bdsm

Davi


di SperelliAndrea
12.08.2021    |    4.193    |    10 8.4
"Si ferma davanti a me, il “canuomo” ai suoi piedi sbava e ringhia, lei mi scruta con fare severo e dice: “Come ha fatto un ragazzino ad entrare! Ora vieni..."
Davi

Venerdì sera e tanti saluti al Dalì. Marica vuole andare al Nautilus, un club privé che ospita una serata BDSM. Ho promesso che avrei passato la sera con lei, così ha organizzato tutto: aperitivo d’asporto al Mug Café con passeggiata sui navigli, cena al giapponese seduti per terra scambiandoci cibo carezze e baci, a seguire il Nautilus e per concludere una tardiva colazione tra le lenzuola.
Il dress code della serata è dandy retrò, decido quindi per un paio di pantaloni neri con fibbie e cerniere di Alexander Mcqueen, una camicia bianca sartoriale con collo alla diplomatica e un gilet damascato nero e grigio scuro di Dior; completano l’outfeet un Foulard di seta allacciato con nodo ascot e dei gemelli con la testa in alabastro. Infilo la giacca in pelle nera da motociclista e chiamo il taxi per andare a prendere Marica. Arrivato sotto casa sua le mando un messaggio, ci mette poco a scendere sfoggiando una mise di tutto rispetto: pantaloni elasticizzati neri stile cavallerizza, stivali neri con tacco a spillo, un corsetto damascato viola e nero a stringerle la parte superiore del corpo (sapevo che lo avrebbe messo, lo adora) e un lungo cappotto nero tenuto aperto. Credo proprio che non passeremo inosservati, con i tacchi Marica è alta come me, fisico snello occhi grandi grigio verde, capelli lunghi castano scuri leggermente mossi che incorniciano un viso dai lineamenti eleganti, un bel seno pieno messo in evidenza dal corsetto e un lato B sodo a mandolino.
La prima parte della serata passa all’insegna dell’allegria e della complicità, accompagnati dagli sguardi tra l’incuriosito e il divertito della gente borghese e benpensante che ci circonda. L’esibizionismo di Marica ci porta ad essere audaci e a lasciarci andare in atteggiamenti più intimi, al punto che mentre ordino la cena Marica sposta la mano sotto il tavolo, velocemente mi abbassa la cerniera dei pantaloni per aver accesso al mio pene che inizia a massaggiare, appoggia poi il gomito dell’altro braccio sul tavolo e la testa sulla mano, rendendo evidente il movimento della spalla, fissando il cameriere in cerca di approvazione. Preso l’ordine il cameriere si allontana con un evidente rigonfiamento sotto il grembiule, noi scoppiamo a ridere. Finiamo la cena e, solerte, il cameriere si avvicina al nostro tavolo per sparecchiare e chiederci se volessimo il dolce. Decido che è il momento della vendetta e chiedendo cosa ci sia di buono, infilo la mano all’interno dei pantaloni di Marica che, sorpresa e molto divertita, mi agevola contraendo i muscoli dell’addome facilitando il mio arrivo in terza base, dove inizio a giocare col suo bottoncino. Il cameriere continua l’elenco dei dolci e Marica portando le braccia dietro di se si appoggia con i palmi al cuscino e spinge indietro la testa esibendosi. Dall’alto il cameriere può gustare appieno la scena. L’elenco dei dolci finisce e Marica ordina un gelato alla rosa, io sfilo la mano e leccandomi le dita dico che sono a posto così. Questa volta scoppiamo a ridere in tre…
Usciamo dal ristorante e passeggiamo abbracciati fino a piazza ventiquattro maggio dove prendiamo un taxi diretti al Nautilus. Salendo le scale che portano all’ingresso del club, Marica mi ricorda che in queste serate è “protocollo” usare un soprannome, il suo sarebbe stato Tisifone (mi domando se si ispiri alla Erinni o al personaggio dei cavalieri dello zodiaco). Fortunatamente siamo sulla lista degli ospiti e non paghiamo l’ingresso, o quanto meno io non lo pago, il “gentil sesso” non paga mai in questi posti per sfigati e frustrate!!!
Mentre stiamo per varcare la soglia sentiamo una voce chiamarci, è Carlo AKA Chucky Doll:
“Tisifone aspettaci, entriamo tutti insieme!”
Mi giro e riconosco gli amici di Marica; Chucky Doll un uomo sulla quarantina, Master con tendenze bisessuali, fisicamente anonimo; Rasputin i quaranta li ha già passati, non conosco il suo vero nome, corpulento alto oltre uno e novanta, a detta di Marica il Master con la mano più pesante che si possa incontrare a Milano; Dominiq più di trentacinque anni mal portati, basso grassottello e bruttino, si ritiene carismatico ed è ben conosciuto nell’ambiente BDSM, è da quando mi si è presentato la prima volta che mi domando cosa penserebbe la scrittrice Dominique Auri del fatto che questo individuo la “omaggi” usando il suo stesso pseudonimo al maschile.
Accanto ai tre Bellimbusti ma un passo indietro e con lo sguardo basso, a mettere in evidenza il loro ruolo, restano due figure; la prima è Justine trent’anni, un bel visino su un corpo flaccido e tozzo strizzato in completini di latex da sexy shop, è la schiava 24/7 di Dominiq; la seconda figura è molto più interessante: intorno ai venti, alta poco meno di me snella viso da bambolina con enormi occhi blu e lunghi capelli biondi portati con una coda alta, il particolare che maggiormente mi attrae è il fermaglio che tiene chiusa la sua mantella: rappresenta il logo di Vivienne Westwood. Li attendiamo mentre consegnano giacche e borse al guardaroba. Si affrettano da noi e seguendo rigorosamente il protocollo salutano prima Marica poi me ed infine viene intimato alle due Sub di salutarci. Comincia Justine a cui elargisco un sacco di complimenti al solo scopo di infastidire Dominiq, che ritiene i complimenti dei premi che i sub devono guadagnare; a seguire si presenta l’altra ragazza il cui nome è Davi, saluta Marica per poi ripetere lo stesso rituale con me, ricambio il saluto in modo molto formale e dico:
“Se prometti di non bere il mio sangue questa sera sarò Damian”
Tolta la mantella Davi è rimasta vestita di un completino intimo Agent Provocateur composto da una sottoveste di seta, slip semi trasparenti legati sui fianchi da nastri di organza, calze con balza e guepiere di pizzo che arriva sotto al seno, dettaglio che ha mostrato sollevando la, già corta, sottoveste nel fare un inchino a Marica, il tutto nero con rifiniture rosa antico. Sentita la mia risposta Davi sorride stupita e con sguardo malizioso mi risponde:
“Solo se prometti di non tagliarti le vene”
Non essendo chiaro a nessuno, tranne che per me e Davi il senso di quelle frasi, cade il silenzio che prontamente Marica rompe dicendo:
“Guarda che è una Sub amica di Chucky Doll, mica una vampira e adesso muoviamoci ad entrare che qui inizio a sentire freschino”.
