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Vorrei ma...


di Membro VIP di Annunci69.it dreamofthebluturtles
11.09.2020    |    4.688    |    2 8.5
"Entrambi scoppiammo in una sonora risata..."
Vorrei ma...

Era passato più di un mese da quel Sabato sera inaspettatamente infuocato.

Dopo l’incontro si erano dette poche parole, Lucrezia mi aveva riportato quasi all'alba alla macchina ancora parcheggiata fuori dalla discoteca. Io in qualche modo ero riuscito a tornare all’'isola.
Il giorno dopo ancora mezzo stordito dalla serata movimentata rimettendo in ordine i vestiti, nel taschino una sorpresa. Un fogliettino con un numero di cellulare.

Un sorriso comparve sul mio volto, non ero certo dell’identità della proprietaria di quel numero ma ovviamente non persi l’occasione.

Un sms: “ciao, se sei chi penso, spero di rivederti presto”.

A quel sms non ci fu risposta e dopo giorni anche la mia impazienza si trasformò in delusione. Fino quel pomeriggio, uno squillo, un numero che mi diceva qualcosa ma non associavo.

“Pronto...”

“Troppo cerebrale per capire che si può star bene senza calpestare il cuore, ci si passa sopra almeno due o tre volte i piedi come sopra le aiuole. Ciao...sono Lucrezia”.

Una voce sorridente che non avevo dimenticato, insieme ad ogni dettaglio di quel corpo impresso nella mia mente.

“Ma ciao!! Allora quel modo di conoscerti non lo hai dimenticato?”

“Non ho dimenticato nulla di quella sera, ma se ci vedessimo il prossimo Sabato, in zona neutra?” Ti andrebbe?”

“E me lo chiedi anche? Certo che mi fa piacere”.

E appuntamento fu, aperitivo e cena in piena Costa Smeralda, prossima al risveglio per l’imminente stagione estiva. (Quando ci si poteva ancora assembrare NDR).

Per l’appuntamento mi ero preparato bene, un look giusto curato bene.

Oddio curato bene in proporzione al punto da cui partivo.

Però dai R,eri quasi intrigante e meritevole di attenzioni dal mondo femminile. Quando ancora ignoravi che il mondo femminile le attenzioni già le aveva posate su di te. (Avvenimento che ogni volta stupisce più te che le donne NDR).

Lucrezia non potevi dimenticarla, ma vederla scendere dall'auto fu come una scossa. Era bella, con un linguaggio del corpo che esprimeva una femminilità sicura e consapevole, un sorriso solare che quella sera mi volevo godere il più possibile. Il dress...che ve lo dico a fare: tacchi importanti, un vestito che solo dopo avrei scoperto nella sua spettacolare scollatura mostrava la schiena in tutta la sua candida bellezza, le lunghe gambe, i capelli raccolti dietro.

“Buonasera”

“Buonasera a te Lucrezia”

Un bacio molto soft sulle labbra celebrò il rivedersi dopo diverse settimane.

“Sei nervoso?” mi chiese Lucrezia.

“Beh, la bellezza femminile mi rende sempre nervoso, e te ne hai da vendere”

“Dai R. abbiamo tutta la sera perché tu possa rilassarti e per rilassarci. Vedrai che troveremo il modo perché ti passi il nervosismo verso la bellezza femminile” Il tutto con un sorriso a metà tra il rassicurante e il malizioso.

Aperitivo e cena andarono bene. Due caratteri divertenti, lei leggermente dominante nella sua indole, io molto portato a sostenere un gioco con oscillava tra il non dar nulla per scontato e l’eccitazione per qualcosa che la cena preparava ed il dopocena avrebbe consumato.

Cibo buono, vino buono, un Vermentino che con il menù di mare scendeva piacevolmente. Il delicato piede di Lucrezia sotto il tavolo a stuzzicare la mia già poco propensa vena di resistenza.

“Senti, ma perché hai aspettato tutto questo tempo per farti risentire?”

“Beh io sono una ragazza a cui piace essere cacciatrice, ma anche farsi desiderare. E volevo essere certa che mi desiderassi molto. Poteva andar male, ma avevo anche la consapevolezza che se fosse andata bene ne sarebbe valsa la pena. Stai tranquillo, Daniela sa tutto ed è contenta di questa uscita”.

Quest’ultima affermazione fu accompagnata da un occhiolino furbo a cui non riuscii a dare una connotazione definitiva.

Finita la cena, pagato il conto e presa la via delle macchine, fu lei a rompere l’indugio.
“Che ne pensi, discoteca o un buon bicchiere di vino a casa mia?”

“Adoro casa tua, e adoro il tuo vino. Qualunque esso sia” Fu la mia risposta accompagnata da un sorriso furbo. Entrambi scoppiammo in una sonora risata.

“Chissà perché immaginavo la tua preferenza.”

