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L’ARIA DI ROMA (STORIA VERA)


di Zagor_black
18.05.2023    |    13.091    |    26 9.8
"Ero eccitatissimo e felicissimo, avevo il membro duro come il marmo..."
Vagavo nei pressi dello stadio Flaminio di Roma in cerca di compagnia.
In quel periodo, parliamo degli anni novanta del secolo scorso, era un crogiolo di vizio e prostituzione soprattutto di transessuali sud americane. Era un bordello a cielo aperto, con file di macchine che si fermavano: chi per curiosità, chi alla ricerca di un’esperienza insolita, chi in cerca di sensazioni forti.

Avevo scoperto il mondo delle trans da molto giovane, avevo circa quattordici anni, quando vidi la prima di queste creature così esotiche e misteriose a Via Cernaia nei pressi della Stazione Termini dove una di esse si stava prostituendo; mi rimase impresso il suo viso così particolare, i suoi movimenti così espliciti e provocanti ed il suo abbigliamento succinto. Ero in macchina con i miei genitori ritornavamo da una serata passata al cinema a vedere non ricordo quale film; non dissi una parola, ma rimasi per molto tempo con il respiro affannoso ed una forte erezione; mi ripromisi presto di andarla a trovare. Ci passai qualche giorno dopo: l’autobus che fermava sotto casa faceva capolinea a Via Venti Settembre nei pressi di Via Cernaia. Scesi e con molta difficoltà trovai il punto dove quella donna così particolare si prostituiva. Ovviamente non la trovai ma ne trovai un’altra. Mi avvicinai con il cuore in gola, non sapevo neanche dell’esistenza di queste creature, per me il mondo si divideva in uomini e donne. Mi avvicinai e con un certo impaccio le chiesi quanto voleva per appartarsi con me.
Con voce roca ma femminile mi disse di ritornare a casa a farmi una doccia fredda; ero un ragazzino e si vedeva, ovviamente non venivo preso sul serio.
Nella mia maliziosa innocenza insistetti chiedendole perché aveva quella voce così roca; lei mi disse prendendomi in giro: “sono un pipistrello, con le tette e l’uccello” scoppiò un una sardonica risata guardando la mia faccia allibita.
Allora capii che esisteva anche un terzo sesso, quel tipo di creatura dagli atteggiamenti tipicamente disinibiti dei maschi ma con la grazia e la femminilità di una donna. Non hanno nulla a che a fare con gli omosessuali effeminati, sono una categoria a parte.
Da allora la pornografia relativa a questo genere iniziò ad attrarmi tantissimo; era il periodo delle prime masturbazioni e delle prime fantasie.

Durante il successivo corso degli anni ebbi le mie prime esperienze etero con una prostituta ed alcune fidanzatine, furono molto soddisfacenti, ma il tarlo della transessuale mi perseguitava in ogni più ardita fantasia.

A diciotto anni provai a farmi deflorare per la prima volta da una trans, ma per il suo impeto troppo irruento ebbi la sensazione di essere invaso da un corpo estraneo, invadente ed arrogante. Mi rifiutai categoricamente di continuare il rapporto, fui scaricato senza troppi complimenti dalla sua macchina in mezzo alla campagna, dovetti fare circa 6 o 7 kilometri a piedi prima di trovare un autobus che mi riportasse in città. Ritornai a casa sconvolto, mi promisi di non aver più niente a che a fare con quel tipo di gente, ma il tarlo c’era sempre e mi tormentava nelle mie solitarie esplorazioni sessuali nel bagno di casa.
Successivamente, ma molto sporadicamente, ebbi delle esperienze ma mai complete in cui mi cimentavo nel prendere in bocca i loro membri fino a farli venire in me; una volta ricevetti anche dei complimenti per il modo in cui lo leccavo; in effetti mi ci mettevo con passione e dedizione.
E’ bello sentire il fiotto caldo e saporito che ti inonda la bocca; è molto eccitante, mi sento in un certo senso degradato, oscurato nella mia mascolinità, usato come la peggior puttana.