Entriamo nella sala principale del locale che è arredata in modo pacchianamente finto lussuoso, si ispira a navi da crociera di inizio secolo, tradendo in questo modo le verniane aspettative dovute al nome. La musica proposta dal DJ è in stile Rammstein, Einstürzende Neubauten o Marilyn Manson: niente di diverso da una serata Dark Wave. Marica e i tre master cominciano il giro di saluti degli habitué, alle sub viene ordinato di andare a prepararsi, io dico a Marica di finire il giro con calma e che l’avrei aspettata al bar ordinando qualcosa da bere anche per lei, sbuffando infastidita si stacca dal mio braccio, mi bacia come ad indicare proprietà, e si allontana.
Prima di andare al bar faccio un giro del locale, ci saranno in tutto un’ottantina di persone per la maggior parte nella zona con i divani e i tavolini. La pista da ballo è calcata da due coppie che definire di cattivo gusto sarebbe un eufemismo, il locale è poi dotato di cinque boudoir attrezzati di finti specchi, quadri con rappresentate scene di sesso più o meno grottesche in cui il gli occhi dei protagonisti presentano fori attraverso cui si può vedere, oltre a questi vi sono anche i classici e immancabili buchi nelle pareti posti a diverse altezze così da permettere di guardare o introdurre la propria “dotazione”. I boudoir ospitano una decina di persone e altrettante fuori a spiare. Incontro poi l’accesso alla Darkroom, lo supero. Rimangono due ambienti; una suntuosa camera da letto senza porte e con divanetti disposti attorno al pantagruelico letto e infine il Dungeon che si raggiunge scendendo una breve scala in metallo, quest’ultimo pur volendo ricordare la sala motori di una nave presenta al suo interno croci di sant’Andrea, cavalli spagnoli, rastrelliere piene di attrezzi per infliggere dolore, corde, ganci su muri soffitto e pavimento, una inspiegabile zona con una turca un lavandino una doccia e altre strane cose di cui non conosco il nome.
Nel dungeon conto sei schiave, otto schiavi, un Master e due Mistress; tra le schiave noto Davi a cui rimangono addosso solo le decolté nere con ghette rosa a bottoncini tacco otto, di fianco a lei Chucky Doll le sta avvolgendo attorno al corpo una corda nera a formare un karada. Faccio dietrofront e punto il bar.
Arrivo al bancone mi siedo su uno sgabello e ordino un mint julep per me e un moscow mule per Marica. Sorseggio il mio cocktail guardandomi intorno appoggiando la schiena al bancone, una donna di una quarantina di anni vestita con una finta divisa SS in latex viene verso di me tenendo al guinzaglio un suo coetaneo sovrappeso vestito solo di collare, gag ball, plugtail e gabbietta per il pene; distolgo lo sguardo sperando passi oltre. Non ho fortuna. Si ferma davanti a me, il “canuomo” ai suoi piedi sbava e ringhia, lei mi scruta con fare severo e dice:
“Come ha fatto un ragazzino ad entrare! Ora vieni con la mamma che meriti una bella punizione…”
Socchiudo gli occhi e lascio cadere la testa indietro come fossi sfinito, sospiro e guardandola negli occhi le rispondo:
“Signora ho 29 anni e ho già una madre, di una seconda proprio non saprei che farmene, se sente il bisogno di un figlio sono pronto a scommettere che il canuomo sarebbe contentissimo di aiutarla. Ora mi scusi ma preferisco dedicarmi al mio mint julep!”
La donna si allontana, passano ancora una decina di minuti che uso per finire il mio cocktail e ordinarne un secondo, prendo il bicchiere mi rigiro e vedo Marica arrivare verso di me, mi guarda, si gira in direzione della nazista e mi chiede:
“Ti ha dato fastidio quella ninfomane? Se vuoi la facciamo sbattere fuori!”
Le porgo il suo cocktail e le rispondo:
“Figurati, per così poco. Piuttosto ti va di infilarci in uno dei boudoir e dare un po’ di spettacolo?”
Prende il bicchiere dalla mia mano, ne beve un sorso mi sorride maliziosa e replica:
“Con molto piacere ma prima stiamo un po’ con i miei amici, è da parecchio che non li vedo e mi devono ragguagliare sul matrimonio di Dominiq e Justine a Berlino, con festa al Kitkat Klub.”
Detto questo si passa il mio braccio attorno alla vita e appoggiandosi a me con la testa ci incamminiamo verso i divanetti.
Raggiunti i divanetti noto con disappunto che l’acustica del locale è studiata molto bene: qui la musica è poco più di un sottofondo permettendo di chiacchierare, cosa che io avrei voluto evitare. Arriviamo alla zona a noi riservata, è situata nell’angolo più lontano dalla pista da ballo. Ci sono tre divani disposti a ferro di cavallo e un basso tavolino centrale. Dominiq e Rasputin ci aspettano già seduti, Chucky Doll arriva contemporaneamente a noi, delle due Sub non c’è traccia. Ammazzo vistosamente il mio cocktail procurandomi un pretesto per una eventuale fuga. Ci sediamo e fatti i brevi convenevoli di rito parte il noioso racconto del matrimonio. Dopo pochi, interminabili, minuti vediamo arrivare Davi e Justine; la prima avanza a quattro zampe con il karada che disegna buffi rombi nelle sue carni, una plug tail nera e un collare dello stesso colore con agganciato un sottile guinzaglio che tiene in bocca come fosse un giornale o un bastoncino. Justine indossa delle autoreggenti a rete e uno stringivita, ano e vagina sono dilatati da attrezzi ginecologici che sembrano usciti dal film Inseparabili di Cronenberg, la bocca è spalancata da un anello di metallo collegato a delle strisce di cuoio che si allacciano dietro la testa. Dominiq si alza e con fare plateale, rivolto alle due sub, dice:
“Salite sul tavolo, assumete la posizione 3 e restate in attesa.”
Eseguendo l’ordine Davi fa seguire alla frase di Dominiq le parole:
“Di giochi senza memoria dove vendersi e svendersi e poi dimenticare”
Dominiq, non capendo bene il senso della frase, fissa soddisfatto Davi le si avvicina minaccioso e dice:
“Puoi parlare solo se ti è richiesto altrimenti vieni punita”
lo interrompo prima che finisca di parlare:
“Cosa d’alta magia non ferirsi mai.”
