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Lui & Lei

Sara e il professore - 4a parte


di alessandro1987
18.12.2016    |    17.824    |    1 9.2
"Per diversi minuti non osò interagire, poi, all'aumentare dell'eccitazione, afferrò la testa della ragazza, proprio mentre lei era intenta ad avvolgere le..."
Altre settimane ancora erano passate da quell'incredibile esperienza con Sara. Il professore, pur rimanendo fedele a quelle che erano le sue mire, aveva preferito lasciar scorrere un po' di tempo, non se la sentiva infatti di spingere troppo, era lui quello che rischiava di più.
Il diavolo ci mise però lo zampino, forse più di quanto non avesse già fatto fino a quel momento. Era infatti periodo di gite scolastiche quello, e gli alunni fremevano di sapere dove, con chi, e per quanto tempo, avrebbero potuto sostituire le noiose lezioni sui banchi con qualche giornatina di svago.

In effetti questi stessi pensieri erano presenti pure nella testa del docente, il quale aveva già avuto modo di contattare la sua "aguzzina", Monica. La donna, negli ultimi tempi, lo aveva fermato in diverse occasioni, sempre ricordandogli quella sua promessa mai mantenuta, ed insisteva pure!

«E dire che è una bella donna, e succhia pure bene, però, cazzo, come è insistente!», rifletteva il nostro professore, rileggendo distrattamente alcune pagine del libro di testo, in preparazione alla sua lezione.
«Mi toccherà andare in gita con lei e avercela sempre tra i piedi, il che non sarebbe nemmeno un male, se non fosse che ci sarà anche Sara, e mi sembra una combinazione pericolosa...»
La classe di Sara aveva infatti già chiesto all'uomo, qualche giorno prima, di portarli in gita, erano stati i primi a farlo, e lui non era tipo da farsi pregare, soprattutto considerato chi si trovava in quella stessa classe.
La meta fu votata alla quasi unanimità e in pochi minuti: Praga. L'idea non gli dispiaceva, non che fosse nulla di particolarmente originale, si intende, ma almeno avrebbe saputo muoversi in modo agevole, essendoci già stato.

«E niente, andiamo a parlare con Monica, magari è già occupata e potrò così dedicarmi liberamente alla mia prediletta», pensò l'insegnante, mentre percorreva il lungo corridoio che portava ai dipartimenti.
«Toc, toc», disse lui, fermandosi sulla porta dell'aula, vedendo Monica seduta e intenta a sfogliare un pesante libro di letteratura.
«Ehi, ciao!», prese subito lei, chiudendo rapida l'attempato volume e sorridendogli.
«Devi chiedermi qualcosa? Anche se penso di aver già capito!», riprese lei, accingendosi ad ascoltarlo.
Si tolse gli occhiali da vista e lo guardò, l'uomo esitò un momento, poi prese a parlare.

«Ecco, immagino saprai che i ragazzi stanno cercando chi li accompagni in gita»
«Certo che lo so, tanto che alcuni me l'hanno già chiesto», disse lei.
«Ah, ottim... Cioè, quindi sei già prenotata? Perché noi volevamo andare a Praga», rispose l'uomo, visibilmente sollevato all'idea che la donna potesse essere impegnata altrove.
«Ehi ehi, furbetto, sai, ora che ci penso, potrei pure decidere di venire con la tua classe, dopotutto, voi fate ben 2 notti!», riprese di nuovo Monica, con sguardo malizioso.
«Sono veramente un coglione, ma perché gliel'ho chiesto poi?! Ah si, giusto, ho paura che mi ricatti, questa stronza», rimuginava il nostro professore, mentre dall'esterno si limitò a dire «Ah beh, allora d'accordo, potresti venire con noi, in due classi siamo già abbastanza, no?»
«In realtà ci sarebbe il professore Antonioli, che credo avesse in programma Praga, che secondo me potrebbe venire con noi, così almeno sulle spese fisse risparmiamo, anche perché un solo autobus non basta per due classi, così almeno il secondo mezzo viene occupato anche da un terzo gruppo di ragazzi, no?», rispose la professoressa.
Di fronte a motivazioni tanto razionali, non c'era no che tenesse, e quindi, a malincuore, si trovò subito un accordo.
«D'accordo dai, puoi parlare tu con Antonioli? Se non sbaglio hai pure il suo numero, digli che per me va bene», disse l'uomo.
«Non ti preoccupare, ci parlo io», subito aggiungendo «Non vedo l'ora di poter approfondire una certa questioncina in sospeso»

Il professore trasalì, stava giusto passando un gruppetto di insegnanti in corridoio, e la donna certo non aveva lesinato sulla voce nel dire quest'ultima frase. Non che le sue parole potessero suggerire chissà cosa, ma è sempre così quando ci si sente colpevoli, la più innocente delle frasi suona come una minaccia, tutto viene pervaso da un senso di allarme.
Il nostro salutò la donna e iniziò ad allontanarsi, mascherando l'incazzatura, la giornata non era cominciata benissimo!

