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Scambio di Coppia

ELSA Capitolo 2


di lecap
10.12.2021    |    14.377    |    15 9.7
"“Neppure tu sei geloso a quanto vedo” constatò Elsa..."
ELSA CAP II


Si scambiarono successivamente dei messaggi ma senza rivedersi, quasi che quella notte carnale fosse avulsa dalla loro conoscenza.
Qualche giorno più tardi, fu lei a tornare sull’argomento scrivendogli con whattsapp:
“Ti sono grata per non aver chiesto di rivederci. Mi auguro che la tua tesi prosegua nonostante il periodo agostano”.
Lui lesse e rispose quasi subito:
“Non aver chiesto non significa non averci sperato. Sei sempre sola in città, oppure hai deciso di raggiungere uno dei tuoi figli al mare?”
“Non voglio invadere la vita privata dei miei figli e delle loro famiglie. Dava fastidio a me quando mi succedeva, appena sposata, aver dei vecchi tra i piedi e capisco la voglia di libertà dei giovani”
“Tu non sei vecchia”
“Grazie. Però non son neppure giovane”
“Hai sempre le idee confuse a quanto vedo”
“Non iniziare di nuovo a psicanalizzarmi” scrisse, aggiungendo delle emoticon sorridenti.
“Io non ti psicanalizzo a patto che mi dimostri che non ti senti vecchia”
“Ok, d’accordo. Non sono vecchia. Contento? Ciao, buona serata. Mi ha fatto piacere sentirti”
Passarono altri due giorni prima che Elsa ricevette un suo messaggio che si riagganciava alla precedente conversazione:
“Domani devo andare a Genova. Quale occasione migliore per tenermi compagnia e intanto dimostrare la sincerità della tua ultima affermazione?”
Quindi, senza attendere una risposta, inviò successivamente:
“Ci vediamo sotto casa tua alle nove. Baci”.
Elsa non rispose. In verità una giornata diversa dalle solite nella città deserta le avrebbe fatto piacere. Meno, molto meno, dover dimostrare di non sentirsi vecchia. Non doveva e voleva dimostrare proprio un bel nulla. Lei stava bene con se stessa, così com’era.
Nonostante quei pensieri, la mattina successiva di buon’ora si fece una lunga doccia e cercò negli armadi qualcosa da mettersi diverso diverso dai soliti jeans. Non considerò il vestitino corto che Mauro le aveva acquistato quel giorno. Dopo una lunga scelta, optò per dei sandali con tacco medio, una t-shirt coloratissima e molto lunga che faceva quasi da abito con sotto un paio di bermuda che spuntavano di pochi centimetri oltre la lunga maglietta. Slip, reggiseno e una borsa in tinta con l’abbigliamento, completarono il suo look.
Alle nove e trenta, non sentendo notizie da Mauro, si stava dando della scema per aver ipotizzato che lui sarebbe passato anche senza un suo esplicito accoglimento della proposta di viaggio.
Alle 10, il messaggio con scritto “Sono qui sotto”, la tranquillizzò.
Appena varcato il portone del palazzo, la voce della solita pettegola, la imbarazzò:
“Buongiorno signora Maura. Dove va così elegante? Sta tornando suo marito?”
Prima che potesse farfugliare una qualunque risposta attendibile per placare la curiosità di quella pettegola, la voce di Mauro accortosi della situazione, la tolse d’impaccio con una evidente bugia:
“Mi scusi il ritardo signora Elsa. Ho già avvertito suo figlio del contrattempo occorsomi. Mi ha detto che la aspetta per pranzo ma col traffico estivo, se non partiamo subito, rischiamo di arrivare tardi.”
Rassicurata per non aver dato adito a pettegolezzi, Elsa salì in auto e appena partiti ringraziò il ragazzo per averla tolta dal disagio.
Chiacchierarono del più e del meno, lasciandosi ben presto alle spalle le strade semi deserte della città. Quando in autostrada, Elsa chiese il motivo per quel suo viaggio a Genova.
La risposta successiva la urtò:
“Non devo andare in Liguria. Avevo voglia di farmi un bagno in Costa Azzurra ma se te lo avessi proposto, ero certo avresti declinato l’invito”.
“Hai ragione. Infatti, appena arrivati al casello di una città sulla ferrovia per Milano, esci così prendo un treno per tornare a casa”.
“Impossibile”
“Perché?”
“Perché se rientri a casa dopo poche ore e da sola per giunta, la comare che ti ha salutata prima e che pensava a una tua scappatella amorosa, sarà certa di aver supposto correttamente”
Elsa non rispose. Mauro aveva sicuramente ragione ma neppure voleva dargliela vinta dopo la falsità della trasferta a Genova. Decise di non parlare, continuando a mantenere un atteggiamento irritato.
Arrivarono all’imbocco dell’autostrada dei fiori e da lì, proseguendo verso ovest, attraversarono qualche tempo dopo il casello di Ventimiglia, ritrovandosi così in territorio francese.
“Lasciami in un bar, ti aspetterò mentre vai a fare il tuo bagno in Costa Azzurra” gli disse secca.
“Figuriamoci se lascio un’amica da sola. Faremo il bagno assieme senza contare che un po’ di abbronzatura ti farà sicuramente bene” rispose sorridendo.
“Non ho voglia di prendere il sole e neppure di fare il bagno. Tra l’altro non ho il costume e neppure un telo da spiaggia” rispose asciutta, continuando a fissare davanti a se, senza guardarlo.
Lui si limitò a sorridere mentre usciva al casello del Principato di Monaco. Alla prima rotonda imboccò l’uscita più a sinistra evitando di entrare nel territorio del piccolo stato. Parcheggiò poco dopo lungo una discesa nel comune di Roquebrune Cap Martin. Uscito dall’auto, aprì cortesemente la portiera di Elsa, porgendole una mano per aiutarla a uscire. Aperto il bagagliaio, estrasse uno zaino capiente e dopo aver chiuso l’autovettura, finalmente le rivolse la parola.
“Vieni Elsa, ti mostrerò il mio piccolo angolo di paradiso. Poi, se vorrai, torneremo indietro”
Rassicurata, lei lo seguì. Alla fine della discesa, attraversarono la ferrovia prendendo una piccola stradina adiacente ai binari da cui si vedeva una lunga e larga striscia di sabbia.
“Bella spiaggia” osservò la donna, ben sapendo che l’estremo ponente ligure e la prima parte della Costa Azzurra, erano avari di spiagge sabbiose.
Rinfrancato dall’interruzione del suo seccato silenzio, Mauro concordò con le sue parole, spiegandole però che sarebbero andati poco oltre.
Camminarono lungo la piccola stradina a fianco della ferrovia percorrendo tratti assolati alternati ad altri ombreggiati da pini. Salirono e scesero alcune rampe di scale finché il percorso si fece stretto, proseguendo su un sentiero di terra battuta.
Alla fine una rete e molti arbusti impedirono loro di proseguire e una piccola discesa sulla loro destra li portò direttamente sulla riva del mare tanto calmo da sembrare un lago.
Il luogo era molto più piccolo della vasta spiaggia precedente ma effettivamente aveva un qual che di affascinante racchiuso tra alti massi e con la vegetazione mediterranea che faceva da cornice alle loro spalle.
“Bene” esordì lei proseguendo: “Ti lascio al tuo bagno. Torno indietro e ti aspetterò passeggiando e sostando in qualcuna delle panchine che erano all’ombra dei pini”
“Perché privarsi di questo sole e di un bel bagno? Dai, vieni con me” le rispose, prendendola nuovamente dolcemente per bagno, incamminandosi lungo la piccola baia”
“Ti ho detto che non ho il costu...” non riuscì a finire la frase perché superato un masso, vide alcune persone, stese sui teli da spiaggia o indugianti con i piedi e gambe nell’acqua, completamente nude.
Sorridendo divertito dal suo stupore, Mauro, dopo aver estratto dallo zaino quattro teli in micro fibra, ne stese due sulla sabbia e quindi iniziò a spogliarsi completamente.
