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Lui & Lei

La schiava (pt3 un essere umano oltre le catene)


di Terra
30.07.2018    |    2.096    |    0 6.7
"Per non piangere più quando mi fossi sentita triste..."
I giorni passano, io continuo a portare avanti i miei impegni non curandomi troppo di cosa Ametista stia pensando o stia vivendo. Mi dico che sto già facendo abbastanza facendola sopravvivere senza abusare della sua mente o del suo corpo da canto suo la mia coinquilina mantiene in perfetto ordine la mia casa senza bisogno che le dica nulla e quando non è impegnata rimane seduta nel suo angolo.

Oggi mi sono accorto che ha trascorso in particolare molto tempo nella pulizia dei vetri, e tutt'ora che è seduta al suo posto continua a guardarli.
In effetti da quando è qui non è mai uscita.

"Ametista, vuoi venire con me?"

"Capisco signore, come sa non potrò aiutarla a portare molte cose ma starò con lei"

Non ho niente da farle indossare, andrà in giro con questo sacco di patate addosso che le lascia mezze natiche di fuori e il seno praticamente all'aria, sarà meglio rimediare subito.
Per tutta la strada Ametista rimane silenziosamente dietro di me, non pare per niente imbarazzata ad avere le sue forme esposte, oserei dire che la sua non sia assenza di pudore ma più una sorta di ignoranza di costumi.
I suoi occhi invece si muovono veloci in tutte le direzioni come un'animale continuamente all'erta.

"Vieni Ametista entriamo qua"

Non posso continuare a portarla in giro conciata in questo modo, con la pelle così rovinata e questi stracci che ha addosso sembra veramente che lei sia una schiava ed io una sorta di aguzzino.

Il suo volto perennemente inespressivo non coglie la differenza di ambiente in cui ci siamo spostati.
Veniamo accolti da un'affascinante donna la quale nonostante sia avanti con l'età è ancora molto attraente e con un look tipico di quelle che sanno bene come e cosa valorizzare di loro stesse.

"E' venuto a comprare un vestito per la signorina? Ho ragione? Per favore mi dica che ho ragione, ma è ovvio che ho ragione.
Voglio dire, potrei sembrarle fuori luogo ma come impiegata in un negozio di abbigliamento non posso perdonare il modo in cui è vestita ahahahahahah.
Se ha la pazienza di aspettare qualche minuto ho già in mente la stoffa perfetta per lei, ragazzina vieni, seguimi."

Non fa neanche in tempo a terminare la frase che prende Ametista per un braccio portandola con se per il negozio senza neanche darmi la possibilità di esprimermi.

Sono un pò in ansia a lasciarla da sola con questa eccentrica commessa ma per fortuna tornano dopo pochi minuti. Ametista indossa un abito di una stravagante eleganza, ricorda uno di quegli abiti da cameriera vittoriana, lungo e nero, con spalle e colletto bianco così come il fiocco all'altezza del petto. Sta bene vestita così, è davvero graziosa.

" So che non è dei più comodi e potrebbe sentirsi a disagio ma per una ragazza che è abituata ad indossare un solo straccio questo vestito mi sembra anche troppo ahahahahah, lei cosa ne pensa? E' forse un pò troppo per la ragazzina?"

Non ho certo intenzioni di mettermi a discutere con questa specie di psicopatica, e poi in effetti Ametista non farà certo storie per il genere di vestito, voglio solo uscire da qui il prima possibile.

"Ma certo signorina, è perfetto, lei ha un occhio veramente vispo, la ringrazio vengo a pagare."

"Ottima decisione, adesso questa ragazza sembrerà degna di lei!"

Pago ed esco di fretta prendendo la mano di Ametista, ne ho abbastanza di sentire le parole crude di quella gallinaccia priva di ogni sorta di sensibilità. Una volta usciti dopo qualche passo Ametista si ferma e lascia la mia mano:

"Signore questo vestito è davvero bellissimo, credo che sia sprecato su di me, sarebbe meglio se lo restituissimo"

Ero così nervoso per ciò che era appena accaduto che stavo per darle una rispostaccia, una di quelle date senza attaccare il cervello, della serie: "ormai l'ho comprato te lo tieni forza torniamo a casa".

Ma i suoi occhi quasi trasparenti, non parlava per fare i classici complimenti di chi riceve un regalo, si sentiva realmente indegna di ciò che indossava e questo sentimento che mi trasmise tagliò effetivamente in due la mia impazienza.

"Non è vero Ametista, ti sta davvero bene, sono felice di aver trovato proprio questo vestito perchè tu non potrai mai scegliere la forma del tuo naso o dei tuoi occhi ma puoi decidere che aspetto darti con i vestiti, e con questo sei deliziosa."

