Lui & Lei

Tu


di laJessika
21.02.2024    |    110    |    1 8.7
"Dopo qualche istante mi accorgo che me ne ha liberato uno..."
Sono qui seduta alla scrivania, sto lavorando al computer, o almeno dovrei, la quarta sigaretta in mezzora, Bryan Adams in sottofondo e mille pensieri che si agitano per la testa. Un calore si diffonde nel mio corpo, un fuoco liquido che percorre le mie vene scatenando un assurdo desiderio. Vorrei che qualcuno mi spogliasse e liberasse i suoi istinti su di me, che spegnesse questo incendio che mi divora. Ad un tratto sento dei passi dietro di me, uno sguardo che mi impietrisce. Minuscole goccioline di sudore scendono lungo la schiena ricoprendo il mio corpo di brividi. Avverto la sua presenza come una minaccia e allo stesso tempo una liberazione. Non lo vedo, ma sento il suo calore dietro le mie spalle. Non mi tocca, ma il suo desiderio si congiunge col mio tanto da rendere il nostro bisogno quasi tangibile.
Sto fremendo, ho bisogno delle sue mani sul mio corpo, se non mi tocca entro pochi attimi credo che lo supplicherò, che gli urlerò di mettere fine a questa mia agonia.
Ma non ce n’è bisogno, sento le sue mani sulle mie spalle, il calore della pelle passa attraverso la stoffa della mia camicia, il cuore mi batte sempre più forte, mi scosta i capelli dal collo, un brivido misto tra freddo e aspettativa mi attraversa, sento le sue dita farsi strada tra i miei capelli, accarezzandomi la testa. Sento il suo respiro che si avvicina alla mia nuca e improvvisamente il tocco delle sue labbra alla base del collo, la sua lingua che lascia sulla mia pelle una traccia infuocata che seguita dall’aria fresca che entra dalla finestra ha su di me un effetto ipnotico. Le sue mani intanto iniziano a accarezzarmi il volto, gli occhi, indugiano sulle mie labbra, finché non le socchiudo leggermente, allora mi sfiorano i denti, sento il sapore salato della sua pelle sulla lingua, inizio a giocare con le sue dita, a mordicchiarle e baciarle, sento un suo sospiro e capisco che era quello che voleva. Mi gira la testa, ho le vertigini, sento che la mia eccitazione ha rotto gli argini, vorrei che mi strappasse i jeans e mi prendesse, lì, senza una parola, mi facesse sua e spegnesse il fuoco che mi divora, ma taccio, non voglio essere io ad interrompere il nostro silenzio. So che lui è teso come me e come me sta resistendo a quello che sarebbe il suo istinto, ma adora l’attesa, adora farmi arrivare al limite, quasi al punto di supplicarlo, sapere che sono talmente eccitata che mi basterà sentirlo entrare dentro di me per farmi scoppiare dal piacere. Sa tutto questo, conosce il mio corpo più e meglio di quanto lo conosca io e per questo attende, continua ad accarezzarmi il volto, il collo, le sue mani scendono sui miei seni, sento i capezzoli inturgidirsi attraverso la stoffa, sa che adoro quando mi accarezza il seno attraverso il leggero tessuto della camicia.
Ancora non parla, mi slaccia il primo bottone, adesso riesce a vedere l’attaccatura dei miei seni stretti nel corpetto di pizzo nero, proprio quello che piace a lui. Fa scendere leggermente le maniche della camicia lasciandomi scoperte le spalle, scosta i lacci del corpetto e inizia a massaggiarmi le spalle, mi fa appoggiare la testa indietro sul suo ventre e inizia a scendere con le mani sul petto, solleticando i capezzoli prima da sopra il pizzo e poi infilando il pollice e l’indice sotto il tessuto. L’eccitazione è talmente tanta che provo quasi dolore quando li accarezza e li stringe fra le dita. Lo supplico di fermarsi ma invece, anche se solo per un istante, li stringe più forte. Questa è la mia punizione: so che non devo protestare, sono del tutto impotente nelle sue mani, alla sua completa mercè, non posso dire di no, mai. Mi eccita se possibile ancora di più la consapevolezza di essere in sua balìa, di non poter decidere, di non poter far nulla senza il suo permesso.
