Lui & Lei

Maria


di patopato
12.08.2020    |    5.814    |    0 7.2
"Stavo nuovamente per godere, ma volevo venire insieme a lei..."
Avevo conosciuto Maria alcuni anni or sono, di sera, in una chat per adulti nella quale si poteva anche utilizzare la cam. Sulle prime avevamo iniziato a conversare tranquillamente, qualche frase buttata lì per rompere in ghiaccio, qualche simpatica battuta, un innocente doppio senso e poi la mia richiesta di vederci in cam.
Accettò subito.
Aveva un viso carino, classico di donna peruviana, circa anni, carnagione olivastra, capelli tagliati corti e una voce decisamente calda e intrigante, forse dovuta alla propria lingua madre. Le dissi subito che sarei stato molto felice se mi avesse sussurrato in un orecchio qualche frase intrigante, anche nella sua lingua, perché la sua voce mi aveva turbato e anche eccitato. Non potevo e non volevo che la cosa finisse con una semplice chiacchierata in chat.
Quella sera non fui fortunato, non poteva rimanere molto tempo in chat, perché stava lavorando. Maria era la badante di una signora anziana, ma ancora arzilla, che le consentiva di utilizzare il personal computer del figlio, in quel periodo lontano dall'Italia per lavoro.
Le chiesi, però, di mostrarsi interamente, non accontentandomi solo del suo viso. Avevo voglia di vederla tutta, non mi bastava immaginarla. D'altronde, le dissi, io mi sono mostrato tutto, anche se rigorosamente vestito con polo chiara e jeans, abbigliamento che usavo quando non ero al lavoro. Certamente non ero e non sono neppure ora una statua di carne, ma un uomo normale con tanta voglia di divertirsi con il sesso.
Accettò. Si alzò dalla sedia, mostrandomi le sue fattezze. Non era troppo alta, utilizzava un grembiule bianco, tipico di molte badanti, un seno decisamente prosperoso che riempiva completamente il camice, il sedere non evidenziato come il suo seno e lei, ridendo, mi disse, che il suo abbigliamento era di una misura superiore a quella che abitualmente utilizzava.
Strabuzzai gli occhi! Ma allora hai delle tette gigantesche, le dissi. Si mise a ridere e mi disse che se sapevo giocare bene le mie carte, lo avrei potuto scoprire.
Purtroppo doveva scollegarsi, il lavoro l'attendeva.
Ero incredulo. Incredulo, turbato ed eccitato. Bel mix pensai... e ora?
Non mi andava di masturbarmi, in quel momento avrei desiderato di più.
Passarono alcuni giorni nei quali non ero riuscito a collegarmi, ma la mia mente era partita per quelle tette giganti, non riuscivo a togliermele dagli occhi.
Finalmente, la settimana successiva mi ricollego in chat e Maria mi chiede subito il contatto cam.
"Ciao, scusame ma non ho potuto collegarme in chat, ma avevo volia de sentirte" esordisce.
"Mi hai fatto impazzire in questi giorni, pensavo ti fossi pentita e che non ti saresti più fatta sentire" le dissi di getto, pentendomi di averlo detto non appena finito di dirlo.
"Volio vederte" soggiunse Maria.
Non ci credevo. Com'è possibile che io abbia fatto così colpo, subito!
Iniziò a raccontarmi delle vicissitudini della sua vita, di una figlia lontana, lasciata alla madre, del suo trasferimento in Italia, insieme al marito, ubriacone, ma fortunatamente non violento, della sua iscrizione in chat di incontri, non per fare solo sesso, ma neppure per trovare l'amore. Finì il suo discorso con "Cerco un po' di leggerezza. Sei stata la prima persona che mi ha trattato con gentilezza, anche se è chiaro che anche tu, come tutti gli uomini, cerchi sesso. Mi sembra però che tu sia diverso dagli altri".
Ero allibito. Nessuna donna, in chat, sino ad ora, mi aveva letto dentro in maniera tanto semplice e diretta. Aveva ragione. Amo le donne, mi piace il sesso, sono passionale e voglioso di godere e far godere. Avevo trovato la persona con cui giocare.
"Bene" dissi, "non resta che incontrarci!".
Ora iniziavano le complicazioni. Non abitavamo vicino, lei in Lombardia, io a Torino, lei sposata e con un lavoro che la impegnava per quasi tutte le notti e io che avevo un lavoro che mi obbligava in ufficio per tutto il giorno.
Ma non volevo di certo abbandonare l'idea di conoscerla.