Ma subito la mattina prese una piega più piacevole, c'erano ben tre messaggi da una certa S. Alberti, ovvero Sara. Non era il suo vero cognome, ma meglio essere prudenti.
«Ciao prof! Allora per la gita?»
«Prooooof, dai, devi dircelo!»
«un bacio xxx»

Subito il sangue prese a fluire in una certa direzione, e l'uomo si mise a risponderle.
«Abbi pazienza, sto ancora sentendo gli altri professori, probabilmente confermato Praga»
«Che bello! E poi ci sarà anche lei prof»
«Per forza ci sarò, senza di me non andate in gita»
«:(:( Perché mi risponde male...»
«Dai, Sara, lo sai che sei la mia studentessa preferita», tanto ogni professore ha la sua, e quindi perché non una con un bel culo?
«tvb prof :*»
«E ora basta chattare, segui la lezione!»

La risposta della ragazza non arrivò subito, il docente rimase in attesa un po', poi, non vedendo arrivare nulla, rimise il telefono in tasca e fece per andare alle macchinette del caffè.
Quel caffé per poco non gli andò di traverso! Il telefono vibrò, l'uomo lo prese svelto in mano e lesse i due messaggi nel frattempo arrivati.
«Lo sa che... mi sono eccitata un sacco quando si è masturbato alle mie spalle...»
«Mi vergogno a dirlo, ma dopo che se n'è andato io sono corsa in bagno, e mi sono toccata... pensando a lei...»

L'uomo ebbe un'erezione istantanea, e al tempo stesso una fifa blu, visto che quei messaggi erano la prova del misfatto, un pelino troppo compromettenti anche per uno come lui. La voglia però era troppa da contenere.
«Sara... non dovresti scrivere certe cose, immagina se le leggesse qualcuno»
«Ma è solo la verità! E nessuno le legge perché poi cancello i messaggi, stia tranquillo prof! :-*»

Quest'ultimo messaggio rincuorò il docente, pur essendo che non offriva nessuna reale garanzia, sentiva di potersi fidare. O forse era il suo cazzo a gestire la conversazione, a giudicare dai messaggi seguenti.

«A volte capita anche a me di ripensare a quella situazione...»
«Ed è un bel ricordo? ^^»
«Eccome, al punto che, qualche volta...», ovvero sempre.
«Qualche volta?...»
«Qualche volta mi capita di toccarmi, e di ripensarci...»
«Prof, lei è un bel porcellino!»
«Ahah, hai ragione, sono terribile»
«Ora la saluto, o quella di italiano mi manda fuori dalla classe»
«Brava, torna a studiare, ragazzina!»
«Ciao ciao :-* :-*»

«Proprio ora che la conversazione stava per diventare interessante», pensò l'uomo, cercando di mascherare la sua erezione mentre camminava verso l'aula in cui avrebbe dovuto fare lezione.
«Ma meglio non esagerare, altrimenti poi finisce che la sbattono fuori per davvero, magari sequestrandole il telefono, con annessa conversazione aperta», rifletteva, mentre con la mano già sospingeva la porta dell'aula.

Mercoledì mattina, ore 5.30, sul piazzale antistante la scuola, 2 grossi autobus attendevano pazienti la scalpitante scolaresca. Direzione Praga. Gli alunni per la prima volta non tardarono ad arrivare, salirono svelti sul bus e iniziarono fin da subito con l'abituale casino, per la gioia degli autisti.
Il professore era già lì, andò incontro al professor Antonioli e all'altro docente, un simpatico omino poco avvezzo alle gite, ma che si era rivelato indispensabile per via del numero minimo di accompagnatori necessario per autorizzare il tutto.
Monica, con passo svelto ed eccitato, li raggiunse poco dopo, diventando fin da subito il polo attrattivo della conversazione.
Il nostro eroe seguiva distrattamente quelle parole pronunciate così, tanto per fare, dai presenti, e con la coda dell'occhio sbirciava Sara, che si attardava nei pressi del suo autobus, chiacchierando con le amiche.
Quel culo era sempre in perfetta forma, e non c'era momento in cui l'uomo non tornasse con l'immaginazione a quella scena, dove aveva avuto l'occasione di metterle le mani addosso per la prima volta.

