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Lui & Lei

La nostra nuova sorpresa


di andreh
09.01.2022    |    5.182    |    1 9.7
"Era davvero una ragazza spettacolare..."
Era già da un po’ che osservavo con interesse qualche studentessa del mio corso. Nessuna di loro era in effetti quella che si può definire una ragazza esperta nell’arte del flirt, in ogni caso almeno un 4-5 tra tutte quelle del corso attiravano la mia attenzione, per la loro eleganza e nonchalance.
Una di loro in particolare mi attraeva molto più delle altre. Si chiama Rosa, capelli mossi, pelle colorita, fisico slanciato, particolare propensione per la conversazione. Mi attraeva il fatto che non ci fosse difficoltà ad entrare in confidenza con lei. Ogni tanto anche se in gruppo, mi coinvolgeva nelle sue battute, mi faceva sentire partecipe della sua presenza. Io contraccambiavo, e anche in chat c’era occasione di attaccare bottone, a volte fingendo di avere sbagliato destinatario.
Ha gli occhi grandi e verdi, sa divertirsi con gusto come sa benissimo prendere sul serio le questioni che lo richiedono. Insomma una ragazza equilibrata e ben messa anche fisicamente. Fisico a clessidra, e almeno una terza di seno. Profumatissima, è sempre un piacere starle accanto.

All’università ci sono diverse occasioni per divertirsi ma si passa molto tempo impegnati per gli esami e ci dimentichiamo spesso di frequentare i nostri amici. Ad accezione del primo maggio. La festività e la tradizione che c’è dietro impone, per fortuna, che chiunque esca dalla propria tana e si unisca agli altri per una gita in campagna o al mare. Quel giorno si organizzò un’uscita al mare, l’acqua sarebbe stata ancora fredda ma non importava, il bello era rimanersene in spiaggia per suonare un pò e bere una birra.
Saremmo andati tutti a Ortigia, l’autobus di linea partiva alle 9 del mattino. Messomi d’accordo col mio gruppo, preparai una zaino veloce, doccia e letto. L’indomani sarei sceso di casa e ci avrei messo un attimo ad arrivare alla stazione se non fosse stato per Rosa. Lei che a quanto pare abita abbastanza più lontana, dopo essere scesa dall’auto che l’accompagnava, si rese conto di essersi vestita troppo pesante per il clima che invece ci aspettavamo per il resto della giornata.
La vidi e mi salutò. “Ehi, fa davvero caldissimo, non so come sopravvivrò fino a stasera”. “Sei la solita, non hai visto il meteo?”. “No”. “Credo che non potrai lasciare questa roba sull’autobus, al ritorno potrebbero usarne un’altro.. Però guarda, io sto proprio dietro l’angolo puoi lasciare tutto da me così viaggi leggera”. Lei aggrottò un attimo le sopracciglia: “Che culo grazie!”.

Salimmo, entrò nella mia stanza e si tolse giubbotto e maglione. Era davvero fuori pensai, come poteva pensare di andare in spiaggia vestita in quel modo. Mi sopraggiunse per un istante l’idea che fosse tutto un piano affinato per entrare a casa mia.
Nel togliersi il maglione si trascinò anche la maglietta e le vidi il reggiseno bianco che indossava sotto. In effetti ci mise quasi un’eternità a togliersi quel maglione, come se andasse a rallentatore. Mi parve come se fosse rimasta incastrata. “Vuoi una mano?” “Si, tienimi la maglietta!”. Mi avvicinai, la maglietta era già sopra i seni, gliela presi lateralmente sfiorandole il laccetto del reggiseno. Gliela spinsi giù continuandole a sfiorare i fianchi. La sua pelle era morbida e profumata come l’ho sempre notata.
Infine ci riuscì, si sistemò, mise la maglietta sotto i jeans una mano ai capelli che tornarono a posto come prima, prese la borsa e uscimmo. Una volta arrivati in spiaggia ci rendemmo conto di quanti fossimo, almeno una trentina.

