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Lui & Lei

LA ROSSA (parte quinta)


di petronius
02.11.2016    |    5.755    |    2 9.8
"” del resto è vero…pensavo a lei ed a quanto mi farà male questa ragazza, questa streghetta dalla chioma infuocata…non è bella nel senso più classico del..."
LA ROSSA (parte quinta)
Consiglio di leggere le parti precedenti. Il racconto si svolge nei giorni successivi a quanto narrato nelle altre parti. Ricordo che ogni riferimento a fatti e persone sono assolutamente casuali.
NB in questo racconto la parte “erotica” è preceduta da una lunga conversazione, a chi non sopporta certe lungaggini consiglio di saltare alle ultime battute, alla frase ’10 minuti e sono da te’.


Sono a casa, rilassato e spossato da tutta l’attività fatto la scorsa notte a casa della Rossa.
È stato meraviglioso, non c’è alcun dubbio. Ha una carica erotica incredibile, ma non immaginavo fosse così calda ed appassionata a letto…lo sospettavo, certamente, ma non c’avrei scommesso tutto... e invece i fatti mi hanno dimostrato che certi sogni possono essere realizzati.
Sì, sono bene che questo è solo un sogno. Che durerà solo fino a quando la solita vecchia luce non lo spazzerà via bruciandone ogni istante.
Facile farsi spaventare da un’idea come questa. Che senso ha investire anche solo un istante di passione su una cosa che già so che andrà distrutta forse domani o forse già adesso. Che senso ha crogiolarsi nel piacere di queste sensazioni quando a breve gli stessi ricordi saranno solo sale su una ferita. Che senso ha…aver buttato alle ortiche un’amicizia per qualche notte di…
Ha tutto il senso del mondo perché sono anni che ci conosciamo e sono anni che ci desideriamo e sappiamo benissimo entrambi da sempre che si sarebbe arrivati a questo e solo il desiderio di entrambi di giocare come il gatto col topo ci ha portati a prolungare…esasperare il piacere dell’attesa.
Immerso in questi pensieri non mi sono accorto che il telefono stava squillando, quasi con un tono insistente. Ovviamente è lei, la Rossa.
R: “Ciao, non mi volevi rispondere?” a metà tra l’ironico ed il preoccupato.
I: “Ciao splendore, no, scusa non avevo sentito il cellulare.”
R: “Seeee…ci vivi col cellulare attaccato al culo!” ridendo, “Dimmi perché non mi rispondevi…”
I: “Semplicemente perché stavo pensando a te ed ero sovrappensiero.” del resto è vero…pensavo a lei ed a quanto mi farà male questa ragazza, questa streghetta dalla chioma infuocata…non è bella nel senso più classico del termine, ma ha una sua bellezza, una sua armonia, una sua…
R: “Hey, ma mi stai ascoltando?” spazientita.
I: “Scusami di nuovo, stavo di nuovo pensando a te. Stavi dicendo?”
R: “Allora pensa a me qui ed ora. Adesso che sono al telefono con te!” spazientita. “Volevo dirti che stasera non ho voglia di uscire, sono stanca morta per colpa tua!”
I: “Non mi sembra che ti sia dispiaciuto…”
R: “No e magari se non facevi così il cretino e mi ascoltavi potevi venire a prenderti quello che c’era in sospeso…invece ti toccherà aspettare!”
I: “…ma…”
R: “Niente ma…non ti preoccupare, non voglio fare la stronza, ma sono veramente a pezzi. Ho la…ehm…”