«Allora andiamo, io e te sul primo ok?», disse allora Monica, indicando con la mano l'autobus sulla destra.
«Eh? Ah, si, certo. Saliamo allora, così partiamo in orario», rispose lui.

Il viaggio si preannunciava discretamente noioso, Monica si era seduta davanti, con il professore. Erano gli unici due posti nella prima fila, alla destra della cabina del guidatore. La donna subito si mise a sonnecchiare, visto l'orario mattiniero, e l'uomo colse al volo l'occasione. Tirò fuori il telefono.
«Allora, come va lì dietro?»
«Bene prof! Sto ascoltando un po' di musica, ma c'è talmente tanto casino che praticamente non sento nulla :(»
«Ahah, e allora perché non dormi?»
«Non ho sonno, e poi non voglio perdermi il viaggio! Tu che fai?», rispose lei.
«Io dormo, credo, o almeno tra poco lo farò»
«E allora... sogni d'oro ;)»
«Grazie... E perché l'occhiolino?», scrisse lui, malizioso.
«Per augurarti bei sogni...»
«Posso sognare anche te?»
«Ma certo, anzi, mi farebbe piacere...»
«Ma sai, i miei sogni possono essere, come dire, un pochino... vivaci»
«Sono quelli più divertenti... ;-) ciao prof!»

L'uomo, già eccitato da quello scambio, avrebbe voluto continuare la conversazione in qualche modo, ma fu interrotto da Monica.
«Con chi ti scrivi di bello?», disse lei.
«E perché ti interessa? Non stavi dormendo?», rispose lui, bruscamente.
«Ahah, ecco, così ho già capito tutto insomma!»
«Ma cosa vuoi aver capito, sto sentendo un mio amico»
«Dimmi, ma ti viene duro ogni volta che scrivi ad un amico? C'è qualcosa di te che non so?», esclamò lei, ridendo.

In effetti, la situazione nei pantaloni era particolarmente evidente, il cazzo dell'uomo si era adagiato sulla coscia destra, a portata della donna.
Il professore non disse nulla, era stato scoperto.
«E comunque non farti strane idee, sei tu che devi soddisfare me stavolta, non viceversa», riprese a parlare Monica, a bassa voce.
Continuò poi «E vedi di farlo bene, altrimenti potrei vendicarmi e fare qualcosa di cattivo»
L'uomo rabbrividì, guardò la donna con la faccia scura in volto, come a chiedere spiegazioni, e lei parlò ancora, stavolta avvicinandosi al docente, così da evitare orecchie indiscrete.
«Sono i rischi che corrono quelli a cui piace sborrare sul culo di ragazzine minorenni, magari non ti avevano informato prima...», disse ancora la donna, sapendo di averlo in pugno. E, finito di parlare, gli morse l'orecchio con forza.

Un turbine di pensieri avvolgeva ora la testa del nostro professore «Sono fottuto, cazzo, questa puttana vuole raccontarlo a qualcuno, cosa faccio, cosa cazzo faccio»
«Tranquillo prof, hai la soluzione a portata di mano, per così dire, domani sera farai la tua parte, stasera sono troppo stanca», e, nel dirlo, prese la mano dell'uomo e se la appoggio sul seno.
L'uomo riprese fiato, approfittò per dare una grossa palpata a quelle tette, più per rabbia che per desiderio.
«Vedo che sei un tipo violento, quando vuoi, bravo», sussurrò Monica, lasciandolo proseguire.
«Non hai ancora visto nulla, se ti piace la violenza, porca troia, vedrai, l'avrai» pensava l'uomo, allentando la presa.

Il resto del viaggio proseguì tranquillo, soprattutto perché la professoressa si riaddormentò poco dopo e dormì per quasi tutto il tempo, mentre Sara era troppo occupata ad alzare il volume medio del chiacchiericcio nell'autobus per poter rispondere ad eventuali messaggi.

La gestione dell'arrivo e del trasbordo di tutte le valigie andò avanti in modo quasi ordinato, forse perché tutti erano stravolti. Dopo aver cenato, i più si diressero alle loro stanze, gli adulti a dormire e i ragazzi a raggrupparsi nelle camere più grandi per poter dare inizio alla prima lunga notte della gita scolastica.