La giornata passò pacificamente, tra teli, qualche canzone con la chitarra, le birre che qualcuno aveva provveduto a portare dentro le borse frigo, e i panini. Rosa fu prevalentemente con il suo gruppo solito, io più con i miei amici più stretti, insomma ci godemmo il nostro tempo con gli altri.
Ogni tanto quando lei era girata mi soffermavo sul suo fisico spettacolare. Il suo culo era perfetto ed era accentuato dai jeans a vita alta, la maglietta che sventolava continuava a ricordarmi quella cordicella tanto esile che nascondeva sotto. Il suo viso di profilo continuava a trasmettere tutta la sua femminilità, quei suoi occhi sempre svegli e vivi e le sopracciglia nere che ritmavano le sue palpebre. Ripensavo a quanto fosse tanto alla mano. Era davvero una ragazza spettacolare.
Erano quasi le 8 di sera e ormai cominciava ad avvicinarsi il ritorno. Tutti stanchi ma soddisfatti dell’allegria che ci era stata, eravamo anche abbastanza brilli per tutte le birre consumate. Almeno la metà sarebbero tornati con passaggi in macchina, gli altri ci avvicinammo all’autobus.

Mentre gli altri salivano, mi accesi una sigaretta continuando ad ammirare la spiaggia che avevamo appena lasciato. Dato l’ultimo tiro ero ormai pronto per chiudere la giornata. Salendo, scelsi un posto dietro dove non c’era nessuno e mi sarei potuto godere un bel riposo durante il ritorno. Mi sedetti e stavamo per partire.
Ad un certo punto l’autobus già in moto si fermò di colpo e aprì di nuovo la bussola per fare salire l’ultimo ritardatario. Era Rosa, si voltò verso i posti in fondo e senza avermi visto inizia ad avvicinarsi con passo svelto. “Ti è piaciuto così tanto che volevi passare anche la notte qui, non è vero?”.
Lei sorpresa mi guardò prima seria, poi scoppiò a ridere segno che mi aveva riconosciuto. “Hai indovinato, ma soprattutto abbiamo sbagliato a contare i posti in macchina, ed è finita così”. “Almeno il bus è più comodo, ti faccio spazio”. Si sedette accanto: “Comunque sono distrutta, credo che dormirò per tutto il viaggio”. Così dicendo mi urtò la gamba con la sua. “Se non russi riuscirò anch’io” dissi. “Ma smettila!”. Sorrise e si accucciò, anch’io mi posizionai lo schienale e chiusi gli occhi.

Lei si era messa di fianco ed era rivolta con gli occhi chiusi verso di me. Io lasciai cadere le braccia e la mia mano finì sopra la sua. Ebbi un brivido. Il mio pene iniziò a frizzare. Avevo vicino a me la ragazza più bella e interessante del corso. Riaprì gli occhi e le gettai uno sguardo.
La sua maglietta era piuttosto scollata, dalla mia posizione era facilissimo vederle il seno dall’alto. Quel reggiseno bianco faceva fatica a nasconderlo. Non riuscivo a staccare lo sguardo. Istintivamente le afferrai piano la mano. Era calda e morbida. Il mio cazzo era già sveglio. La vidi sorridere. Credo si fosse accorta delle mie attenzioni. Feci finta di nulla e riportai lo sguardo di fronte a me chiudendo gli occhi.
Fù tutto così naturale che ricordo di essermi sentito sorpreso di come non fosse successo fino a quel momento. Complice anche l’alcol che avevamo in corpo, erano intensi momenti idilliaci, in cui nulla importava se non gli istanti che stavamo vivendo. Fuori era già buio e il bus teneva solo i led soffusi, il rumore del motore e del vento fuori coprivano perfettamente ogni nostro sospiro. La prima fila occupata era a sei sedili davanti a noi.