Quando fu nudo, Elsa, osservandolo, tornò con la mente alla notte di sesso trascorsa con lui. Il suo pube rasato lo aveva reputato come un vezzo personale, senza darle alcuna curiosità; certo, mentre glielo succhiava e leccava, aveva notato che contrariamente a quando con suo marito, non le rimaneva mai qualche pelo in bocca.
Invece, tutti i presenti, sia uomini che donne, erano completamente depilati nelle parti intime.
“E’ tipico dei nudisti tenere il pube completamente liscio?”
“Anche” rispose lui, laconico.
Quel – anche -, la lasciò perplessa ma non volle approfondire. Si tolse la lunga t-shirt e i bermuda, dopodiché, sedutasi su un telo, sfilò a malavoglia il reggiseno non essendo mai stata in monokini, e mantenne addosso gli slip di cotone.
Mauro si sdraiò al suo fianco e poi, dopo aver rovistato nuovamente nello zaino, estrasse un flacone di crema mostrandoglielo:
“Girati a pancia in giù; non hai la pelle abituata al sole e rischi una scottatura”
Lei seguì il suo consiglio senza parlare e una volta stesa sul ventre, trattenne i capelli sopra la nuca in modo da avere anche il collo scoperto. Mauro lasciò cadere abbondante crema lungo la schiena e le gambe della donna e quindi, con movimenti leggeri, iniziò a spalmare il liquido sulle spalle e via via, lungo la schiena.
Arrivato al bordo delle mutandine, le disse:
“Hai intenzione di essere l’unica persona in mutande sulla spiaggia?”
Laconicamente Elsa rispose:
“Rischio un verbale o una reprimenda dalla Police Française?”
Dopo una risata divertita, Mauro proseguì a dedicarsi alle sue cosce saltando i glutei nascosti dal generoso slip. Quindi, dopo l’incavo delle ginocchia, si dedicò ai polpacci e caviglie.
“Se ti metti supina, passo la crema protettiva anche sul davanti” le propose.
La donna, girandosi e mettendosi seduta, declinò l’offerta, prendendogli la confezione di solare di mano:
“Grazie, no. Davanti riesco a spalmarmi da sola”

Il sole picchiava così veemente che Elsa ben presto iniziò, per un verso a invidiare coloro che si erano portati un ombrellone e dall’altro, a maledire Mauro per averla portata lì senza preoccuparsi se lei fosse o meno amante del sole forte.
Decise di alzarsi anche se imbarazzata dal proprio seno nudo per andare in acqua a bagnarsi i capelli. Dopo quell’operazione, il mare cristallino fu una tentazione troppo forte e in breve si ritrovò a nuotare, godendo la frescura dell’acqua su tutto il corpo.
Fu un lungo bagno gradevole e tonificante finché decise di uscire guadagnando il telo che Mauro le aveva messo a disposizione.
Giunta dove il ragazzo l’aveva osservata nuotare stando seduto, le sue successive parole, indicandole i suoi slip, la sconcertarono.
“A questo punto, direi che puoi toglierti tutto”
Solo allora Elsa si accorse che il cotone bianco, bagnato dall’acqua, era pressoché trasparente lasciando scorgere i peli della sua fica e presumibilmente anche i glutei.
Tolse gli slip ormai inutili e si riposizionò a pancia in giù, quasi che in tale posizione fosse meno nuda.
Dopo pochi minuti la sua pelle era nuovamente asciutta e Mauro, ripreso il bottiglino e questa volta senza chiederle nulla, versò qualche goccia sulle sue natiche nude e spalmò la protezione.
“Meglio che proteggi la pelle proprio dove di solito non prendi il sole” disse con tono tranquillo come se si trattasse del proprio marito, abituato a una normale e intima conoscenza.
Lei non rispose e con gli occhi chiusi, notò l’assoluta assenza di pretesto libidinoso nei movimenti delle sue mani anche se da parte sua, invece, avvertì un lieve turbamento.
Un’ora più tardi Mauro le propose un altro bagno e lei, più accaldata che in imbarazzo per la sua nudità, accettò con piacere.
Successivamente a una nuotata, indugiarono ancora dove si toccava appena, immersi nell’acqua a chiacchierare finché lui le propose di mangiare qualcosa.
Raggiunti gli asciugamani, invece di rivestirsi e lasciare la spiaggia come Elsa immaginava, lui trafficò ancora nel capiente zaino estraendo un involucro fasciato di carta stagnola e una grande bottiglia di acqua.
“Pollo arrosto, se ti va. Non credo ti spiaccia se non è caldo”
Si sedettero su uno soglio semi immerso nell’acqua calma, mangiando di gusto e usando le mani, divertendosi anche a buttare piccoli pezzi di carne nell’acqua osservando innumerevoli pesci da scoglio avventarsi ingordi sul cibo in un tourbillon di piroette e lampi di riverberi.
Elsa si stese nuovamente al sole dopo essersi lavata mani e bocca con l’acqua di mare. Il sole continuava a battere implacabile e lei fu costretta ad andare a bagnarsi nuovamente i cappelli.
Terminata l’operazione, una voce dall’accento francese la fece volgere verso un ombrellone nelle vicinanze:
“C’est terrible le soleil. Avrebbe dovuto portare un ombrellone o almeno un cappello a falde, per proteggere il capo”.
Era la lei di una coppia posizionata nelle loro vicinanze, anch’essi completamente nudi. Più o meno doveva essere sua coetanea o forse con qualche anno in più anche se era evidente che fosse una di quelle donne che amano curar molto il proprio aspetto. I capelli erano curati così come le unghie di mani e piedi, smaltate con il medesimo colore. Anche il suo viso, pur dimostrando un’età matura, dava la certezza che aveva dimestichezza con creme idratanti oltre che di centri estetici.
Anche se seduta sul proprio asciugamano, si capiva dalle sue lunghe gambe che doveva essere alta più di un metro e settanta. La sua pelle molto abbronzata faceva un bel contrasto con i capelli biondi e gli occhi di un azzurro chiarissimo. Data la completa nudità, Elsa notò che la donna portava alcuni piercing; oltre che un piccolo brillantino su una narice, ne aveva un altro più voluminoso sull'ombelico; ma quelli che più la stupirono, furono gli altri due sulla patata. Una piccola perla posta subito sopra il clitoride e una piccola catenella di brillantini che pendeva da una delle sue grandi labbra.
L’uomo che era con lei, altrettanto abbronzato, aveva il cranio completamente rasato come d’uso di chi ha calvizie predominante. Alto anch'egli e nonostante desse l’impressione di essere più vicino ai settant'anni che ai sessanta, aveva una corporatura vigorosa e senza evidenti segni di adipe.
“E’ una tortura questo caldo. Purtroppo questa giornata di mare non era preventivata ma la voglia di sole e di una nuotata è stata troppo forte”. Rispose Elsa con un buon francese, omettendo di riferire l’inganno di Mauro.
“Viens ici à l’ombre” la invitò la donna battendo leggermente la mano sul suo spazioso telo” e subito dopo, si rivolse con finto far burbero al marito:
“Spostati tu, che tanto non patisci neanche le bastonate”
L’uomo, divertito, dopo essersi alzato fece scherzosamente un gesto di riverenza con il braccio all'indirizzo di Elsa, invitandola a prendere il suo posto.
Appena si sedette, la francese si presentò:
“Mi chiamo Clairie e lui è Gaston, mio marito. Da dove venite?”
“Da Milano. Io sono Elsa e quello là è Mauro. Grazie per l’ospitalità all’ombra.”
“Siete una bella coppia” dichiarò Gaston, dopo aver fatto un cenno di saluto al ragazzo.
“Oh no, non siamo una coppia. Solo amici” si affrettò a dichiarare Elsa, imbarazzata per la grande differenza d’età con Mauro.
La francese rise di gusto, capendo il disagio di Elsa ma non credendo alle sue parole, proseguì:
“Amici, coppia, conoscenti, non fa alcuna differenza. Oltre che essere giovane è anche un bel ragazzo. Tanto bello che saresti davvero pazza a non approfittarne”.
