcool, l’erezione è ormai scesa ma sento l’umido del liquido uretrale negli slip. Le chiedo permesso per andare in bagno.

Una consolle stile liberty, fatta in legno di noce intarsiato con il piano in marmo grigio striato di bianco, è posizionata nell’anti bagno; mi volgo verso la specchiera ovale e basculante, è lievemente inclinata all’indietro, la tocco lievemente per specchiarmi. Mi siedo sulla poltroncina in alluminio ingentilita e resa comoda da un soffice cuscino di velluto color porpora. Mi piace il suo gusto di abbinare antico e moderno, in piena sintonia con il mio stile di arredo. Vedo un flacone di crema per il corpo ed un erogatore a spruzzo di eau de toilette di St Barth. A però! Non usa creme dozzinali. Sa cosa vuole. Devo annusare e capire, non posso resistere ad una simile tentazione.

Sulla confezione della lozione idratante per il corpo leggo gli ingredienti di base: olio di avocado e giglio. La schiaccio leggermente sotto le narici ed il profumo leggero e delicato del giglio invade i miei canali olfattivi, provo una sensazione di purezza che localizzo principalmente su gli avambracci e sul fondo schiena. Sarà bellissimo annusare e leccare le sue enormi tette pregne di questa nota floreale delicata. L’eau de toilette ha un nome: Tijuca. Limone e mandarino, bouquet di rose caraibiche, sandalo bianco. Il sandalo non l’avevo percepito nel bacio di saluto perchè l’agrumato è prevalente, quindi evito di spruzzare, so già cosa troverei.

La Collectivité de Saint-Barthélemy è una piccola isola delle Antille dai cui il nome dei prodotti, immagino la sua fica bagnata dalle onde del mare cristallino e leggermente cosparsa di finissima sabbia bianca. L’erezione mi è ritornata in modo prepotente.

Sono fatalmente attratto dai cassettini che si trovano ai lati dello specchio. Trucchi, bigiotteria e forse anche qualche prezioso, altre creme della stessa linea cosmetica. Uno è completamente dedicato a mollette e ferma capelli, poi, un po’ a sorpresa, ne trovo uno con circa sei o sette coltelli e qualche preservativo. Non me ne intendo, anzi non mi hanno mai attirato le armi. Cerco di capire quale sia il butterfly di cui mi parlava in chat, ma la mia attenzione si ferma su uno con il manico in madreperla. Lo apro, sarà in tutto circa quindici centimetri, leggo sulla lama per capirne la provenienza. “Due buoi” Maniago Italy: avrei scommesso che fosse di manifattura asiatica. Entro in bagno, ho perso troppo tempo, velocemente piscio nel water, poi lo appoggio sul bordo del lavandino per lavarlo dagli umori che ho perso nell’ultima ora. Il sapone liquido è invece di supermercato.

La trovo sul divano che sorseggia il vino, senza scarpe mostra i suoi piedi affusolati con uno smalto aranciato. Le guardo le mani, le unghia, di una discreta lunghezza, sono curate e smaltate di trasparente, davvero eleganti. Mi siedo anch’io, prendo il mio bicchiere e bevo guardandola negli occhi. Mi sorride e con un gesto semi involontario scopre un po’ le cosce. Mi avvicino e con le mie labbra avvolgo le sue. Mi infila la lingua in bocca, appoggio il bicchiere sul tappeto e mi riverso completamente su di lei.

Con un gesto rapido le scopro le tette, voglio partire dal meglio. Sode, prominenti, la pelle bianchissima, i capezzoli turgidi e molto appuntiti. Le accarezzo, la respirazione mi aumenta d’intensità.

“Cosa vuoi farmi “uomovietato”? (il mio nickname in chat)
“Dominarti e godere fino a domani mattina”
“Ma io non la do facilmente”
“E io me la prendo senza permesso”.
Le bacio una mano e annuso la pelle del braccio. “Ti piace il mio odore?
“Molto, sai di fiori bianchi, usi una buona crema, mi piacerebbe spalmartene ancora”
“Mmmm, questo toro attaccato alla terra pretende sempre il meglio. Vai sul letto ad aspettarmi che adesso ci vado io in bagno”.