Però combattevo contro me stesso per questo mio lato; non ho mai disdegnato un bel corpo femminile, anzi ho sempre trovato appagante un rapporto eterosessuale ma un rapporto con una transessuale è tutta un’altra cosa: è una cosa particolare, per certi versi perversione, è lasciarsi andare ai più oscuri desideri dei meandri mentali.

Al tempo in cui vagavo al Flaminio in cerca di compagnia svolgevo il servizio militare, ero un ufficiale dell’Esercito con tantissime frustrazioni nella mente.
La mia infanzia non era stata facile, avevo subito abusi da mio padre che solo l’intervento di mia madre non mi avevano portato ad avere con lui rapporti completi.
Forse era questo che cercavo nelle trans. Una sorta di compensazione ipocrita: una donna imprigionata in un corpo da uomo come a giustificare la mia latente omosessualità.
Rimanevo agghiacciato se ci rimuginavo.
Comunque non era a questo che pensavo mentre quella sera al Flaminio cercavo compagnia, volevo solo divertirmi in maniera particolare per sfogare le innumerevoli frustrazioni accumulate in caserma.
La vidi bella, indossava un paio di stivali bianchi fino al ginocchio, sotto delle autoreggenti nere, era truccata perfettamente, il suo seno non sembrava siliconato ed era piccolo ma in bella mostra coperto solo da un body bianco intonato agli stivali con una generosa scollatura. Faceva la vita su Via Pietro De Cubertin.
Il suo corpo era femminile, sinuoso e filiforme. Dal body si intuiva che il suo pene non era né piccolo né enorme. Mi attrasse molto e mi fermai.
La guardai negli occhi, si leggeva la sua anima vagamente sofferente.
Le chiesi la classica frase di chi cerca compagnia:
“Quanto vuoi?”
“Trenta mila lire in macchina, cinquanta a casa” mi rispose istintivamente “bocca e culo” poi specificò quasi domandando; come se ce ne fosse bisogno. In quella zona se cercavi trovavi solo le trans.
Aveva gli occhi da cerbiatta con una sfumatura triste.
Senza riflettere le dissi “Sali, andiamo a casa”
Mi indicò la strada, aveva il suo posto lì vicino, presso Ponte Milvio a Via dei Prati della Farnesina in un bel monolocale indipendente ed accogliente.
Si affrettò a dirmi che era la sua abitazione, io le risposi, guardandomi intorno, che era molto bella.
Lei sorrise soddisfatta.
L’arredamento era essenziale e pratico. Mi disse che non lo faceva per mestiere quello della prostituta, era una fotomodella in attesa di una qualche chiamata. Non stentai a crederle data la sua bellezza e la sua elevata femminilità. L’unico dubbio che avevo era quello se fosse stata anche attiva da un punto di vista sessuale. La mia poca esperienza mi aveva insegnato che le trans troppo femminili sono poco attive e molto passive sessualmente. Io quello che cercavo, come al solito, era una trans attiva per poter sfogare il mio maledetto lato passivo.
Era italiana mi disse, ma lo avevo abbondantemente capito (strano a dirsi in una zona di sud americane) proveniva dal quartiere di Roma Pietralata.
Sorridendo le dissi che anche io provenivo da quella zona.
Ebbe un certo rossore ed imbarazzo.
Aveva 20 anni (io ne avevo due in più), la conversazione si faceva piacevole e scorrevole come due persone che si conoscono da sempre.
Sentivo un certo feeling, cosa che credo avvertisse anche lei.
Mi attraeva molto. Mi spogliai, vedevo che mi guardava con interesse.
Il mio fisico era minuto ma ben definito, frutto di anni di allenamenti in palestra e sui campi di calcio. Ciò che guardò evidentemente le piacque perché mi sorrise e mi mandò un istintivo bacio.
Lei si spogliò: era bellissima, fece per togliersi le calze ma la fermai; sono sempre stato uno chic per questo tipo di abbigliamento. Le dissi anche di indossare gli stivali, mi piaceva non averla completamente nuda.
