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Mutina, AD 1325, 16 novembre


di Membro VIP di Annunci69.it MarteUltore
04.03.2024    |    594    |    1 8.7
"Ma ti capisco benissimo, e credo che sarai ben servito da casa d'Este come ti meriti dopo aver sconfitto i bolognesi..."
La stanchezza ormai pesava sulle spalle di Rinaldo più della cotta di maglia.
Il vento di novembre gli congelava addosso la cotta di maglia nonostante la pesante imbottita, e il cavallo, rientrando attraverso porta Bologna dopo la battaglia, era addirittura più sporco di sudore, schiuma e sangue del Duca che trasportava.
Il resto dell'esercito era rimasto sotto Bologna a sfottere i bolognesi, rinchiusi dentro le loro mura e tremanti di paura, dopo aver visto il loro possente esercito guelfo massacrato in una serata dai ghibellini riuniti sotto il suo comando.
Ma Rinaldo Bonaccolsi, detto Passerino, DOVEVA rientrare a Modena, anche solo per avvertire la città della vittoria, e poi francamente era stanco e aveva talmente tanto i coglioni pieni che gli dolevano fisicamente.
Era così tutte le volte che entrava in combattimento. Non aveva mai capito perché, ma il cazzo gli diventava durissimo, e le palle sembravano esplodergli, e non si sarebbe mai fatto tanto una scopata immane quanto dopo aver visto la sua lancia trapassare un cavaliere nemico.
Il problema grosso era che quella gran stronza di Elisa d'Este, sua moglie, aveva la figa più asciutta del secchia a luglio, e lui francamente non ne poteva più.
Sia chiaro, Elisa era una donna di una bellezza esaltante, una mora che sarebbe stata una vera gioia per gli occhi, erede della casata che gli aveva permesso da signore di Mantova di diventare Duca di Modena, ma porca puttana, possibile che proprio lui si dovesse trovare come "consorte" una stronza chiesaiola con più paura di darla via che di prendere una coltellata? possibile che anche chiederle un pompino fosse una di quelle cose impossibili? che tuttora non si potesse avere un figlio perché dopo anni di matrimonio non era riuscita a vedere nuda sua moglie, e che anche al prima notte fosse passata facendo girare l'uccello in un buco nel tessuto?
No, ma esiste un limite a tutto.
Stasera ormai è deciso.
Tornato al palazzo avrebbe preso una qualunque delle dame di Elisa e si sarebbe svuotato i coglioni nel suo culo, o avrebbe chiamato un paio delle puttane più belle della città e si sarebbe fatto svuotare i coglioni godendo anche nel vederle leccarsi la figa a vicenda.
Il conclave in sala grande del consiglio fu breve, anche perché a non tutti i capi compagnia presenti piaceva granché trovarsi davanti il duca puzzolente e in armatura, con il fodero della spada che gocciolava ancora sudore di cavallo e sangue, e solo sua suocera, Ada Rangoni, e il suo luogotenente, Piero da Finale, sembravano veramente felici di rivederlo.
Ada era peraltro sempre un bel vedere nonostante gli anni, era evidente da dove Elisa aveva preso la sua bellezza... ma al contrario della figlia era sempre stata un animale da letto, e si narrava che ben più di una volta il marito, Aldobrandino d'Este, avesse dovuto chiedere aiuto a un qualche paggio per soddisfare le voglie della moglie di essere inculata mentre lui la scopava.
Ma magari gli fosse capitata una figlia vogliosa come la madre!
Invece no, quella stronza casa e chiesa sembrava che se la fosse cucita!
Ma la cosa finiva stasera, adesso basta.
"Ben trovato e ben tornato, futuro padre dei miei nipoti" lo salutò Ada, baciandolo sulle guance... un po’ troppo vicino all'angolo della bocca? Con la coscia sconvenientemente vicina alla protuberanza sul davanti delle brache? che fa la suocera? che gioco gioca?
"Vieni Rinaldo, ti accompagno ai bagni, sarai stanco, ora è l'ora del riposo del guerriero"
"Eh? come? Mater..."