Mi spoglio e resto solo con gli slip, mi sdraio sul letto posizionato al centro della camera. Sul lato sinistro c’è uno specchio che mi consente una visione totale del mio corpo. Il soffitto è spennellato di un rosso più denso rispetto a quello della sala, direi un rosso magenta. Lei arriva indossando solo un baby doll di pizzo bianco molto trasparente che mostra totalmente la sua figura.

“La crema me la sono spalmata da sola, è preziosa e bisogna usarne la giusta quantità. A te lascio la parte più importante, mi annusi tutta e poi mi lecchi”.

I neuroni del sistema vomero nasale non sapevo di possederli, ma ho sempre pensato che un porco come me annusa gli odori del sesso meglio di altri. Questi neuroni spediscono i loro impulsi in una zona del cervello, quella dei comportamenti innati, che non ha nulla a che fare con quella che riceve i segnali dalla corteccia olfattiva. Viene chiamato “naso sessuale”, in grado di rilevare i feromoni che influenzano le reazioni sessuali.

Meglio una buona crema cosmetica, che mi illuda di ricoprire ciò che non posso controllare. Lei, infondo, non corrisponde esattamente ai miei canoni estetici di donna e quindi, escluse le tette, la vista giocherà un ruolo marginale in questo amplesso. Il mio "credo" negli incontri di sesso è sempre lo stesso: una mente lussuriosa mi eccita più di qualsiasi perfezione corporea. Userò il tatto quando affonderò le mani nella sua carne, ma con la lingua e soprattutto con l’olfatto voglio andare sul sicuro, i suoi feromoni non mi interessano e spero che non interferiscano.

Mi toglie gli slip con un gesto rapido, prende il mio sesso con entrambe le mani ed accenna una leggera masturbazione, poi lo vedo sparire nella sua bocca. Sento il calore umido che mi avvolge, con la lingua è abile nel passare dal glnde allo scroto. Infilo le mani sotto il baby doll, le cosce sono poderose ma molto sode, le afferro, ho voglia di morderle. La convinco a girarsi mostrandomi il culo, ha una bella forma, la cellulite quasi inesistente, ma soprattutto è davvero grosso. La vista di tutta quella carne mi scatena un istinto aggressivo, ho voglia di sculacciarla, inconsciamente vorrei punirla. Le chiedo se posso farlo, lei me lo consente: inizialmente sono quasi buffetti, poi sferro degli schiaffi decisi che deflagrano nella stanza, facendo scappare i gatti che nel frattempo cercavano di riconquistare i loro spazi usurpati da me, l’invasore. I peli c’erano, ma fortunatamente non sulle lenzuola e sulle federe che, annusandole, sapevano realmente di bucato fresco come mi aveva promesso.

“Voglio giocare con le tue tette, sono meravigliose, mi piacerebbe sborrarci sopra”.
“Ah, ma allora sai anche parlare quando scopi!”. “Lo sai che sono sensibile con l’udito”
“Certo che lo so, ma più che parole sconce non riuscirei a dire, mi vengono naturalmente e mi danno più carica”
“Sei un animaletto, con questo corpicino palestrato ed abbronzato….saprai saziarmi?”
“Se mi dai il permesso di dire che sei la mia troia mentre ti penetro, scoprirai il vero animale”

Sembra gradire questo mio approccio deciso da dominante. La sento respirare più affannosamente da quando le struscio il pene sulla spaccatura delle natiche dedicandole volgarità da bassa macelleria. Si lascia cadere su un lato e si gira supina. La vista delle tette mi manda in visibilio, me ne riempio le mani, ciuccio avidamente i capezzoli. Il profumo della crema al giglio è davvero esilarante, riprovo quel brivido appena sopra il coccige. Ho bisogno di entrarle dentro, non voglio che mi chieda di leccarle la fica, non mi va, temo che possa abbassarmi il livello di eccitazione. Le chiedo un preservativo, si alza a prenderlo. Nel tornare a letto diminuisce l’intensità della lampada alogena.