Il suo volto si offuscò di una nebbia di imbarazzo

"Grazie...signore ma io..sono una serva e questo.."

"Vieni andiamo a mangiare qualcosa qua al ristorante"

Seduti dove siamo, in attesa di ordinare, mentre mangiamo il suo volto inespressivo sembra coperto di una luce diversa, che stia iniziando a sentirsi una persona?

La mattina dopo non trovo la mia coinquilina nel suo solito angolo, ed anzi sento ripetutamente tossire dalla sua stanza.
Entro, le do il buongiorno.
Ametista non risponde, rimane li dov'è trattenendo i colpi di tosse.
Mi avvicino, le poggio la mano sulla fronte poi sul petto, è calda e sento grattare. Dev'essersi presa una brutta polmonite, effettivamente era debole e mal nutrita e queste passeggiate devono averla esposta al freddo.

"Per questi giorni voglio che tu stia a letto e non ti muova"
"Hai capito bene Ametista?"

Per fortuna non fu niente di grave, in pochi giorni si riprese, la sua pelle perse l'arrossamento della malattia tornando candida e il suo petto smise di grattare.

" Mi sento molto meglio signore. Grazie, grazie tante per esseri preso cura di me. Adesso posso riprendere i miei lavori a casa, grazie ancora."

I giorni passavano, ormai era circa un mese che non vivevo più da solo. Nei momenti liberi dal mio lavoro uscivo con Ametista, abbiamo comprato qualche altro vestito e consumato dei pasti fuori. La sua diffidenza piano piano andava scemando, non posso affermare che stesse iniziando ad avere un comportamento normale, credo che per lei sia questa la normalità, sentirsi serva e ricercare gratificazione nell'essere servile
Una sera, al termine della giornata prima di ritirarci ognuno nella propria camera Ametista ruppe la sua passività e così anche il silenzio senza però osare alzare lo sguardo sui miei occhi:

"Signore, lei non ha nessuna intenzione di farmi cose terribili è corretto se affermo questo?
Sa, prima che arrivassi qui da lei, per me ogni giorno era un inferno, non importava se piangessi o ridessi, il trattamento da me ricevuto rimaneva il medesimo, non avevo scelta se non accettare la mia vita ed anche se mi sentivo triste non potevo far altro che sopportare, questo è il motivo per cui..a volte..mi vede come distratta..a volte posso sembrarle..assente..mi sono abituata a comportarmi così..per non piangere più quando mi fossi sentita triste..o sorridere..quando fossi stata felice..perchè non importa quanto io abbia potuto sperare, o quanto fosse disgraziata la mia sfortuna..non accadeva niente di buono.
Da quando sono qui..lei signore non mi ha mai costretta a rifugiarmi negli angoli della mia mente per fuggire dalla realtà...ed in quei momenti mi chiedevo se lei fosse veramente diverso da tutte le persone che ho conosciuto fino ad adesso..ma voglio fermarmi dal fare questi pensieri.
Se mi fidassi di queste sensazioni, e queste poi venissero nuovamente tradite, non so se sarei in grado di sopportare ancora..Ad ogni modo, devo essere onesta ed ammettere che lei signore è sempre stato gentile e amorevole nei miei riguardi, non so cos'altro aggiungere."

Sono molto stupito da questa sua uscita così prolissa, deve aver osservato ogni mia azione ed esaminato ogni mia parola. Deve aver pensato a lungo su chi io sia e cosa io voglia, i suoi occhi adesso sono su di me e continua:

"SIgnore..Signore...SIgnore, posso fidarmi di lei, è questo quello che vuole farmi capire è vero signore?"

"Non ti tradirò Ametista"

le risposi con un tono quasi tendente a mettere in ridicolo le sue dubbie supposizioni sulle mie intenzioni

"Crederò alle sue parole signore
Chiedo perdono per essermi comportata in maniera asociale ed aver ignorato tutte le sue attenzioni fino ad adesso signore. Mi impegnerò per esserle utile signore, però la prego, se dovessi ridere o piangere..non mi cacci via, la prego sia sempre il mio gentile signore"

Le sue ultime frasi suonavano tremanti rispetto al resto del discorso, doveva essersi sforzata davvero molto per esprimermi i suoi pensieri, quanta merda avrà vissuto questa povera creatura, ma è inutile stare a pensare a ciò che è stato.
Il mio lavoro sta andando bene, non l'ho forzata, mi sono mostrato coerentemente disposto a riconoscerle dignità e rispetto e questo è servito a farle abbassare di poco le sue paure. Il tempo sistemerà il resto. Io come sempre mi affido alla mia salda morale, sicuro che facendomi luce con essa nell'oscurità dello spirito di Ametista, risucirò a farle ritrovare il suo cuore.




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