Il nostro non aveva voglia di nulla, a parte Sara ovviamente, ma questa non rispondeva ai messaggi, e quindi fece per coricarsi, quando lo schermo si illuminò: era Monica.
«Caro, ho cambiato idea, puoi salire da me? Ho un languorino, stanza 407»
L'uomo sbattè il telefono sul pavimento, era costretto a dar corda a questa matta!
«Maledetta stronza, ma vaffanculo, credi di comandarmi a bacchetta!», urlò, e subito però fece per indossare le scarpe, capendo di non avere altra scelta. Si rimise un po' in ordine ed uscì dalla camera. Percorse frettolosamente le scale e raggiunse la stanza della donna di corsa, quasi a voler sbollire la rabbia.

Bussò alla porta.
«Chi è?»
«Dai, sono io, apri»
«Ah, sei tu! Pensavo fossi già a letto, non mi hai più risposto», in effetti aveva ragione, nella foga si era scordato di scriverle.
«Come se avessi scelta...», disse lui, giù di tono.
«Oh, sei proprio uno stronzo, e dire che io sono stata sempre così comprensiva con te...»
«Puoi aprire per favore?»
«Ok, ok, meglio parlarne dentro»

La donna si alzò dal letto, andò ad aprire.
Il professore la vide dentro la stanza, abbassò lo sguardo, e noto che stava completamente nuda, dritta davanti a lui.
«Avanti, entra, prego», lo invitò lei.
«Spero tu non abbia frainteso i miei modi, caro», riprese a parlare ancora, mentre con la mano spingeva la porta, a chiuderla.
«Ho immaginato che domani avresti voluto dedicarti anima e, soprattutto, corpo, alla tua studentessa preferita, così ho pensato fosse il caso di anticipare il nostro... incontro»
«Ma di che studentessa parli?!», esclamò lui, senza particolare convinzione.
«Mi deludi, professore! Non pensavo potessi fingere in modo così superficiale, e poi pensavo avessimo già chiarito come stanno le cose»
«Senti, se mi devi rompere i coglioni...», ma l'uomo non potè finire la frase.
«No, tranquillo, i coglioni mi servono interi, però adesso fai il tuo dovere, ok?»

La donna si diresse leggera verso il letto, e si mise subito a pecorina.
L'uomo esitò, era tutto così surreale, così improbabile. La voce di lei lo fece rinvenire.
«Non sarà la passerina stretta di una minorenne, ma ti assicuro che ha il suo perché, e puoi anche sborrarci dentro se vuoi»
Il professore fece per calarsi i calzoni, ma fu interrotto di nuovo da quella voce.
«No no, leccamela prima, voglio che mi lecchi la figa»
L'uomo si chinò docilmente, non aveva molte vie di fuga, avvicinò la bocca, il profumo di quel corpo nudo lo eccitò, e, forte dell'erezione che iniziava a sentire tra le gambe, iniziò a leccarla.
«Ecco, bravo, leccamela tutta...», mugolò lei.
L'insegnante appoggiò le mani su quel culo bianco e sodo, e continuò a leccare e succhiare con forza, un po' ingolosito dalla situazione.

«Mmm, sì, sei bravo, valeva la pena di, mmm, aspettare, sì, così, mmm»
Il professore sentì che il cazzo iniziava a esplodergli nei pantaloni, e così, liberando una mano, riuscì a slacciarli e a tirare fuori il voglioso membro virile.
«Ti sei eccitato, poverino, mmm, come lecchi bene, su avanti, toccati il cazzo, porco, toccatelo»
L'uomo, invogliato da quelle parole, prese a masturbarsi.
«Bravo, mmm, toccatelo, e leccami tra le cosce, maiale, porco, avanti, fammi venire»
Nemmeno il tempo di dirlo e la donna, con un gemito, ebbe un forte orgasmo. Piegò indietro la testa e strinse il culo, mentre la sua voglia veniva soddisfatta.

Subito dopo prese a parlare, sempre rimanendo in quella posizione.
«Porco, mi hai fatto godere per bene, ora voglio che godi tu, avanti, sborrami sul culo»
L'uomo si mise in piedi, vicino al letto, si tolse del tutto i pantaloni e, con il cazzo in mano, tornò a masturbarsi furiosamente.
«Ecco, così, ti sento eccitato, voglio che immagini il culo verginello di quella signorina, avanti, toccati»
Continuò poi «Dai, sono la tua ragazzina, la tua studentessa troia, voglio che godi, avanti»

Il professore era al limite, avvicinò la cappella al culo di Monica e, quasi involontariamente, sussurò «Sì, dai, Sara, fammi sborrare, lo voglio»
La donna riprese «Oh sì, sono la tua Sara, sono tua, fammi vedere come godi»
«Sborra, sborra! Voglio vedere come mi fai colare tutto addosso, sulla schiena, sul culo, sulle gambe, sulla figa, sborrami addosso», e, nel dirlo, girò la testa in modo da poterlo vedere con la coda dell'occhio.

