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Acqua: il rumore della pioggia


di Robb____
24.07.2020    |    6.061    |    3 9.3
"Sentì un leggero mugolio mentre lo prendeva in bocca..."
Premesse
Primo racconto. Sarei felice di avere feedback in base ai quali considerare l’idea di continuare a scrivere una serie di racconti, ognuno dedicato ad una categoria ed ispirato ad un elemento naturale.
Per i curiosi: lascio a voi la scelta di credere che questi racconti siano o meno ispirati da fatti reali. Se sembra vero, allora vuol dire che funziona!

ACQUA
Il rumore della pioggia (parte 1)
Il rumore della pioggia si abbatteva incessante sulle auto inermi, producendo un caratteristico suono metallico, perfettamente cadenzato, che scandiva quella malinconica serata autunnale.
Ho sempre amato la pioggia. Il suo odore. Il suo cadere impietosamente e senza controllo, lasciando quel senso di sospensione nell’aria, quasi di purezza, la quiete dopo la tempesta.
La notte umida mi aveva messo di buon umore e guidai fino al luogo dell’appuntamento, nei pressi di un centro commerciale. Conoscevo bene la zona perché ci ero già stato in passato ma, come capita sistematicamente nei casi di bisogno, la memoria sembrava offuscata ed il timore di perdermi in quel groviglio di traverse si faceva sempre più concreto.
Come se non bastasse ero in ritardo, dannatamente in ritardo. Per alcune persone presentarsi ad un appuntamento con puntualità o addirittura in anticipo, è qualcosa di sacrosanto. Per altre, fare ritardo, è altrettanto sacrosanto. Come se ci fosse un principio patologico che impone di non arrivare mai puntuali: non puoi farci niente, per quanto ti sforzi di anticipare i tempi, sarai sempre in ritardo. Accade anche nella vita, a volte.
Giunto sul posto, parcheggiai in un ampio piazzale, antistante la facciata colorata di un fast food. L’asfalto catturò la mia attenzione con i suoi giochi di luce riflessi nelle pozzanghere che esercitavano un potere ipnotico sul mio pensiero, facendolo vagare verso mete ben più ridenti e specchi d’acqua estivi e cristallini.
Fui riportato alla realtà dal sopraggiungere di una macchina scura che si accostò timidamente alla mia, quasi in cerca di un cenno di conferma. Erano i miei nuovi amici, avevo riconosciuto il modello dell’auto.
I vetri delle autovetture erano appannati e rigati dalle gocce d’ acqua. Il ronzio elettronico del motorino che li abbassava rivelò volti amichevoli, come il sipario di un teatro che aprendosi svela un palcoscenico familiare alla platea. Seguirono sorrisi reciproci alternati a momenti di incertezza:
-Ciao!
-Come va? Vieni tu? Veniamo noi?
-D’accordo, vengo io!
Aprì lo sportello posteriore e mi riparai nel loro abitacolo.
Fu lì che mi trovai subito in compagnia di una donna di mezza età dalla carnagione olivastra, i lineamenti delicati resi accattivanti da uno sguardo penetrante, quasi aggressivo, incastonato in occhi dalle tinte marine. Il tutto era incorniciato da capelli corvini, non troppo lunghi, fluenti sulle spalle esili ma ben disegnate.
Notai che indossava un vestito di maglia scuro e, mentre si sporgeva per presentarsi, intravidi l’elastico delle autoreggenti. Un brivido di eccitazione corse lungo la mia schiena mentre un profumo dolce e selvatico di donna si diffondeva nell’abitacolo e inondava le mie narici, trasmettendo impulsi voraci al mio cervello. Cercai impacciatamente di controllare quegli stimoli mentre, a mia volta, mi presentavo.
Fortunatamente quell’atmosfera di vaghezza tipica dei convenevoli si dissolse immediatamente a suon di sorrisi e parole dal tono amico che ci portarono subito a conversare piacevolmente, come tre vecchi amici che si rincontrano al bar dopo anni, ansiosi di regalarsi racconti sui frammenti delle proprie vite vissute altrove.
Andò avanti così per un po’ finché io e lei, quasi inconsciamente, ci ritrovammo uniti, seduti l’uno accanto all’altra sui sedili posteriori. Sentì il calore della sua gamba che trasmetteva piacevoli vibrazioni all’altezza della mia coscia e da lì fino alla base del mio stomaco.
Mentre la voce di lui, proveniente dal sedile del guidatore ci cullava dolcemente, sentì una mano posarsi sul mio ginocchio: era un tocco delicato, quasi timido ma al tempo stesso mi comunicò autorevolezza. D’istinto, come se fosse un gesto automatico, posai la mia mano sulla sua e quel contatto, genuino, pelle contro pelle le regalò un sorriso accattivante stampato sul viso. Anche lui notò la scena e sorrise, per poi lasciarsi andare ad un avvertimento che suonò come un piacevole presagio:
- Attento! Se le dai la mano, lei si prende tutto il braccio!
Notai che le sue gambe semichiuse si erano leggermente discostate l’una dall’altra, come se questo fosse necessario a dissipare un senso di calore crescente. Immaginai le cosce avvolte dalle autoreggenti fino al punto in cui diventavano pelle nuda, per poi coprirsi nuovamente con il pizzo degli slip. O magari non indossava alcuna biancheria intima, fantasticai…
Fra una risata e l’altra, mentre questi pensieri affollavano la mia mente, ci ritrovammo ancora più vicini, viso contro viso, in una sorta di intimità segreta ed inaccessibile. Sentivo il suo sguardo liquido posarsi avidamente sulle mie labbra e la sua mano che mi massaggiava la coscia, avventurandosi sempre più a nord. Il mio sguardo vagava dal profilo delle sue cosce al contorno delle sue labbra carnose che si deformavano impercettibilmente in maniera ritmica, come se lei le stesse mordendo dall’interno. La sensazione di vuoto allo stomaco si fece galoppante, irruenta e piacevole. Le accarezzai timidamente la coscia e lei ricambiò baciandomi collo e passando una mano sul mio basso ventre. I suoi baci si fecero sempre più umidi.