I: “Che c’è, adesso ti vergogni? Ci conosciamo da quanto, 6 anni? La prima frase che mi hai detto è stata ‘piacere, sono R. e sono bisessuale’, e adesso ti vergogni a dirmi…”
R: “Ho la figa indolenzita.” M’interrompe. “E poi fino a ieri parlare di certe cose mi veniva più facile, era quasi per stuzzicarti…oggi, non so, è diverso.” sento una nota d’imbarazzo nella sua voce.
I: “Guarda che mi stuzzichi lo stesso, anzi, mi stuzzichi di più visto che adesso ho bene in testa l’immagine del soggetto.” ghigno sornione.
R: “Ecco, adesso mi hai fatta arrossire…”
I: “E io che pensavo di averti già arrossata a sufficienza ieri notte…”
R: “Dai piantala…mi conosci. Sai benissimo che se mi fai ripensare a ieri mi fai solo venire voglia e poi ti tocca venire qui.”
I: “Arrivo!”
R: “Non lo dire due volte…non ce la faccio a reggerti di nuovo oggi. Sul serio, non ci credevo a quello che mi aveva detto G., ma la realtà va ben oltre il racconto.”
I: “Grazie per il complimento, ma è merito tuo…sei tu che mi ecciti e che mi fai venire vogli di farti…”
R: “Piantala! Ti ho detto che ho la patata tutta indolenzita ed i muscoli che mi fanno male, mi hai distrutta! Quindi non farmi venire di nuovo voglia…”
I: “Come se già non ne avessi…comunque va bene, la pianto di stuzzicarti, ma mi devi una serata. E se sei così distrutta la prossima volta cercherò di contenermi.”
R: “Ma sei deficiente? La prossima volta t’impegni di più! Abbiamo 6 anni da recuperare ed io riprenderò un po’ di allenamento…lo sai che le ultime avventure sono state quasi tutte una delusione.
I: “Va bene, ma poi non ti lamentare!”
R: “Mmmmmh lo sapevo, mi hai fatto venire voglia.”
I: “ 10 minuti e sono da te.”
R: “Nooo…non la reggo una scopata come quella di ieri…”
I: “Nemmeno una leccata?”
R: “Quanto sei stronzo…comunque no, non reggo nemmeno la tua lingua. E non riuscirei a ricambiare…che già ne avanzi due da ieri.”
Eh sì, dopo la maratona di ieri è praticamente svenuta dopo l’ennesimo orgasmo, ma prima mi ha promesso due pompe per convincermi a lasciarla riposare. Quando s’è svegliata ore dopo mi ha letteralmente buttato fuori di casa, quasi fossi un estraneo in casa sua, nel suo letto.
R: “ …ma ci sei? Sei ancora al telefono o sei sparito?”
I: “Ancora scusami, ma stavo pensando alla tua bocca…”
R: “…la vuoi piantare di stuzzicarmi?!? Lo sai cosa succede poi.”
I: “A dire il vero no, non lo so…ma vorrei scoprirlo…”
R: “Adesso basta! Io adesso ho bisogno di riposare e tu pure. Ma per farti stare buono e calmarmi un po’ la voglia facciamo così: domani alle 14 vieni a casa mia che ti offro il caffè e cerco di rimettermi in pari, va bene?”
I: “R., che intendi dire con ‘cerco di rimettermi in pari’?”
R: “L’hai capito benissimo! Domani pomeriggio ti faccio 2 pompini di fila così siamo pari, non voglio debiti io!”
I: “Che…che vuoi che ti dica?!? Va bene…a domani pomeriggio.”
R: “Non vedo l’ora. Buonanotte…io mi butto di nuovo a letto.” Ed attacca.
Ho il cazzo duro al solo pensiero di domani pomeriggio…e mi fa male.
Lascio scorrere la giornata tranquillamente, senza far nulla di particolare, esco a farmi un paio di birre visto che è sabato, ma rientro prestissimo…la stanchezza si fa sentire.

