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Lui & Lei

Una sera a cena fuori


di GeLogan
12.12.2021    |    5.361    |    3 8.8
"Forse ci voleva qualcosa di nuovo..."
Con l’esibizionismo iniziammo quasi per gioco. Quella sera decidemmo finalmente di uscire, dopo qualche mese di apatia e veramente pochi momenti di intimita’ causa lavoro, figli, trasloco, eccetera.
Il logorio della vita moderna, insomma.

La “dieta” di contatti fisici (che applicata alla mia libido pesava come un’astinenza piena, pur non essendovi un’assenza totale di intimita’) aveva contribuito a creare tra noi una situazione tesa, con lei perennemente sulla difensiva ed io frustrato dai suoi ripetuti rifiuti.

E cosi’ affrontammo il tema del sesso tra noi, di nuovo e dall’inizio, partendo dai cambiamenti indotti nelle nostre esistenze per arrivare alle aspettative di passione residue. Certo, forse ormai alla nostra eta’ l’idea di tornare insieme in un sex-shop a scegliere i giochi adatti poteva considerarsi ormai superata; cosi’ come cospargersi di champagne e leccarsi, o anche masturbarsi reciprocamente guardandoci in videoconferenza.

Mi piacque comunque ricordare alla mia lei la volta in cui di recente, nel corso di una passeggiata nel bosco attraverso un sentiero non troppo poco frequentato, ci spostammo in un posto neanche troppo isolato per consumare una spontanea, irresistibile passione reciproca. Cosi’, su due piedi. O meglio, alla pecorina. Semisvestiti e golosi di voglia. E tanti saluti al freddo.

Fu grazie a questo ricordo che ci rendemmo conto di volerci provare ancora, e pensammo valesse la pena cercare di esplorare meglio quanto fosse rimasto di quella complicita’ che aveva caratterizzato i primi anni del rapporto.
Almeno in memoria dei vecchi tempi.
Forse ci voleva qualcosa di nuovo. L’idea, la mia idea era di non banalizzare il tutto riducendolo alla solita missionaria del venerdi’, ma creare una situazione che potesse esaltare le nostre voglie introducendo gli elementi della ricerca, della fantasia, del rischio.

Questo il contesto che mi fece prenotare quel ristorante molto elegante per quella sera, dopo aver assicurato i giusti complementi per Lei ed averle chiesto di indossarli.
In particolare un delicato perizoma in pizzo sotto il collant nero con riga verticale a meta’ coscia, insieme a delle scarpe con tacco alto di sicuro effetto, ma raffinate ed eleganti.
A chiudere, un vestitino fasciante per valorizzarne il fisico, corto il giusto ma non troppo.
E rigorosamente niente reggiseno per permettere alle sue tettine di strusciare libere contro la stoffa dell’abito.

Mi piaceva cosi’, raffinata ed un po’ distaccata.
Discretamente invitante, non sfacciatamente provocante.

Il posto era molto carino, curato in ogni sua parte. Non troppo pieno ma neanche deserto, quella sera.

Guardandola mentre leggeva il menu’ senza riuscire a decidersi, con i capelli raccolti e gli orecchini dorati rotondi, pensavo a quanto fosse sempre piu’ bella ed a quanto io fossi ancora fisicamente attratto da lei e dal suo corpo plasmato dall’allenamento, nonostante i vari anni insieme. La stessa attrazione del primo giorno, ma potenziata dalla consapevolezza delle sue forme e dei suoi sapori. E fantasie varie a seguire, non tutte caste, non tutte trascrivibili.
Ovviamente lei era del tutto consapevole che non ci saremmo limitati ad una cena in un bel posto, ma immaginava piuttosto un “dopocena” in un luogo isolato se ne avessimo trovato uno, o una sveltina in garage con lei appoggiata al bagagliaio della station wagon ed io dietro ansimante.