Eravamo un maschio e una femmina etero a distanza ravvicinata completamente soli. Sentivo lei che strusciando sullo schienale si avvicinava al mio orecchio. Avevamo entrambi gli occhi chiusi. Lei mi raggiunse e si appoggiò alla mia spalla. Non persi l’occasione e iniziai ad accarezzarle i capelli dolcemente. Il mio battito accelerava. Lei emise un sospiro. Le diedi un bacio sui capelli. Si voltò e mi diede un bacio con la lingua sulla guancia. Era tutto molto dolce e naturale, come se fosse solo una normale conversazione. Nessun blocco. Nessuna costrizione.
Seguendo i miei impulsi mi misi di fianco e iniziai ad accarezzarle il ventre e il fianco. Lei ebbe un tremito. Rimase appoggiata alla mia spalla. Sentivo il suo fiato farsi più corto. Ad un certo punto si sollevò e portò il suo naso vicino al mio. Aveva gli occhi chiusi, così li chiusi anch’io. Sentivo il suo fiato sulle mie labbra. Ne percepivo la presenza dal suo rumore. Continuavo ad accarezzarla e anche lei mise il suo braccio attorno a me. Sentivo che si avvicinava timida alla mia bocca. O forse era solo il suo modo di baciare.
Mi allontanai un’istante ma solo per aprire gli occhi e poterla ammirare. Anche lei li aveva aperti e mi guardava. Aveva i suoi soliti occhi grandi e vispi incorniciati perfettamente da un paio di ciocche. I capelli li aveva ordinati portandoli dietro e lasciandoli cadere sulla spalla destra, il collo e l’orecchio sinistro rimanevano scoperti. La bocca socchiusa. Mi guardava come a cercare conferma in me del suo desiderio. Era impossibile resistere. Con la mia mano destra le accarezzai il volto e mi avvicinai piano alle sue labbra. Il suo fiato era cortissimo, sentivo il desiderio di mettergli le mie labbra sulle sue. Continuavo ad accarezzarle i capelli. Mi avvicinai piano a lei. Volevo gustarmi ogni attimo. La stanchezza del viaggio era sparita, al suo posto una grandissima eccitazione sessuale.

Non ce la facevo più e lei nemmeno, arrivati a un centimetro di distanza ci lanciammo insieme, le nostre labbra le une sulle altre, e iniziammo ad assaporarci. Ogni tanto ci staccavamo per un istante e poi riprendevamo, anche le nostre lingue si incontravano, e io le afferrai il fianco. Le assaporai la bocca. Ormai eravamo partiti, non ci avrebbe fermato più nulla.
Continuai a baciarla con gusto, volevo assicurarmi che fosse vero, quando d’improvviso scesi sul collo e iniziai a inumidirla baciandola ovunque e risalendo fino al suo orecchio che mordicchiai. La sentivo emettere dei mugolii. Il mio cazzo premeva di gioia ancora costretto nei pantaloni. La mia mano destra nel frattempo era risalita dal ventre e adesso passava sopra la sua mammella sinistra. Strizzavo un pò, volevo sentire il ritmo del suo fiato cambiare col massaggio intimo che le stavo procurando. La sua eccitazione accelerò.
“Va bene se faccio così?”. Lei mi sussurrò di si mentre mi baciava piano il collo. Con l’indice allora le sditalinai il capezzolo che nel frattempo si induriva sotto le mie dita. Le stavo facendo tutto da sopra la maglietta. Lei si avvicinò al mio orecchio e tra un sospiro e un altro mi sussurrò “Mi stai facendo impazzire”. Il tessuto le strusciava attorno al capezzolo e questo le aumentava le vibrazioni.

La sua mano scese decisa dal volto al petto, passò sopra il ventre e allungò le dita sul cazzo da sopra i pantaloni. Stavo scoppiando. Rosa era completamente in balia delle mie mani e io delle sue. L’idea di poterle far perdere la testa dal godimento mi faceva eccitare ancora di più. Intanto con le sue dita cercava l’asta e me la premeva provando ad afferrarla. Mi stava facendo un specie di sega da sopra i pantaloni. A quel punto ho aperto cinta e cerniera e le ho guardato la mano mentre la metteva sopra le mie mutande già ben sollevate.
“Posso?”, riuscì a stento a sentire. Io annuì sorridendo. Lei me lo strinse e provai una scarica di piacere proprio sulla punta. Si indurì ancora di più. Desideravo toccarle tutto il corpo. Con entrambe le mani entrai sotto la sua maglietta, facendole sentire i miei palmi strisciare sul suo ventre, e con un gesto secco e delicato le afferrai le tette finalmente nude. Erano caldissime. Il suo corpo reagiva d’istinto all’atto riproduttivo e lei non voleva per niente domarlo. Eravamo ancora uno di fronte all’altro, ci eravamo staccati ma le nostre bocche rimanevano vicine.
Vedevo lei che si mordicchiava le labbra e socchiudeva gli occhi. Il suo respiro urtava contro il mio, e il fatto di non baciarci continuava ad aumentare a dismisura la carica erotica. I suoi occhi un po’ mi fissavano, un po’ si posavano sulla mia bocca. Io la guardavo negli occhi desideroso del suo corpo.