Umetta velocemente con la bocca il mio cazzo durissimo prima di infilarci con molta delicatezza il preservativo. Mi si siede sopra autopenetrandosi. È bagnatissima, il mio pene riesce ad entrare abbastanza agevolmente. Mi fletto in avanti per avvinghiarmi sulle tette gemelle: la possiedo totalmente. Noto che nella mano destra stringe un astuccio di cuoio chiaro, la luce è davvero bassa e non capisco cosa sia. Con l’altra mano apre il bottone a clip.

“Ti presento madame butterfly”. Mentre pronuncia queste parole stringo con forza il suo seno sudato e mi lascio andare ad un orgasmo intenso, provo quasi dolore ai testicoli. Lei mi fissa con uno sguardo compiaciuto, per quello che mi è consentito vedere nella penombra. Con un movimento rapido della mano sinistra sfila il coltello dal contenitore e, con abilità da vera circense, congiunge le due parti del manico mostrando la lunga lama.

Il Balisong è un coltello di origine filippina, denominato in occidente Butterfly per la particolarità del manico, che viene aperto in due parti longitudinalmente, per scoprire la lama. Data la sua capacità di mascheramento della lama e quindi la sua pericolosità, l'uso del balisong è illegale in Giappone, Canada, Germania, Hong Kong e negli USA. Quello che vedo tra le sue mani è completamente in acciaio, con fori ovali sui manici, richiuso sembra un organetto da bocca.

Lo fa volteggiare tra le mani, i movimenti sono così rapidi che ho davvero la percezione di una grossa falena che sbatte le ali. “Non ti preoccupare, è un coltello da allenamento, la lama non ha il filo”.

L’adrenalina dell’orgasmo sparisce immediatamente, lasciando il posto ad una sensazione di paura che si insinua nel battito cardiaco già accelerato dal piacere provato pochi minuti prima.
Il pene lo sento già moscio dentro la sua figa, vorrei togliermela di dosso ma lei con le ginocchia mi puntella il bacino immobilizzandomi. “E’ bello vederti spaventato, hai un faccino che riempirei di baci”. Non riesco a dire nulla, la situazione non è più sotto il mio controllo. Il Balisong lo apre e lo richiude a suo piacere, lo passa e ripassa tra le dita e, poco per volta, abbassa il movimento. L’animale d’acciaio è sempre più vicino al mio torace. Vorrei urlare, dirle basta che il gioco non mi piace più, sono basito e non trovo la forza di farlo. Accenno ad una torsione del busto, lei con una risata leggermente rauca mi dice “Adesso sei mio, il gioco deve piacere anche a me”.

Il mio setto nasale sanguinante è il risultato di un violento pugno sferrato sul mio volto da una donna trasfigurata, distante anni luce dalla persona con cui stavo condividendo una piacevole serata di sesso. Istintivamente metto entrambe le mani a difesa del mio naso, sento il sangue colare sulla bocca. Lei interrompe per un attimo il movimento del coltello e si china sulla mia faccia leccandomi le labbra ed il mento, ormai intrisi di sangue. Sento gli effetti del colpo che si diramano molto velocemente, il dolore ha ormai raggiunto la fronte e le cavità degli occhi. Riesco a pronunciare a fatica una sola parola: “Perché?”

“Mi chiedi anche perché? Ti sei preoccupato di farmi godere? Hai pensato a riempire il tuo preservativo prima ancora di curarti del mio clitoride…..siete tutti così, ma io so difendermi”.

Ho un’improvvisa sonnolenza, la stanza comincia a girarmi, perdo pian piano il contatto con la realtà.

E’ già chiaro fuori quando riprendo conoscenza, lei non è in camera. Rapidamente mi vesto e mi catapulto fuori da quella casa.

Mentre guido mi guardo nello specchietto le narici dove il sangue secco sembra aver disegnato qualcosa. Il naso sembra gonfio, non sto neanche a domandarmi se avesse potuto andarmi peggio. Ho una settimana per riprendere i miei connotati originali ed andare in vacanza per cinque giorni. Sarà un viaggio lungo, quasi settecento chilometri per arrivare in Camargue: guidare non mi piace. Cap Agde per dimenticare….
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