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Il padre del mio migliore amico


di bisexlover
22.07.2022    |    15.918    |    14 9.8
"Lui di scatto si gira verso di me e con uno sguardo impietrito mi chiede “ma che fai?”..."
“Sei delizioso” dice, mentre si abbuffa come un ingordo sul mio buchino. Me lo sta letteralmente divorando ed io non distinguo più la sua saliva dai miei umori, sono fradicio.
Ammetto che i suoi gemiti da cinquantenne arrapato possono risultare un po’ disgustosi, ma è ciò che mi eccita di più.
Mentre con quelle mani gigantesche e cicciottelle mi divarica le natiche, la sua lingua si fa strada attraverso le mie viscere: mi sta letteralmente aprendo l’ano con la lingua.
“Che bel fiorellino che hai, non vede l’ora di sbocciare. Ti voglio ingravidare”.
Effettivamente il mio buchino bramava già da tanto tempo di accogliere un uomo dentro di sé. Aveva aspettato, forse per paura di ferirsi o forse per la volontà di aspettare il momento giusto con la persona giusta.
Ma la verità è che adesso sentivo forte il desiderio di essere esplorato da un uomo. Desideravo avere il suo membro dentro di me, accoglierlo, dargli calore e stringerlo così forte da fargli toccare l’apice della goduria.
D’altronde Mauro è il papà del mio migliore amico storico, Andrea. Mi ha visto crescere.
Lui e sua moglie frequentano i miei genitori da anni ormai, mi fido di lui. Voglio regalargli la mia verginità.

Come siamo arrivati a questo punto è una pura conseguenza di fatti che si sono susseguiti e intrecciati tra di loro in maniera del tutto casuale. Forse doveva succedere prima o poi, ma fa comunque un grande effetto.
Sin da bambino guardavo Mauro con occhi diversi, immaginavo di salire sulle sue spalle imponenti e di osservare la vista da lassù.
Immaginavo di essere in cima a quella vetta altissima e di godermi il profumo della sua pelle, del suo collo, dei suoi capelli già allora brizzolati.
All’epoca non avevo pensieri maliziosi, provavo solo un sincero sentimento di affetto e anche una certa curiosità.
Non fantasticavo di fare con lui chissà cosa, anche perché non conoscevo il sesso, ma ipotizzavo come fosse il suo pisello, che forma avesse, quanto fosse grosso, se avesse tanti peli attorno.
Una volta, quando eravamo tutti insieme in spiaggia, ero stato catturato dalla visione dei suoi gioielli pendenti che fuoriuscivano leggermente dal costume: due testicoli grossi come noci ricoperti da una sottile peluria incolta. L’imbarazzo mi aveva improvvisamente asciugato la bocca e avvolto il corpo intero da una vampata di calore. Senza parlare del mio pisellino, che ne frattempo si era drizzato. Tanto che dovetti tuffarmi di corsa in mare per calmarlo.
Man mano che crescevo e mi addentravo nel terribile mondo dell’adolescenza, lui diventava sempre più bello, più maturo, più vissuto.
Iniziava a crescere in me il desiderio di lui.
Le prime esperienze sessuali con ragazzi della mia età erano piacevoli, non lo metto in dubbio, ma nei miei pensieri c’era lui. Ogni pisello che tastavo immaginavo fosse il suo. Chiudevo gli occhi e immaginavo di star regalando piacere a lui e non a qualche compagno nei bagni della scuola.
In un modo o nell’altro cercavo di creare situazioni di intimità con Mauro, cercavo di rimanere da solo con lui, per quanto possibile, ma lui era sposato ed era il padre del mio migliore amico. Come potevo anche solo immaginare una cosa del genere?

Io e Andrea abbiamo già 18 anni e come ogni estate, con le nostre famiglie andiamo in campeggio. Probabilmente questo sarà l’ultimo anno, d’altronde siamo cresciuti ormai. I nostri genitori sono contenti di averci ancora con loro in vacanza.
10 giorni in campeggio possono diventare noiosi quando non sei più un bambino che scorrazza a destra e sinistra tutto il giorno e non ha bisogno di nient’altro per essere felice.
Ora ci incazziamo se il telefono prende poco o non c’è campo. Magari sbuffiamo pure perché ci siamo persi una festa super figa in città alla quale tutti i nostri amici sono andati.
Alla fine dei conti, però, non mi pento di essere venuto, soprattutto ripensando a ciò che succederà di qui a poco.

Succede che un mattino mi sveglio più presto del solito, sono le 5 e la luce dell’alba mi disturba particolarmente. Non riuscendo più a chiudere occhio dopo essermi girato e rigirato più volte, decido di andare a fare una doccia fresca per lavare via i sudori di una calda notte di agosto.
Mentre il debole getto d’acqua delle tipiche docce da campeggio mi attraversa la faccia e scende giù per tutto il mio corpo, mi insapono dolcemente il culetto massaggiandomi un po’ il buchino. Non c’è nessuno in doccia a quest’ora e mi posso ritagliare del tempo per toccarmi un po’.
