Racconti Erotici > trans > TravestitA
trans

TravestitA


di efermi
01.08.2016    |    12.753    |    7 9.6
"Ora, non mi resta che aprire la porta, camminare cautamente su quei tacchi vertiginosi e farmi vedere da lui..."
Salgo sul treno, vado da lui. Non so cosa mi abbia convinto, sto semplicemente cavalcando un’inerzia. Nata come, non lo so, ma ormai sono quasi arrivato e nella borsa ho tutto quello che mi ha chiesto di portare. Mi tremano le gambe che quasi cado per scendere dal treno. Tutti mi guardano. Ma no, dai! Chi vuoi che mi guardi? Agli occhi di tutti sono un ragazzo normalissimo che porta una borsa sportiva. Mica possono sapere cosa c'è dentro la borsa. Lo so soltanto io. Io e quell'uomo alto, sulla cinquantina, abbronzato, con il petto villoso che si vede dalla camicia semi aperta, gli occhiali da sole scuri, un sorriso sornione, delle belle mani vissute ma curate…insomma, si, se non mi fosse piaciuto non sarei qui, adesso. Non sarei in macchina con lui, dopo averlo salutato come un innocentissimo vecchio amico, parlando dell'ultima partita della Juve e del traffico che c'è a quest'ora a Torino.
Anche quando mi fa entrare in casa sua mi sento a mio agio. Apre le tende, mi fa accomodare sul divano, mi prende la borsa, la poggia su una sedia e mi offre un caffè. Lui continua a parlare, mi racconta del week end passato al mare con la moglie, che è rimasta al mare, nella loro casa estiva, delle partite a carte fatte la sera fino a tardi con gli amici. Io più che altro ascolto. Parlo sempre poco. Parlo ancora meno se con la testa sto da tutt’altra parte. Mi fa piacere che a lui piaccia stare a chiacchierare con me, ma sono venuto qui, da lui, solo per un motivo.
Quando finalmente la smette e si avvicina alla mia borsa mi verrebbe da dirgli “oohh, finalmente!” invece mi tremano gambe e voce, e contino a starmene zitto. Tira la zip, guarda dentro, fruga, estrae il perizoma di pizzo nero, quello che ho comprato nel negozietto di intimo del mio paese dicendo alla commessa che sarebbe stato un regalo per la mia fidanzata. Lo guarda bene : - non vedo l'ora di vedertelo addosso… - gli sorrido imbarazzato. Non ho mai indossato intimo femminile per me, figuriamoci per qualcun altro. Non che abbia qualche ripensamento, anzi.
Lui richiude la borsa e la porta in bagno. Torna in salotto, si siede comodo sulla poltrona, si sbottona la camicia mostrando i muscoli ed io non riesco a staccargli gli occhi di dosso. – bè? Che aspetti? – mi fa lui – va a cambiarti, dai –. È dolce ma perentorio. Lo sento che capisce la mia difficoltà e me lo dice per farmi prendere coraggio.
Entro in bagno e mi spoglio, nudo. Infilo il perizoma e lo tiro su, fino ad indossarlo. Mi si infila in mezzo alle chiappe dandomi un po' di fastidio e sul davanti è talmente piccolo che non so dove mettere il mio coso. Non che sia superdotato, ma questi aggeggi sono fatti per il piattume inguinale delle donne. Dopo qualche tentativo riesco a collocarlo preciso nel centro, piegando il mio sesso come fosse un piccolo tubo flessibile. Torno nella borsa e prendo le autoreggenti. Non ho idea di come faranno le mie cosce ad entrare là dentro, ma ci provo. Con fatica, calzando un centimetro per volta le indosso e faccio scivolare le mani lungo le gambe che ora sono lisce e affusolate come quelle di una donna. Mi metto il reggiseno: lui aveva insistito così tanto perché mettessi anche quello, non volevo deluderlo, così ho comprato una prima, sapendo che non ho niente per riempirlo.
L'immagine che mi rimanda lo specchio è sconvolgente. Non sembro neanche io. Non tanto la parte superiore del corpo quanto quella sotto, dai fianchi in giù. Sembro una femmina. Cosce lunghe, culetto tondo e liscio. Il tutto si accentua quando salgo sui tacchi da 8 centimetri. Che zoccola! Adesso mi sto eccitando di brutto!
Io non avrei aggiunto altro. Con i capelli lunghi e la pelle liscia già sarei sembrato una femmina a tutti gli effetti, ma lui mi aveva chiesto di più. Allora prendo lo smalto, rosso fuoco, e lo stendo sulle unghie, che ho fatto crescere solo per questo. Ora, non mi resta che aprire la porta, camminare cautamente su quei tacchi vertiginosi e farmi vedere da lui.
Lo trovo dove l'ho lasciato. Si alza, mi prende la mano, me la bacia e mi fa girare su me stesso come una ballerina. Mi tocca. Mani roventi mi sfiorano i fianchi, le cosce, il culetto, la schiena. Brividi. Avevamo già deciso che sarei stata Tamara. – Tamara – mi sussurra in un orecchio. – Tamara, sei bellissimA – quel parlare al femminile mi fa girare la testa. – Sei bellissimA, non resisto… - mi lecca il collo, dandomi qualche morsetto. Con la lingua si avvicina inesorabile alla mia bocca aperta, ansimante, fino a chiuderla con un bacio alla francese, mentre con una mano mi tiene per la nuca. Se fossi stata donna veramente mi sarei infradiciata le mutandine. Invece sono una travestistA, e mi sono trasformata per soddisfare le voglie del mio uomo, e mi eccita da morire. Per una donna è normale, una donna lo fa per natura, perché è il suo istinto quello di essere femmina, io lo faccio per lui; io lo faccio perché mi eccita vederlo ingrifarsi della mia femminilità artefatta ma sincera. Per essere femmina devo rinnegare la mascolinità e imparare a godere in tutt’altro modo. La mia è una scelta. Io, adesso, scelgo di essere la sua travestitA. E lui, semplicemente, mi bacia.