“E immaginavi bene Lucrezia, però ora guido io perché te hai bevuto più di me.”

Ripartimmo con la mia macchina verso la casa di Lucrezia distante una ventina di minuti di macchina dal ristorante. Con la coda dell’occhio non riuscivo a non guardare le lunghe gambe che madre natura le aveva donato.
Alla fine cedetti e la mano scivolò sul ginocchio e su fino alla coscia. Lei non aspettava altro: “se allunghi le mani, dovrò allungarle anche io per ricambiare” e senza darmi il tempo di replicare sfiorò con le dita la coscia accarezzando poco a poco sempre più sotto e facendo scivolare la zip dei pantaloni.

“Lucrezia se vuoi la certezza di arrivare a casa integri dovresti, come dire, trattenerti”.

“Mi sto trattenendo R. non lo vedi.” E le dita entrate dentro i pantaloni accarezzarono con delicata maestria il mio pene.

Arrivati a destinazione in qualche modo percorremmo pochi passi a piedi. Ogni sguardo che si posava sopra un determinato particolare, riportava a mente l’incontro di settimane addietro, la casa, le stanze, le dinamiche erano però mutate. Una donna bella e intrigante mi aveva avvolto nella sua tela dipinta di rosso. Un rosso fuoco, pronto a saltare fuori. Entrati in soggiorno quel fuoco divampò in tutta la sua intensità.

Mi portai dietro di lei, accarezzandone le spalle: “le spalle di una donna sono gli avamposti della sua mistica.” (Non vi entusiasmate non è mia è di Al Pacino nell'Avvocato del diavolo NDR).

Lei sorrise chiudendo gli occhi. “Lasciati andare. Fai viaggiare la tua mente e ascolta i tuoi sensi. Lasciali liberi di godere. Lasciami libero di farti godere.” (Se volete entusiasmarvi, questa è mia NDR) Un sospiro da parte sua fu l’esplicita risposta.

Le baciai il collo, le spalle le braccia...mi inginocchiai di fronte a lei, sollevandone la gamba destra slacciandone la scarpa, tirando fuori il piede.
Osservavo dal basso verso l’alto sul corpo e tutto venne da sé. Iniziai a baciarla, dal piede, risalendo lungo il polpaccio, poi più su, la coscia. Aveva una pelle delicata, un piacere da baciare.

Le alzai il vestito, ero arrivato all'interno della coscia, le scostai leggermente il perizoma e solleticai le labbra della sua figa, totalmente depilata.

“Vieni ci spostiamo sul divano” lei si sdraiò ed io continuai a dedicarmi a lei.

Con la lingua le solleticai il clitoride e con l’indice entrai ed uscii con voluta lentezza, alternando movimenti circolari del dito durante l’uscita. Lucrezia rapidamente apprezzò il gioco con dei mugolii espliciti.

Sentii i movimenti del suo bacino cercare il contatto con la mia lingua e con una mano schiacciare la testa tra le sue gambe, mi ero sistemato più comodo nel divano, potevo toccarla e guardarla con la coda dell’occhio.
Era tremendamente bagnata ed accaldata. Io mi godetti il suo piacere, ogni contrazione, ogni sospiro, ogni goccia dei suoi umori depositarsi sul mio volto immerso tra le sue gambe.
Trovai il suo punto debole nel passaggio fermo e continuo della lingua sotto il clitoride. Le contrazioni si fecero rapidamente più intense assieme al suo respiro. Fino a quando improvvisamente inarcò il bacino e con delicati gemiti arrivò al capolinea.

Riemerso dalle sue cosce la osservai tenere ancora per qualche secondo gli occhi socchiusi, quasi a volersi godere gli echi del piacere appena passato.

Li riaprì guardandomi. “Beh non male tesoro” ora però tocca a te.”

Si tirò su e di fatto le posizioni si ribaltarono. Lei si mise sopra di me, mi sbottonò bottone dopo bottone la camicia scendendo con la lingua dal collo ai capezzoli. Io le accarezzai le gambe che mi avevano letteralmente rapito l’anima.

Ma ora era Lei a condurre il gioco, nello scivolare in basso era arrivata con la testa ad altezza cerniera, i suoi occhi puntati nei miei a voler leggere nel silenzio il mio desiderio di sentirla prendersi il mio corpo. I pantaloni aperti. Tirò fuori il mio pisello, già pienamente in erezione dopo aver sentito il suo corpo avvolgere il mio, un bacio, un passaggio delicato sull'asta e il primo affondo nella sua bocca strappò un mio gemito.

La sua era una bocca morbida, riusciva a far sentire ogni singola sensazione che la bocca potesse dare al proprio uomo senza essere irruenta e mantenendo una delicatezza che lasciava inebriati.