Comincio a massaggiarmi lentamente il pisello, che in pochi istanti diventa barzotto. Indubbiamente al centro dei miei pensieri erotici c’è Mauro. Sto allenando la mia memoria fotografica il più possibile a focalizzare le sue gambe massicce e pelose, i suoi piedi, la sua pancetta, le sue braccia forti, le sue dita spesse. Ipotizzo come possa essere l’odore delle sue mutande, un misto tra profumo di ammorbidente, sudore e odori maschili.
Cerco di costruire nella mia mente l’odore dei suoi piedi, quei piedi grossi e ben curati, sempre puliti. Immagino di togliergli i calzini e annusare in mezzo alle dita.
Poi cerco di elaborare il possibile sapore di lui. Della sua bocca, del suo collo, dei suoi capezzoli. Il sapore più intimo di lui, del suo pisello e delle sue palle, del suo buco. Il sapore delle sue secrezioni notturne, del suo seme maschile.
Mentre la mia testa lavora a mille ecco che d’improvviso qualcuno entra in doccia. Il mio immenso castello di pensieri, ipotesi e immaginazione crolla e ritorno velocemente alla normalità. Il mio pisellino mezzo eretto si ricompone.
Tra tutte le persone che potevano entrare in doccia a quell’ora, entra proprio lui.
Mauro si rende subito conto della mia presenza e meravigliato di trovarmi sveglio mi augura il buongiorno.
Con mia grande sorpresa inizia a spogliarsi per entrare in doccia. Ci siamo, sto per vederlo completamente nudo. Mi farò una figura di merda sicuramente, il mio pisello mi tradirà e deciderà di risvegliarsi. Ma cerco di pensare ad altro.
Mauro ha voglia di chiacchierare. Gli rispondo a monosillabe, poiché devo mantenere il controllo dei miei impulsi biologici.
Ad un tratto però, contro ogni tentativo di non sbirciare, ecco che il mio occhio cade sul suo pisello. Per la prima volta lo focalizzo bene, è proprio come me lo immaginavo: un serpentello venoso di circa 18 centimetri, marcato da vene belle pronunciate e circondato da un folto cespuglio di peli neri. La cappella ricoperta a metà fuoriesce fiera e maestosa dal prepuzio e arriva a sfiorare i testicoli, fonte del succo di uomo che tanto desidero.
Lo voglio, lo voglio con tutto me stesso. Non mi importa di cacciarmi in guai seri, ma almeno ci avrò provato.
Allungo lentamente una mano e gli sfioro l’uccello.
Lui di scatto si gira verso di me e con uno sguardo impietrito mi chiede “ma che fai?”.
Timidamente mi rimetto in posizione e gli chiedo scusa. Vorrei sprofondare. Cosa succederà ora? Lo dirà ai miei? Smetteranno di frequentarsi per colpa mia?
Il silenzio si fa insostenibile, come un macigno che lentamente mi sovrasta e mi distrugge le gambe, le quali pian piano mi stanno tradendo e stanno per cedere.
Finché, d’un tratto, mi sento toccare la schiena. Le sue dita si sono appoggiate con gentilezza sulla mia pelle.
“Ti piace il mio pisello? È per questo che volevi toccarlo?” mi chiede.
Con un filo di voce gli rispondo “sì”.
“Sei giovane, è normale alla tua età essere curiosi.” mi rassicura.
Accenno uno sguardo un po’ imbarazzato ma allo stesso tempo grato e con un mormorio confuso confermo le sue parole.
“Puoi toccarlo se vuoi.” sussurra.
Allungo di nuovo la mano e inizio a tastarlo delicatamente, come fosse un tesoro appena scoperto. Gli scopro il glande dolcemente e osservo in silenzio quel grosso pezzo di carne sublime. Inizio a tastare I testicoli con gentilezza, assicurandomi di non fargli male. Mi sembra di toccare delle bocce, sono così dure.
Nel frattempo lui con i polpastrelli, che in tutto questo tempo erano rimasti appoggiati alla mia schiena, scende dolcemente fino alle mie natiche.
In un attimo realizzo ciò che sta succedendo e mi sembra di vivere un sogno. Sono le 5:30 del mattino, tutto il mondo tace e l’uomo dei miei sogni è nudo di fronte a me a farmi tastare le sue meraviglie, mentre a sua volta tasta i punti di me che nessuno ha mai tastato prima.
I suoni della natura accompagnano questo meraviglioso gioco erotico, la tensione sessuale si fa più forte, più intensa, i nostri respiri più profondi.
Mauro si inginocchia dietro di me e inizia a lavorarmi il culo con la lingua, poi ci appoggia un dito, prima dolcemente e poi preme. Mi sembra di essere bombardato di brividi ovunque, non mi danno tregua.
“Sei delizioso” ripete, “un pasticcino da gustare lentamente”, un poco lurido, ma simpatico.