"non ti preoccupare Rinaldo. Conosco gli ordini che hai dato per stasera a Piero, avresti dovuto tenere la voce più bassa lungo i corridoi. Ma ti capisco benissimo, e credo che sarai ben servito da casa d'Este come ti meriti dopo aver sconfitto i bolognesi. Io capisco di cosa ha bisogno un uomo, che non è poi molto diverso da quello di cui ha bisogno una donna. E ci penserò io a farti un servizio ben migliore di quanto avrebbe potuto farti Piero. Ricordati solo di una cosa.
Non tentare mai di sollevare le maschere.
Mai."
"ma, mater..."
"Hai capito bene Rinaldo. Non sollevare le maschere, e ne sarai estremamente soddisfatto, sia ora, che d'ora in avanti. Fidati di me, ciò che è inaccessibile io lo rendo accessibile, come il motto della nostra urbe"
"Cara suocera, se dobbiamo giocare coi motti, per le vie perigliose si giunge alle stelle… e stasera ho proprio bisogno di credere alle stelle"
Nel frattempo Ada aveva accompagnato il guerriero lungo i corridoi di quelli che doveva essere il palazzo del comune... ma giunta al cortiletto lo fermò, gli girò il mantello trasformandolo dal giallorosso dei Bonaccolsi al solo rosso della federa, gli pose in testa il cappuccio e gli abbassò sugli occhi il bordo, rendendolo praticamente cieco ma anche irriconoscibile. Poi lo prese sottobraccio e lo accompagnò lungo le vie della città. Passerino, che pure conosceva bene Modena, poco dopo iniziò a non sapere dove stava andando.
Sentì la sua anfitrione bussare a un portone, la sua voce che gli sussurrava all'orecchio
"Mi raccomando ancora.
Non toccare la maschera, mal te ne verrebbe"
Quindi venne passato a un altro braccio, sentì la suocera allontanarsi, e presto un vago profumo di rose e di donna gli giunse al naso.
La nuova arrivata, invisibile col cappuccio del mantello abbassato, lo accompagnò in una stanza piena di vapore e con una grande vasca di acqua bollente, o una piccola piscina, e li finalmente gli tolse il cappuccio.
La scena era sconvolgente.
Due bellissime donne, con indosso solo il manto giallo delle puttane, ma in ricchissimo sbroccato, aperto a mostrare i bellissimi corpi nudi, giacevano davanti a lui su triclini imbottiti.
Una maschera in fine ceramica copriva il viso delle due, una dai lunghissimi capelli biondi e una dagli altrettanto lunghi capelli bruni, quasi neri, come quelli...
… Di sua moglie?
Le due sdraiate una di fianco all'altra si accarezzavano dolcemente, come se bramassero di darsi piacere tra loro.
Passerino girò la testa e vide che la terza donna, che lo accompagnava, era una rossa dai capelli rossi e mossi, anche lei "svestita" come le altre due, con una maschera, il mantello di broccato giallo dorato, e niente altro.
In un silenzio irreale, la rossa cominciò a spogliarlo.
Prima il mantello, poi la cintura d'arme, poi la cotta di maglia.
Nel frattempo davanti a lui la bionda stava voluttuosamente succhiando i capezzoli della mora, e la sua mano si era spostata ad allargargli la figa, mentre la mora lo fissava come se i sui occhi fossero trivelle, e allargava le gambe alle dita della bionda come se offrisse la sua figa a lui invece che alle dita della compagna di gioco.
Rinaldo poteva essere accusato di molte cose, ma non di essere stupido, né di non riconoscere chi aveva di fronte solo per una stupida maschera.
Aveva capito.
Aveva capito perché sua moglie non apprezzava il suo cazzo. Aveva capito perché fosse così restia al gioco del letto.
E aveva capito l'enorme regalo che gli aveva fatto Ada. E il rispetto delle parti di questo gioco di nascondino.
Non avrebbe toccato le maschere, ma avrebbe goduto di un bagno meraviglioso.
La rossa nel frattempo l'aveva denudato, e quando aveva tolto le braghe il suo cazzo era esploso fuori dalle mutande più che uscirne.
La bionda ormai era scesa con la bocca sulla figa della mora che lui aveva la chiara impressione di conoscere molto bene, e la lappava con voluttà, mentre la rossa, tenendolo per il cazzo eretto, lo guidava nella polla di acqua bollente.