Devi chiude gli occhi e resta immobile attendendo la punizione.
Interviene Marica dando uno schiaffo in pieno volto a Davi:
“Per il momento te la cavi con una sberla ma se combini ancora qualcosa sconti anche questa subendo una doppia punizione!”
prosegue indicando prima lei e poi me:
“E finitela con questi dialoghi joneschiani, sono noiosi.”
Dominiq ostenta il ghigno di un gatto che ha appena ingoiato un canarino, è convinto di esser riuscito a far sì che Marica mi mettesse sullo stesso livello di una sub. Noto solo ora che Chucky Doll non prestando attenzione a noi rovista in una valigia da medico ottocentesca (come ha fatto a farla entrare ma soprattutto dove la teneva!?!?!?).
Finalmente trova quello che cerca e noncurante si avvicina alle due ragazze che al momento sono in ginocchio sul tavolino, gambe divaricate e mani dietro la testa con gomiti alti. Chucky Doll afferra un capezzolo di Justine lo tira e lo torce fino a farlo arrossare e inturgidire, lei comincia a gemere ma resta immobile sopportando il dolore. Ora Chucky Doll applica lentamente un morsetto al capezzolo e gira la vite fino a che la ragazza comincia a lamentarsi, poi ripete la stessa operazione per l’altro capezzolo e in fine per il clitoride. Durante l’operazione Justine trema, piange e si lamenta ma riesce a mantenere la posizione.
Chucky Doll si avvicina a Davi e la fissa per qualche istante, lei scuote la testa, lui con fare deluso le porge due pinzette che lei afferra. Davi applica le pinzette ai suoi capezzoli seguendo la procedura usata su Justine. Dominiq riprende la parola:
“Chucky Doll hai portato il catetere per Justine?”
Justine comincia a piangere disperata, si lascia cadere dal tavolino e striscia ai piedi di Dominiq, ci si aggrappa, li bacia, li lecca e mugugnando in modo quasi incomprensibile, lo implora di non metterglielo, lui la guarda e atteggiandosi a superuomo la minaccia:
“Riprendi subito la posizione o te lo inserisco senza lubrificante”
La ragazza continuando a piangere devastata, si trascina sul tavolino dove riprende la posizione.
Una scarica di adrenalina mi risveglia dal torpore in cui mi sono rifugiato per difendermi dallo schifo che provo. Ho davanti a me due scelte, la prima e riempire di botte Dominiq ponendo fine alla serata e sputtanando la promessa fatta a Marica. Opto per la seconda: mi allontano e provo a calmarmi.
Alzandomi fingendo disinteresse:
“ho sete vado a prendere da bere, volete che vi porti qualcosa?”
Interviene Rasputin:
“Ecco bravo, dato che non hai spina dorsale, almeno renditi utile portandomi una vodka!”
Poi scoppia a ridere seguito da Dominiq. Marica mi si para davanti, ha lo sguardo basso, avvicina le labbra alle mie, mi bacia a lungo, mi stringe e mi accarezza. Poi si stacca e a voce alta:
“scegli tu, a me basta che torni”
Dietro di lei i tre superuomini hanno fatto sdraiare Justine supina con la testa sul divano, il culo sul bracciolo e le gambe che pendono fuori. Mentre in due la tengono ferma Dominiq sposta senza cura divaricatore e morsetto e in modo rude le spinge il catetere nell’uretra. Mi volto e mi allontano, pochi passi e Pure Morning Dei Placebo copre le urla di Justin.
“2 mescal, una vodka e 7 shot di rum, per cortesia”
ordino da bere per tutti, ho deciso per un diverso approccio: durante una negoziazione è la parte forte a dover fare la prima offerta o concessione, magari funziona anche qui…
Torno al tavolo con le bevute per tutti. Noto che Davi e Justine sono nuovamente schiena contro schiena sul tavolino. Attirata l’attenzione domando:
“Dominiq ti dispiace se chiedo alle ragazze di scendere dal tavolino che vorrei appoggiarci il vassoio con i drink?”
Guarda le ragazze, poi fissa il vassoio sulla mia mano sinistra e infine:
“muovetevi, avete sentito cosa ha detto! Prendetevi una pausa, scendete di lì”
Davi, continuando la sua recita, salta come un animaletto dal tavolino al divano dove si acciambella. Mentre si rigira per trovare una posizione comoda, noto che il suo karada presenta un nodo proprio sopra il clitoride, la legatura è molto stretta e lo sfregare del nodo ha arrossato la parte. Immagino che l’irritazione non sia l’unico effetto sortito da quella scomoda costrizione. Justine ha bisogno di aiuto, il tubo del catetere le passa vicino ad una gamba e finisce in una brocca sul pavimento, da sola fatica a muoversi. Le passo il braccio libero attorno alla vita e la sorreggo mentre scende, appena poggia i piedi per terra noto che Dominiq è pronto a tirarle un calcio. Mi frappongo, per colpirla dovrebbe spingere me e nel farlo mi farebbe cadere il vassoio. Tutto inutile, dopo un breve cenno di intesa con Dominiq, Rasputin assesta un forte calcio all’inguine di Justine. Non ho né tempo né modo di intervenire, resto fermo ad osservare Justine accasciarsi al suolo piangente. Non mi arrendo, appoggio il vassoio e di nuovo domando:
“Almeno per il brindisi possiamo toglierle quel coso dalla bocca?”
A rispondermi è Rasputin che rivolgendosi a Marica dice:
“Spiegheresti al tuo servizievole ragazzo che non c’è modo che noi si rinunci a certi piaceri!”
Marica prendendo la parola quasi incazzata:
“Per cominciare non è il mio ragazzo ma un amico, è qui su mio invito come mio accompagnatore e nostro ospite. Chiarito questo sappi che d’ora in avanti insultare lui equivale ad insultare me.”
Rasputin allunga la mano verso il vassoio afferra la vodka, la beve in un sorso e riappoggia il bicchierino sul vassoio ringraziandomi. Io appoggio il vassoio e prendo i due mescal. Ne porgo uno a Marica e abbracciandola le sussurro all’orecchio:
“Calma, beviamo questo e poi facciamo un brindisi tutti insieme”
Le sfioro le labbra con un bacio e insieme mandiamo giù il liquore.