Parlarono a lungo molto cordialmente finché la francese mentre diceva qualcosa di divertente, poggiò inavvertitamente la mano sulla coscia di Elsa, cessando immediatamente il suo discorso; quindi rivolgendosi al marito, gli disse:
“Senti che pelle liscia e vellutata ha Elsa; sembra quella di una bimba”
L’uomo si avvicinò e dopo aver passato la propria mano con molto garbo e signorilità, sulla spalla di Elsa, convenne con l’opinione della moglie, confermando il complimento.
Tanto per sviare quegli apprezzamenti che la imbarazzavano, notato un tatuaggio militare su una spalla di Gaston, Elsa gli chiese se da giovane fosse stato un paracadutista dell’esercito.
“No e no” fu la risposta divertita di Cleirie.
Successivamente alle espressioni attonite di Elsa e Mauro che nel frattempo li avevi raggiunti, Gaston spiegò:
“Questa antipatica di mia moglie, quando c’è la parola giovane in qualsiasi domanda su di me, risponde sempre di no” quindi, mantenendo l’espressione allegra proseguì, spiegando e ribadendo i due no:
“No paracadutista ma di un corpo speciale dell’esercito francese. Una specie della vostra Folgore, per intenderci. E non esattamente da giovane. Non solo da giovane per lo meno. Sono in servizio da trentacinque anni; sono colonnello anche se per fortuna, l’anno prossimo andrò in congedo e farò finalmente vita da pensionato.”
La conversazione tra i quattro proseguì e mentre Mauro e Elsa raccontarono di cosa si occupavano nella vita, anche Cleirie raccontò della sua boutique ceduta da un anno, per godersi anche lei la vita senza orari e incombenze fiscali e commerciali. Cosa che a Elsa apparve più che comprensibile dato l’ovvio stipendio del marito, senza contare i premi per le numerose missioni estere durante le ultime crisi mediorientali.
“Quanto starete in vacanza qui in Francia?” domandò a un certo punto Gaston.
“Non siamo in vacanza. Abbiamo fatto una toccata e fuga stamattina; tra poco rientreremo a Milano” chiarì Elsa.
“Tu sei ritirata dal lavoro e Mauro studia. Inoltre, essendo agosto, dubito avrà esami incombenti. Fermatevi qui.”
“Non era programmato di star fuori; non abbiamo di che cambiarci e dove passare la notte, ammesso e non concesso di trovare una stanza libera, data l’alta stagione turistica.” spiegò Mauro.
“Il pernottamento non è un problema. Abbiamo casa qui vicino, sulle alture di Mentone e abbiamo un sacco di camere per gli ospiti. Andata. Verrete da noi!” affermò Gaston con piglio decisamente militare.
“Tu cosa dici?” domandò Mauro imbarazzato ma anche speranzoso che Elsa accettasse l’invito.
Lei rimase un momento a riflettere. Trascorrere un pomeriggio chiacchierando con sconosciuti, seppur simpatici, era una cosa. Andare a casa loro, per giunta fino all’indomani, era ben diverso. Certo, come suo marito si era disinteressato di passare agosto con lei, sicuramente la sua coscienza non le avrebbe impedito di concedersi una breve vacanza.
Il suo silenzio fu interpretato da Clairie come un assenso e issatasi velocemente in piedi, esclamò soddisfatta:
“Allons! Prendiamo le cose da spiaggia e avviamoci. A casa, dopo una doccia, ci rilasseremo e penseremo cosa fare stasera.”

Appena arrivati a Mentone l’automobile dei due francesi, che li precedevano per far loro strada, entrò nel parcheggio di un grande magazzino come da precedente richiesta di Elsa.
Le due donne entrarono affinché Elsa potesse acquistare almeno un dentifricio e un paio di spazzolini da denti. Acquistò anche un dopo sole assieme a shampoo e balsamo oltre che qualcosa per potersi dare un velo di trucco agli occhi. Non si sentiva certo una vamp ma immaginava che Clairie si sarebbe truccata per la sera e non voleva fare la figura della donna di mezza età sciatta.
Quando passarono accanto al reparto abbigliamento, disse a Clairie:
“Meglio che prenda qualcosa da metterci. Siamo vestiti così da stamattina”.
La francese la prese a braccetto tirandola dolcemente via:
“Mauro ha più o meno la corporatura di Gaston, vedrai che gli troveremo qualcosa da mettersi. Quanto a te, cherie, ho una cabina armadio piena zeppa di vestiti e scarpe. Ci divertiremo a scegliere cosa metterci.”
“Grazie, sei gentile. Ma almeno lascia che prenda della biancheria intima”
Dopo una risata divertita, Clairie continuò ad andare oltre trattenendola a braccetto e impedendole di acquistare altro.

Dopo un paio di chilometri in salita, le due automobili varcarono un cancello che permetteva l’ingresso a un ampio parcheggio e da lì, un breve camminamento lastricato, portava a una villetta circondata da un prato erboso.
L’ingresso dava direttamente su un vasto soggiorno con due enormi divani da più persone. Sui lati del locale si apriva un’enorme cucina a vista, una scala che portava ai piani superiore e una posta, presumibilmente un locale toilette per gli ospiti. L’enorme vetrata, oltre che inondare di luce la stanza permetteva una strepitosa vista sul mare oltre che l’accesso al giardino.
Sicuramente i due francesi, che avevano la residenza ufficiale altrove e presumibilmente dove Gaston era di servizio, amavano il mediterraneo.
Infatti le successive parole del francese, confermarono le ipotesi di Elsa
“Qui è dove ci trasferiremo definitivamente appena mi sarò congedato” affermò il francese.
“Bellissima casa e concordo, ovunque voi abitiate attualmente, che qui pare di essere in paradiso. Siete fuori dal caos cittadino e comunque a poca distanza dai servizi e disponibilità delle metropoli, data la vicinanza a Nizza e Cannes oltre che dal Principato di Monaco” concordò Mauro.
“Bien sur. Il Principato, volendo farsi una camminata, lo si può raggiungere anche a piedi, distando solo tredici chilometri. Diciamo che in automobile, guidando per un paio d’ore possiamo essere a Genova come, verso nord, nei comprensori sciistici della Provenza come Isola 2000. Verso ovest, invece, in poco più di tre ore siamo in Camargue”
“Vi invidio” commentò laconicamente Elsa.
Clairie, dopo aver versato del the freddo alla menta, rivolgendosi poco dopo al marito, lo esortò:
“Bien! Voi uomini andate di sopra a farvi una doccia; noi donne abbiamo bisogno di più tempo per lavarci e asciugarci i capelli, darci le creme idratanti e senza contare il trucco. E cercate di lasciare pulito!”
Gaston alzò le spalle con una finta espressione rassegnata e dopo aver indicato la scala a Mauro, lo precedette per mostragli la camera e il bagno a loro disposizione.
Rimaste sole, Clairie mostrò alla sua spite il giardino che riparato alla vista da alte siepe circostanti, oltre alla stupenda vista sul mare, offriva una piccola doccia esterna, un’ampia vasca idromassaggio per più persone e vari lettini per prendere il sole.
“Potete anche far a meno di recarvi in spiaggia” osservò Elsa.
“Bien sur” concordò la francese, proseguendo:
“Amo troppo nuotare e detesto le piscine. Inoltre restando isolati qui, non si possono fare piacevoli nuove conoscenze come successo oggi con voi”
Rimasero a chiacchierare amabilmente come due vecchie amiche finché Elsa, un po’ a disagio, decise a porre una domanda confidenziale:
“Ho notato che a spiaggia eravate tutti completamente depilati nelle parti intime”
“E’ una consuetudine per chi sta nudo, in qualsiasi circostanza, assieme ad altre persone” rispose tranquilla l’altra.
Elsa preferì non approfondire a cosa la francese volesse riferirsi con – qualsiasi circostanza- perché, forse, era un modo di dire francese che, con la traduzione italiana, mutava il suo significato.
La voce di Clairie, la distolse dalle sue riflessioni:
“Tu non ti depili mai la micia?”