Domenica, puntualmente alle 14 suono il campanello come d’accordo.
Apre e salgo, non ha nemmeno chiesto chi era.
La porta dell’appartamento è accostata, apro ed entro.
I: “Ciao…” è di spalle che sta armeggiando vicino al lavabo della cucina, probabilmente sta preparando la caffettiera.
R: “Ciao. Dammi un minuto.” Aspetto appoggiato alla porta dell’appartamento.
Finisce di armeggiare e poi mette la moka sul fornello, si volta di tre quarti: “Vuoi prima il caffè o un pompino?”
Io devo essere sbiancato, arrossito e devo aver percorso tutta la scala cromatica perché lei fa una risata, mi si avvicina, mi butta le braccia al collo e mi bacia con un trasporto che…si fa sentire immediatamente sulle mia parti basse.
R: “ È da stamattina che volevo vedere la tua reazione a quella frase…” ghigna ancora, “…e devo dire che sei dolcissimo…ed ora anche durissimo.” Dice palpandomi il cazzo da sopra i pantaloni.
Io continua a godermi il sapore delle sue labbra e la morbidezza dei suoi glutei dove ho allungato le mani.
R: “Ok, decido io allora. Siediti sul divano. Prima un pompino, poi caffè e poi bis.”
I: “…” sono un po’ inebetito dalla cosa.
R. non se ne cura granché: “Togli le scarpe qui dalla porta, arrivo subito.” E sparisce al piano di sopra per qualche minuto. Nel frattempo eseguo, tolgo le scarpe e mi dirigo al divano pregustandomi quel che succederà.
R. mi trova seduto in attesa: “Ma non sei ancora pronto?” Credo abbia interpretato la mia faccia a punto interrogativo, perché prosegue, “Togliti i pantaloni che ormai ti farà male a forza di stare stretto li dentro!”
Eseguo e mi siedo di nuovo, nudo dalla cintola in giù, sul suo divano…l’erotismo va a farsi benedire, ma se è così che vuole lei, io che ci posso fare?
Mi da un asciugamani e s’inginocchia tra le mie gambe: “Questo è per quando vieni, non vorrei che spruzzassi su tutto il divano.” Ed imbocca immediatamente la cappella senza lasciarmi il tempo di replicare.
Succhia delicatamente giocando con la lingua dove può. La mia cappella le riempie la bocca, ma ci sa fare e lecca il frenulo in punta di lingua, mentre con un mano sega lentamente l’asta e con l’altra soppesa le mie palle.
Non posso fare altro che gemere e godermi il momento guardandola.
Lei alza lo sguardo e mi fissa negli occhi mentre abbassa la mano fino alla base del cazzo e le su labbra seguono lentamente il movimento senza oltrepassare troppo la cappella. Succhia e si muove piano piano sincronizzando il movimento della mano con quello della labbra. Tecnica gradevole che ho già sperimentato da parte di quelle ragazze che vorrebbero imboccarne di più, ma non ce la fanno.
Continua un po’ con questa lenta tortura. Succhia il cazzo mentre scende imboccandone un terzo e la sua mano arriva alla base dell’asta mentre l’altra gioca e solletica le palle. Allenta la suzione e schiaccia l’uretra con la lingua mentre risale fino a mezza cappella e la mano segue lo stesso percorso arrivando a contatto con le labbra. Ripete i movimenti con studiata lentezza. Sa già come farmi impazzire, sa che non amo la foga fin dal primo momento, ma che anzi adoro godermi ogni istante ed ogni sensazione con tutta calma.
Un’ultima succhiata sul buchino del cazzo e poi inizia a leccare e succhiare il frenulo mentre aumenta il ritmo della sega e gioca sempre con le mie palle.
R: “Ti piace?” mentre continua a leccare ed a guardarmi con quegli occhi azzurri.
I: “Sì…certo…sei bravissima…mi piace quello che mi fai.” E sospiro. Cazzo se è brava. Non è il genere di pompa che preferisco, lo sa che io adoro la gola profonda, ma lei non è così predisposta, quindi non mi resta che godermi quello che c’è…del resto non posso lamentarmi, è proprio una gran pompinara.
Le piace continuare a segare mentre succhia e lecca il frenulo, “R. che ne dici di leccarmi anche la palle?”.
R: “Aspettavo solo che me lo chiedessi.” a quanto pare, come l’altro giorno devo solo chiedere, al limite mi dirà di no.
Scende con la lingua lungo tutta l’asta fino ad arrivare sulle mie palle. Continua a farmi una sega ed inizia a leccare prima un testicolo e poi l’altro. Con calma esasperante li lecca, li copre di saliva e li asciuga con la lingua. Li imbocca uno per volta e li succhia leggermente. E la sua mano non si ferma un istante continuando imperterrita.
La cappella inizia ad essere secca: “R. occhio che ho la cappella secca.”
R: “Oh, scusa.” Si stacca dalle palle, ma non ferma la sega, si avvicina alla cappella e ci sputa sopra continuando senza interruzione. Il mio cazzo ha un sussulto. “Non immaginavo ti eccitasse così.” Sputa di nuovo sulla cappella, ora il mio cazzo è viscido di saliva e la sua mano scorre più veloce senza fastidi. Stringe più forte la verga.
I: “Sei tu che mi ecciti.”
Cambia la mano con cui mi sta segando e riprende a pompare la cappella guardandomi negli occhi.
Oramai sono più di dieci minuti che mi godo il trattamento, lei non accenna a voler accelerare ed io di certo non voglio farla finire in fretta.