Intanto continua a slacciarmi i bottoni della camicia, mi prende per i capelli e mi tiene la testa indietro appoggiata sul rigonfiamento, ormai evidente dei suoi jeans, e preme contro la mia nuca. Vorrei poter voltare la testa, per strusciarmi con il volto contro di lui, sentire il suo odore attraverso la stoffa, ma devo ancora attendere.
Sento ormai gli slip completamente bagnati dai miei umori, temo che anche i pantaloni stiano per subire la stessa sorte, ma non fa cenno di volermi toccare lì. Intanto mi lascia i capelli, mi toglie la camicia e la appoggia sulla scrivania. Mi fa piegare in avanti e inizia a massaggiarmi la schiena, prima come una carezza, poi con maggiore violenza, a volte le sue dita si spingono fino a sotto l’elastico dei pantaloni, quasi fino all’attaccatura delle natiche e questo provoca in me delle scariche interminabili di brividi. Mi mette allora le mani sulle spalle e mi spinge con forza in avanti, la testa a pochi centimetri dalla tastiera del computer, e inizia a mordermi la schiena, seguendo la linea della spina dorsale, ogni tanto sento la sua lingua che mi sfiora, leggera e vorace allo stesso tempo. All’improvviso si ferma, prende la camicia e la arrotola in modo da formare una lunga striscia di stoffa, me la passa davanti al viso, si sofferma prima intorno al collo e la annoda, poi ci ripensa, scioglie il nodo e me la appoggia sugli occhi, la stringe abbastanza stretta e si assicura che non possa vedere nulla. Ecco, penso, “adesso sono anche bendata”, non so cosa mi aspetta, la sua fantasia non ha praticamente limiti. Sento che gira la sedia dove sono seduta, adesso dovrei essere di fronte a lui, mi prende la testa e me la sbatte con violenza sul suo pacco, finalmente. Con le guance sento la forma del suo pene costretto dentro agli slip, sento il suo odore forte di maschio eccitato attraverso il tessuto e mi arriva al cervello, inizio a morderlo, sapendo che con il jeans avvertirà solo delle leggere carezze, continuo a strusciarmi, voglio farlo eccitare ancora di più. D’improvviso mi scosta la testa, sento che armeggia dietro al mio corpetto finché non lo toglie del tutto. Finalmente il mio seno è libero dalle costrizioni degli abiti, lo prende con le mani e inizia a palparlo, come a saggiarne la consistenza, mi fa impazzire. Si ferma, sento che si allontana di alcuni passi, mi sembra in direzione del mobiletto della toilette, torna, si avvicina, mi fa stendere il più indietro possibile, in modo che i miei seni siano ben in evidenza. E d’improvviso sento qualcosa che mi accarezza un capezzolo, una sensazione incredibile, una forte scossa mi parte da lì e arriva fino alla mia vagina ormai pulsante. Non capisco con cosa mi stia toccando, è qualcosa di morbido, passa all’altro capezzolo e finalmente capisco: è il mio maxi pennello che utilizzo per darmi la cipria! Continua a passarmelo sui seni lentamente, poi sul collo, intorno all’ombelico, sui fianchi, sulle spalle, per scendere ancora sulla schiena, non segue un ordine preciso e io non vedendo, non riesco a prevedere quale sarà la prossima mossa. Lascia una traccia di fuoco su tutto il mio corpo, ormai l’eccitazione ha raggiunto un livello tale che non la avverto più, sono un fascio di nervi tesi solo a captare ogni più piccola carezza sulla mia pelle. Sento che posa il pennello, mi prende le mani e le appoggia sulla sua cintura. Vuole che gli sbottoni i jeans. Adesso tocca a me farlo aspettare. Armeggio con la fibbia della cintura, lentamente, la sfilo fin quando non la sento cadere a terra. Passo le mie mani sul suo pene, premendo leggermente, raggiungo il primo bottone e lo apro, la stessa fine fanno tutti gli altri. Passo una mano sull’apertura e sento il suo calore e la sua durezza dal fine tessuto dei boxer. Avvicino ancora di più il volto, afferro i pantaloni insieme all’elastico dei boxer e li faccio scendere lentamente. Faccio per slacciarmi la camicia che mi copre gli occhi ma le sue mani afferrano le mie e mi fermano. Vorrei vedere il suo pene duro e gonfio, la sua cappella lucida, ma me lo proibisce. Mi prende le mani e me le appoggia sui miei seni e me le tiene lì ferme per qualche istante come a farmi capire di non toglierle.