Nel frattempo era calato un silenzio surreale, carico di aspettative, uno stato di sospensione in cui tutti e tre vagavamo disinibiti. Sentivo il mio membro premere incontenibile contro la patta dei pantaloni e arrivai a pregare che potesse liberarsi al più presto da quella stretta. A quel punto lei, come se avesse letto i miei pensieri, iniziò a giocherellare con i bottoni dei miei jeans, fino ad aprirsi un varco in cui infilò prontamente e con voracità prima le dita e poi l’intera mano, riemergendo con la sua preda stretta nel pugno. Seguì un reciproco scambiarsi di sguardi compiaciuti mentre sentivo la sua presa stringersi delicatamente su di me ed il mio membro pulsare voglioso dentro di essa.
Continuando a guardarmi con un fare ammiccante lei si chinò su di me ed io istintivamente le posai una mano sulla spalla, vicino al collo, per accompagnare quel movimento sinuoso. Mi sorrise di nuovo prima di immergersi nell’oscurità e portarmi in un’altra dimensione fatta di sensazioni e piaceri sublimi. Sentì schiudersi le sue labbra carnose ed umide sul mio glande, duro, eretto voglioso della sua bocca che era più calda ed accogliente di quanto immaginassi. Sentì un leggero mugolio mentre lo prendeva in bocca. Lui guardava soddisfatto. Io socchiusi gli occhi mentre la sua lingua accarezzava avidamente il mio sesso, roteandogli attorno e rendendolo ancora più teso. Sembrava che fossimo tre attori, ognuno impegnato nel proprio ruolo e perfettamente consapevole del copione. In realtà tutto questo accadeva davvero per caso ed in maniera del tutto naturale. I suoi movimenti si fecero pian piano più profondi ed i mugolii più intensi, saturando l’ambiente insieme ai miei sospiri di piacere che accompagnavano l’ondeggiare del suo capo.
Nel frattempo la mia mano avanzava avida verso l’orlo del vestito, raggiungendo rapidamente le calze e guadagnando l’ambita porzione di pelle nuda, liscissima e calda sopra di esse. Dopo aver indugiato un attimo, la mia mano si spostò fra le sue cosce, ormai spalancate. Non c’era alcun tessuto ad attendere il mio tocco ma solo le sue labbra bagnate e torride. Presi a massaggiarle e la sentì gemere. Le mie dita affondarono in quel terreno fertile ed accogliente, entravano ed uscivano, portando con loro la sua essenza e cospargendola sul clitoride che ben presto divenne turgido e scivoloso. Era visibilmente eccitata, quasi fuori controllo ma la sua bocca era piena di me e le grida di piacere assunsero le sembianze di flebili sussurri soffocati che sembravano solo supplicarmi di continuare a massaggiarla.
Ormai eravamo perfettamente coordinati: la mia mano roteava instancabilmente sul suo clitoride; la sua bocca calda avvolgeva il mio membro e potevo sentire la sua lingua sferzare prepotentemente la punta del mio glande. Una passata dopo l’altra, avvertivo una sensazione di piacere crescente salire dalla pancia fin quasi alla gola. Lui aveva armeggiato con i suoi pantaloni e ora si stava masturbando mentre guardava la scena estasiato.
Fuori pioveva ancora ma le gocce sui vetri erano mascherate dalle superfici appannate. Anche i rumori esterni si fecero sempre più ovattati fino a perdersi in una dimensione che non ci apparteneva più, sovrastati dal nostro piacere.
I movimenti si fecero sempre più concitati, decisi e ritmati, quasi esasperati. Sentivo umori sgorgare ovunque e inondare l’aria di un sapore pungente ed inebriante. Le mie dita erano così zuppe che presero a gocciolare lungo le sue cosce. Lui ansimava e si dimenava in maniera incontrollata sul sedile anteriore. Il mio membro era più teso che mai e grondava saliva e preludi di orgasmo.
Fu un attimo. Ad un tratto tutto si risolse nell’epilogo perfetto: tutti e tre raggiungemmo il culmine del piacere, i nostri corpi si tesero all’unisono, le nostre gole si lasciarono andare ad un soffocato e roco gemito di piacere, le nostre membra tornarono ad abbandonarsi, rese esauste dall’intensità del momento.
La mia mano, ancora grondante dei suoi umori, continuò a massaggiare delicatamente il suo sesso, reso troppo sensibile da un orgasmo così irruento. La sua bocca era piena di me e quando si sollevò notai un rivolo biancastro colarle dall’angolo della bocca verso il basso, finché non la sentì deglutire e la vidi passarsi la lingua attorno alle labbra, con fare soddisfatto. Lui guardava imperterrito gli schizzi del suo stesso seme proiettati sul volante, sul cruscotto, su se stesso. Poi si voltò verso di noi, sorridente come un bambino:
- Siete stati fantastici!
Ridemmo, parlammo, rifocilammo i nostri corpi. Lei mi guardava compiaciuta ma allo stesso tempo ancora vogliosa, come se sapesse che quello sarebbe stato solo l’antipasto per il suo appagamento…
Nel frattempo fuori pioveva ancora. Ed il rumore di pioggia era tornato a farsi sentire. Avevo la convinzione che presto sarebbe andato nuovamente via.
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