Lasciata Marica distribuisco i rum e riprendo la parola:
“coraggio facciamo un brindisi …”
Mi interrompe Chucky Doll:
“Aspetta loro brindano in modo diverso…”
Dicendo questo tira fuori dalla borsa due assorbenti interni e li inserisce nei bicchieri di Davi e Justine. I tamponi aumentano di volume assorbendo tutto il liquido. Poi fissa Davi che scuote la testa. Deluso Chucky Doll si gira verso Dominiq e domanda:
“A Justine è così che piace brindare, vero?”
Dominiq risponde ridendo:
“Certo”
poi rivolgendosi a Justine prosegue:
“Hai sentito cagna, prepara le cloache che si brinda!!!”
Justine è ancora a terra con le mani tra le cosce, non si è ancora ripresa dal calcio ma esegue l’ordine: si sdraia sulla schiena e alza le gambe allargandole, le braccia lungo i fianchi, i palmi a terra. Rasputin le afferra le caviglie portandole fino a terra accanto alla testa di Justine. Chucky Doll passa uno dei due tamponi a Dominiq dicendo:
“Uno davanti e l’altro dietro.”
Detto questo le spingono i tamponi intrisi di run dentro culo e figa che in quella posizione sono oscenamente esposti e orrendamente dilatati da tutte le grottesche attrezzature. Tra loro scherzano su quante dita siano riusciti a infilare nelle cloache: quattro dita in culo e quasi tutta la mano in figa. Estratte le mani ordinano a Justine di ripulirgliele con la lingua, lei esegue implorando di toglierle gli assorbenti che le bruciano immensamente. Ignorando le suppliche della poverina Chucky Doll prende la brocca piena di piscio e riempie il bicchiere di Davi dicendo:
“Bere non è sesso e questa non è una secrezione maschile quindi ora brindi con noi e mandi giù senza fare storie”.
Assisto alla scena passivo, è evidente che la mia offerta sia stata rifiutata quindi alzo il calice e guardando Davi dico:
“Brindiamo alla nostra lucidità che vogliamo persa”
Prontamente lei risponde:
“A ogni bicchiere sorseggiando non coscienziosamente”
Questa volta il nostro fraseggiare sembra meno sconclusionato e passa quasi inosservato. Approfitto dell’attimo in cui tutti bevono per sottrarre il bicchiere di mano a Davi e dopo aver bevuto metà del mio lo offro a lei, accetta sorridendomi. Mi giro ad affrontare la conventicola, stanno per dire qualcosa ma li anticipo provocandoli:
“Scusate ma non avevo molta sete”
Appoggiando il bicchiere di piscio aggiungo
“ne è avanzato uno, approfittatene, priorità al rango!”
Poi mi rivolgo a Davi e le chiedo:
“Non capisco cosa ci faccia tu qui, sei diversa da loro”
Il mio vuole essere solo un complimento, non mi aspetto alcuna risposta ma a sorpresa Davi dice:
“Io sono qui per mia scelta sperimentando entro limiti da me imposti, loro non hanno scelta sono sfigati e frustrate: Bastardi senza talento a cui non chiederò di leccarmi”
Sfigati e frustrate, ha dato voce ai miei pensieri ma per Davi questa risposta equivale ad un suicidio. Chucky Doll, rosso in volto per la rabbia grida:
“Ora hai passato ogni limite, squallida rincoglionita, verrai punita con 5 colpi per ognuna delle persone che hai insultato”
Interviene Dominiq:
“25 colpi che in ottemperanza a quanto disposto precedentemente da Tisifone diventano 50.”
Davi sorride soddisfatta e dice:
“Accetto con piacere ma a condizione che a colpirmi sia Damian, se a voi non sta bene siete liberi di allontanarmi”
Mi siedo e rivolto a Davi:
“sei seria?”
Ancora una volta non è una domanda, ancora ottengo una risposta:
“si”
Mi abbandono sul divano e alzo gli occhi al cielo sbuffando. Dominiq prende la parola:
“A me sta bene, ma l’esecuzione sarà pubblica, subirai i colpi in posizione 7 e se Damian rifiuta ne riceverai il doppio da Rasputin”
Rasputin eccitato all’idea, mi provoca:
“concordo anche io ma Damian non è un master quindi dovrà anche accettare di essere abilitato all’uso di uno strumento”
Chucky Doll Aggiunge:
“Ottimo, allora è deciso, così avremo l’opportunità di vedere di che pasta è fatto l’amichetto di Tisifone”
Dopo quanto detto da Dominiq non ho scelta:
“Accetto”.
Mi alzo e mi dirigo verso l’area fumatori, Marica mi segue.
Scrocco una sigaretta e da accendere. Marica sembra nervosa e mi dice che deve spiegarmi un po’ di cose. Per farla breve: Potrò disporre di Davi come meglio credo entro i limiti da lei imposti fino alla fine della punizione; la punizione verrà somministrata sulla pista da ballo senza musica e se gli spettatori dovessero dimostrarsi scontenti la punizione verrà ripetuta sia su me che su Davi; l’abilitazione consiste nel subire 15 colpi con uno strumento di mia scelta, durante i quali mi verrà spiegato come usarlo da un master sempre di mia scelta; la posizione 7 è la più umiliante e dolorosa: Davi starà sdraiata sulla schiena con un cuscino sotto il sedere, porterà le ginocchia al petto tenendole larghe aiutandosi ponendo le mani dietro le ginocchia, esponendo sesso e seno, io dovrò colpirla su cosce e pube tra ombelico e culo.
Torniamo ai divani. Guardo Davi e le dico:
“So che posso disporre liberamente di te, dei tuoi limiti non me ne frega un cazzo, se non ti sta bene sentiti libera di allontanarmi”
Faccio una breve pausa fissandola, lei abbassa lo sguardo. Staccandole delicatamente le pinze dai capezzoli le ordino:
“ora togliti quella corda di dosso e vai a rivestirti come quando sei arrivata.”
Alza lo sguardo e supplichevole mi chiede:
“Grazie ma posso tenere la coda e il collare, mi piacciono tanto”
Acconsento con un cenno del capo, mi giro verso Rasputin e gli dico:
“Gargantuesca caricatura di un pagliaccio, muovi quel culo flaccido, scelgo te per l’abilitazione. Sempre che tu ti senta all’altezza…”
Come supponibile risponde:
“più che all’altezza, mi sa che non riuscirai a finire l’abilitazione!”
poi aggiunge:
“Tisifone tu te la senti di farmi da assistente? Magari riesco a trasformartelo in un sub con soli 15 colpi!!!”
Tisifone risponde:
“Con molto piacere, vado a prepararmi”
Ancora Rasputin rivolto a me:
“Dimmi dove avrò il piacere di colpirti?”
