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Lui & Lei

Chi la fa... l'aspetti...


di Tiffany140474
12.12.2011    |    7.738    |    3 9.4
"Tolgo la mano dal suo cazzo, non voglio dargliela vinta..."
Mi guardo allo specchio.
Quanto sono bella! Non posso credere di essere proprio io quella donna che sorride ammiccante.
Il cuore batte forte.
Respiro affannosamente, chiudo gli occhi, cancello ogni pensiero, la mente diventa bianca, riacquisto la calma.
Ho un progetto, devo portarlo a termine.
Tendo l’orecchio, alcuni rumori, echi lontani di ciabattare veloce, spezzano il silenzio della notte e frenano la mia mano che stringe la maniglia della porta della stanza d’albergo.
Attendo ancora un attimo, ritorna il silenzio.
Caccio fuori la testa dalla porta socchiusa, non si vede nessuno nei corridoi.
Via libera.
Cammino leggera e veloce, i miei piedi nudi quasi non toccano terra.
Una morbida moquette rende invisibili i miei passi.
Guardo il foglietto che tengo tra le mani, rileggo il numero della stanza.
Arrivo di fronte alla porta, la trovo socchiusa, mi fermo, un ultimo dubbio che caccio veloce dietro alle spalle… entro e la richiudo senza voltarmi, un tocco della mia mano sulla maniglia che mi tocca la schiena.
Mi appoggio alla porta, la sento fredda attraverso il delicato e leggero tessuto che mi ricopre.
L’uomo mi aspetta a letto e mi guarda sorridendo al debole chiarore dell’abatjour.
E’ molto più vecchio di me.
Penso che la distanza anagrafica che ci separi sia l’eternità.
Si può sopravvivere all’eternità?
Sorrido, sono cattiva, in fondo deve avere un trentina d’anni più di me, ed è un bellissimo uomo.
Il lenzuolo gli copre il pube, ma il resto del corpo è nudo e in vista, morbida pelle ambrata da lampade abbronzanti e levigata da cure d’estetista, trattiene il fiato, ma percepisco che la pancia è comunque piatta.
Ha capelli grigi, corposi e con ottimo taglio, occhi azzurri e penetranti, annunciatori di misteri tutti da scoprire.
E’ bello e importante.
Mi ha promesso aiuto, mi sosterrà nel lavoro, mi farà far carriera.
Accidenti, un pensiero raccapricciante mi attraversa veloce la testa come una zanzara impazzita..
E se fosse stato un uomo viscido, brutto e vecchio, che avrei fatto?
Scaccio l’idea. Sono figa e tanto favorita dalla sorte, per fortuna mia.
Lo guardo più attentamente trattenendo il respiro.
Concentrazione, ci vuole concentrazione.
Mi decido, mi avvicino, con lenti movimenti delicati delle spalle faccio scivolare le spalline della lunga sottoveste di seta e rimango di fronte a lui vestita solo di un paio di autoreggenti bianche con un alto bordo in pizzo.
Mi lascio guardare.
Dovrei essere imbarazzata, mi sto vendendo, cedo ad un ricatto, ma voglio quel lavoro!
Guardo di nuovo l’uomo.
Perché continuo a mentire a me stessa?
Cazzo… quest’uomo è troppo bello, bastardo, ma affascinante e me lo farei comunque, opportunità di lavoro o no.
Le sue mani si allungano in posizione di richiamo, mi avvicino lentamente, mi sdraio accanto a lui.
Sento il suo alito sul collo, la sua lingua che mi sfiora.
Penso alla mia foto sui giornali, ai soldi che guadagnerò, al lusso ed ai gioielli e… al suo cazzo che inizia a inturgidirsi senza il mio aiuto.
Vedo il lenzuolo alzarsi vistosamente, accidenti, ma quanto grosso è?
Inizio a tremare… sussulti che non conosco mi stringono i muscoli delle cosce.
Mi attira su di sé.
La mia pelle è bollente e sono bagnata come non mai.
Le poche esperienze di sesso scompaiono dai miei ricordi.
La sua lingua mi apre la bocca… chiudo gli occhi…
“Guardami…” – me lo dice dolcemente, ma in tono perentorio.
Ubbidisco.
Lo osservo, sguardo nello sguardo.
La lingua mi esplora, calda e vogliosa.
Ogni riserva è svanita.
E’ un bacio voluttuoso, carico di sensualità e richieste.
Mi mordicchia le labbra dolcemente mentre con la lingua continua l’esplorazione, le mie difese sono allo stremo.
Se un bacio, fa questo effetto, chissà il resto.
Non resisto, non posso restare passivamente nelle sue mani, mi inarco per cercare una posizione che mi dia autonomia, ma lui mi prende i polsi allargandomi le braccia.