Le proposi, quindi, di trovarsi una sostituta per accudire la nonnina al suo posto e di incontrarci, di sera, per conoscerci. Le sembrò un'ottima soluzione e dopo due giorni mi diede conferma che aveva sistemato le cose.
Finalmente.
La passai a prendere sotto casa dove lavorava. Fermai l'auto vicino al portone e le andai incontro quando la vidi uscire. Era più bassa di me di circa un palmo, sorrideva, mostrando splendidi denti bianchi. Si scusò perché masticava una gomma americana.
"Sai, ero nervosa, ho fumato una sigaretta e non mi piace che un uomo sente odore di fumo quando mi bacia”.
"Allora ne approfitto subito" dissi e mi avvicinai alle sue labbra, dandole un leggero bacio, che ricambiò con entusiasmo. Avevamo rotto il ghiaccio, in maniera molto spontanea.
Mi disse che non voleva farsi vedere in giro, perché aveva paura di incontrare qualche conoscente abitando non troppo distante. D'altronde, a quell'ora, doveva essere al lavoro e non in giro.
Optammo, quindi, per spostarci di diversi chilometri. Guidavo lentamente, senza una meta precisa, sino a che non vidi l'insegna di un motel. Ero incerto se inserire la freccia per svoltare, non volevo precorrere i tempi. Ci pensò Maria, indicandomi l'insegna e pregandomi di fermarmi al motel.
Passai alla reception, consegnai i documenti e poi ci dirigemmo verso la stanza. Era un posto tranquillo, con parcheggio singolo davanti ad ogni stanza.
La feci entrare, seguendola a breve distanza, continuando a chiacchierare come se fossimo vecchie conoscenza. Si bloccò di colpo, in mezzo alla stanza e, arretrando, si appoggiò a me. Le misi le mani sui fianchi e iniziai a baciarle il collo. Sapeva di buono. Feci scorrere le mani verso l’alto, artigliando i suoi seni. Erano grandi, veramente grandi e compatti. I capezzoli erano durissimi, sembravano voler bucare qualsiasi cosa che si inframmezzava tra loro e le mie mani. Sentivo il suo fiato farsi più corto, le stava piacendo il trattamento e a me piaceva molto quell’inizio di conoscenza.
La girai e iniziai a baciarla, alternando passione, foga, dolcezza e lei sembrava gradire molto, infatti contraccambiava con mugolii molto eccitanti.
Il ghiaccio era rotto, non mi sorpresi affatto nel constatare che Maria era proprio il tipo di donna che desideravo: dolce e passionale.
Iniziammo a spogliarci a vicenda, scoprendo lentamente i nostri corpi. Notai che si era preparata a dovere. Reggiseno e brasiliane abbinate, calze autoreggenti, tutto di colore nero, era veramente sexy. Mi fermai, volevo ammirarla ancora e procedere in un secondo tempo a spogliarla completamente.
Ero rimasto con addosso solo i boxer ed era visibilissima la mia eccitazione. Maria passò la sua mano sulla mia erezione che si faceva sempre più imperiosa.
Si spostammo velocemente sull’ampio divano che avevamo lì vicino e continuammo a baciarci e toccarci, facendo lievitare le nostre voglie.
Le tolsi il reggiseno, rendendo totalmente palesi i suoi durissimi capezzoli, sui quali posai la lingua, iniziando a leccarli e suggerli con foga crescente. I mugolii di Maria si stavano facendo sempre più frequenti e questo rendeva la situazione sempre più eccitante. Non riuscivo a smettere. Ero in trance. Le sue enormi tette erano per me una calamita, continuavo a massaggiarle, alternando lappate di lingua, strizzate ai capezzoli con le dita. Maria ansimava sempre di più e questo faceva aumentare la mia voglia di lei.
Andammo avanti per svariati minuti, durante i quali lei passava dall’accarezzarmi l’erezione a stringermi la testa, accarezzandomi i capelli.
Era arrivata l’ora di metterci comodi, così ci spostammo nel lettone, la feci sdraiare supina, mettendomi tra le sue cosce. Iniziai a baciarle, con la punta della lingua stavo salendo dalle ginocchia per poi ridiscendere, cambiando spesso coscia. Posizionai poi le sue gambe sulle spalle e scesi con il viso sino al centro del suo piacere. Sentivo chiaramente aumentare il calore che proveniva dalla sua fica e mettendo le mie labbra sulle sue brasiliane avvertii quanto fossero bagnate. Le sfilai, ora potevo avere libero accesso.
iniziai a baciare, usando anche la punta della lingua, tutto intorno alla fica. La sentivo ansimare, prima lentamente, poi sempre con maggiore enfasi, segno che gradiva il trattamento. Passai poi ad aprire, sempre con la lingua, le grandi labbra e poi quelle piccole. La clitoride, non troppo grande, stava emergendo e continuai a picchiettarla con felice esito, evidenziato dai crescenti sospiri.