Rispondo:
“Sulla parte superiore del corpo, tra vita e spalle. Ora scusami ma voglio fumare un’altra sigaretta, vi raggiungo nel dungeon tra qualche minuto”
Lascio l’area dei divanetti e Love Will Tear Us Apart dei Joy Division copre ogni altro suono, ora la pista da ballo conta una trentina di persone, guardando come sono vestite mi chiedo che fine abbia fatto il tema della serata.
Spengo la sigaretta e raggiungo il dungeon. È praticamente vuoto. Dalle scale vedo Marica e Rasputin. Mi avvicino a loro slacciando il gilet e la camicia. Quando sono vicino noto che Marica indossa solo corsetto e stivali. Chiedo spiegazioni:
“Tisifone mi dici come hai fatto a perdere i pantaloni?”
Risposta:
“non fare lo spiritoso e cominciamo, come assistente ho la responsabilità di guidarti in questa prova: fai quello che ti dico senza discutere se non vuoi che sia Rasputin a punire Davi. Se ti è tutto chiaro e acconsenti a continuare rispondimi con un semplice si Mistres”
Sono incazzato nero e dovrei lasciare che quella cretina riceva cento colpi da Rasputin, d’altra parte lo ha voluto lei e può fermare il tutto con la safeword. Temo di avere il cuore troppo tenero e l’indole del martire perché:
“Si Mistres”
nel dirlo quasi mi strozzo trattenendo una risata.
Allora Marica prosegue:
“Bene, togliti gilet, camicia e cintura e deponili ordinatamente su quella poltrona, poi avvicinati alla rastrelliera scegli lo strumento e portamelo.”
Incuriosito domando:
“perché anche la cintura?”
Marica: “Non discutere e non parlare se non ti è espressamente richiesto, Chiaro?”
Io: “Si”
Marica: “Si e poi”
Io: “Si Mistres”
faccio come mi ordina, ripongo ordinatamente i miei indumenti e afferro ciò che mi sembra più innocuo, piccolo e leggero. Mi giro e lo porgo a Marica che mi guarda stupita, Rasputin scoppia a ridere e dice:
“Il cane, certo che la vuoi proprio spaccare quella poveretta di Davi!!!”
Marica: “ora mettiti qui, allarga le gambe fino a portare i piedi all’altezza delle spalle, mani dietro alla testa e gomiti aperti. Questa è la posizione che dovrai tenere. Ogni volta che verrai colpito dovrai dire a voce alta il numero del colpo, è chiaro?”
Io: “Si Mistres”
Marica: “bene cominciamo, assumi la posizione”
Assumo la posizione, Marica si pone al mio fianco sinistro appena dietro di me, Rasputin circa un metro avanti a me spostato sulla mia destra. Rasputin prende le misure col cane e guarda Marica che mi chiede:
“sei pronto?”
Io: “sì mistres”
Allora mi appoggia una mano sulla schiena all’altezza dei pantaloni e dice:
“si comincia”
Non finisce di pronunciare la parola che sento una striscia di fuoco bruciarmi sul petto. Contraggo i muscoli e stringo i denti per non emettere alcun suono.
Marica: ”conta”
Rilassando i muscoli sibilo rabbioso:
“uno”
Vedo arrivare il secondo colpo, contraggo tutti i muscoli ma non serve a nulla: brucia quanto il primo, sembra che mi strappino la pelle.
“due”
arrivo all’ottavo colpo e perdo la posizione piegandomi in avanti, Marica mi si pone alle spalle mi abbraccia da dietro e mi aiuta a rialzarmi, poi fa scorrere le mani verso il basso e le infila dentro i pantaloni. Istintivamente abbasso le mani e le afferro i polsi.
Marica: “una volta assunta la posizione non puoi abbandonarla prima dell’arrivo del colpo altrimenti devo intervenire, se non ci riesco vengo punita”
dicendo questo si sposta davanti a me, si inginocchia con le gambe leggermente divaricate e appoggia le spalle a terra, le mani incrociate dietro la schiena e i polpacci adesi alle cosce. Poggia su spalle e ginocchia. La testa è piegata in modo da fissarmi; assumo la posizione anche io ma sono furente.
Rasputin le assesta un poderoso colpo sul culo che la fa tremare e gemere per il dolore. Marica si tira su aiutandosi con le mani e avanzando sulle ginocchia arriva davanti a me, mi slaccia i pantaloni, mi afferra il cazzo e se lo infila in gola. Ecco perché mi ha detto di togliere la cintura, è tutto premeditato. Il nono colpo arriva che il cazzo mi si sta gonfiando nella bocca di Marica, mantenere la posizione sta diventando parecchio complicato. Mi sento esposto vulnerabile e umiliato. Altri quattro colpi e Marica si alza per riprendere posizione alle mie spalle, mi cinge la vita con le braccia afferra il cazzo e comincia a segarmi mentre mi mordicchia il collo. Mi devo trattenere dal prenderla e scoparla sul posto!
Io: “quattordici”
Marica sussurrandomi all’orecchio:
“l’ultimo colpo viene sempre dato in modo da causare il massimo dolore possibile”
Smette di segarmi e mi accarezza i capezzoli, una volta inturgiditi me li strizza forte con le unghie fino a farmi gemere. Con dolcezza mi afferra i polsi e mi porta le braccia dietro la schiena, mi avvicina gli avambracci e passa il suo braccio sotto i miei gomiti stringendoli e tirandoli a sé, appoggiandomi un ginocchio sul coccige porta il suo peso indietro. Io sono costretto a sporgere in avanti il petto, il colpo di cane prende entrambi i capezzoli. Lascio uscire il numero quindici come un grido rabbioso…
Rasputin Poggia il cane e si complimenta con me aggiungendo:
“hai avuto successo, ora puoi divertirti a seviziare quella stronzetta di Davi!!!”
Non rispondo, mi giro verso Marica, le afferro il collo, avvicino il suo volto al mio e la bacio. La piego a novanta su una panca, ha le gambe tese e divaricate. Marica sposta le braccia lungo i fianchi e con le mani si allarga le chiappe. Noto che ha inserito in culo un plug con la testa a cuoricino rosa.
Io: “Questo quando lo hai messo?”
Domando cominciando estrarre e reinserire il giocattolo.
Marica: “L’ho inserito prima di uscire di casa, sorpreso?”