Inizia una lenta esplorazione del mio corpo.
Mi bacia i seni, succhia i capezzoli come farebbe un neonato con la sua mamma, a fatica trattengo mugolii di vero godimento.
Scende sempre di più, lecca e succhia ogni centimetro della mia pelle, gioca con l’ombelico, ed arriva al pube, scende lentamente, lasciando una scia argentea di saliva.
Non trattengo oltre l’urlo che ho in gola.
“Oh… come godo…”.
Lui alza la testa, mi guarda e sorride.
Mi lascia i polsi, con le dita apre piano le labbra del mio sesso, mentre con la lingua gioca con il clitoride, mi lecca, mi succhia, mi morde e mi gode.
“Basta… non puoi giocare solo tu…”.
La mia mano è sul suo cazzo, le mie dita non lo circondano tutto e questa cosa mi spaventa.
Lui capisce, si avvicina e mi sussurra:
“Non preoccuparti… ce la puoi fare…”.
“Se lo dici tu… che lo avrai fatto mille volte… ci credo…”.
Arrossisco mentre lo dico, ma rido allegramente.
Ride anche lui.
“Che c’è, perché ridi?”
“Sei troppo divertente… una bambina curiosa… irriverente… e vogliosa… vero?”.
“Forse!”
Sono permalosa… vorrei lasciarlo lì da solo, lui e il suo enorme cazzo, ma ha ragione, sono una bambina curiosa… irriverente… e con una voglia pazza… di scoprire quanto può essere eccitante la notte appena cominciata.
Tolgo la mano dal suo cazzo, non voglio dargliela vinta.
Mi guarda ridendo e rituffa la testa fra le mie gambe, ricomincia a leccare e succhiare, le sue dita mi esplorano fino in fondo, vincendo ogni mia ritrosia.
Uno spasimo mi attraversa il corpo, l’arcobaleno attraversa il mio cielo.
Cedo, ha ragione lui…
“Voglio farlo anch’io...”.
Emerge dal mio mondo, arrossato e sudato.
“Dopo…”.
“No… ora.!”
Con uno scatto felino mi giro e mi ritrovo sopra di lui. Sorrido all’espressione allibita.
Senza parlare mi sfilo le autoreggenti.
Prendo i suoi polsi, mi lascia fare, li lego alla testata del letto.
“Ora vedrai…”.
Prendo la mia camicia di seta e la uso come una fascia, coprendogli gli occhi.
Ora mi sento veramente a mio agio… comando io.
Inizio il mio gioco.
Mordo la sua bocca baciandolo come lui mi baciava. Stuzzico il lobo del suo orecchio, infilandogli la mia lingua come un piccolo stantuffo.
Ogni tanto scendo sul suo pene, ormai enorme e turgido, ci sputo sopra leccando la punta, piccole lappate che lo fanno mugolare di piacere.
Piccole gocce d’umore fuoriescono ed aiutano la mia mano a scivolare meglio.
“Guarda nella mia borsa nera, quella di LV…”.
La sua voce roca di desiderio rompe il momento magico.
Mi alzo e cerco la sua borsa.
La trovo e la apro, a bocca aperta guardo il contenuto.
C’è di tutto, una carrellata di gadget indescrivibile.
Prendo il gel alla fragola e un piccolo fallo, morbido e vibrante.
Il gioco inizia a piacermi sempre di più e nuove idee mi entrano nella testa.
Se vedesse l’espressione del mio viso…
Mi verso nel palmo della mano una dose di gel, massaggio dolcemente il suo corpo.
Vedo i muscoli pettorali brillare alla luce della lampada che illumina debolmente la stanza.
Verso altro gel, lo ungo tutto ed è talmente profumato di fragola che vorrei mangiarlo.
Inizio a morderlo, dapprima dolcemente poi con più vigore.
Si lamenta ma non si ribella.
Faccio scorrere i denti sul suo glande, entra in bocca a fatica, è troppo grosso.
Mi tocco da sola.
Accendo il piccolo vibratore e mi masturbo lentamente.
“Fammi vedere… voglio vedere…”.
“No, usa la fantasia…”.
Mi bagno, ma non voglio venire, non subito, non ancora.
Lui è seduto, gli metto le mani sotto ai glutei e lo faccio scivolare, lo voglio disteso.
Avvicino la mia passera al suo enorme uccello, mi ci struscio sopra.
Mi alzo sulla punta dei piedi.
Mi ci appoggio sopra e mi muovo lentamente su pochi centimetri.
Assaporo ogni millimetro di penetrazione.
E’ una goduria pazzesca.
“Fammi godere… fammi venire…”.
Lui mi supplica.
A fatica mi alzo, mi sfilo quel cazzo meraviglioso dalla figa, non è ancora il momento di godere.