“Continua, continua, non ti fermare” e io, anche senza i suoi consigli, non smettevo di certo. Integrai con le dita il massaggio alla fica e sentii il suo respiro farsi sempre più grosso. Le sue enormi tette, con i capezzoli eretti verso il soffitto, continuavano a salire e scendere, segnale di estremo gradimento. Seguì un “sì” prolungato, quasi ululato. Maria aveva avuto un orgasmo. Ne ero felice, non ero quasi mai stato gratificato da un orgasmo così poderoso sulle labbra come quello appena avvenuto. Maria stava ancora cercando di riprendere fiato, con le gambe ancora spalancate. Tentai di spostarmi, ma lei mi tratteneva dolcemente.
“Pensi che abbiamo finito così?” mi disse. “Sicuramente no” le risposi. “Non è ancora mezzanotte, abbiamo tanto tempo, il mio turno di lavoro termina alle 8 di domani mattina e sino ad allora possiamo giocare come e quanto ci piace”. Proprio quello che volevo sentirmi dire!
Ci distendemmo nell’ampio letto, continuando ad accarezzarci e a baciarci. Ora era lei che si prendeva cura di me. Mi tolse i boxer, ghermendo il cazzo e le palle, iniziando un massaggio con entrambe le mani. Nonostante la mia dotazione non sia da guinness dei primati, me lo sentivo più grosso e pulsante, al limite del dolore fisico. Maria si straiò tra le mie gambe e iniziò a lambire la cappella con la lingua; fece alcuni giri di lingua intorno, per poi imboccare completamente il cazzo tra le sue labbra. Sentivo la lingua scorrere, sentivo il suo palato, avvertivo i suoi denti che gradevolmente lisciavano la mia cappella, vedevo il suo naso farsi sempre più vicino al mio addome, sentivo la sua bocca farsi sempre più stretta, stavo arrivando alla sua gola.
Ero in estasi, Maria era veramente incredibile, aveva fatto sparire il mio cazzo nella sua bocca con molta abilità. Eppure mi aveva detto che non si poteva definire un’esperta in fatto di sesso.
Così come era entrato in fondo alla sua gola, il mio cazzo riemerse dalla sua bozza, lucido di saliva, con la cappella tesissima di colore molto simile al viola. Continuò così per svariate volte. Dovevo fare uno sforzo enorme per non goderle subito in bocca, anche se ero veramente tentato di lasciarmi andare completamente. Mi lesse nel pensiero. “Vienimi in bocca, non ho mai ingoiato il seme di uomo prima d’ora”. Non resistetti oltre. Sentii salire la sborra lungo l’asta e poi alcuni poderosi getti uscirono per finire la loro corsa nella sua gola. La sentii deglutire, con fatica, ma riuscì a bermi tutto. Le feci cenno di venire a mettersi vicino a me. La abbracciai e, in sincrono, iniziammo a baciarci. Il sapore dei nostri orgasmi si stava mischiando nelle nostre bocche. Ero affascinato, anche lei lo era e me lo disse con semplicità.
Dovevamo rifiatare. Ognuno di noi due aveva avuto il suo orgasmo, in tempi diversi, ma eravamo entrami, al momento, soddisfatti.
Le proposi di berci qualcosa e attendemmo quanto ordinato dalla reception. Per intanto, andai in bagno e aprii l’acqua per riempire la vasca idromassaggio, luogo in cui avremmo consumato qualcosa per rifocillarsi.
Sentii bussare alla porta della camera e mi precipitai a ricevere stuzzichini e bollicine da consumare insieme a Maria nell’idromassaggio.
Ci immergemmo nell’acqua tiepida e, tra una chiacchiera e l’altra sulle sensazioni appena vissute, finimmo in breve tempo tutto quanto ci avevano portato. Eravamo quasi pronti a riprendere da dove avevamo interrotto.
Tornammo verso il letto, non smettendo di accarezzarci e di baciarci. Avevo voglia di lei, del suo corpo, di godere ancora.
