Cuori Agresti e Desideri Selvaggi: Il Richiamo Oscuro di Don Giosuè - Capitolo 3 – Intrigati contatti fisici

Con il passare dei giorni, all'interno dell'evoluzione complessa della loro relazione, Don Giosuè mostrò un cambiamento nel suo comportamento. Questo fu caratterizzato da un aumento delle interazioni fisiche con Giuseppe.

Il contatto fisico, una volta sporadico, divenne sempre più frequente. Ogni conversazione, ogni momento trascorso insieme, ogni occasione per discutere degli aspetti della vita quotidiana veniva accompagnata da un contatto fisico da parte di Don Giosuè.

Per esempio, un giorno mentre lavoravano insieme a riparare una recinzione, si avvicinò a Giuseppe e pose la grossa mano sulla sua spalla.

"Fa' attenzione ragazzo. Voglio tutto fatto a regola d'arte," sibilava, lasciando la sua impronta fisica sulla spalla del giovane.

Oppure mentre insegnava come potare correttamente gli alberi, avvicinava il suo corpo, facendo sì che i loro fianchi si toccassero.

"Accidenti, questi rami da tagliare sembrano avere una vita propria! Che rogna! Devi avere la giusta angolazione, ragazzo. Taglia con più attenzione," diceva sottolineando la sua posizione di guida attraverso il contatto fisico.

Don Giosuè non esitava neppure a sferrare pacche sul fondo schiena di Giuseppe quando voleva enfatizzare qualcosa detta o quando cercava di spronarlo metterci maggior attenzione nelle attività quotidiane.

"Mammamia, ma sei proprio testardo, eh?! Te pare ca te sto a dì 'sta cosa pe' fa' 'na pippa? Forza, al lavoro!" E senza tanti preamboli, giù una patacca sul culo. Era un gesto energico e diretto. Sembrava voler infantilizzare il giovane per accentuare la gerarchia tra di loro.

Questo cambiamento fece riflettere Giuseppe sulla vera natura delle intenzioni di Don Giosuè. Era evidente che c'era un elemento culturale e istintivo in quelle azioni, ma nello stesso tempo emergeva una sfumatura di complessità che lo lasciava confuso.

E certo, perché poi il dubbio c'era sempre.

Una pacca sul sedere può essere solo una pacca sul sedere, ma il gesto può nascondere un'infinità di sfumature se protratte nel tempo. E non c'era da stupirsi se quell'azione, apparentemente innocente, poteva facilmente scivolare verso un terreno malizioso. Quel tocco, così diretto e intimo, riusciva a comunicare tanto con così poco.

La mano dell’anziano si abbatteva sui glutei di Giuseppe con un impatto che talvolta faceva risuonare un suono sordo nell'aria. Era una mano tozza e callosa, temprata da anni di lavoro nei campi e di vita vissuta. La sua presa era ferma, decisa e lasciava un'impronta momentanea sulla pelle di Giuseppe.

“Avanti, al lavoro, principessa!”, sbraitava. E giù un colpo mirato fermo e deciso.

Nonostante l'ambivalenza e l'insicurezza che lo circondavano, Giuseppe cominciò a far prevalere la sua propensione all'adattamento. Decise di prendere le interazioni fisiche di Don Giosuè come un segno di vicinanza e di apertura, piuttosto che altro. Forse l'anziano stava cercando di stabilire un legame più confidenziale tra di loro che andava oltre le parole e che si esprimeva attraverso il contatto fisico.

Iniziò ad accettare queste manifestazioni rudi come una parte naturale della loro dinamica, riuscendo a vedere oltre la superficie grezza dell'anziano e a cogliere la complessità dei suoi sentimenti decisamente autoritari.