Per questo, quando dopo il calice di Martini bianco ordinato come aperitivo mi chinai verso di lei facendole i complimenti per la mise e le chiesi sottovoce di andare in bagno a togliersi le mutandine e strappare il collant sul davanti, la sua reazione fu di sorpresa piu’ che di eccitazione.

Non si mosse subito.
Forse era imbarazzo o forse stava giocando con me?

Ad ogni modo dopo poco i suoi occhi azzurri si socchiusero, mi sorrise, si alzo’ assicurandosi che cogliessi la sensualita’ dei suoi movimenti.
Poi con passo naturale attraverso’ il corridoio del locale verso le raffinate toilettes in marmo ondeggiando i fianchi.
Era bellissima, la figura snella esaltata dai tacchi alti e dall’abito rendevano giustizia al suo corpo perfetto di quarantenne.
“Immagina se fosse nuda”, mi dissi, “chissa’ gli altri maschi, e le altre femmine”.
Mi chiesi se la cosa potesse darmi fastidio.
L’eccitazione mi impedi’ di darmi una risposta.

Dopo qualche minuto riapparse con un sorriso e mi passo’ la borsetta sussurrandomi all orecchio:
“Guarda”.

Aprii.
Il perizoma in pizzo.
Richiusi. Forse il cameriere poco lontano aveva visto, forse no.

“E le calze? Le hai aperte?”
Sorriso neutro: “Non ti dico…”
“Dai…”
“Su, ordiniamo”, e fece cenno al cameriere di avvicinarsi.

Sapere che forse il suo sesso era libero mentre il tizio le spiegava il condimento all’antipasto di gamberetti mi piaceva, mi dava l’idea di un piccolo segreto che custodivamo solo noi due.

Abbandonammo per il momento l’argomento dando priorita’ alla cena, chiacchierando di noi (vacanze-progetti-casa-relax-andiamo li, andiamo la’) e stuzzicandoci di tanto in tanto con qualche ricordo intimo speciale. Eravamo arrivati alla fine del secondo bevendo poco piu della meta’ del Chianti Riserva scelto per accompagnare i piatti.

Chiesi due caffe’ ed il conto.
Portando la tazzina alle labbra:
“E insomma, dimmi delle calze…” le chiesi ridendo.
Limitandosi a guardarmi con i suoi occhioni e con la bocca appena increspata da un sorriso, lascio’ cadere il fermacapelli.

Capii.

Mi chinai sapendo dove guardare ed appena sotto allargo’ le gambe per permettermi di vedere la sua passera curata spuntare tra il nero strappato del collant, mentre la sua mano per un attimo raggiunse le grandi labbra schiudendole leggermente con due dita.

Mi venne duro all’istante e mi rialzai quasi tremando dalla botta di eccitazione.

“Ti voglio. Vai in bagno, io arrivo tra un paio di minuti”
“Ma amore…ma dai, ma qui? Ma ci scoprono”
“No, chiudiamo la porta, poi se entra qualcuno facciamo piano…vai, tranquilla”

Uno sguardo malizioso mi fece capire che si era convinta.
Si alzo’ e si avvio’.
Non so come, pensai che avrei dovuto regalarle un ovulo vibrante comandato a distanza se ci fosse stata una prossima volta.

Dopo poco la seguii, aprii la porta dei bei bagni delle donne pronto a scusarmi per l’errore in caso di incontri sbagliati.

Marmo ed ottone dappertutto.
Cuore impazzito ed erezione totale.
Nessun estraneo in vista. Ma per quanto?

“Amore”, sottovoce.
La porta della prima toilette si apri’. Entrai, ci avvinghiammo e le nostre lingue si arrotolarono insieme all’istante.
“Voglio darti il cazzo”, le sussurrai piano in un orecchio.
Un fremito. Le piaceva quando le parlavo in modo esplicito (anche se in verita’ non avevo mai capito esattamente quanto in la’ potessi spingermi).
“Si”, disse piano.