Mi prende per i capelli e spinge la mia bocca verso le sue palle, inizio a leccarle, a baciarle, le prendo in bocca una a una e ci gioco delicatamente con la lingua. Inizia a gemere piano, è la prima volta che sento la sua voce da quando è arrivato. Provo a salire con la bocca, ma sento che con la mano mi tiene la testa ancora giù, vuole che continui. Allora inizio a strusciarmi delicatamente col viso, prima con le labbra, con le guance, col naso, sento che la lieve peluria mi solletica gli occhi, ricomincio a leccarle, provo a mordicchiarle leggermente e d’improvviso mi alza la testa e prepotentemente me lo infila in bocca. Mi manca l’aria, ma inizio a muovermi davanti a lui, facendolo scorrere lentamente fuori, stringendo dolcemente con le labbra. Adesso ho solo la cappella in bocca, ci gioco con la lingua, ci giro intorno e stuzzico il buchino in cima. Lo faccio uscire del tutto e inizio a leccarlo, in tutta la sua lunghezza, da ogni lato, lo bacio, le mie mani continuano ad accarezzargli le palle. Poi con la bocca affondo nuovamente fino alla base, i miei movimenti adesso sono più veloci, quasi frenetici, lo sento gemere più forte, ansimare, sento il suo pene dentro la mia bocca farsi sempre più duro e gonfio, poi d’un tratto esce e sento il suo sperma che mi schizza sul viso, sul collo, sul seno. Adoro la sensazione del suo liquido caldo sulla mia pelle, vorrei solo averlo potuto vedere, o meglio mi sarebbe piaciuto che mi avesse schizzato in bocca per poter sentire il suo sapore caldo e dolce scendermi lungo la gola. Ma già sento una sua mano che mi tocca, traccia delle strane scie sul mio corpo, con due dita, poi sento la sua mano che si avvicina alla mia bocca, mi dice di aprirla, le sue dita si appoggiano sulla mia lingua e sì, sento il sapore dello sperma che ha raccolto sul mio corpo. Lecco avidamente quelle gocce preziose fin quando non ne resta alcuna traccia, ripete l’operazione infinite volte e alla fine mi dice “Bene, adesso sei pulita…”. Sento che si riallaccia i Jeans, raccoglie la cintura dal pavimento, mi prende per una mano e mi fa alzare. Le ginocchia non mi tengono, da troppo tempo ero rimasta immobile sulla sedia e l’eccitazione non mi aiuta di certo. Mi guida verso il letto, mi fa sedere e poi mi ordina di sdraiarmi. Mi afferra per i polsi e mi fa stendere le braccia sopra la testa, si allontana un attimo, il materasso si abbassa sotto il suo peso, sento che mi passa qualcosa di rigido intorno ai polsi, ho un attimo di smarrimento, poi capisco: la sua cintura! Armeggia un po’ intorno alle mie mani, poi si allontana, provo a muovere le braccia ma mi accorgo che mi ha immobilizzato alla spalliera del letto. Per un attimo sento un brivido di paura, ma so che posso fidarmi di lui, mai mi farebbe del male.