Effettivamente sono sorpreso ma anche molto eccitato, continuo a giocare con il plug ancora qualche istante poi lo sfilo e lo rimpiazzo con il mio pene. Faccio scorrere il cazzo lentamente dentro, continuo senza fermarmi fino a sentire il mio pube a contatto con il suo culo. Le afferro i capelli e le infilo il giocattolo in bocca come un ciuccio. Attendo, con il cazzo piantato dentro di lei, che si abitui al corpo estraneo e quando la sento rilassare i muscoli estraggo quasi completamente il cazzo e glielo rispingo fino in fondo dando inizio alla scopata penetrandola sempre più velocemente e con sempre più forza. Se all’inizio i gemiti di Marica potevano essere di dolore dopo i primi colpi diventano sicuramente di piacere. I gemiti aumentano di volume fino all’orgasmo. Le sfilo di bocca il plug e glielo re infilo in culo.
Io: “speriamo di non averti allargata troppo, o finisce che ti cade il tappo facendoti colare sborra tra le cosce”
Marica: “Tranquillo sono molto elastica ma anche se dovesse succedere sarebbe eccitante. Comunque, adesso dobbiamo occuparci di Davi.”
Io: “Devo, perché dobbiamo?”
Marica: “perché sarò la tua assistente, già hai scelto uno degli strumenti più dolorosi, almeno lascia che la conforti mentre tu la colpirai con il cane!!!”
Io: “Posso cambiare la mia scelta? Rifaccio l’abilitazione”
Marica: “no, non è possibile e sai cosa succederebbe se ti tirassi indietro...”
Mi rivesto, raggiungo nuovamente la sala principale. Non c’è più musica solo un confuso vociare. Al centro della pista vedo una pedana alta circa ottanta centimetri e larga una sessantina con la parte superiore imbottita. Marica e Davi sono una di fianco all’altra in attesa del mio arrivo. Una cinquantina di persone sono disposte a semicerchio davanti alla pedana. Davi è vestita come quando mi si è presentata, con la differenza di portare le mutande al polso e di avere collare e coda. Marica è ancora mezza nuda. Mi avvicino a loro, Davi mi porge il cane, lo prendo e lo consegno a Marica. Ora il mio compito consiste nello spogliare Davi. Mi metto alle sue spalle, le slaccio il collare e lo passo a Marica. Nel farlo le sussurro all’orecchio:
“Davi, ti imploro, pronuncia la Safeward.”
Davi si appoggia con la schiena al mio petto cerca le mie mani e intreccia le sue dita alle mie poi sposta le nostre mani a prendere l’orlo della sottoveste. Mentre sfilo l’indumento, Davi lascia le mie mani e sensualmente risale con le dita i suoi fianchi, arrivata alle spalle afferra la mia testa e tirandola verso le sue labbra mi sussurra:
“Vorrei. Essere. Meno. Agitata.”
Non dirà la safeward.
Io: “Come petali di fiori le protezioni disponibili”
Tolta la sottoveste si gira e mi sorride dolcemente, poi alza il braccio sinistro mostrandomi lo slip, passo anche questo a Marica. Restando voltata verso di me divarica maggiormente le gambe, ritorna a intrecciare le sue dita alle mie per poi condurmi a estrarle la plugtail, nel farlo continua a mantenere i suoi occhi nei miei. Ora è pronta, appoggio il plug insieme al resto dei suoi indumenti mentre Marica la aiuta a prendere posizione. pochi istanti, il tempo di metterle un cuscino sotto i lombi ed ecco Marica porgermi il cane.
Davi: “Uno”
Il tono è dolce, arrendevole, espira profondamente poi mi guarda facendomi capire di essere pronta. Io guardo Marica sperando mi interrompa, vengo ricambiato da uno sguardo spazientito e preoccupato. Mi trema la mano, la fisso cercando di riprenderne il controllo, è di un bianco cadaverico. Allento la presa, il sangue riprende a circolare e la mano colore. Ho il respiro affannato, decido di cominciare una respirazione diaframmatica. Riprendo il controllo…
Davi: “due”
Ancora i suoi occhi cercano i miei, devo continuare.
Davi: “t..tre”
Questa volta la voce è rotta, gli occhi sono lucidi, si morde il labbro superiore e sulla pelle, prima candida, iniziano a disegnarsi strisce rosse ma è nuovamente pronta.
Davi: “quat…tro”
Ancora
Davi: “cin…que…e.e”
Piange, i segni dei colpi sono ormai evidenti e le lacrime le rigano il viso portando con se il trucco. Abbassa le gambe e si copre il pube con le mani. Marica si china su di Davi le accarezza il volto e le spalle, poi dolcemente la guida nuovamente in posizione. 20 colpi, il viso di davi è ormai sfigurato dal dolore: gli occhi gonfi il trucco ormai completamente sbavato, il naso che cola e la bocca bagnata di saliva. Su entrambe le cosce è presente una parte rossastra marcata da linee violacee in rilievo. Malgrado io abbia cercato di evitarlo alcuni colpi sono arrivati sulle grandi labbra che ora risultano gonfie e di un colore rosso scuro a tratti viola. Sono fuori di me, sento la rabbia montare. individuo tra gli spettatori il buttafuori: enorme con il volto duro e poco rassicurante. Perché non mi interrompe? Perché non mi spedisce fuori a calci nel culo? Ho l’istinto di farci a botte, le prenderei. Gli occhi di Davi ancora nei miei: è pronta, io no.
Davi: “ven..ti.. seeee..iii”
Davi: “ve..nti….seeeee.treeeee….”
La voce, pur rotta dal pianto, resta dolce e priva di rabbia. Mi rendo conto di essere sul punto di eccitarmi: sento che il cazzo mi si sta inturgidendo. Mi vergogno di me stesso, mi faccio schifo, mi sento tradito e umiliato da me stesso. Spero che non si sia notato e provo a nascondere quanto mi sta succedendo. Fingo di avere caldo slaccio il foulard e i primi bottoni della camicia, poi il gilet ed infine estraggo la camicia dai pantaloni per nascondere l’imminente erezione. Ancora i suoi occhi che si fissano nei miei, sono incazzato, troppo… Faccio partire il ventottesimo colpo, mi rendo conto che è troppo forte, fermo la mano e il braccio. Troppo tardi, ho peggiorato le cose: il cane flette assumendo ancora più velocità. Il colpo è tremendo, prende entrambe le cosce e le labbra. Davi si contorce, girandosi su un fianco e portando le mani in mezzo alle gambe, la bocca è spalancata ma non ne esce alcun suono. Pochi istanti dopo grida e piange disperata implora di fermarsi. Sto per gettare in terra il cane andare ad abbracciarla, Marica mi ferma con un’occhiata indignata. Tento di calmarmi. Marica si piega su Davi la abbraccia, la bacia dolcemente la accarezza e poi le sussurra qualcosa all’orecchio. Lentamente Davi si rigira sulla schiena. Marica monta sulla pedana, porta il suo bacino sopra il viso di Davi, Sfila il Plug dal proprio ano e lascia colare lo sperma. Davi spalanca la bocca per accogliere la secrezione, poi inizia a leccare figa e culo a Marica. Davi si tiene alle cosce di Marica mentre questa geme. Io ho il cazzo che mi esplode, questa volta senza sentirmi in colpa. Dopo quasi un minuto di spettacolo Marica ferma Davi, le spinge in bocca il plug e le afferra le gambe rimettendola in posizione. Di nuovo gli occhi di Davi nei miei, solo che ora si aggrappa alle cosce di Marica e stringe tra i denti il plug. Colpisco. Marica sfila il plug di bocca a Davi.