L’acqua calda lo avvolse, e come si rilassò sul bordo, la rossa gli spinse in alto il sedere, portandolo a galleggiare a pelo d'acqua, e gli avvolse il membro con le sue labbra, stuzzicandogli l'ano con un ditino malandrino.
Ciò che gli restava negli occhi però era il contatto con lo sguardo della mora, che stava godendo chiaramente della fantastica opera di cunnilingus della bionda, e sbrodolava in una maniera incredibile.
Nella stanza pervasa dal calore e dall'umidità, l'odore del sesso ormai era molto più forte di quello dei petali di rosa sparsi sull'acqua.
Sentendo salire l’orgasmo che lo portava a venire in bocca alla bravissima pompinara rossa, iniziò a mugolare... e la rossa gli strinse il cazzo alla base e subito sotto il glande, impedendogli di venire, e smettendo di stimolarlo, finché il primo orgasmo non si fu placato senza eiaculazione.
Evidentemente non gli sarebbe stato permesso di scegliere dove venire.
La mora al contrario stava ormai mordendosi le labbra per non urlare il devastante piacere che la bionda gli dava, evidentemente anche lei aveva ordini ben precisi, tra cui quello di non emettere un fiato che la avrebbe resa riconoscibile.
Il tremito del suo ventre, della sua figa, il fiotto improvviso di liquido non dava dubbi, la mora era venuta con un orgasmo durato più di 100 battiti del cuore di Rinaldo.
La bionda prese il ciprino della mora e lo usò per lubrificargli abbondantemente il culo, quindi si pose sotto di lei, a 69, e porse la figa alla compagna di giochi, che iniziò a leccarla come se fosse il più caldo e dolce piatto di panna e miele sognato.
La bionda gli aprì le chiappe e iniziò a penetrare il culo della mora con un dito, facendo avanti e indietro tra la figa e il culo, mentre la rossa faceva di nuovo tornare duro il cazzo di Rinaldo con una abilità non comune.
Poi la bionda fece un cenno alla rossa.
La mora era pronta.
La rossa prese Rinaldo per mano, e lo portò dietro al culo della mora, sopra la testa della bionda.
La mora leccava la figa della bionda senza fermarsi un attimo, infilandosi sempre più nel profondo, e il suo ano iniziava a pulsare.
La rossa prese il cazzo di Rinaldo e lo appuntò al culo della mora, e Rinaldo non si fece pregare.
Abbondantemente lubrificato dal lavoro della bionda, entrò dolcemente nel culo della mora, evidentemente vergine, con la dolcezza di un amante.
La mora mugolò il suo dolore, ma era evidente che fosse al pelo del secondo, o terzo orgasmo, e spinse il suo culo verso l'inguine di Rinaldo.
Lo voleva dentro, tutto, nel culo.
Non in figa, nel culo.
La figa era per la lingua della bionda.
Rinaldo aveva capito, e il gioco gli piaceva.
La rossa gli guidava il cazzo, tenendolo tra due dita. La bionda leccava tutto, le sue palle e la figa della mora. La mora leccava la figa della bionda e si faceva allargare il culo tremando sempre più, in un orgasmo infinito.
Rinaldo non poteva più reggere, e schizzò tutto se stesso nel culo della mora, tremando nel più bell'orgasmo della sua vita.
La bionda gli tolse il cazzo dal culo della mora e si mise a succhiarlo avidamente, pulendolo di ogni goccia, non permettendogli di afflosciarsi.
La rossa nel frattempo iniziò a leccare il culo della mora, pulendolo e prendendosi cura di lei, scossa da un orgasmo infinito e abbandonata sul corpo della bionda come se fosse un materasso di crine.
La rossa aiutò la mora a spostarsi su un secondo triclinio, coccolandola e toccandola continuamente.
Era evidente che la bionda e la rossa non erano disposte ad accettare la fine dei giochi, nonostante gli orgasmi della mora e di Rinaldo.
La bionda gli fece spazio sul triclinio caldo e imbevuto di umori, e Rinaldo collassò di fianco a lei, permettendo all’esperta pompinara di riprenderlo in bocca.