Ritornammo ai preliminari, ma sapevamo entrambi che era solo questione di pochissimo tempo. Eravamo entrambi già molto avanti e infatti lei mi fece sdraiare, salendomi sopra per portare la sua caldissima e succosissima fica sopra il mio cazzo già scalpitante. Non dovemmo fare molte manovre, ero entrato senza difficoltà e lei iniziò a cavalcarmi come una esperta amazzone. Sentivo il mio cazzo scorrere lungo il suo canale vaginale, con pochissimi attriti per la sua cospicua lubrificazione. Andammo avanti per diversi minuti, per poi cambiare posizione. La misi supina e, dopo averla stuzzicata con la lingua, la penetrai profondamente, appoggiando le sue gambe sulle spalle.
Ora avevo agio ad entrare e uscire completamente e lo stavo facendo con energia e passione. Maria mi invitava a spingere sempre più forte e più profondamente, ma io non ero certo bisognoso di istruzioni.
Mi sentivo un toro, continuavo a pomparla; più pompavo, più gemeva; più gemeva, più pompavo profondamente.
“Mioddio, quanto mi sento troia, mi stai facendo impazzire, continua, continua”.
Ero a corto di fiato, mi stava letteralmente spompando, ma non volevo certo deluderla. Mi fermai e la feci girare per prenderla da dietro. Avvicinai il mio cazzo alla sua fica calda e palpitante, stavo per entrare, quando … “Me lo metti nel culo, vorrei provare anche lì”. Mi fermai un attimo, non sono certo la stessa cosa i due canali, il culo aveva bisogno di una certa preparazione, mi sarebbe sembrato troppo procedere ad un’inculata al brucio.
Le leccai anche il secondo canale, era stretto, anche se irrorati da ingenti lubrificazioni. Non ci volle molto a sentirlo più malleabile, usai le dita per allargarlo un po’ e poi ci posizionai la cappella, spingendo lentamente, ma con costanza. Lo sentii cedere sempre di più e mi ritrovai con metà del mio cazzo all’interno. Continuai a spingere finché sentii le palle sbattere sulla sua caldissima fica. Ero arrivato in fondo. Mi fermai per qualche istante, per farla abituare all’ingombro, dopo di ché iniziai ad andare avanti e indietro, prima lentamente, poi sempre più velocemente.
“Mi piace, mi piace, continua, non fermarti. Non lo avevo mai preso in culo, ma mi piace, mi piace”. Non riusciva a stare ferma, continuava a muoversi in maniera opposta a me, per cui i colpi stavano diventando sempre più decisi e profondi. Per la seconda volta sentivo la sborra correre lungo l’asta per poi uscire, irrorando completamente il suo retto.
Ero venuto per la seconda volta ed ero francamente abbastanza provato, ma non mi sarei dato per vinto, Maria mi aveva scelto e non le avrei fatto mancare nulla di quello che mi avrebbe chiesto.
Ci abbracciammo, sudati e felici.
Continuammo a parlare, scambiandoci carezze e tenerezze. Mi disse che voleva riposare un po’.
Ci volle poco per addormentarci, eravamo entrambi sfatti, ma decisamente appagati.
Non ricordo quanto dormimmo, ma, ad un certo punto, iniziai a sentire un certo calore, aprii gli occhi. Maria si era impossessata del mio cazzo e me lo stava rianimando con la lingua. Non faticò molto, ero ancora preso dal lei, dalla sua lingua, dalle sue tette, dalla sua fica e dal suo culo!
Continuò il suo sontuoso pompino, poi si staccò per salirmi sopra, infilzando il mio cazzo nella sua fica, iniziando a muoversi sopra di me.
Poi si fermò e mi chiese di essere presa da dietro, cosa che feci con entusiasmo. Inizia a pompare con foga, anche se ero quasi al limite delle forze.
Stavo nuovamente per godere, ma volevo venire insieme a lei. Glielo dissi. “Sono venuta già tante volte, non te ne eri accorto?”. Sinceramente non avevo tenuto il conto, ma ero certo che la serata era stata di suo completo gradimento. Allora non rallentai, anzi, aumentai un po’ la frequenza e la profondità dei colpi finché non venni per la terza volta.
Questa volta stramazzai nel letto. Ero arrivato, non sarei più riuscito a fare altro. Maria era stata veramente strepitosa. La sentii che si accoccolava tra le mie braccia, continuava a baciarmi.
“Sei stato un amante dolce, passionale, focoso, desideravo proprio questo” mi disse, “Grazie”.
Ci baciammo ancora una volta.
Grazie, Maria.
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