Scende dal letto, sento che mi slaccia le scarpe, le toglie, cadono a terra, i calzini fanno la stessa fine. Inizia ad accarezzarmi le gambe da sopra i pantaloni, prima i polpacci, poi le cosce fin quando arriva lì, dove ormai una chiosa scura e umida dimostra tutta la mia eccitazione. Preme per un istante in corrispondenza del mio clitoride, sento a testa che mi scoppia, un urlo mi scappa dalla bocca, ma lui toglie la mano. Lo sento ridacchiare, so che adora vedermi eccitata e insoddisfatta, immagino la sua faccia, che dall’alto mi contempla e si gode la scena di me, a busto scoperto, con i capezzoli duri, bendata e con le mani legate in alto, posso immaginare la sua soddisfazione e stranamente questo non mi fa a arrabbiare ma mi eccita ancora di più.
Sento adesso il suo alito sulla mia pancia, la sua lingua che traccia dei cerchi intorno all’ombelico. Le sue mani si avvicinano alla chiusura dei pantaloni, slacciano il primo bottone, sento la zip che si abbassa. Mi dice di alzare il bacino, afferra i pantaloni e li fa scendere fino alle ginocchia, poi va in fondo al letto li afferra e li toglie del tutto. Mi fa piegare e divaricare le gambe, passa un dito sul pizzo degli slip, lievemente, se non fossi così eccitata forse neppure me ne sarei accorta. Mi avvicina la mano al volto e sento forte l’odore dei miei umori sulla sua pelle, mi accarezza le labbra e spinge quel dito dentro la mia bocca fino a trovare la mia lingua, ci gioca per un attimo, poi esce. Mi fa divaricare ancora di più le gambe, mi accarezza l’interno delle cosce, mi passa le mani ripetutamente sull’inguine, ogni tanto un dito arriva sotto la stoffa degli slip, ma è sempre e solo un attimo e questo mi fa impazzire. Adesso sento le sue mani sui fianchi afferra la fine striscia di pizzo e tira con forza, sento il rumore della stoffa che si lacera e una folata d’aria fresca mi arriva nei recessi più profondi. Mi sfila quello che è restato degli slip da sotto le natiche, mi divarica improvvisamente le gambe e si inginocchia tra esse. Sento le sue mani sull’inguine, poi accarezzano le grandi labbra e le divaricano. Si ferma sta lì immobile per qualche minuto, davanti a me completamente aperta a lui. Sento gli umori che escono fuori e mi colano lungo le natiche e lui che si gode lo spettacolo. Ad un tratto sento che si muove, ma non capisco cosa stia facendo, fin quando non sento le sue labbra che mi sfiorano la peluria del pube. Scendono pian piano fino ad arrivare al clitoride, lì sento la sua lingua che lo sfiora prima leggermente poi con colpi più decisi, impazzisco, vorrei liberarmi le mani per poter stringere qualcosa in modo da scaricare la tensione, inizio a gemere, forte, lui si ferma, alza la testa e mi sussurra “Zitta, non voglio sentirti fiatare, altrimenti mi fermo e ti lascio qui nuda e legata. Voglio capire che vieni dagli spasmi della tua fica, non dalle tue urla.. ” Così adesso oltre a non poter vedere, non potermi muovere, non posso neppure parlare… Torna a immergere la sua lingua tra le piccole labbra, le succhia, le morde, poi scende più in basso, la muove in modo circolare intorno all’apertura della vagina, la infila lentamente dentro e inizia a muoverla, d’improvviso esce e torna a dedicarsi al clitoride. Io non ce la faccio più, mi sento scoppiare, sento che l’orgasmo si avvicina inesorabilmente, vorrei urlare quando comincia a mordicchiarmi delicatamente il clitoride, ma non posso e questo mi fa morire. I suoi