L'uomo non potè resistere: venne copiosamente sul corpo di lei, a getti continui, mentre continuava a segarselo. Lo sperma iniziò subito a colare sulle lenzuola, ma la donna non si mosse, tornò invece a parlare.
«Che porco, sei un porco, guarda come godi per una ragazzina, anche se bella, aveva un bel culo?»
Quella domanda lo incuriosì parecchio. Il tono era serio, non canzonatorio, e la risposta fu quindi appropriata.
«Certo, un gran bel culo, come solo una ragazza giovane può avere, e davvero sodo»

La donna cercò di non scomporsi, ma l'insegnante capì che c'era sotto qualcosa, e decise di insistere spavaldo.
«Secondo me hai un debole per i bei culi, e non sto parlando di uomini», disse infatti lui.
«Ahah, e anche fosse? Una cosa bella è bella, punto»
«Oh certo, poi magari ti andrebbe pure di mettere le mani addosso a una di queste "cose belle", vero?»
«Ehi, ma che c'entra, io dicevo così, per dire, nel senso...», si ingarbugliò.
«Dai, Monica, t'ho capita, ti piacerebbe eh? Puttana che non sei altro»
«Ehi! Ma come ti permetti?! Io ho solo fatto un apprezzamento generale»
«Apprezzamento generale! ma sei seria?»
«Uff, cazzo non dovevo dirti niente, adesso chissà a cosa stai pensando», riprese lei, risentita.
«No, perché? Almeno adesso so qualcosa in più di te, no?»
«Eh? Guarda che non ti ho detto niente io!»
«Sì, sì, d'accordo», chiuse la conversazione l'uomo, rinfilandosi i pantaloni.

Ora il nostro aveva guadagnato qualche posizione, non era ancora al sicuro, ma forse su questa novità si poteva lavorare, magari non subito, ma con un po' di impegno, forse. Ritrovata così la sua baldanza si rivestì, Monica sempre in uno stato pietoso, e fece per uscire.
«Te ne vai così?», piagnucolò lei, con ben poca forza nella voce.
«Direi di sì, magari prossimamente ne riparliamo, se ti va»
«Stronzo»
«Ma fottiti, stai buonina e magari ne esce fuori qualcosa di buono per entrambi»
L'uomo sorrise dentro di sé, mentre si faceva strada in lui una nuova consapevolezza.
«E vedi di rivestirti, anzi vedi di ripulirti, prima, per cortesia»
«Ma vaffanculo!»

Quest'ultima risposta non piacque al professore, che si sentì di colpo attraversare da un lampo di sadismo.
«Cosa cazzo hai detto?», esclamò.
La donna si spaventò, non si aspettava questa rezione «Ehi, dai, scherzavo, cioè, mi è venuto così»
«Mi mandi affanculo per scherzo?», rispose lui, con violenta severità.

Monica non sapeva cosa rispondere e, in quei lentissimi secondi di silenzio, l'uomo fece in tempo a togliersi di nuovo i vestiti, scoprendo ancora il membro.
«Credo ti serva una bella lezioncina, cara la mia insegnante»
«Sei matto? Cosa credi di fare», disse lei, pur rimanendo sempre a pecorina, posizione che aveva mantenuto per tutto il tempo.
«Stai zitta, sei anche ricoperta di sperma, fai schifo, non hai diritto di rivolgermi la parola»

Il professore iniziò a segarsi, aspettando che il cazzo si indurisse al punto giusto.
«Forza, allarga quel buco maledetto»
La donna, visibilmente sconvolta, si limitò ad allargare un po' le gambe, per poi infilarsi le mani tra le cosce, bagnandosi per bene la figa.
«Oh cara, credo tu abbia capito male il mio invito», sussurrò lui, mentre le si avvicinava da dietro, tenendolo dritto in mano.
«Cosa? Non capisco... Ah! Porco! ah, smettila, ti prego, ti prego, mi fai male», iniziò ad urlare lei.