“Dovrei?”
Dopo una risata divertita, rispose:
“Mais non. Non intendevo questo, cherie. E’ solo per una questione estetica oltre che pratica”
Dopo una pausa, proseguì:
“Con l’età, oltre ai capelli, iniziano a imbiancarsi anche i peli pubici e quale donna sarebbe felice di avere la figa, sale e pepe. Inoltre e per quanto riguarda il sesso, scopare o farsela leccare senza peli, è molto più piacevole, senza contare questo” disse alzando il vestitino privo di intimo e mostrandole il piercing sopra il clitoride.
“Non è un vezzo estetico?”
“Anche, ma non solo. Il piercing in questa zona aumenta la sensibilità delle innervature del clitoride”
Le voci dei due uomini che stavano raggiungendole, le distolsero da quelle confidenze. Si erano già cambiati e Mauro, come promesso loro precedentemente a spiaggia, indossava un paio di calzoni blu scuro e una camicia azzurro chiaro con piccoli simboli rosa. Ai piedi, un paio di mocassini neri scamosciati, terminavano il suo look. Elsa lo aveva sempre visto vestito casual e non poté che complimentarsi per l’eleganza.
“Ha deciso tutto Gaston; dopo aver saputo che il mio numero di piede era uguale al suo, ha insistito che accettassi in prestito anche le scarpe”
Anche Gaston, ovviamente, era molto stiloso pur se sportivo. I suoi calzoni beige, ben si intonavano con le calzature color cuoio e la camicia in seta completamente bianca, esaltava la sua intensa abbronzatura e le spalle possenti.
Poco dopo Clairie, invitò Elsa a seguirla al piano di sopra per far anch’esse la doccia. Dopo averle mostrato la stanza che avrebbero usato, la invitò a fare la doccia assieme a lei, spiegando che essendo molto ampia, avrebbero potuto farla contemporaneamente approfittando, inoltre, dei suoi bagnoschiuma, shampoo e balsami per i capelli.
Uscite dalla doccia e con i capelli ancora umidi, si spalmarono il corpo con una crema idratante di alta gamma, dopodiché, indicando il suo inguine, Clairie le chiese:
“Vuoi togliere i peli?”
Confusa, Elsa si trincerò dietro a un semplice:
“Se faccio la ceretta adesso, vi farò far tardi per cena”
“Niente ceretta. Per lo meno non dopo una giornata al sole. L’unico modo è fare come gli uomini” e senza darle tempo di ribattere, si mise a rovistare nel cassetto di Gaston.
La raggiunse con un rasoio elettrico, una bomboletta di schiuma e un rasoio da barba simile a quelli usati anche da suo marito.
Con fare deciso, si accomodò su un piccolo sgabello e quindi la invitò serenamente a porsi davanti a lei con le gambe più aperte possibile, quasi fossero intime da anni.
Dopo aver messo in moto il rasoio elettrico, spiegò:
“Userò il taglia basette per accorciare il più possibile i peli”
Elsa si sentiva quasi una prigioniera catturata, messa in quella strana posizione con le braccia verso l’alto e le mani poggiate sul capo.
Terminata l’operazione, dopo aver inumidito le parti intime di Elsa con acqua tiepida, iniziò a cospargerle abbondantemente di soffice schiuma da barba, massaggiando la parte.
“E’ bene che la peluria si ammorbidisca il più possibile” e poi, senza badare all'espressione attonita della sua nuova amica, iniziò a passare dolcemente e sapientemente il rasoio usa e getta sulla sua pelle delicata.
Stranita, Elsa sentiva il sordo rumore dei suoi peli pubici che venivano delicatamente e implacabilmente, recisi dalla piccola lama.
L’operazione durò qualche minuto mentre le dita della francese, dopo aver steso la pelle intorno al clitoride, fecero lo stesso quando iniziò a occuparsi della zona accanto alle grandi labbra. Proseguì, inoltre, sul perineo e dopo ancora attorno all'ano, dopo aver invitato Elsa a voltarsi e a piegarsi in avanti il più possibile, reggendo il busto con le mani poggiate sul lavandino.
Clairie, dopo aver sciacquato sommariamente la parte, ripeté l’operazione con la schiuma prima e col rasoio dopo, passandolo delicatamente in contropelo.
Alla fine, dopo aver nettato la zona con una piccola spugna, passando delicatamente i polpastrelli sulla zona più intima del suo inguine, dichiarò soddisfatta:
“Voilà, liscia come una pesca”
Elsa si voltò specchiandosi e dopo essersi guardata il pube completamente glabro, esclamò attonita:
“Mio Dio che impressione. Sembro una bambina”
Dopo una risata, la francese cingendole le spalle con un braccio, rivolgendosi a lei osservando lo specchio che le inquadrava entrambe completamente nude, eccepì:
“Niente affatto. Sembri e anzi sei, una...come dite voi in Italia? Ah, si. Una fica stratosferica.”

Si asciugarono i capelli usando anche la piastra per dare un effetto mosso alle capigliature. Dopo essersi truccate servendosi dei numerosi prodotti di Clairie, la stessa la invitò a seguirla in una stanza, spiegando:
“Questo è il mio regno”
Le pareti del locale era interamente occupate da alti armadi. La francese li aprì tutti mostrando una quantità infinita di abiti e di scarpe di tutte le foggie.
Levò dalle grucce alcuni abiti da sera e li dispose sopra un piccolo divanetto, quindi dopo aver fissato con aria riflessiva il corpo nudo di Elsa, gliene porse uno.
Questa, dopo averlo indossato poco convinta poiché molto corto, osservandosi allo specchio contestò quella scelta:
“Oh no. E’ corto come un baby doll; non fa per me”
“Pourqoui? Perché? Hai delle gambe e delle cosce fantastiche e con un paio di tacchi, farai impazzire mezza Costa Azzurra”
Elsa, tuttavia, fu irremovibile e dopo aver provato altri abiti propostole e tutti molto sexy, alla fine si lasciò convincere per un vestito nero molto lungo anche se con una scollatura profonda sulla schiena che arrivava quasi fino all’inizio delle natiche, lasciando libere alla vista le sue sensuali fossette di Venere sopra i lombi. Davanti, due generosi spacchi arrivavano quasi fino all'inguine permettendo, mentre incedeva, la totale vista delle cosce.
Un paio di sandali neri ricoperti di strass e una borsetta che richiamava le calzature, furono i complementi della sua mise.
Clairie, per non vestirsi anch'essa di nero, optò per un abito di seta blu piuttosto corto e con una profonda scollatura davanti che lasciava, se non si faceva attenzione chinandosi, palesato tutto il seno.
Si misero nuovamente davanti a un grande specchio una accanto all’altra e la francese, soddisfatta, pronunciò:
“Bien. Allons!”
“Come sarebbe a dire, andiamo? Vero che per le scollature che abbiamo, tu davanti e io dietro, non possiamo indossare il reggiseno, ma per i miei spacchi e il tuo vestito cortissimo, gli slip sono indispensabili”
La risposta della francese che intanto aveva calzato dei sabot, la sbalordì:
“Siamo state nude tutto il giorno a spiaggia davanti a tutti. Che dramma sarà mai se ci vedono le passerine anche di sera?”
Quindi e come al suo solito, prendendola a braccetto la invitò risolutamente a proseguire, lasciando l’ampia cabina armadio.

I due uomini stavano chiacchierando in piedi reggendo entrambi un bicchiere di vino bianco quando il ticchettio dei tacchi sui gradini della scala, li fece voltare in quella direzione.
Alla loro vista, due donne finemente truccate coi volti accesi dall’esposizione al sole. Le cosce di Clairie erano praticamente esposte fino all’inguine data la visuale dal basso, mentre quelle di Elsa facevano alternativamente e sfacciatamente capolino dai generosi spacchi, ogni qualvolta una delle sue gambe incedeva in avanti.
I volti attoniti dei due uomini, dimostrarono a loro, divertite e senza alcun dubbio alcuno, che erano sensualmente affascinanti.