Torna a sedersi dicendomi – fammi vedere come camini sui tacchi – rossa in viso, ancora intorpidita da quel bacio magnetico, mi muovo con attenzione nella stanza. Un paio di volte rischio di cadere. Non è proprio semplicissimo stare su questi trampoli, eppure mi aiutano a sentirmi più troia.
Lui si avvicina da dietro, mi abbraccia. Mi sposta vicino al tavolo, lo sgombera con un braccio e mi ci fa chinare, poggiandoci la pancia. Mi allarga le gambe e mi massaggia il culetto. Lo palpa in tutti i modi. Con entrambe le mani. Lo strizza e poi lo carezza. Lo allarga e poi lo stringe, provocandomi piccoli gemiti. Sposta il filo del perizoma e inizia a giocare col buchino. Lo strofina girandoci intorno con le dita bagnate di saliva. Me lo allarga e ci infila la lingua spingendomi, con le mani, la schiena sul tavolo. – Sta ferma così Tamara, torno subito – quel subito sembra noi finire mai. Quando sei immerso nell’eccitazione e nella timidezza quei secondi sembrano ore. Eppure lui mi ha detto di stare qui ferma e io sto qui, ferma – Eccomi, tesoro – e mentre lo dice si posiziona di fianco al tavolo tenendo infilate due dita nel mio culetto e porgendomi un plug abbastanza grosso alla bocca – più lo insalivi, meno ti farà male quando te lo metterò dentro – e più mi fruga dentro con le dita e più bagno quell'attrezzo strano. – Adesso sei pronta, rilassati – lo fa girare sul buchino. Indugia. Mi sembra che lo metta e poi non lo mette. Spinge leggero e poi lo ritrae. Sudo. Finché poi lo sento entrare tutto, come un coltello nel burro. Entra tutta la parte larga del plug, fino al punto in cui si stringe, rimanendo ben ancorato nelle mie viscere.
Mi prende per le spalle e mi fa alzare di nuovo. Adesso, grazie a quel giocattolino, tengo la schiena ben eretta, creando un arco che accentua le mie curve. Sembra perfino più semplice muovermi sui tacchi. Lui accende la radio, che passa una canzone d'amore, un lento di quelli smielati di una volta. Mi prende una mano, guarda lo smalto e la bacia. Poggia l’altra mano sulla schiena e balliamo.
Mi muove sinuosa sulle note di quella melodia romantica. I nostri corpi strusciano l'uno sull’altro. Mi sussurra che sono bellissima, perfetta per lui. Danziamo lenti, nel suo salotto, abbracciati stretti, aspettando che finisca la musica.
Mi guarda negli occhi con ardore. Sembra che mi stia leggendo nell'anima. Mi prende la testa e mi spinge in giù. Inginocchiata davanti a lui. Mi chiede di togliergli prima i pantaloni e poi le mutande mentre lui si sfila la camicia. Con servilismo compiaciuto faccio tutto ciò che chiede. Dal basso verso l'alto vedo un uomo virile, muscoloso al punto giusto con, in mezzo alle gambe, un pisello barzotto che sembra parlarmi “… assaggiami…sono buonissimo….assaggiami…” ma, come sempre, è lui che prende iniziativa e comincia a passarmelo sulla faccia, quasi fosse un pennello. Mi spennella di cazzo. Ha un odore forte, speziato. Tiro fuori la lingua per assaggiarlo e lui ce lo sbatte sopra. Lo infila nella bocca. Lo guardo negli occhi, vorrei dirgli che ha il cazzo più buono e più bello che io abbia mai avuto, ma ho la bocca piena e penso che lui preferisca che mi dia da fare piuttosto che parlare. Infatti lo sento godere. Sembra fiatone, ma gode tantissimo. Gli piace parecchio il modo in cui inghiotto il suo pisellone duro e me lo dice, lui può farlo – oouuhh…che pompino….sei una vera pompinara! – mi lusinga, che porco! – sei nata per succhiare il cazzo Tamara…anzi, fai piano, altrimenti vengo subito - …e sarebbe un sogno che venisse così, spruzzando incontrollatamente tutta la sua goduria nella mia bocca. Accoglierei il suo succo senza sprecarlo, ma ha ragione lui, è meglio rallentare. Ha ragione lui, c'è ancora tanto da divertirsi. C'è ancora tempo per assaggiare il suo sperma.
Disclaimer! Tutti i diritti riservati all'autore del racconto - Fatti e persone sono puramente frutto della fantasia dell'autore. Annunci69.it non è responsabile dei contenuti in esso scritti ed è contro ogni tipo di violenza!
Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
Votazione dei Lettori: 9.6
Ti è piaciuto??? SI NO


Commenti per TravestitA:

Altri Racconti Erotici in trans:



Sex Extra


® Annunci69.it è un marchio registrato. Tutti i diritti sono riservati e vietate le riproduzioni senza esplicito consenso.

Condizioni del Servizio. | Privacy. | Regolamento della Community | Segnalazioni