Il continuo gioco di affondi e passaggi di lingua mi resero inerme volevo socchiudere gli occhi ma togliere ad uno dei sensi il piacere di godersi quel corpo era criminoso. La vidi tenere in mano i boxer e farli scendere assieme i pantaloni sotto i testicoli. Li fece passare come un elastico sotto, tirandoli su e con abile maestria si dedicò a loro. Il mio punto debole!!

Era come se volesse fare l’amore con loro, la sua lingua avvolta ad essi, la mia testa ed il mio corpo vagarono liberi. Fino a quando dal corridoio mi sembrò di udire dei passi. Direi certamente dei tacchi, farsi sempre più vicino. In realtà faticavo ad ascoltare, ero letteralmente catturato dalla bocca di Lucrezia. Ma alla fine l’ombra che scorsi per un attimo anticipo il mio stupore....

“Buonasera ragazzi” Era Daniela, vestita come nel precedente incontro, tre bicchieri ed una bottiglia di vino in mano.

Anche Lucrezia si fermò, lei sorridendo maliziosa. “Credevo ti fossi addormentata.”

“Lucrezia quando hai in mano un pisello componi pensieri sciocchi. Ho ascoltato ogni gemito, ogni rumore dei vostri corpi. Ora voglio vedervi. Fate come se io non ci fossi”

Daniela si andò a sedere su una sedia vicino al tavolino del soggiorno, si versò del vino in uno dei tre bicchieri e iniziò a sorseggiarlo.
Lucrezia fissando la sua compagna negli occhi riprese il sontuoso pompino. Il tutto con maggior vigore e ancor più passione. La lingua era come un pennello pronto a dipingere una tela completamente bianca. Io ero fisicamente in completo abbandono, ma volevo entrare dentro lei, la volevo totalmente.

Mi tirai su, issandola sopra di me. Il perizoma scivolò giù rapido e il mio pisello prima puntato all'ingresso della sua figa, entrò dentro. Condussi io il ritmo inizialmente, irruento e vigoroso. La tenni ferma sopra di me mentre entravo ed uscivo. Con lo sguardo riuscivo ad intravedere Daniela sullo sfondo che appoggiato il bicchiere sul tavolo aveva delicatamente iniziato a masturbarsi con le dita fissandoci.

Lucrezia godette, ma non era il ritmo che le piaceva, si avvicinò al mio orecchio: “lascia condurre a me ora”.
Il ritmo cambiò, molto più lento con il bacino si spostava in avanti conducendo il mio pisello dentro di lei nel percorso giusto per portarla nuovamente all'orgasmo, poi nuovamente su e giù ritmico, ma senza divenire irruento. Le sue mani appoggiate sul mio petto cercavano i capezzoli e nel trovarli e nella foga si prese la licenza poetica di torcermeli, senza conoscere la mia vena parzialmente masochista.

Da dietro sentimmo Daniela mugolare e invocare il nome della compagna, lei si girò e nel vederla la vidi torcersi le labbra, si alzò di scatto dalla posizione in cui la stavo penetrando, e si mise a a carponi sul tappeto del soggiorno con lo sguardo rivolto verso lei “seguimi, non te ne pentirai” inarcò il sedere verso di me, e quel gesto fu un chiaro invito. Scesi dal divano, le sollevai totalmente il vestito scoprendo un culo di bellezza uguale alle sue gambe.

Per me fu come un drappo rosso passato davanti agli occhi di un toro. Entrai dentro la sua vagina con decisione e la penetrai. La penetrai guardando la su compagna che teneva lo sguardo puntato su di lei mentre si masturbava, ricambiata da quello di Lucrezia ormai priva nel gioco di ogni freno inibitorio intenta a gemere, gemere di piacere che so per certo essere prodotto da me fisicamente e da Daniela in un antico desiderio di coppia che quella sera inconsapevolmente riuscii ad esaudire.

Ero pronto ad arrivare, e glielo feci capire fisicamente fermandomi e ripartendo un paio di volte, Lucrezia si girò e sempre a carponi venne tra le mie gambe, resistetti, al primo, riuscii a contenere il secondo, ma al terzo affondo mi sciolsi. Feci solo in tempo a toglierlo dalla sua bocca e venirle sul collo e sul petto nel mezzo di una serie di incitamenti a venire da parte sua e di gemiti di liberazione da parte mia.

Rimasi sfinito seduto sul tappeto, le osservai entrambe, dopo avermi finito. Lucrezia si trascinò camminando a quattro zampe verso la compagna, si baciarono avidamente, Daniela assaggiò una goccia del mio seme e baciò nuovamente la sua donna.

Lucrezia rivolta alla compagna: "io la seconda volta non sono arrivata"

"Beh neppure io" replico Daniela sorridendo.

Entrambe mi guardarono maliziose... “Cosa staranno partorendo le loro menti diaboliche?”

Chissà....forse questa è un'altra storia che vi racconterò.
Magari dopo una buona fetta di crostata. (E solo se quest'ultima sarà buona).
R.

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