Mauro, dopo aver buttato fuori un respiro, quasi avesse ricevuto un pugno sullo stomaco, riuscì a mormorare un semplicissimo WOW di apprezzamento.
Gaston, ammaliato, si diresse verso le scale, per porgere loro la mano ad aiutarle cavallerescamente a scendere gli ultimi gradini.
Clairie però, fermando la mano del marito e contemporaneamente la discesa di Elsa, si bloccò sul terzultimo gradino e divertita esclamò:
“Questo è niente. C’è un’altra sorpresa”
Subito dopo, scostando uno dei profondi spacchi dell’abito di Elsa con una mano e sollevando con l’altra, la parte terminale della sua tunica blu, mostrò ai due uomini non solo la totale assenza di biancheria intima, ma soprattutto la fica di Elsa completamente depilata e liscia.
Mentre a Mauro, con la bocca spalancata, scompariva per un attimo tutta l’abbronzatura dal volto, Gaston, dopo aver mimato un inchino alla maniera del settecento usando sia le gambe che le braccia, si avvicinò col volto all'inguine di Elsa per apprezzarlo meglio e dopo essersi portato il polpastrello del dito indice sulle labbra, lo appoggiò delicatamente sulla sua fessura esposta in una sorta di bacio a distanza.
A Elsa la libertà di Clairie nel mostrare perentoriamente il suo sesso, senza chiederle il permesso per giunta, non piacque ma, neppure, protestò ritenendo inopportuno rovinare la serata. Sicuramente, però, si sentiva una cosa e questo, per il suo carattere, le trasmetteva un senso di irritazione.
Rimasero ancora qualche minuto a bere tutti e quattro, dopodiché, raggiunta l’automobile di Gaston, si diressero verso la costa.
Raggiunta la via Aurelia che partendo da Roma, raggiunge Nizza, l’uomo alla guida chiese in generale ma a sua moglie in particolare, dove avrebbe dovuto dirigersi.
“I nostri amici moriranno di fame, andiamo direttamente in un ristorante” consigliò la francese.
“Sono italiani e temo che la cucina francese non sia il massimo per loro” obiettò Gaston.
“Paese che vai, usanze che trovi” disse Mauro proseguendo: “A parte le pietanze ricche di aglio tipiche della Francia, sono sicuro che anche a Elsa andrà bene qualunque cosa”
“Vero. Non preoccupatevi per noi” concordò lei.
“Montecarlo?” proseguì Gaston.
“Mais non. In agosto è come a capodanno, pieno zeppo di turisti che vanno laggiù per sentirsi dei vip. Proseguiamo oltre”
“Villefranche? Nizza? Cannes? Oppure preferisci il Byblos?
“Il Byblos? Fino a Saint Tropez? Sei matto? Ho fame e non ho voglia di stare delle ore in auto” rispose Clairie.
“Fermiamoci nel primo ristorante che capita, con un tavolo libero. Non preoccupatevi; per noi è sufficiente stare in vostra compagnia” consigliò Elsa per non costringere il povero Gaston a guidare per molto.
“Il primo ristorante che capita? Con due dee come voi? Non se ne parla neanche” obiettò cavallerescamente il francese.
Quindi, dopo aver pronunciato il nome di un ristorante al telefono collegato alla plancia dell’automobile, attese che qualcuno rispondesse alla chiamata.
“Bonsoir, il y a Paul?”
Dopo poco, quando gli fu passata la persona richiesta, riprese:
“Mon ami, je suis Gaston. Siamo in quattro e vorremmo cenare sulla terrazza”
“…..”
“Lo so che siamo in agosto. Ma mia moglie ed io ti saremo riconoscenti perché abbiamo amici cui teniamo molto”
Qualche minuto di attesa più tardi, il francese terminò la telefonata:
“Lo sapevo che potevo contare su di te. Saremo da te tra venti minuti circa”
“Avete molte conoscenze influenti a quanto vedo” osservò Mauro.
“Molte no. Necessarie, quanto basta” rispose Gaston che subito dopo spiegò sorridendo:
“Paul è stato militare per qualche anno nel mio reparto, prima di congedarsi per occuparsi del ristorante di suo padre, morto improvvisamente. L’ho aiutato a reperire finanziamenti bancari attraverso mie conoscenze, per consentirgli di ammodernare il locale. E’ una di quelle persone valide e che meritano fiducia e aiuto. Anche lui mi vuole bene e son sicuro che se gli telefonassi mezz'ora prima di capodanno, mi troverebbe un tavolo ugualmente”
Arrivarono su un largo piazzale dove una bassa siepe lo divideva da un giardino che fungeva da ristorante all'aperto. Oltre, una vetrata mostrava una sala interna anch'essa con tavoli quasi tutti occupati da commensali. Di lato, una scala illuminata portava al piano superiore dove vi erano altri tavoli. Appena scesi dall'automobile, un giovane uomo posto sulla terrazza emise un breve fischio per attirare l’attenzione di uno degli addetti all'ingresso che, prontamente, si precipitò verso Gaston e ricevute le chiavi, si occupò di parcheggiare l’automobile.
Clairie, dopo aver risposto al saluto dell’uomo del fischio, si diresse allegra verso le scale, seguita in ordine da suo marito, Elsa e Mauro.
Le scale ripide e il vestito corto della francese, consentivano di vederle nitidamente l’inizio dei glutei. Voltatasi, Elsa notò divertita lo sguardo interessato di Mauro.
“Se ti cadono gli occhi, si fermano sulla tua lingua penzoloni fuori dalla bocca”
L’uomo che sicuramente era Paul, li attendeva in cima alle scale e dopo aver baciato sulle guance Clairie, tre volte come si usa in Francia, le disse:
“Madame lei è l’unica persona al mondo che più passa il tempo e più ringiovanisce”
Dopo che lei ebbe squittito un ringraziamento divertita, Paul rivolse lo sguardo verso Gaston e dopo aver battuto i tacchi e accennato a un saluto militare, lo salutò questa volta dandogli del tu:
“Caro Gaston è giusto tu lo sappia: prima o poi ti ruberò la moglie”
Stando allo scherzo, egli rispose:
“Sapevo che mi dovevi gratitudine ma addirittura che tu volessi liberarmi da questa belva, non osavo sperarlo”
Dopo che Elsa e Mauro vennero presentati a Paul, questi dopo aver accennato un baciamano a lei e stretto vigorosamente la mano a lui, commentò:
“Sono abituato alla bellezza e eleganza degli amici dei miei amici, ma stasera hanno proprio voluto onorarmi portandovi a cena nel mio locale”
Li scortò al tavolo che aveva preparato e dato che era discosto dagli altri e con la vista mozzafiato sul porto illuminato di Nizza, fu evidente che non solo li aveva accontentati ma, aveva procurato loro, la posizione migliore.

Optarono tutti per cruditè di gamberi, ostriche e altri molluschi, come antipasto e per secondo, avendo deciso di saltare il primo, la tipica zuppa di pesce francese; la bouillabaisse.
Gaston, senza chiedere parere agli altri commensali, bisbigliò qualcosa al cameriere che tornò con una bottiglia di champagne.
Durante la piacevole cena, mentre chiacchieravano e ridevano come vecchi amici, Elsa fu impossibilitata a non notare sguardi di altri commensali verso di loro. Contrariamente a quanto avrebbe potuto immaginare dopo la scelta dei loro abiti, non erano di disapprovazione o critica ma di autentica ammirazione. Ai due uomini oggettivamente belli e aitanti, le sue gambe totalmente scoperte per gli spacchi e quelle di Clairie per il vestitino che, da seduta, riusciva timidamente a coprirle poco più dell’inguine, davano a quel tavolo già privilegiato per la posizione, il riconoscimento di quello occupato dalle persone più belle e sexy del locale.


Finita la cena, Gaston non volle sentire ragioni alle richieste di Elsa e Mauro di pagare tutti indistintamente:
“Siamo in Francia e comando io. Quando verremo a Milano a trovarvi, sarà il vostro turno di decidere dove offrirci cena”
Al cameriere che portò loro il conto, dette la sua carta di credito senza controllare la somma da pagare e al ritorno di questi, dopo aver siglato la ricevuta della carta, porse un biglietto da cinquanta euro sussurrandogli gentilmente: “Merçi. Pour les employés”.