Il nostro uomo aveva deciso infatti di penetrarla dietro, nel culo, e con gran gusto peraltro.
«Ma senti come lo prende bene in culo la nostra professoressa, brava zoccola»
«Ti prego, mi fai male, ahia, mmm, smettila, non voglio»
«Ahah, ma figurati, senti come entra, è tutto un programma questo culetto, ti piace eh?»
«No, basta, mmm, maiale, brutto maiale, mi stai inculando, porco maledetto»
«Certo, perché ho voglia di riempirti per bene dietro, e anche tu hai voglia di ubbidirmi»

L'insegnante si piegò sul corpo di lei, che, dopo lo sforzo iniziale, era ora rilassato al punto giusto. Lui la stantuffava con ferocia, godendo come un porco, le teneva una mano sul fianco e l'altra direttamente tra i capelli, spingendole la testa verso il basso. Lei rimase con il culo bene in vista, le braccia tese, le mani aggrappate alle lenzuola.
«Avanti, prendilo tutto, prendilo dentro, voglio scoparti nel culo»
«Mmm, sì, mmm, maiale schifoso, smettila, scopami, basta, non voglio, sborrami dentro»
«Lo sapevo che ti piaceva, maledetta, volevi ricattarmi eh? E invece hai guadagnato una bella inculata, non sei contenta, piccolina?»

L'orgasmo scoppiò di colpo, quasi involontariamente, fu rapido ma abbondante. L'uomo si abbandonò ad un gemito di piacere animale, mentre quel cazzo virile schizzava dentro di lei più volte. A quel punto rilasciò la presa, vide lo sperma colare dal culo della donna, ormai totalmente posseduta.

«Che questo ti serva di lezione, non prendo ordini, io sono quello che comanda, ti farò sapere quando avrò ancora bisogno di te»
Monica non riuscì a rispondere nulla, era paonazza in volto, e non solo lì, si limitò a lasciarsi crollare sul letto.

L'uomo uscì, chiuse con forza la porta alle sue spalle e tornò in camera sua, visibilmente soddisfatto.
Ma la giornata non era ancora finita, infatti, una volta rientrato, pensò bene di dare un'occhiata al telefono, e scoprì diverse notifiche, tra cui quelle di Sara. Decise allora di scorrerle rapidamente.
«Prooof, ciao! Dorme già?!»
«Proooof, vuole una birra?»
«Anzi no, è vodka, ahahahahahah»
«Beh ma sono uguali no? ahahahahah»
«Ma non risponde mai ufffaaaaaaaa :(:(:(»
«Prof, insomma, dimmi qualcosa!»

L'ultimo messaggio era di pochi minuti prima. E tra una cosa e l'altra era ormai un'oretta che quei messaggi avevano iniziato ad arrivare.
«Deve essere ubriaca», pensò subito lui.
«Mmm, non ho davvero voglia di scopare adesso, ma domani può accadere di tutto, e stasera ci sono ottime possibilità, almeno per un aperitivo...», e nel pensare questo gli si infiammò il volto. Prese il telefono.
«Ehi ragazzina, a nanna!», scrisse l'uomo.
«Noooo, non ho sonno!»
«E invece ci vai, o dovrò venire a sculacciarti :P»
«Cattivo :(»
«Ma ti sculaccio piano dai»
«Non fa nessuna differenza, sei cattivo lo stesso :P»

L'uomo aveva sonno, ma stava tornando anche la voglia, non si sarebbe mai perdonato di aver perso un'occasione simile, decise allora di giocarsela fino in fondo.
«Vuoi venire a salutarmi? Io sto per andare a letto»
«Hihihihi, di già??»
«Eh, sai, noi anziani :P»
«Va bene, dammi 10 minuti e arrivo :)»
«Ti aspetto., camera 304»

La ragazza bussò, o almeno qualcuno bussò.
«Sì?»
«Sono venuta a salutarla prof», una giovane voce rispose.
«E per fortuna che a questo piano sono l'unico che fa parte di questo viaggio, così almeno non l'avrà sentita nessuno», pensò il professore.

«Comunque basta che spingi, la porta è socchiusa», disse lui, ridacchiando sotto i baffi.
La ragazza appoggiò la mano alla porta, poi la sospinse ed entrò.
Subito pensò bene di non lasciarla aperta, vi si appoggiò nuovamente e questa si richiuse docilmente.
Sara attendeva, con sguardo un po' perso, un cenno dall'uomo.
Il professore si rendeva conto della situazione, ma questo anziché scoraggiarlo gli diede la carica, era vistosamente eccitato.
Non voleva insistere, ma nemmeno desisteva, il porco, aspettava la mossa della sua alunna preferita.

«Benvenuta nella mia umile camera», iniziò lui, cercando di essere spiritoso.
«E' molto più grande della mia!», esclamò Sara di rimando.
«E ci mancherebbe altro, sono un professore!», le rispose ridendo.
L'uomo stava perdendo i freni inibitori, le sue azioni presto sarebbero diventate totalmente sconsiderate.