movimenti con la lingua si fanno sempre più forti, più incisivi, più frenetici, sento che sto per venire, e sì, finalmente vengo.. un orgasmo muto ma talmente intenso che mi sento svenire. Ma lui non si ferma, mi sembra impossibile che non se ne sia accorto, sento ancora la mia vagina che si contrae ritmicamente, non può non averlo notato! Ma la sua lingua continua il suo lavoro, sempre con maggiore insistenza. Dopo i primi attimi in cui non ce la faccio a sopportare il suo tocco, sento tornare il piacere e l’eccitazione crescere imperiosa, continua così per qualche minuto, non resisto, vorrei urlargli di fermarsi, di continuare, non lo so, sento che sto per venire nuovamente, poi d’un tratto, un leggero movimento, ma non capisco, fin quando sento un dito che di colpo mi penetra. Non ce la faccio, urlo. D’improvviso si ferma. Allontana la testa e toglie il dito. “Non dovevi farlo, te l’avevo detto”. Lo supplico, lo imploro, gli dico che non può lasciarmi così, ad un passo dall’orgasmo, sto male. Lui tace. Passano alcuni minuti in silenzio assoluto. Poi si avvicina alla spalliera del letto, armeggia con la cintura che mi lega i polsi. Dopo qualche istante mi accorgo che me ne ha liberato uno. Il braccio è intorpidito, non riesco a muoverlo. Torna a inginocchiarsi fra le mie gambe ancora divaricate, appoggia i pollici e gli indici sulla grandi labbra e le allarga: “Bene, se vuoi venire, adesso, devi toccarti da sola”. Ho un attimo di smarrimento, non l’ho mai fatto davanti a qualcuno, mi vergogno. Ma poi l’eccitazione è troppa, il braccio si muove in sua completa autonomia, avvicino la mano e mi tocco. La sensazione è forte, le dita sono gelide, mi passo l’indice dal clitoride all’apertura della vagina, sono molto più bagnata di quello che pensavo, il dito scivola facilmente dentro, comincio a muoverlo lentamente dentro e fuori, ne aggiungo un altro. Adesso la pressione dentro è maggiore, il palmo della mano mi appoggia sul clitoride completamente esposto visto che lui continua a tenermi le grandi labbra divaricate e questo aumenta il mio piacere. Improvvisamente lui dice “NO”, mi afferra il polso e fa scivolare fuori le dita, le avvicina alla sua bocca e le lecca, poi appoggia il mio indice e medio sul clitoride. “Toccati qui” mi dice. Le sue mani raggiungono il mio pube e tirano la pelle in modo da lasciare quel punto sensibilissimo del tutto scoperto e sensibile al mio tocco. Comincio ad accarezzarmi, ma il mio dito è adesso asciutto e la frizione è troppo forte, scendo un attimo per raccogliere un po’ del mio umore e torno a toccarmi lì. Brividi mi invadono il corpo, inizio a tremare, ma non smetto di toccarmi, sento che l’orgasmo si avvicina velocemente, anche lui se ne accorge e mi incita, finalmente vengo, un piacere che dura tantissimo, tanto intenso che mi sembra di avere le convulsioni da quanto tremo. Lui scosta le mani e mi chiude le gambe, lasciando la mia mano intrappolata che preme ancora sul clitoride prolungando l’orgasmo. Impazzisco. Poi piano piano la tensione si allenta, il piacere si trasforma in rilassatezza, sento che lui mi scioglie anche l’altra mano, due lacrime spuntano dalle ciglia, scosta la stoffa che mi copre gli occhi, mi guarda, fisso, avvicina le sue labbra alle mie, mi bacia, dolcemente, mi accarezza il volto e sussurra: “Ti amo”. Mi sveglio, la sigaretta nel posacenere è una fila di cenere, sono sola e bagnata.
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