Dopo aver salutato nuovamente Paul, congratulandosi con lui per la cena e i desserts, riguadagnarono l’auto.
“Dove vi devo portare di bello?”
“Ancora? Per me va benissimo tornare a casa. Vi siete disturbati fin troppo” rispose Elsa.
“A mezzanotte a casa? Qui siamo in Costa Azzurra non nella favola di Cenerentola” rispose divertita Clairie, proseguendo e burlandosi di Mauro e Gaston:
“Non ci siamo vestite come strafiche solo per far contenti questi due babbei. Avanti chaffeur, portaci a vivere!”
“Andiamo al mercato dei fiori se vediamo qualcuno della compagnia” propose Gaston dopo aver messo la freccia e imboccando un parcheggio privato.
Osservando lo sguardo stupito di Elsa, Clairie le spiegò:
“E’ una piazza interamente pedonale di fronte all'inizio della Promenade des Anglais. Viene chiamata così perché al mattino presto di ogni giorno, escluse le domeniche e i giorni festivi, ci sono le bancarelle dei floricoltori. E’ pieno d ristoranti e bar e conseguentemente, alla sera, diventa un po’ il ritrovo di molti, per decidere dove andare e cosa fare più tardi.
Infatti, giunti davanti a un dehor stracolmo di avventori, parecchie voci chiamarono i due francesi che, prontamente, si diressero verso di loro.
Dopo innumerevoli baci e abbracci tra uomini e donne, Gaston e Clairie presentarono Elsa e Mauro a un’infinità di persone, che insistettero affinché loro quattro si fermassero con loro.
Dura ricordarsi i nomi di tutti ma, dato che si sedettero accanto a loro, Elsa chiacchierò a lungo specialmente con due coppie e altri due uomini. Si chiamavano Adrien, Bernard, Jean e Roger gli uomini. Colette e Lucille le due donne, sposate ai primi due.
Elsa si sentì subito a proprio agio perché più o meno tutte le donne del numeroso gruppo, erano anch’esse vestite sexy.
Dopo una mezz’ora abbondante, qualcuno iniziò a proporre una meta.
“Si va a far quattro salti all’Absolu?”
“Andiamo a casa di Jean”
“Facciamo i cagoni sulla barca di Philippe e Norma”
Tra tutte quelle ridda di proposte, Elsa notò che Clairie fece uno sguardo serio a Gaston come per suggerirgli di non condividere alcuna proposta e infatti, un’altra mezz'ora più tardi, dopo aver salutato i componenti del gruppo, affermando di essere stanchi quella sera, recuperata l’auto, stavano rientrando alla villa sulle alture di Mentone.
Giunti a casa e approfittando che gli uomini stavano fumando una sigaretta in giardino, Elsa sussurrò alla francese:
“Mi spiace che per colpa nostra abbiate dovuto rinunciare alla compagnia dei vostri amici”
L’altra la guardò stupita prima di rispondere:
“Non preoccuparti. Sono simpatici ma ignoro se le loro serate possano piacervi. Come avrai capito, sono tipi piuttosto esuberanti”
La voce di Gaston che le chiamava in giardino, interruppe la conversazione.
Raggiunti gli uomini il francese mostrando la vasca idromassaggio in funzione e illuminata, con accanto un cestello di giaccio con una bottiglia di champagne e quattro flutes, propose:
“Un po’ di relax sotto le stelle è quel che ci vuole dopo questa splendida giornata e serata. Siete d’accordo?”
“Sei sempre il solito” lo apostrofò sua moglie, proseguendo:
“Probabilmente Elsa e Mauro sono stufi della nostra presenza e preferiranno ritirarsi nella loro privacy. Ci hanno detto che non vivono insieme e forse le occasioni per stare soli, sono rare”
“Non siamo una coppia” si affrettò a manifestare Mauro, per togliere dall'imbarazzo Elsa.
“Non avete mai fatto l’amore tra voi?” chiese stupito e a bruciapelo, Gaston.
“Si” ammise un pochino a disagio Elsa che poi, per evitare di affermare che era successo solo una volta, si trincerò dietro un più diplomatico: “Capita ma non siamo esclusività di uno o dell’altro”
“Ho capito. Come dite voi in Italia? Ah, si. Siete due trombamici” concluse Gaston, che ricevette un’occhiataccia dalla moglie, prima di essere redarguito:
“Sei grossolano come un elefante dentro una cristalleria”
La risata divertita di Elsa e Mauro mitigarono la collera di Cleirie, e rinfrancarono Gaston per esser stato poco delicato.
Tornato il sereno con la moglie, Gaston riprese il suo fare deciso e iniziandosi a spogliare, invitò Mauro a fare lo stesso. Completamente nudi, i due uomini si sistemarono dentro l’acqua spumeggiante e colmando i quattro bicchieri, Gaston si rivolse alle due donne:
“Donc? A voi non va?”
“Noioso! Arriviamo” rispose sua moglie ma, appena portata la mano su una spallina dell’abito per spogliarsi, fu interrotta perentoriamente dal francese:
“No. Attendez vous! Siamo qui a osservarvi dopo la splendida serata. Proseguite, vi prego, a renderla tale” e dopo una pausa, propose:
“Spogliatevi a vicenda”
Le due donne si guardarono e poi Clairie, alzando le spalle come se la singolare richiesta del marito, fosse una cosa ordinaria, fissò immobile Elsa affinché provvedesse a spogliarla.
Elsa, da parte sua, considerò che era stata nuda per tutto il pomeriggio assieme a loro e anche se la cosa le sembrava irrazionale, accettò l’invito silenzioso della francese.
Dopo aver portato le mani sulle spalline, le fece scivolare lungo le braccia di Clairie e quindi, con delicatezza, fece scorrere la seta blu lungo il corpo sinuoso finché la francese, priva di biancheria intima come lei, fu nuda.
La sua spogliazione da parte di Clairie, fu invece più scenografica. Lei le girò intorno più volte accarezzandole le spalle delicatamente con i polpastrelli mentre i due uomini le osservavano deliziati.
Successivamente con un lieve movimento indusse Elsa a dare le spalle ai due uomini, dopodiché, mimando un ballo seguendo una musica immaginaria, si accucciò sulle ginocchia portando il volto all’altezza del suo inguine e quindi, ponendo le mani sulla parte posteriore delle cosce di Elsa, simulò un ardito preliminare saffico.
Rialzatasi, pose la sua fronte contro quella di Elsa e la invitò silenziosamente a compiere assieme a lei una lenta danza da ferma.
Gli occhi dei due uomini, sempre più rapiti, godettero dello spettacolo del vestito di Elsa che, finalmente libero da essere trattenuto dalle sue spalle, cadde ai suoi piedi mostrando tutte le gambe e il culo stupendamente torniti della donna.
Per non mostrare il forte imbarazzo nel far parte di una scena erotica che mai aveva compiuto in vita sua, fingendo impazienza, entrò nella vasca interrogando Gaston:
“Non ti pare sia ora che offri da bere anche a me e a tua moglie?”
In preda al turbamento, Elsa si accorse solo dopo essersi seduta, di essere a fianco di Gaston che in questo modo, si trovava tra le due donne.
Essendo la vasca adatta a contenere anche otto persone, Mauro rimase un pochino scostato da loro tre. Con la scusa di non lasciarlo solo, lei fece l’atto di spostarsi ma fu trattenuta per un braccio dal francese che, fingendo tristezza, le chiese:
“Sono così antipatico che te ne vai?”
Con una vampata di rossore in viso, Elsa provò a spiegare, balbettando:
“Sei simpaticissimo invece. Non volevo far stare da solo Mauro”
Fingendo rammarico e cruccio, Clairie, spostandosi immediatamente a fianco del ragazzo disse, facendogli una carezza sul viso e dandogli un casto bacio sulla guancia:
“Povero Mauro, solo e abbandonato, ci penso io a consolarti se ti va”.