Ansima e piange.
“Ti prego… Fammi godere… fammi venire…”.
“Non ancora…”.
Mi chino su di lui e lo lecco piano, scendo verso le palle, le prendo in bocca e succhio con dolcezza, non voglio fargli male, voglio farlo morire di piacere.
Scendo ancora e lecco i suoi glutei e il fiore del suo culetto, ancora sodo nonostante l’età.
Prendo il vibratore, lo accendo e lo faccio scorrere sul suo cazzo.
Lui trema.
Ungo il piccolo fallo con il gel e ne metto un poco sulle dita…
Sfioro il suo buchino, si irrigidisce.
“Che fai?”
“Ssssh. Rilassati non preoccuparti…”
“Non farti venire idee strane…”.
“Rilassati… non parlare ” – lo dico dolcemente ma con fermezza.
Stranamente ubbidisce.
Massaggio lentamente, sento che si rilassa, lo penetro piano, smette di respirare, cambio posizione mi metto cavalcioni avvicinando la mia figa alle sue labbra, le premo per farmi leccare e lui lo fa con voracità, come un assetato nel deserto.
Continuo a penetrarlo, mentre affondo le mie labbra sul suo pene.
Piccoli colpi lenti alternati a veloci, comprendo il suo piacere dal modo in cui mi lecca e da come affonda la sua lingua nel mio sesso, mi bagno sempre di più.
Lo voglio.
Mi stacco e mi posizione di fronte a lui, prendo le sue gambe e le inarco alzandole, come se fosse una donna.
Trattiene il respiro, vedo il petto irrigidirsi, ma non dice nulla è in attesa.
Prendo il piccolo fallo e glielo inserisco dove poco prima avevo le mie dita. Lo accendo, vibra, lo muovo anch’io, l’espressione del suo viso è estasiata.
Mi avvicino, premo le sue gambe verso l’alto, prendo il suo uccello e me lo infilo.
Lo sto scopando come se io fossi l’uomo e lui la donna.
Sono talmente bagnata, che il grosso cazzo mi entra dentro senza nessuna fatica.
Mi muovo dapprima lentamente, percepisco anch’io il vibrare nel suo corpo, poi sempre più velocemente, suono la sua musica, sono parte di lui.
Veniamo insieme, urlando ed ansimando all’unisono, ma non mi fermo continuo a muovermi, finché non è lui a dirmi: “Basta! Basta ti prego…”.
Mi fermo, siamo sudati, grondanti d’umore e appagati.
Resto nella mia posizione per alcuni minuti.
Mi alzo.
Il vibratore si muove ancora, biscia impazzita in quel corpo stupendo, lui non mi chiede di toglierlo.
Lo lascio.
Vado in bagno e faccio la doccia.
Torno, l’uomo sembra assopito, mi ripiglio la camicia, si scuote, lo sguardo dell’uomo è sognante. Mi guarda adorante.
Il fallo di gomma continua a muoversi, tocco il suo cazzo che si erge nuovamente.
Prendo il gel alla fragola ne verso un pochino sul suo uccello, il liquido rosa scorre come sperma.
Apro di nuovo la sua borsa.
Prendo un nuovo fallo, un pochino più grosso, lo lecco, mimo un pompino, mi avvicino e lo bacio, tolgo la mia lingua dalla sua bocca e gli avvicino il vibratore, la sua lingua ha capito, avviluppa la cappella di gomma morbida.
E’ eccitante guardarlo.
Gli slego un polso, prendo la sua mano e gliela poso sul suo uccello.
Si muove da sola.
Guardo quell’uomo, famoso ed importante, alla mercé delle mie mani o dovrei dire della mia figa?
Lo osservo venire nuovamente, fiotti di umore gli inondano il pube implume, spengo e sfilo il giochino che ancora vibrava nel suo culo.
Ci guardiamo in silenzio, nessuno dei due ha voglia di parlare per primo.
“Nessuno mai, ha osato fare quello che hai fatto tu…”.
“Osato… che parolona… e tutte le volte che tu hai osato? Tutte quelle povere ragazze che hanno avuto fiducia in te e che tu hai ricattato per un misero lavoro?
Mi avvicino alla sua bocca, non dovresti dire “Nessuno ha osato farmi godere come hai fatto tu…?””
Mi avvio alla porta, è l’alba, sono stanca.
Non mi interessa ciò che accadrà.
E’ stata un’esperienza indimenticabile.
“E’ stata un’esperienza indimenticabile!”.
Mi giro, che strano effetto eco.
“Oggi pomeriggio appuntamento con il regista, la parte era tua, già da ieri.”
Sorrido.
“Lo sapevo, mi aveva avvisato la produzione, ieri mattina, oggi ho appuntamento per la prova costumi.”.
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