Accarezzai il suo corpo, aveva la pelle molto liscia, non si sentivano sottopelle i peli (al tempo non esisteva l’epilazione permanente con il laser), bianca come il latte, capelli lunghi e neri molto soffici (non indossava una parrucca come molte delle trans che avevo conosciuto), erano i suoi capelli originali.
Istintivamente la baciai in bocca, lei rispose con slancio al mio bacio. Giocammo con le lingue per qualche minuto, nessuno dei due si voleva staccare. Mi era venuto duro come la pietra; quando mi staccai vidi che anche il suo membro era diventato duro. Ebbi un moto di soddisfazione. La guardai negli occhi, il mio sguardo era languido e lascivo; altrettanto era il suo.
“Sono gli ormoni femminili che prendo, mi fanno avere sempre voglia” disse lei quasi per scusarsi
“Quindi non sono io che ti eccito?” le chiesi con una punta di delusione nella voce
“No, tu mi ecciti tantissimo sei un bel ragazzo” si affrettò a rispondere.
Le sorrisi ed iniziai a baciarle il petto, il suo piccolo seno era naturale non nascondeva nessuna protesi, le succhiai i capezzoli; si fece sfuggire un gemito.
Mi godevo quel suo corpo e quella sua pelle liscia e morbida accarezzandola da tutte le parti.
Le presi in mano il membro, era durissimo; ciò accresceva la mia eccitazione. Lo manipolai per un po’ e dopo con la bocca raggiunsi il glande. Le roteai la lingua intorno gustandomi il suo sapore; sapeva comunque di lavanda e fresco. Lo presi tutto in bocca ed iniziai una fellatio come non avevo mai fatto; avevo gli occhi chiusi gustandomi il sapore delle gocce che la sua ghiandola di Cowper secerneva.
Non mi staccavo da quel membro così duro e virile, lei iniziò ad affondarmelo in gola mantenendomi abbassata la testa con le mani. Era quello che amavo di più: essere scopato in bocca, mi faceva sentire una troia, un finocchio, uno schiavo della peggior specie degradato a pompinaro. La mia eccitazione era ai più alti livelli, sentivo che anche io perdevo goccioline di liquido nonostante non mi stessi toccando.
All’improvviso si fermò e interruppe il mio lavoro con la bocca, mi disse: “stenditi voglio prendertelo io in bocca.”
Toccai le vette del paradiso, quella sua lingua curiosa che si infilava in ogni anfratto del mio pene, giocava con il frenulo, passava sull’uretra, circolarmente lambiva il glande, succhiava ogni goccia che il mio pene secerneva, ero in uno stato d’estasi mai provata.
All’improvviso mi venne una voglia: volevo quel suo pene così perfetto e dritto dentro di me. Volevo donare a lei la mia verginità.
Glielo dissi: “ti voglio dentro di me, ma vacci piano che non l’ho mai fatto”
Mi sorrise, quasi se lo aspettava. Fece per mettersi il preservativo ma la fermai.
“Voglio che tu lo faccia a pelle se ti va. Sono sanissimo e per la prima volta vorrei che io e te sentissimo ogni sensazione. Voglio regalarti questo”
“Sai che lavoro faccio perché devi rischiare?” mi rispose lei.
“Perché mi hai detto che non lo fai per mestiere e mi fido di te, so che non lo faresti con chiunque” le risposi.
“E’ vero non sono una battona e non l’ho mai fatto con un cliente senza, neanche di bocca come ho fatto con te”
Si leggeva sul suo viso la soddisfazione di essere stata capita alla prima impressione. Ne fu molto soddisfatta.
Mi sparse della crema sulla corona e nel mio orifizio; iniziò a penetrarmi molto lentamente e dolcemente.
“Dimmi se ti faccio male tesoro” furono le sue dolci parole.
Mi prese nella posizione del missionario, avevo dei cuscini sotto il sedere per favorire la penetrazione.
