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Lui & Lei

I racconti della buona notte: la fotografia


di cpromagnolamatura
08.06.2020    |    4.211    |    4 7.5
"Pensai che fosse un po’ troppo casta per i miei gusti, ma ovviamente non glielo dissi, continuando ad armeggiare attorno al cavalletto per poi avvicinarmi a..."
Proseguiamo con un terzo racconto breve, che si prefigge come gli altri di risvegliare il piacere. Obiettivo ambizioso, non c’è dubbio, specie se lo spazio di una facciata o poco più è il perimetro che ci siamo imposti, ma vale la pena provarci, sperando che il lettore sia ben disposto, perché è una fatica questa che deve essere fatta da entrambe le parti.
Prima dell’avvento delle macchine digitali ogni fotogramma che si scattava era di solito meditato, sia perché un rullino conteneva al massimo 36 pose, sia per i costi di sviluppo che ti costringevano a riflettere sulla foto che stavi per fare, tanto più, come nel nostro caso, una foto fatta in casa, tra noi e quindi con l’idea di fare qualcosa non proprio da album di famiglia, ma una sorte di gioco. La passione per la fotografia l’avevo sempre avuta ed ero diventato bravino anche con il formato medio, avevo comprato di seconda mano una Mamyia 645, e con il formato grande, una Yashimat 64. Il bello di queste macchine fotografiche è la possibilità di inquadrare il soggetto e di vederlo visualizzato su uno schermo (di Fresno) costituito da una specie di vetro opaco su cui si appoggia l’immagine prima di scattarla. Si tratta di macchine abbastanza pesanti per cui, specie se si è impegnati in una fotografia in casa, conviene usare il cavalletto. Anna era incinta di 7 mesi e il pancione era molto prominente. Mi ricordo che eravamo d’estate, faceva molto caldo ed era uno di quei pomeriggi in cui fuori sei costretto a stringere molto gli occhi, per non provare fastidio, mentre in casa si sopravviveva socchiudendo finestre e persiane. Ad Anna non piace di solito posare, ma l’avevo convinta dicendole che certamente un domani le sarebbe piaciuto mostrare a nostro figlio il suo corpo ingrossato. In testa avevo da una parte alcuni esempi di fotografia di donne incinte: all'epoca aveva fatto scalpore la copertina di Demi More incinta di 6/7 mesi poi emulata anche da altre attrici, ma poi in realtà avevo in mente anche qualcosa di mezzo con certi quadri di Boucher, pittore francese del 700, famoso per aver ritratto giovani fanciulle nel boudoir, di regola discinte, per il piacere dei nobili e collezionisti pruriginosi dei sui tempi. Dapprima chiesi ad Anna di sistemarsi in una posa un po’ languida sul bordo del letto, tenendo una gamba a terra e l’altra più alzata e con lei appoggiata su un gomito rivolta verso l’obiettivo, tipo Paolina Bonaparte del Canova. Dato il caldo indossava una sorta di camicia garzata chiara che le arrivava a coprire al di sotto del bacino. Così mezzo sdraiata la camicia era in parte risalita lasciando alla vista dell’obiettivo, senza che lei se ne fosse accorta, il cavallo degli slip bianchi. Pensai che fosse un po’ troppo casta per i miei gusti, ma ovviamente non glielo dissi, continuando ad armeggiare attorno al cavalletto per poi avvicinarmi a lei con un lumenometro per calcolare la luce e fissare quindi i tempi e l’otturazione. Anna intanto si sistemava, per non anchilosarsi per i tempi forzati della posa, per cui ne approfittai per chiederle di slacciare un po la camicia, che si vedesse meglio la pancia e l’ombelico, che sembrava volesse scomparire, ma soprattutto il seno che stava diventando veramente grande, per prepararsi alla montata lattea. Ritornai dietro al mio vetrino di Fresno, ma non ero ancora convinto, per cui mi avvicinai a mia moglie per slacciarle l’ultimo bottone della camicia: volevo che il bel profilo rotondo si vedesse e le chiesi anche di slacciare il reggiseno. Anna mi dedicò un sorriso un po’ furbetto, forse aveva capito che non volevo proprio fare una foto per i posteri, ma comunque, sempre guardandomi provvide a slacciare il reggiseno, liberando quindi le mammelle. Le donne incinte, e Anna non faceva attenzione, sono molto sensibili al seno e i capezzoli si irrigidirono come due grossi cilindri appoggiati sulle areole, che in quel periodo erano molto scure, proprio per via della preparazione all'allattamento. Baciai Anna per ringraziarla, ed anche per una fugace palpatina al seno. Nell'inquadratura adesso sembrava tutto ok, ma alzando la testa verso di lei le chiesi di togliersi anche gli slip. Anna a questo punto stava al gioco per cui lentamente si mise a sedere sulla sponda e poi con studiata lentezza cominciò a farsi scivolare l’ultimo vessillo della sua pudicizia fino alle caviglie. Mi guardò per chiedermi se fossi soddisfatto ( e come potevo non esserlo?) e si rimise nella posa di prima, solo che adesso, non essendo più protetto dallo slip, le labbra del suo sesso, avendo le gambe aperte a forbice, erano anch’esse aperte, mostrando il rosa della mucosa, lucido delle sue secrezioni, tra i riccioli scuri del suo pelo pubico.
Ultima sistemata alla macchina fotografica ed ecco che ero pronto per il fatidico scatto.
Quando in camera oscura, me le sviluppavo nel bagno di cassa, fu chiara l’immagine notai qualcosa che al momento dello scatto non avevo notato: lo sguardo erotico di Anna diritto verso lo spettatore,, tanto da chiedersi se fosse più nuda lei davanti all'obiettivo o quello che stava guardando. Se mi chiedete cosa intendo, faccio fatica a rispondervi, ma, giusto per essere chiari, sono quegli sguardi che sono più di una promessa, un misto di desiderio e voluttà e per i quali, un uomo si sente perduto ed eccitato, perchè scoperto in flagrante!
Sono passati 28 anni e quella foto ce l’ho ancora: ovviamente non l’abbiamo mai mostrata in famiglia,né possiamo metterla in un album, ma è uno dei nostri segreti…Anna come Demi More, ma decisamente più torbidamente sexy!
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