La rossa nel frattempo stava allargando di nuovo la figa della mora, infilandogli le dita dentro e premendo verso l'alto, mentre con l'alta mano premeva sul ventre, quasi a cercare di toccarsi le dita attraverso la vagina della mora.
A Rinaldo venne concessa giusto la tregua indispensabile a riprendersi e a godersi nuovamente la situazione, e poi la mora gli venne ripresentata, stavolta a prendersi il suo cazzo in figa, mentre la bionda gli porgeva la sua figa da leccare, e la rossa aiutava la mora a cavalcarlo.
La situazione si perse in un turbinio di piacere reciproco finché Rinaldo non detonò nella gnocca della mora, conscio di non aver mai provato un momento così piacevole in vita sua, e riempiendo di sperma una figa che per la prima volta in vita sua provava un vero orgasmo con un membro maschile dentro di sé.
A questo punto Rinaldo non aveva davvero più altro da dare, e la rossa e bionda lo accompagnarono nella polla di acqua calda a rilassarsi, poi andarono a prendere la mora e la accompagnarono di fianco a lui.
Il silenzio diceva tutto quello che c'era da dire, e Rinaldo e la mora si addormentarono nell'acqua calda uno di fianco all'altro.
Il mattino dopo Rinaldo si svegliò in un letto morbido e confortevole come il suo, da solo, e trovò i suoi vestiti da corte in fondo al letto a baldacchino, dove il tepore veniva mantenuto dai pesanti broccati anche contro il freddo umido della città padana in novembre.
Si vestì, e attirato da suoni e profumi di buona cucina, si ritrovò ad entrare nella sala da pranzo...
Di Piero da Finale? Non era mai stato a casa del suo luogotenente, sapeva che era sposato da poco, ma non aveva mai conosciuto la moglie.
"Buongiorno mio duca, dormito bene?" sentì le parole di Piero.
"Ieri sera subito dopo il conclave siete praticamente svenuto dalla stanchezza e vi abbiamo ospitato qui. Gradite un po’ di gnocco fritto? due crescentine? un po’ di castagnaccio? vi prego, sedetevi che vi verso una coppa di acqua e vino. Che ne dice di due uova battute col miele e il vino?"
"Grazie Piero... le due uova e il castagnaccio mi servono proprio"
"Certamente! Lucrezia, due uova con miele e vino per il nostro ospite!"
In quel momento dalla cucina entrò una bionda dai lunghi capelli di una bellezza abbagliante, con in mano una coppa che gli mise davanti.
Il suo profumo non lasciava dubbi.
"Mio Signore, non credo che lei abbia mai avuto occasione di conoscere mia moglie Lucrezia, vero?"
La bionda sorrise dolcemente
"no, è la prima volta che ci incrociamo, sebbene da lungo sia molto amica della sua cara signora. E' un piacere conoscere finalmente il signore di Elisa..."
"Penso che il piacere sia stato tutto mio, Lucrezia" sorrise Rinaldo, "o quanto meno il mio piacere è stato, temo, molto superiore al suo"
"Il piacere di un incontro è sempre qualcosa su cui si traggono i conti alla fine, mio signore. A proposito, ha mai conosciuto Rossana, la nuova dama di compagnia di sua moglie?"
"Non ne sono sicuro..."
"Rossana di nome e di fatto, ha i capelli del fuoco, è giunta in città dal castello dei Montecuccoli di Castelnuovo due settimane fa. Prima serviva sua suocera, Ada, che l'ha allevata fin da bambina. Personalmente l'ho trovata deliziosa... quasi un vero pasticcino, migliore di qualunque dolce dei fornai di san Giorgio!"
"Ah! non sapevo di questa aggiunta. Ma penso che ne sarò immensamente lieto"
"lo credo anche io, mio signore. Ah, mio signore..."
"Si Lucrezia?"
"la prossima volta che si sente così stanco, non arrivi a collassare come stavolta. Chieda pure a Rossana, conosce un fantastico luogo termale dove prendere bagni rilassanti. Solamente, si ricordi che normalmente non sono frequentati da un solo cavaliere alla volta. Di solito si richiede che siano almeno in due..."
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