«Vieni, siediti sul mio letto», le disse.
Lei si sedette, e subito prese a parlare.
«Oddio, mi gira la testa, non so cosa ho bevuto»
«E me lo dici così!»
«Beh, ma è vero!», gli urlò in faccia lei, visibilmente ubriaca.
«Ahahahah, ma pensa te! Non voglio nemmeno sapere cosa ti sei bevuta guarda»
«Tanto già non me lo ricordo più»
«Andiamo bene!»

«Prof, volevo dirle una cosa»
«Dimmi pure», e subito lui si mise tutto orecchi.
«Lei mi piace»
«Ahah, ecco, questa è la prova che hai bevuto troppo»
«Ma io le dico questa cosa e lei ride!», mise il broncio.
«Dai, hai ragione, non sono stato molto carino, però, devi capire che sono molto più grande di te!»
«E ce l'ha anche grosso infatti!», esclamò lei, fuori di sé.

L'uomo rimase un attimo sbalordito, e poi scoppiò a ridere.
«Ma perché ride sempre!»
«Ahah, perché sei ubriaca e non ti rendi conto di cosa dici»
«Perché, cosa avrei detto di tanto sbagliato! Io gliel'ho visto!»
«Non credo proprio, e poi eri di spalle, non potevi!», disse lui, subito rendendosi conto delle enormità che stava spifferando ad alta voce.
«Beh, almeno, ho intuito, ecco»

Il professore era eccitatissimo, continuò.
«Se vuoi, possiamo confermare la tua intuizione, che ne dici?»
«Tipo?»
«Vuoi vederlo?», fece lui.

Lei, senza rispondere nulla, si accovacciò sul pavimento, subito a fianco del letto del professore e, fissandolo negli occhi, cominciò a sbottonargli i pantaloni.
Il nostro era paralizzato dal piacere: la vista di quella giovane creatura, la situazione, le promesse che quel bel corpo sembrava poter mantenere, tutto questo contribuì a spezzargli il fiato.
Lei, forse incurante del suo potere, continuò nell'opera: dopo i pantaloni vennero i boxer.
Il cazzo del professore era nuovamente allo scoperto, duro, turgido, ben visibile agli occhi di quella giovane studentessa.

«Allora, cosa ne pensi? Confermi?», domandò l'uomo.
«Eh sì! E' grosso, sì sì, e poi è così duro»
«Perché sono eccitato, cara»
«Come quando mi guardavi il sedere?»
«Brava»

Il docente stava per parlare, quando lei, quasi ad intuire quello che fosse il suo desiderio, si avvicinò con la bocca, proprio lì, dove quel bell'arnese maturo si mostrava senza alcun imbarazzo.
Le labbra di lei lo bagnarono, senza vergogna, per poi scendere subito sulle palle. Con gran gusto la ragazza iniziò a succhiarle, lentamente, ma senza fermarsi mai.
Il professore godeva di quella piccola porca, intenta a fargli assaporare la gioventù e la bellezza.
Per diversi minuti non osò interagire, poi, all'aumentare dell'eccitazione, afferrò la testa della ragazza, proprio mentre lei era intenta ad avvolgere le sue labbra intorno alla cappella.
Quale gusto, quale godimento nel vedere una ragazzina intenta a ricevere il cazzo di un uomo in bocca, nel sentirlo mentre si lascia trasportare da quelle labbra assatanate, da quel viso pieno di voglia.

Il professore la osservava, sempre tacendo, mentre le guance di lei si riempivano ritmicamente di una sagoma ben nota.
Cercava di accompagnarne i movimenti comandandola con la mano, non sempre riuscendovi.
Di quando in quando, il membro sembrava scivolare fuori, sfuggire a quel delizioso trattamento, ma subito l'uomo si sentiva in dovere di correggere il tiro, con foga, quasi con rabbia. Alle volte aveva la sensazione di soffocarla, ma ogni scrupolo era subito messo a tacere da quella voglia incontrollabile che lentamente saliva, e che iniziava ad essere difficile da contenere.

«Ti piace?», disse lei, distogliendo la propria bocca da quel succulento lavoretto.
«Certo», mugugnò lui, mentre con la solita mano cercava di avvicinare quel visino giovane al suo cazzo.
Lei però era abile ad evitarlo, quantomeno in bocca: lo faceva scorrere sulle sue guance, ormai umide e sporche, e intanto continuava a parlare.
«Ho guardato dei porno, per imparare a farlo bene, solo per lei», disse Sara.
«Puttana, sei una piccola puttanella», fu l'unica frase che il professore riuscì a profferire, preso dal godimento.