Mentre le afferravo le mammelle lei ebbe un sussulto, la sua mano sul mio cazzo si fermò un istante, rimase in apnea qualche frazione di secondo, io la imitai fermando un attimo il fiato. Ci furono dei brevi ma lunghi istanti di silenzio surreale. Scostò un ciuffo di capelli dal volto e inumidì le sue labbra con gusto. In un istante chiuse gli occhi, slanciò poco la schiena e mi venne addosso con tutta la dolcezza del mondo.
Questo bacio era molto più passionale di prima. Sembrava quasi che facessimo l’amore da una vita. Desiderava la mia carne e io bramavo la sua, ma senza nessuna fretta, tutto il tempo era per noi. La sua mano scese sotto le mutande e mi afferrò con forza il pene durissimo. Era già ben lubrificato, lei sapeva farlo molto bene, iniziò a segarlo a ritmo e non si fermò più. Sentivo il cazzo crescere ancora, andai sopra la sua mano e strinsi più forte. Lei prese ad andare su e giù poco più velocemente.
Avevo smesso di capire, potevo solo sentirla vicino a me mentre mi masturbava con gusto. Eravamo due giovani animali in calore e sapere di farlo su un autobus mi faceva godere ancora di più. Sentivo la sua lingua calda che cercava la mia. Io volevo la sua saliva e ogni possibile suo umore corporeo nella mia bocca. Mi si avvicinò all’orecchio. Il suo respiro mi entrava nel cervello stimolandomi tutti i centri del piacere. Mi dava un’ulteriore prova della sua vicinanza e del suo bellissimo ed eccitatissimo corpo femminile attaccato al mio, potevo sentire i suoi ormoni impazziti.

Io mi voltai e riuscì a dirle a malapena: “Mi piacerebbe molto ricambiare”. Il mio cuore fece un balzo. Mi sorrise. “Si, ti prego fallo, fammi tutto quello che vuoi”. La baciai di nuovo e le avvicinai due dita alla bocca che lei ciucciò con gusto. Le sbottonai i jeans e iniziai a palparla con quelle due dita da sopra le mutandine. Muovendo le dita trascinavo anche il tessuto e questo la stimolava ancora di più. Iniziai a muovere tutta la mano sopra di lei premendo.
Coprivo tutta la figa e continuavo a strusciare. Tenevo la sua figa in mano. Mi sembrò che stesse emettendo forti gemiti ma riuscì a trattenersi. Aumentò il ritmo sul cazzo. Le mordicchiai un orecchio. La mia mano era completamente bagnata dai suoi umori. Sapevo che stava scoppiando. Volevo vedere fin quando avrebbe resistito la sua fica con la mano ancora fuori.
Lei mi baciò di nuovo con passione. Le nostre bocche non si staccavano più. Continuava a emettere gemiti che soffocava solo perchè era attaccata a me. Ci stavamo masturbando a vicenda come due maiali. Non passò molto tempo che smise di accarezzarmi il viso e scendendo mise la sua mano sopra la mia, che nel frattempo le stava stuzzicando il centro del piacere. Io le scostai le mutande e iniziai a far roteare indice e medio tra le grandi labbra, pizzicandole piano il clitoride. Era bagnatissima e calda. Sembrava che ad ogni mio leggero colpetto il suo respiro tremasse, potevo misurarle il piacere che le regalavo.