Continuando a baciarci in piedi, le misi una mano sotto il vestito cercando la sua pelle sotto lo spacco delle calze ed iniziai a strofinarle lentamente due dita sulla fica, puntando la clitoride.
Era gia’ tutta gonfia ed umida.
Era tanto eccitata quanto me e non feci fatica a farle scivolare ripetutamente due dita dentro e fuori, mentre con una mano lei cercava di slacciarmi la cintura per liberarmi il membro.

Mi calai pantaloni e boxer sulle caviglie, le arrotolai il sotto del vestito sui fianchi. Per un attimo continuammo a masturbarci a vicenda. Mi piaceva.

La girai faccia alla porta piegandole il busto in avanti, mi chinai ed iniziai a leccargliela. Il suo sapore, finalmente.
Sapevo che il suo indice e medio avevano iniziato a roteare sul clito e potevo intravedere brillare il diamante incastonato nella fede in oro rosa. Yes, ci eravamo sposati anche per questo. La amavo per tutto. Ed era un piacere incredibile ricordarsene in questo modo.

Sospirando sempre piu’ eccitati, le allargai lo strappo delle calze per scoprirle i glutei e l’ano.
Le aprii le chiappe e partii a leccarle il buco del culo, cercando di entrare il piu’ possibile con la lingua. Per me rappresentava il massimo segno di totale disponibilita’ verso di lei, era il mio preliminare preferito.

Il ritmo dei sospiri cresceva.
Avevo l’impressione che la mia saliva e gli umori di Lei ci colassero lungo la faccia e le cosce.
Lei si masturbava sempre piu’ velocemente la clitoride.

“Scopami amore”, mi disse ansimando e divaricando un poco le gambe per accoglierlo meglio.

Mi alzai e la presi da dietro.
La schiena si inarco’.
“Ohhh”, le sfuggi’ a voce alta.

Entrai in lei bagnatissima tirandole la testa indietro per i capelli, infilandolo tutto subito in fondo e muovendolo avanti ed indietro con foga, con colpi vigorosi, mentre le toccavo le tette dalla scollatura e lei con gli occhi socchiusi mi succhiava voluttuosa le dita della mano con cui l’avevo masturbata.

Continuammo in questa posizione fino alla fine, facendolo entrare fino in fondo, cercando di dare e sentire tutto l’uno dell’altra.

Pensai che le ci volesse un po’ per arrivare all’orgasmo, e che data l’astinenza non sarei stato in grado di resistere cosi’ tanto.
Forse per la situazione nuova, per una volta invece venne prima lei.
Ritrassi il pene bagnato fradicio dei suoi liquidi, lei si giro’, mi bacio’ in bocca, mi giro’ e masturbandomi da dietro mi fece sborrare verso il water. Continuo’ a massaggiarmi il pene, lubrificato dal mio sperma, finche’ non inizio’ a sgonfiarsi.
Rimasi stordito, con le gambe che tremavano per la potenza dell orgasmo.
Lo lascio’, mi girai, presi la mano che lo aveva tenuto, la leccai.
Poi ci baciammo ancora.
E ci guardammo negli occhi.
“Ti amo”, ci dicemmo contemporaneamente.

Quanto era durato il tutto? 5, 10 minuti?
Non era entrato nessuno?
O meglio se fosse entrato qualcuno, ce ne saremmo accorti?.
Eravamo stati sentiti? O visti?
Il rischio aveva aggiunto valore all esperienza e ci era piaciuto parecchio quel mix di adrenalina e passione.

Rivestiti, uscimmo a turno dal bagno aspettandoci appena fuori. Forse qualcuno avrebbe notato le calze smagliate, il trucco sbavato di lei o l’unica goccia di sperma atterrata sui miei pantaloni.
Beh, pazienza.
Riattraversammo la parte di locale necessaria a guadagnare l’uscita sentendoci piu’ di qualche sguardo (invidioso?) addosso, ed andammo via.
Era presto per dire se e come avremmo continuato ad esplorare nuove emozioni in pubblico, ci bastava per quella sera avere capito di volerci e di essere sempre, nonostante i tanti anni insieme, gli amanti l’uno dell’altra.
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