«Ehi! Potrei denunciarla!» disse lei, stizzita, ma subito il docente approfittò di quella boccuccia semiaperta per infilare il cazzo in quel bel visino.
«Troia, stai zitta, succhiami il cazzo, ho capito che ti piace, ti ho visto farlo nel parcheggio della scuola, quindi ora lo farai per me, da brava, fino a farti sborrare in gola»
Sara, sentendosi arrivare di colpo quel grosso fardello di carne, smise di parlare e continuò a succhiarlo.
La verità è che in fondo a lei piaceva quel trattamento, quel sentirsi usata da un uomo più grande di lei.
Le piaceva far godere. Il cazzo scivolava ormai con facilità, dentro e fuori, e l'orgasmo stava per arrivare.

L'uomo, carico di voglia, sospinse la ragazza contro il letto, facendo sì che il suo viso sbattesse contro il materasso.
Ora era inginocchiata, con la testa china sul letto, e la bocca bene aperta.
L'uomo, vedendola in quelle condizioni, con le labbra lucide e il mento bagnato del suo cazzo, decise di scoparle la bocca.
Si chinò leggermente su di lei, tenendo il cazzo ben saldo con le mani, e la penetrò. La ragazza inizialmente sgranò gli occhi, non si aspettava un trattamento così brutale. Quel pene però le riempiva ogni spazio possibile, così che non riuscì a fiatare.
Il professore ne approfittò anche per afferrarle i capelli, tirandoglieli. L'uomo non badava nemmeno più a quali potessero essere le reazioni di lei, semplicemente le stava chiavando il viso. Il corpo dell'uomo la sbatteva ritmicamente, lei sentiva il cazzo scorrerle in gola, e si eccitava, mentre le palle del docente le sbattevano sul mento con foga.

L'orgasmo arrivò improvvisamente, truce e violento, lo sperma risalì fino alla punta, e, mentre teneva il viso di lei ben saldo, l'uomo sborrò copiosamente. I fiotti di sperma colarono subito dentro la gola di Sara, lei cercò di prendere fiato aprendo la bocca, ma l'unico risultato fu quello di farsi scoppiare addosso quello che ancora lui era in grado di provocare. Il mento della ragazza era ora ricoperto di sborra.
Colava sulla maglietta rimastale addosso, e quel liquido bagnato riusciva a far intravedere ancora di più i suoi seni turgidi.
Il professore, rimasto silenzioso in quegli ultimi attimi, estrasse il cazzo, che già mostrava segni di cedimento e, senza dire una parola, si richiuse i pantaloni. Si rimise poi in piedi e, ripresosi un momento, guardò quella piccola puttanella.

«Sei brava, non mi aspettavo che lo succhiassi così bene»
«E io non pensavo sarebbe stato così violento!», rispose lei, quasi piagnucolando.
«Non fingere che non ti sia piaciuto, ti piace eh? Ti piace prendere il cazzo in bocca?!»
«Sì...»
«E lo so, ho notato, ho visto come hai bevuto tutto, brava ragazza»

«Beh, tutto tutto no» disse lei, ingenuamente, guardandosi il seno sporco di sperma.
Lui, in tutta risposta, si chinò nuovamente, questa volta per andare con il dito a raccogliere quanto colava dal corpo di lei.
Dopo averlo raccolto, glielo porse.
«Tieni, visto che ti piace, è un peccato sprecarlo»
Lei, ormai totalmente succube della volontà dell'uomo, aprì la bocca ubbidiente, bocca che subito accolse il dito del professore, prendendolo dentro fino in fondo.
«Mmmm, ma guarda come ti piace»
Lei si limitò a continuare l'opera di pulizia, leccandogli l'intera mano.

«Ok, ok, ora è meglio andare a nanna! Non trovi? E' tardi, e domani dobbiamo visitare due musei!»
Come risvegliatasi improvvisamente, lei rispose.
«Ok, Ok!»
Si rialzò, si aggiustò alla bell'e meglio il viso, e fece per uscire dalla stanza del docente.
Sulla porta, come ritrovata d'un tratto la malizia, si voltò e disse.
«Professore, però adesso lei è in debito con me!»
E, senza attendere alcuna risposta, si allontanò da quella stanza, unica altra testimone di quelle oscenità.

«Un debito che pagherò ben volentieri», disse l'uomo a mezza voce, rimasto solo.




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