Entrò dentro senza alcuna forzatura, mi sentivo aperto e rilassato come non ero mai stato; la guardavo in viso, le sussurrai che era bellissima, la spinsi a me per baciarla; fu un lungo bacio appassionato mentre lei continuava a spingere il suo membro dentro me. Ero al settimo cielo iniziai a gemere di piacere, il suo pene massaggiava la mia prostata in una maniera delicatamente decisa. Mi bagnavo come una puttana, godevo, mi bagnavo, godevo, mi bagnavo.
Sentivo che era pronta ad esplodere la esortai: “sborrami dentro sono la tua puttana”
Sentii il suo caldo fiotto riempirmi l’ano e contemporaneamente lei ebbe gli spasmi tipici della eiaculazione urlando il suo godimento. Si accasciò su di me sfinita.
L’abbracciai accarezzandole i morbidi capelli sentendola sempre di più dentro di me.
Ero eccitatissimo e felicissimo, avevo il membro duro come il marmo.
Finalmente ero riuscito a donarmi ad una persona che poi non avrebbe mai approfittato di questo mio stato di fragilità e debolezza, anzi sentivo che forse lo avrebbe esaltato.
Ci baciammo in maniera appassionata.
Uscì da me e si stese vicino accarezzandomi la testa, giocando con i miei capelli
“Non avevo mai goduto così tanto con un cliente” mi confessò.
“Neanche io ho mai goduto così tanto” le confessai e le presi in bocca il membro ancora duro.
Glielo pulii con perizia e passione provocandole degli ulteriori spasmi.
Le accarezzavo dolcemente i testicoli mentre leccavo il suo glande finchè lei non mi fermò; gli spasmi che aveva erano troppo forti ed il pene ritornò nella posizione di riposo.
“Adesso è il tuo momento per venire, ti voglio dentro” mi disse con molta dolcezza.
Senza farmelo ripetere la presi nella stessa posizione in cui mi aveva preso lei.
Il suo membro era di nuovo duro io cercavo di manipolarglielo ma in quella posizione per me era difficile dato che dovevo sorreggermi con entrambe le braccia, iniziò a farlo da sola.
Ammiravo il suo bel viso sconvolto dal godimento, in poche mosse esplosi dentro di lei, anche lei venne la seconda volta; ci baciammo appassionatamente.
Ci pulimmo reciprocamente i membri con un 69 e finita la pratica ci abbracciamo esausti baciandoci ancora una volta appassionatamente; le nostre bocche sapevano dei reciproci semi. La cosa mi eccitò notevolmente.
In un momento di pausa constatai: “Non ci siamo ancora presentati, non so come ti chiami”
E scoppiammo in una risata.
“Augusto, al secolo Sally” disse lei del tutto sinceramente
“Roberto piacere” dissi io e la baciai nuovamente. “Tu per me sarai sempre Sally”
Lessi nei suoi occhi un velo di grata commozione.
Si stava facendo tardi e per me era ora di rientrare in caserma. Le lasciai i soldi sul tavolo.
Mi guardò seria e mi disse:” Da te non voglio soldi, voglio solo che torni a trovarmi domani. Fino alle 18 sono a casa poi mi preparo per andare a lavorare”
Così fu. Finito il servizio ritornai a trovarla e così feci per i due mesi consecutivi intrecciando con lei una relazione, fino a quando non fu chiamata da una casa di moda a Milano per un lavoro.
Di lei non seppi più nulla se non notizie sporadiche attraverso le riviste di moda in cui ogni tanto compariva come modella transessuale.
Sono passati trent’anni, sono stato sposato e durante il periodo del matrimonio mi sono sempre tenuto fedele avendo smesso di andare con le trans e con le altre donne. Dopo la separazione, invece, mi dedicai soprattutto al mio aspetto eterosessuale: ebbi diverse amanti approcciando in maniera decisa al BDSM in qualità di Dominante; ma il tarlo della mia bisessualità era sempre presente in maniera latente.
Infine, dopo Sally, prima di incontrare la donna che sarebbe stata per dieci anni mia moglie, ebbi anche altre frequentazioni con altre trans, ma i momenti con Sally sono dopotutto ancora, dopo trent’anni, i due mesi che ricordo con più piacere ed un velo di nostalgia.
© Zagor_black






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