Davi: “Ve…entinove”
Di nuovo Marica spinge il plug in bocca a Davi, di nuovo gli occhi di Davi, di nuovo colpisco. Così è per altre 20 volte.
Resta solo il cinquantesimo colpo, l’ultimo. Marica scende dalla pedana si pone a fianco di Davi e le tiene le gambe, Davi con entrambe le mani si allarga le grandi labbra, espone la clitoride poi affonda i suoi occhi nei miei. Colpisco.
Davi: “cinquanta, Grazie Padrone”
Applausi
Per un istante fisso il pubblico: tutti ridono, gridano, applaudono, si masturbano ed alcuni arrivano ad eiaculare; mi fanno ribrezzo e non mi sento migliore di loro. Torno a girarmi verso Davi che ora è rannicchiata in posizione fetale, piange e singhiozza. Quando i nostri occhi si incrociano Devi sorride dolce e tende una mano in mia direzione. Mi avvicino, le stringo la mano, pianto e singhiozzi cessano. Marica raccolte alcune cose, mi toglie il cane dalla mano e mi dice:
“Ora devi starle accanto, portala nella stanza con il letto enorme e non permettere a nessuno di avvicinarsi a lei. Io vi raggiugo tra qualche minuto.”
Io: “si, Mistres”
Marica mi dà un forte schiaffo, mi guarda preoccupata e dice:
“Riprenditi idiota!!! Non sono la tua Mistres, non sei un sub, e per giunta ti trovi, tuo malgrado, ad avere una slave. Ora per cortesia fai quello che ti ho chiesto.”
Marica si allontana. Torno a guardare Davi, tutte le mie percezioni sono ovattate, le passo un braccio dietro le spalle e l’altro sotto le ginocchia, Davi mi getta le braccia attorno al collo e appoggia la testa alla mia spalla. La sento sussurrarmi all’orecchio:
“Scusa”
Con passo svelto ma non affrettato raggiungo l’enorme letto e vi adagio sopra Davi. Lasciato il mio collo, Davi, mi afferra la mano e chiude gli occhi. Mi siedo al suo fianco. Attendo. Passano una decina di minuti e vedo arrivare Marica con un grosso vassoio su cui sono poggiate le cose di Davi, un drink e un vasetto strano.
Marica appoggia il vassoio sul letto, prende posizione vicino a Davi e la invita a poggiarle la testa in grembo. Appena Davi si accomoda Marica afferra il drink e dice:
“Bevi lentamente, è acqua limone ghiaccio e zucchero”
Davi afferra il bicchiere con due mani e inizia a bere dalla cannuccia. Marica mi porge lo strano barattolo con dei guanti di lattice. Il barattolo contiene una sostanza lattiginosa della consistenza di un gel per capelli.
Marica: “Infilai i guanti e applica il gel sulle parti colpite,”
Io: “Cos’è?”
Marica: “antinfiammatorio, un blando anestetico e un emolliente, ora muoviti…”
Metto i guanti e comincio a fare quanto mi è stato chiesto. Marica intanto passa delle salviettine struccanti sul viso di Davi, le scioglie i capelli e mentre li sistema le dice:
“La tua manipolazione è stata deliziosa, sono orgogliosa di avervi preso parte. Peccato tu non abbia trovato avversari in grado di opporsi.”
Davi: “grazie”
Marica: “ora goditi a pieno il tuo premio”
Sempre Marica rivolta a me e Davi
“Non riesco a capirvi non c’era possibilità di aver successo, perché avete dovuto cercare lo scontro con Dominiq e gli altri?”
Davi: “Lo so, bella scoperta, perché battersi solo se la vittoria è certa?”
Sono io a finire la frase di Davi:
“Più bello quando inutile, tra scocchi di scintille”
Marica: “Siete più masochisti di chiunque altro in questo locale!!! Non riesco neanche a stabilire se soffra più Davi fisicamente o tu emotivamente”
Vedo un ragazzo della sicurezza avvicinarsi con il cappotto e la borsa di Marica, arrivato a portata di voce:
“Mistres Tisifone, è arrivato il suo taxi”
Io: “Tisifone, a parte che non ti sei fatta portare la mia roba, ma con Davi come facciamo, non possiamo lasciarla qui così!!!!”
Marica e Davi scoppiano a ridere, poi Marica mettendosi il cappotto mi dice:
“Considero la tua promessa mantenuta e dato che sei veramente tonto te lo dico esplicitamente: il premio di Davi sei tu e dovrai stare con lei fino a quando si sarà rimessa.”
Mi manda un bacio e fa per allontanarsi poi si ferma e aggiunge:
“Però mi devi ancora una colazione tra le lenzuola e ti avviso che ora so che se vuoi puoi giocare!!!”
Chiude il cappotto e se ne va. Mi rendo conto solo adesso che nel cuore della notte, Marica sta lasciando un club privé da sola, nuda dalla vita in giù un plug su per il culo e solo uno spolverino a coprirla…
Davi mi guarda e domanda:
“Preferisci che mi vesta o che rimanga così?”
Altro che blando anestetico, Davi sembra non percepire più dolore ed è tornata ad avere movenze da animaletto. Non rispondo alla sua domanda. Fisso Davi che recupere i suoi averi, inserisce la plug tail mette il collare, infila la sottoveste, lega al polso gli slip e agganciato il guinzaglio al collare lo mette in bocca. La osservo avanzare languidamente verso di me a quattro zampe, allunga la testa e lascia cadere sulla mia mano il guinzaglio.