Anche lei entrò con la sua mano, superò la mia e iniziò a penetrarsi con passione. Io rimasto dietro le stuzzicavo il clitoride con indice e medio. Continuavo a muovermi a cerchio sul suo clitoride caldo e bagnato. Lei metteva le sue dita dentro la vagina e spingeva su e giù, strofinandole sulle pareti. Sapeva darsi piacere per bene. La fiducia che mi stava dando nel concedersi alla masturbazione davanti a me mi aveva portato in una nuova dimensione, stavo esplodendo di amore, nel senso più carnale del termine.
“Ohhh siii.. mi piace tanto farlo insieme a te.. *anf* mhhhh.. aiutami a venire andre.. spingi ancora.. masturbami la fig..”. Si blocca. Uscito subito dal suo clitoride le chiudo la bocca con la stessa mano, lei non sembrava aspettare altro che si libera e caccia un urlo a malapena soffocato dalla mano. Vedo il cavallo dei suoi jeans non ancora calati bagnarsi di umori. Aveva ancora la mano sul mio cazzo pulsante.
Mi misi in bocca le dita che poco prima le scopavano il clitoride. Assaporai con gusto e le leccai come facessi un pompino. Leccò anche lei. Si appoggiò allo schienale, stanca e soddisfatta. Sorrideva. Le baciai il collo, la guancia e infine le labbra. Lei ricambiava come se quel bacio fosse la cosa che più potesse desiderare al mondo. Era completamente appagata e anch'io avevo goduto per bene. Poco dopo si ricordò del mio cazzo e riprese a segarmelo.

La dolcezza tornò ad accompagnare il desiderio, tornai a stuzzicarle i capezzoli. Volevo sentire per intero le sue tette nude sotto le mie mani. Erano ben proporzionate e morbide. Gliele massaggiavo come se cercassi la combinazione di una cassaforte. Lei istintivamente allargò le gambe. Voleva essere scopata, la sua fica non chiedeva altro. Sentiva il desiderio di essere riempita nonostante il forte orgasmo provato prima, pensai.
Continuava a menarmelo con grande sapienza, teneva il ritmo facendolo scorrere senza sosta. Si mise di nuovo una mano sotto le mutande. Non capivo più niente. Guardarla masturbarsi mi faceva impazzire. Avrei voluto penetrarla nella vagina li stesso. Avrei voluto sentire le sue pareti calde attorno al mio pisello. Avrei voluto unirmi a lei.
Volevo avere la sua figa nella mia bocca per poterla riempire con la mia lingua. Se solo ci fosse stato spazio l’avrei distesa e le avrei chiesto di poterle dare grandi e lunghe leccate tra le gambe. Volevo sentirla gemere per ore. Non riuscivo a pensare ad altro e questo aumentava la mia eccitazione. Mi appoggiai sullo schienale saturo di goduria e piacere, mi stava facendo volare con una semplice sega.

Le baciai nuovamente il collo: “Rosa.. Rosa.. sto venendo!”. Lei era pronta. Si calò, diede un ultimo colpetto con la mano che me lo fece esplodere di piacere. Si abbassò ancora e raccolse lo schizzo al volo, io l’aiutai avvicinandomi ancora di più e se lo mise in bocca. Le inseminai la gola in un orgasmo di 10 secondi.
Fu uno degli orgasmi più intensi mai provati. Lei ingoiò tutto con gusto. Si vedeva che le piaceva. Aspettò che uscì l’ultima goccia, e si sollevò. Diede una leccata alla cappella, ripulendola. Lo ciucciò piano ancora per un pò, aspettando che tornasse calmo. Alla fine gli diede un bacio e sorridendo venne verso di me. La baciai con gusto. Lei aveva conservato un po’ di sperma in bocca e me lo passa nel bacio. Io l’accolgo voglioso di assaporarlo e poi lo ingoio a mia volta. Continuammo a sbaciucchiarci così, poi ci abbracciammo. Rimanemmo così qualche minuto.
Sentivo il suo corpo abbandonato al mio. Le accarezzavo la testa. Eravamo completamente soddisfatti e appagati l’uno dell’altra. Faceva sempre quel profumo buonissimo. Appena ripresi a pensare mi avvicinai al suo orecchio: “Devi ancora passare da me per riprendere il maglione”. Lei sorrise “abbiamo anche bisogno di una bella doccia”. La baciai ancora. Ci riallacciammo i jeans e lei si accucciò addosso a me. Le accarezzavo i capelli. Erano neri e bellissimi. Con le dita giocavo con le sue ciocche. Continuavo ad accarezzarla. Il mio cazzo riprese a frizzare. Lei lo vide pulsare e ci mise la sua mano sopra. Continuava a palparmelo da sopra e io continuavo ad accarezzarla. Mancavano ancora tre ore al ritorno..
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