Dopo una risata collettiva, Elsa sperava di tranquillizzarsi ma la voce divertita di Clairie, con una parte del braccio sommerso verso Mauro, la preoccupò:
“Pare che il nostro spogliarello sia stato gradito dal tuo amico. Qui sotto c’è qualcosa che scalpita”
Di contro, divertito, Gaston sollevò il suo bacino finché il suo membro eretto, fece capolino dall'acqua ribollente:
“Non solo a Mauro. Il vostro spettacolo è stato entusiasmante”
Elsa avrebbe voluto essere a mille chilometri di distanza ma il suo successivo sguardo verso Mauro, la fece rabbrividire ulteriormente. Clairie e Mauro stavano limonando e anche il suo braccio, adesso, era semi sommerso nell'acqua in direzione dell’inguine della francese.
La voce sussurrata di Gaston la distolse:
“Spero tu non sia gelosa. Se ti infastidisce il comportamento di mia moglie, ho un codice nostro per avvertirla di cessare immediatamente”
“Un codice?” rispose sempre a bassa voce Elsa, incuriosita.
Gaston allora le spiegò che tutte le coppie che trasgrediscono, usano dei messaggi camuffati tra di loro, per potersi capirsi in certi frangenti senza che altri possano capirli.
“Anche i vostri amici che ci avete presentato al bar sono…?”
“Coquines! Trasgressivi. Certo. Tu probabilmente non ti sei accorta, ma quando proponevano varie mete per proseguire la serata erano tutte, più o meno, a carattere o con possibili risvolti erotici”
“Per colpa nostra avete perso una serata osè” continuò a sussurrare Elsa.
“Stiamo qui fino al ventidue di agosto, abbiamo tutto il tempo. E poi...”
“E poi?”
“E poi...” dopo una pausa indicando silenziosamente col volto, dove si trovavano sua moglie e Mauro:
“Non credo che questa serata sia del tutto casta”
Volto lo sguardo nella direzione indicatale, Elsa vide il suo giovane amico e la francese, ormai persi nel desiderio carnale, toccarsi e baciarsi dappertutto.
“Neppure tu sei geloso a quanto vedo” constatò Elsa.
“Il nostro è un gioco allargato a altri, avulso da alcun sentimento amoroso. E’ solo intrigo, sesso e piacere fisico. Facciamo l’amore con altre coppie come, a seconda dell’occasione, solo con altri uomini o altre donne non accoppiati”
“Una specie di parentesi nel vostro rapporto di coppia?” chiese lei.
“Esattamente. Nessuna gelosia perché io so che Clairie ama solo me e lei è certa io ami solo lei”
Quindi, dopo aver riempito nuovamente i loro bicchieri, Gaston simpaticamente fece l’atto di mettersi comodo come se assistesse a una rappresentazione teatrale e dopo aver steso il suo braccio destra dietro le spalle di Elsa, con l’altra mano, colpì col bordo del suo bicchiere quello di Elsa, sussurrando: “Prosit”
Il braccio muscoloso del francese che sfiorava le sue spalle e soprattutto la sua coscia tonica quasi inavvertitamente a contatto con la sua, procurarono a Elsa un lieve turbamento tanto che fu scossa da un brivido improvviso.
Gaston, interpretò il suo fremito come se avesse freddo:
“Temo tu sia intirizzita. Forse senti l’umidità della sera e stare in acqua anche se tiepida, non aiuta”
Quindi alzatosi in piedi e scavalcato il bordo della vasca, porse la mano alla donna per aiutarla a uscire dall'acqua.
Lei preferì lasciarlo nella sua opinione, vergognandosi nel svelargli che il fremito precedente non era dovuto al freddo. Lui cavallerescamente le mise un accappatoio sulle spalle e iniziò a frizionarla sulla schiena per scaldarla. Quando lui passò a frizionarle le braccia e le spalle, ponendosi di fronte a lei, Elsa per evitare di fissarlo negli occhi, volse lo sguardo in basso.
Il cazzo dell’uomo, passata l’euforia dello spogliarello precedente, quando era uscito dalla vasca, era a riposo, mentre adesso iniziava nuovamente a prendere vigore anche se non completamente duro.
Accortosi del fatto, Gaston cercò di scusarsi, mantenendo un tono allegro:
“Mi spiace per la maleducazione del mio pisello. Non sa mai come ci si comporta davanti a una signora”
Forse per la serata vestita in modo così sexy, forse per gli sguardi ammirati degli uomini al ristorante e mentre passeggiavano, o magari per l’abbondante champagne bevuto finora e per le effusioni di Clairie e Mauro, Elsa si stupì delle sue stesse parole e dei propri gesti, mentre rispondeva al francese sull’argomento del suo pisello irrequieto:
“Poverino. Non è affatto maleducato e anzi, è il contrario. Vedi? Si alza in piedi se c’è una signora”
Mentre profferiva quelle parole, impugnò delicatamente il cazzo che quasi istantaneamente si indurì mostrando tutta la sua possenza.
Elsa si chinò fino ad appoggiare un ginocchio a terra e avvicinò il visto alla verga pulsante. Non aveva mai visto un cazzo così grosso. Quelli di Mauro e di suo marito erano di dimensioni più che soddisfacenti, ma il cazzo di Gaston era notevolmente oltre la media.
Baciò delicatamente la cappella e quindi passò la lingua più volte lungo tutta l’asta finché, dischiuse le labbra, ne accolse buona parte dentro la sua bocca. Fu un pompino delicato e notò che Gaston, pur poggiando i palmi delle mani sulla sua testa, non le premeva per consigliarle movimenti e velocità. Lui le lasciava qualunque decisione di come e cosa fare mentre si occupava del suo cazzo.
Mentre con una mane gli carezzava lo scroto, notò inoltre come anche le sua palle fossero piuttosto voluminose e quasi che il francese avesse intuito le sue considerazioni, la sua voce la raggiunse:
“Non ho problemi a venire più volte in breve termine. L’unico mio limite è che la prima volta, non riesco a durare molto”
Quasi un paio di minuti dopo, infatti, la sua voce la informò cortesemente, in modo che si potesse regolare come preferiva:
“Attenta, piccola, temo di stare per venire”
Elsa infatti, oltre ad avvertire piccoli spasmi dell’uccello, si accorse che anche il volume di quel poderoso cazzo si stava ingrandendo ancor di più.
Dopo aver evitato che rimanesse all’interno della sua bocca, spinta da una finora sconosciuta curiosità, rimase ugualmente col volto vicino osservandolo, mentre con una mano proseguiva a masturbarlo.
Ancora la voce del francese:
“Posso?”
La muta risposta di assenso di Elsa, fu l’aumento del ritmo della sua mano nella masturbazione. Improvvisamente e assieme a un rantolio di Gaston, un getto improvviso di sperma caldo e impetuoso, la colpì repentinamente in faccia, obbligandola a chiudere istintivamente gli occhi. Altri spruzzi successivi, bagnarono i suoi capelli e il suo volto.
Proseguì a masturbare la verga finché sentì il suo volume affievolirsi nella sua mano, mentre il denso liquido del piacere di Gaston, iniziava a colarle dalle guance, labbra e mento.
Dopo averla fatta issare in piedi, prendendola delicatamente per le ascelle, Gaston le porse un piccolo asciugamano affinché potesse pulirsi grossolanamente indicandole anche la porta nel soggiorno, che dava accesso alla piccola toeletta di servizio per gli ospiti.
Davanti allo specchio di cortesia, Elsa notò che un piccolo schizzo si era fermato tra i suoi capelli. Si lavò accuratamente il viso e con un asciugamano ripulì alla meglio la capigliatura, riservandosi di farlo con più accuratezza con una doccia prima di coricarsi.
Tornata nel salotto, scorse Gaston sempre nudo nella cucina a vista, intento a tagliare dei formaggi e alcune fette di salame, oltre che e a riempire altri bicchieri di champagne.
“Non abbiamo già mangiato e bevuto abbastanza questa sera?” domandò briosamente Elsa.