Davi: “vieni ti offro qualcosa da bere magari ti riprendi un po’”
Io: “va bene ma non provare a camminare a quattro zampe”
Devi: “non preoccuparti non voglio ferirti e non volevo farlo neanche prima ma capita, a chi come noi può essere”
Questa volta non la capisco neanche io ma non me ne preoccupo. La pista da ballo è piena, i Pixi ad accogliermi con where is my mind. Abbiamo gli occhi di tutti addosso, ci guardano con deferenza, li odio! Davi ordina da bere al barista due shot rum e pera, mi guarda e dice:
“A te il rum a me la pera, preferisco non bere”
Beviamo
Devi: “adesso meglio se andiamo prima che finisca l’effetto della cremina magica”
Ci avviamo verso il guardaroba, sulla strada incontriamo il gruppetto di Dominiq che ci ferma e rivolgendosi a me dice:
“Cosa fate, perché non vi aggiungete a noi: stiamo andando sul lettone, faccio spaccare Justin dai cazzi più grossi della serata. Dato che ora Davi è la tua slave perché non le ordini di unirsi a Justine!?!?”
Rispondo:
“Perché se non le andasse potrebbe sempre usare la safe word, il che significa che si possono dare solo ordini che i sub vogliono eseguire. Quindi se Devi vuole farsi dare una ripassata è libera di farlo senza aver bisogno che io le offra una falsa giustificazione morale.”
Rasputin prende la parola:
“Tutto inutile, Damian non ha l’animo di un dominatore, è bravo solo a fare giochetti infantili con quella gatta morta di Davi. Non capisco cosa Tisifone ci trovi in lui.”
Davi, fissa il pavimento si morde le labbra e freme come se si stesse trattenendo, la accarezzo e le dico:
“tutto a posto? Ti prego di dire liberamente tutto quello che vuoi…”
Davi: “Grazie padrone,”
Poi si avvicina a Justin fino alla massima estensione del guinzaglio e dice:
“Ci sono diversi tipi di anime e possono cambiare, questi cambiamenti vengono chiamati metamorfosi…”
Essere. Anime. Metamorfosi. Ora è tutto più chiaro, ora ho capito cosa intendeva prima, continuo io:
“Ora ho capito Furbetta, così Justine sarebbe un cammello pronta a credere e servire…”
Davi: “Bravissimo Anakin; Dominiq Rasputin e Chucky Doll sono leoni capaci di distruggere e comandare. Noi siamo fanciulli possiamo essere.”
Davi si gira e mi sorride soddisfatta, i quattro cercano, invano, di dare un senso a quanto sentito. Sconfortato riprendo la parola:
“Certo che siete l’incarnazione del fallimento del sistema educativo italiano. Per quanto l’interpretazione sia strumentale la citazione di Davi questa volta sfiora il banale!!! Vorrei solo essere al Dali ballare abbracciato ad una bella ragazza, con il viso affondato nei suoi capelli e dimenticarmi di tutti voi!!!”
Per un istante il viso di Davi è attraversato da tristezza e forse un po’di dolore o senso di colpa. L’istante dopo è raggiante e felice, mi guarda e ad alta voce dice:
“Safe word”
Armeggia con il collare fino a slacciarlo e lasciandolo cadere scappa lasciandoci perplessi. La guardiamo attraversare la pista da ballo e dire qualcosa al DJ, poi lentamente si incammina verso il centro della pista.
The Verve bitter sweet symphony. Quando le note riempiono l’aria Davi è al centro della pista e tende le braccia in mia direzione. La raggiungo. La abbraccio. Ballo, con il viso affondato nei suoi capelli. Dimentico e trovo calma. Il brano finisce e comincia Maledetta primavera di Loretta Goggi. I movimenti di Davi diventano più lenti, stacca leggermente il suo corpo dal mio: il balsamo miracoloso sta finendo il suo effetto, sussurro al suo orecchio:
“Grazie. Questa è la canzone di chiusura ma non qui. Andiamocene prima che finisca, prima che Barbarella e le Glit Girl ci caccino”
Mi chino e la prendo in braccio. Usciamo. Il taxi corre veloce fino a corso San Gottardo angolo Via Gentilino.
Davi abita un loft seminterrato di una piccola e stretta corte. L’ingresso affaccia direttamente sul cortile, la luce filtra dalle ampie finestre poste sulla parete d’ingresso. L’arredamento è minimal con svariate note di design, immancabili una lampada Arco (castiglioni) e lo spremiagrumi Alessi (Philippe Starck). Un unico ambiente di circa 60 metri quadrati per circa 5 metri di altezza. Sul lato opposto all’ingresso è presente un soppalco sul quale è situata la camera da letto. Sotto il soppalco c’è la cucina e una porta. Davi attraversa il salone liberandosi dei suoi indumenti, la seguo. Raggiunta la porta la apre rivelando il bagno, è ormai nuda. Raggiunto il vano doccia attiva il rubinetto, regola la temperatura dell’acqua e si gira a fissarmi. Non è difficile capire che desidera entri in doccia con lei. Mi spoglio e insieme lasciamo che l’acqua calda scorra sui nostri corpi. Ci baciamo, ci accarezziamo e reciprocamente ci laviamo. Usciti la asciugo e una volta avvolti nei teli di spugna Davi mi afferra la mano ed esce dal bagno. Salita la ripida scala che porta al letto noto, parzialmente nascosti dai vestiti sparsi sul pavimento, una dispensa e un libro. Sulla dispensa risalta il logo della Fondazione Milano seguito dalla scritta Civica Scuola di Teatro Paolo Grassi, il titolo è “Il metodo Stanislavskij”. Il libro e sottile, sulla copertina c’è l’immagine di una specie di madonna, la rilegatura e sui toni del blu, non ne vedo il titolo ma mi è facile immaginarlo. Davi lascia cadere l’asciugamano si stende sul letto e mi fa cenno di raggiungerla. Rimango nudo e mi sdraio al suo fianco, lei prende qualcosa dal comodino accanto e si accoccola appoggiando la testa al mio petto.
Da sotto le lenzuola Davi mi porge un blister di medicinali ormai mezzo vuoto. Provo a leggere il nome del farmaco, temo di conoscerlo. Fenobarbitale. Regala sonno che annulla. Estraggo le ultime due pastiglie, come cavolo ha fatto a procurarsele!!! Metto una pastiglia in bocca e l’altra la appoggio sulla lingua di Davi.

Immergendo i suoi occhi nei miei, completamente fuori personaggio.
Davi “Sto Svanendo”
Damian “Hai paura”
Davi “Tienimi così”
Damian “Fino al tuo risveglio piccola”
Davi “Sto Svanendo”
Damian “”ti terrò dentro vedrai”
Davi “Si dentro, fammi stare dentro”
Damian “Ti racconterò favole”
Davi “Favole”
Damian “Favole per sempre”
Davi “Sto svanendo”
Damian “”sei dentro piccola, per sempre dentro”

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