R: “Goditela con calma.” Ma mi legge nella mente?!? “Non c’è fretta, ti ho detto che ti faccio 2 pompini oggi, quindi non ti preoccupare, lasciami giocare come voglio io e dopo giocherò come vuoi tu.” Da un’altra succhiata alla cappella incavando le labbra. “Voglio fare le cose con calma…voglio succhiarti il cazzo con calma…e voglio sentirlo fremere quando ti dico queste cose, come adesso.” Imbocca di nuovo la cappella e succhia, sento le lingua sul buchino. La sua mano continua a segare. “ Hai voglia di sborrare, vero?” il mio cazzo ha un sussulto “Mmmmm a quanto pare ti eccita se sono un po’ volgare, eh?” stringe di più il cazzo mentre sega. “Allora?! Ho visto giusto? Ti eccita se sono un po’ spinta? Un po’ volgare? Un po’…porca?” continua a tenere il cazzo ben stretto e con lo steso ritmo e succhia ancora la punta della cappella gemendo come una cagnetta.
Sa toccare tutte le corde giuste, tutti i punti giusti, mi sa stuzzicare e mi sa leggere…mi eccita e mi tiene li, sull’orlo per il piacere di farlo e di farmi impazzire.
R: “Mi rispondi o vuoi che mi fermi?”
I: “No, per carità, continua. Sì, mi ecciti quando sei un po’ volgare un po’ porca…forse anche più di così. Non ti posso mentire.”
R, proseguendo la sua sega, leccando la cappella e succhiandola tra una parola e l’altra: “Allora…mmm vediamo…anche a me…piace…ogni tanto…lasciarmi andare…ed essere…porca…senza dover…pensare…a cosa…pensa…il mio partner. Uhmmmmmm che buono che è il tuo cazzo…”
Che goduria, succhia, lecca, parla…se è un sogno erotico, non mi voglio svegliare: “Continua, mi piace…”
R: “Cosa…mmm ti piace?...Che ti succhi… il cazzo…mentre…ti…mmm parlo? Che… te…lo…lecchi…mentre ti sego? Mmmmmm che buono…mmmm o che…ti dica…mmm quanto mi piace… questo cazzo…cazzo…mmmmm cazzo….”ed imbocca la cappella succhiando più forte.
I: “Tutto mi piace…mi piace tutto quello che fai…sei proprio una brava…” mi fermo un po’ titubante.
R: “Una brava?” strizza più forte il cazzo. “Non ti preoccupare, non mi scandalizzo.” che è quello che le ho sempre detto io…
I: “Sei proprio una brava pompinara…proprio brava.”
R: “Mmmmmmm” succhia la cappella “grazie… del… complimento. Ma adesso è meglio che mi dia da fare altrimenti impazzisci. Va bene?”
I: “Sì, bellezza, fammi venire...”
R, continua a segare e mi sono reso conto che da un po’ ha accelerato e cambiato mano: “Bene, allora, visto che sei stato sincero e mi hai detto che sono una brava pom-pi-na-ra” scandisce tutte le sillabe “sborrami in faccia quando vieni, ma stai attento a non schizzarmi i capelli. Hai capito? Sborrami…in…faccia…” e ,mentre sega più forte ricomincia a pompare la mia cappella con maggior foga e velocità.
Dio che bocca…che sensazioni…che pompa.
La sua mano corre veloce su e giù.
La sua bocca cerca di seguire il ritmo, ma non ce la può fare.
La lingua saetta ovunque possa.
E succhia, succhia, succhia quanto più ne è capace.
Io sto per venire, oramai sto per capitolare dopo essermi goduto questo trattamento unico.
I: “Sto per venire R.”
R, si stacca, “Dillo meglio…” e riprende a pompare.
I: “R., sto per sborrare…”
R, si stacca di nuovo, tiene il cazzo davanti alla faccia e: “Dimmi di più…o preferisci l’asciugamani?”
I: “Continua a farmi questa sega, troietta, che sto per sborrarti in faccia!”
Se possibile accelera ulteriormente il ritmo fino a sentire le pulsazioni del mio cazzo. Indirizza precisa la cappella davanti alla sua faccia, praticamente in mezzo agli occhi, scorre con la mano fino alla base e con l’altra afferra delicatamente la corona del glande.
Il primo schizzo è diretto in fronte, tra le sopracciglia ed inizia subito lentamente a colarle sul naso, gli altri li dirige prima a destra, poi a sinistra, poi ancora a destra ed a sinistra sulle guance. Un ultimo schizzo lo indirizza sulle labbra, poi spreme l’uretra e tira fuori la lingua leccando le ultime gocce di sperma.
Il suo viso è una maschera di sborra.
I, tra un gemito e l’altro: “sei proprio bella con la faccia coperta della mia sborra…”
R, afferra l’asciugamani guardando con mezzo occhio e si toglie lo sperma dal viso, poi si allunga e mi bacia. Si alza e va verso il bagno: “Dammi il tempo di sciacquarmi la faccia che qui appiccica tutto.”, poi da dentro “Ricordami che dobbiamo rifarlo, ma la prossima volta tengo addosso gli occhiali, così non mi tocca tenere gli occhi chiusi.”
Che porcellina…
“E magari tengo anche la bocca aperta…alla fine non è così male il tuo sapore.”
A queste parole il mio cazzo che era diretto al riposo torna a rinvigorirsi.
Lei esce dal bagno, si avvicina, e: “Ah, ma allora ci tieni proprio a sborrarmi in bocca, eh?” afferrandomi il cazzo con la giusta pressione e facendo scorrere lentamente la mano su e giù. “Un po’ alla volta ci arriveremo. Ma intanto lo vuoi questo caffè?”
I: “S…sì…certamente” riprendo un po’ dell’autocontrollo che lei demolisce così facilmente, “certo, così tu ti puoi riposare un po’ prima del bis.”
R: “Sei un porco, ma mi piaci così.”

Continua?


Sono graditi i commenti (e se richiesto magari scriverò la sesta parte)


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