“E’ solo un piccolo spuntino per riscaldarci dall’umidità dell’idromassaggio e della notte” chiosò il francese mentre, fingendo collera, si rivolse agli altri due che stavano ancora indugiando nella vasca, chiamandoli.
Rimasero tutti e quattro in piedi attorno alla penisola della cucina, spiluccando allegramente ciò che Gaston aveva preparato.
“Mi pare tu abbia violentato Mauro” disse ridacchiando a sua moglie.
“Senza pietà” rispose lei con una risatina, informando successivamente: “Mi ha fatta venire un sacco di volte con la sua lingua”.
Il ragazzo, pur visibilmente soddisfatto, rimase in silenzio imbarazzato sia dalla presenza di Elsa ma soprattutto del marito di Clairie.
La francese si diresse verso uno dei grandi divani e dopo essersi chinata, estrasse la parte inferiore della seduta che, automaticamente si sollevò di alcuni centimetri formando una specie di enorme giaciglio. Dopo essersi accomodata sul cuoio bianco, battendo lievemente la mano accanto a lei, esortò:
“Venite anche voi içi, accanto a me”
Mentre Gaston diligentemente riassettava il piano riponendo i piatti nella lavastoviglie, Mauro con le donne ai suoi lati, balbettò una scusa temendo che la sua amica fosse rimasta offesa:
“Scusami se non ti sono stato vicino”
Con una risatina e dopo aver ripetuto la sua frase come ulteriore amichevole derisione, Clairie lo esortò, sospingendolo verso Elsa:
“Avanti, fatti perdonare”
Mauro non si fece pregare e iniziò a limonare Elsa mentre la francese, divertita, gli accarezzava le spalle con le mani e con tutto il corpo posato contro di lui.
Nel frattempo il francese, avvicinatosi, si sedette sul largo giaciglio e delicatamente iniziò ad accarezzare e a baciare la schiena e il collo di Elsa intenta a baciare Mauro.
La serata era andata ben oltre ogni immaginazione e lei sperava che i francesi, ormai soddisfatti, presto avrebbero deciso che era l’ora, per tutti, di ritirarsi nelle proprio stanze per dormire.
Come al solito la sua timidezza e imbarazzo, le impedirono di informare i cordiali francesi che le pazzie, per lei, erano state più che sufficienti e che preferiva andare a riposare.
Non le era mai capitato di essere distesa nuda tra due uomini e mai, neppure, aveva considerato che le sarebbe accaduto.
Una nuova e strana irrequietezza si impadronì di lei quando il suo corpo avvertì che i peni degli uomini stesi contro di lei, iniziavano a indurirsi.
Mentre la sua parte razionale cercava velocemente un pretesto per sottrarsi a quella mai desiderata situazione, l’altra sua parte inconscia obbligò la sua gola a emettere un sospiro.
Ai due uomini eccitati quel suono scatenò la libido e Elsa, prestissimo, si ritrovò stesa a pancia in su mentre Gaston e Mauro, quasi due lupi famelici, si stavano avventando sulle sue carni.
A gambe spalancate per la presenza di Gaston steso davanti al suo pube che gustava il sapore della sua fica precedentemente eccitata per la lunga fellazio, la bocca e le mani di Mauro assaporavano la tonicità e morbidezza delle sue generose mammelle.
Anche questa volta il suo carattere timido voleva farla fuggire ma ancora una volta, i suoi sensi la fermarono obbligandola a rispondere, con movimenti del pube e con sospiri, incoraggiando ulteriormente le due bocche maschili.
I forti orgasmi che la sapiente lingua di Gaston le procuravano non la fecero quasi accorgere che Mauro aveva cambiato posizione. In un barlume di lucidità, vide che si era messo su un fianco con il pube vicino alla sua testa, mentre il suo viso era immerso tra le cosce impudicamente spalancate di Clairie.
Elsa si vergognava per i suoi continui orgasmi ormai quasi urlati, che provocavano la sua fica ormai gonfia a inumidirsi sempre di più. Decise di pensare a qualcosa di diametralmente opposto a quella che era la situazione contingente e ancora una volta, invece, si sorprese ad attirare con le mani il bacino di Mauro più vicino. Il pube del ragazzo era adesso quasi contro il suo volto e dischiusa nuovamente la bocca, iniziò a succhiare e accogliere il cazzo marmoreo.
La voce di Gaston che nel frattempo aveva smesso di leccarla, la raggiunse nuovamente distogliendola:
“Je peux? Posso?”
Elsa vide Gaston mostrarle l’involucro di un preservativo, tacita richiesta a poterla possedere.
Mentre la sua mente inascoltata le ordinava di gridare un secco no, le sue cosce si allargarono disubbidienti e oscene e lei, portata una mano sulla fica rigonfia e fradicia per gli orgasmi, dischiuse con due dita il dolce ingresso della sua intimità, offrendosi silenziosamente alla penetrazione.
Il grosso glande del francese rimase immobile un istante tra le grandi labbra, prima di iniziare lentamente a farsi strada nel corpo della donna.
Elsa sentiva le pareti della vagina dilatarsi mentre il francese spingeva dolcemente il grosso arnese dentro di lei. A un certo punto l’uomo si fermò e lentamente iniziò a muoversi avanti e indietro senza essere penetrato completamente; questa operazione permise alle pareti interne della vagina di adattarsi all'imponente verga.
La donna sentiva perfettamente il punto dove la cappella, quasi una sonda, allargava le sue carni che, dolcemente e piacevolmente sollecitate, iniziavano a bagnarsi copiosamente; rassicurata e altrettanto eccitata, Elsa iniziò a muovere il bacino verso l’alto, tacito consenso all’uomo per affondare ulteriormente dentro di lei. Il suo rauco gemito accompagnò la totale penetrazione; anche questa volta, Gaston rimase immobile qualche istante prima di iniziare un lento e ritmico su e giù.
Brividi, fremiti ed eccitazione pervasero il corpo caldo e armonioso di Elsa che ormai, priva di alcuna esitazione, dopo aver sollevato le cosce le avviluppò attorno alla vita del francese.
Questi, ormai certo che lei fosse pronta, iniziò a muoversi con più decisione percorrendo totalmente la sua fica e portando a volte il suo cazzo quasi fuori dal suo corpo, lasciando dentro solo una piccola parte della cappella.
Elsa si sorprese a gridare per la prima volta nella sua vita, mentre veniva scopata e ben presto un esplosivo orgasmo clitorideo e vaginale sconquassò ogni parte del suo corpo.
Le pareti vaginali iniziarono a contrarsi ritmicamente quasi una ulteriore masturbazione al cazzo di Gaston che, con le unghie di lei premute sulla schiena non riuscì a trattenersi oltre, eiaculando dentro il preservativo assieme a un urlo di piacere.
Rimasero ansimanti uno disteso sull'altra e Elsa, ancora scossa da ripetuti spasmi di piacere, sentiva il grosso calibro dentro di lei perdere a poco a poco la grossezza.
Anche Mauro e Clairie nel frattempo erano venuti e tutti e quattro rimasero in totale immobilità, assaporando in silenzio, ognuno il proprio appagamento sessuale.
Quando, finalmente riprese le forze, i quattro si alzarono per raggiungere le proprie stanze, Clairie sorridendo chiese a suo marito:
“Mi pare che Elsa sia riuscita a farti impazzire”
“C’est formidable” esclamò Gaston, elogiando e riconoscendo: “Elsa ha detto di avere avuto due figli ma ha la passerina di una diciottenne. Stretta, calda, reattiva e confortevole come la sua, non ne avevo mai provate”

Raggiunta la propria stanza, Elsa si fece una rapida doccia senza lavarsi i capelli, per potersi coricare subito, sfinita dalla giornata iniziata con lunghe nuotate e terminata con quella battaglia erotica.
Quando Mauro, terminata a sua volta la doccia, la raggiunse nel letto, lei era ormai sprofondata in un sonno profondo.
(continua....forse)





































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