Sono zuppo della sua saliva, dei miei umori e dell’acqua della doccia, mi sento come un fiorellino che è finalmente pronto all’impollinazione. Ad accogliere lui.
D’un tratto si alza in piedi e mi abbraccia da dietro, mi bacia il collo e mi accarezza la testa. Mi prende in braccio e mi porta su una panchina lì vicino, dove mi adagia con dolcezza su un fianco. Io rimango immobile, lascio fare a lui, uomo maturo ed esperto.
Solleva la mia gamba e se la porta sulla spalla. Mentre mi guarda dritto negli occhi, sento il suo grosso membro che sfiora il mio buchino, i due si abbracciano come se si fossero cercati per tutta la vita e si fossero improvvisamente trovati.
“Non ti preoccupare tesoro, sei al sicuro con me, non ti farei mai del male. Rilassati.” mi sussurra.
Il mio buchino improvvisamente si allenta e si ammorbidisce per accogliere Mauro, che entra senza troppi ostacoli.
Nel momento in cui percepisco il pisello di Mauro dentro di me nella sua totalità, lascio andare un sospiro profondo di piacere e mi lascio andare.
Lui fa lo stesso. Siamo una cosa sola adesso.
“Sei bollente. Ho il cazzo in fiamme.” dice.
Io stordito e con gli occhi mezzi chiusi dal piacere gli rispondo “scopami, ti prego!”.
Senza farselo ripetere inizia ad andare su e giù, fino in profondità. Ad ogni affondo mi sembra di essere trafitto da un piacere intenso, un piacere al quale non si può rinunciare.
Mauro mi sta dilatando colpo dopo colpo, gemendo e volgendo la testa verso l’alto, ad occhi chiusi. Come a voler godere il più possibile di quel momento.
“Quanto sei stretto cazzo, non godevo così da anni” mi dice. Subito dopo si china verso di me e mi piazza la lingua in bocca con tutta la foga che aveva in corpo. Le nostre lingue si intrecciano, si scambiano le salive, fanno l’amore.
Se è un sogno non svegliatemi mai più.
Senza uscire dalle mie viscere, Mauro mi solleva e mi mette a novanta, adesso mi sta letteralmente scopando. Mi fotte l’ano senza emozioni, come se si fosse ridimensionato e avesse accantonato la dolcezza con cui aveva iniziato. Mi chiama “troia” e gli affondi sono più violenti. Lo sento arrivare sino allo stomaco.
Il rumore del suo cazzo che sfrega le pareti del mio sfintere rimbombano nell’ambiente, qualcosa nelle sue modalità è cambiato: ora esce completamente per poi rientrare con violenza, così per una decina di volte. Ogni volta che esce sento l’aria entrarmi dentro, sento l’ano completamente aperto, come fosse l’ingresso di una caverna.
Mi trovo rannicchiato a novanta con la guancia appoggiata alla panchina a farmi fottere come una puttana senza dignità e, come se non bastasse, decide di portare il suo piede sulla panca a pochi centimetri dal mio viso.
“Lecca” mi ordina.
Inizio a leccare quel piede enorme, posiziono la lingua tra le dita e annuso a pieni polmoni quell’odore per poi passare a pompargli l’alluce, senza dignità alcuna.
“Ho bisogno di una pausa, non voglio sborrare subito” mi comunica mentre esce dal mio sfintere.
Si posiziona di fronte a me, che nel frattempo ero rimasto piegato come una cagna, e mi ordina di succhiare.
Senza darmi il tempo di ricompormi, mi piazza l’uccello in bocca e inizia a scoparmi la gola. Adesso sì che posso tastare quegli umori maschili su cui tanto avevo fantasticato.
Le palle sbattevano sul mio mento mentre la sua cappella mi arrivava alle tonsille.
In men che non si dica tira fuori il cazzo dalla mia bocca, mi ordina di sdraiarmi a pancia in su: si siede letteralmente sulla mia faccia, obbligandomi a leccargli il culo peloso.
Adesso ero io ad allargargli le natiche e a ficcargli la lingua su per il culo. Mentre gli fotto l’ano con la lingua, ansimando mi intima di continuare. Con la mano spinge la mia testa più forte contro il suo culo. Sono in apnea con la faccia completamente in mezzo alle sue natiche.
L’uomo buono che conosco da una vita, di cui mi sono innamorato nel corso degli anni si sta rivelando un depravato dall’indole fortemente dominante. Ma alla fin fine questo è quello che volevo, tastare il suo corpo dalla testa ai piedi, annusarlo, leccarlo, scoprirlo.
“Ho trovato finalmente la mia schiava cazzo. Questo sarà il nostro segreto” mormora.
Dopo essersi fatto insalivare il culo per bene, mi rimette a novanta e riprende a fottermi l’ano che nel frattempo si era riposato un po’.
“Cazzo quanto mi arrapi, puttana.” continua a insultarmi. “Ti ingravido”.
Ad un certo punto si irrigidisce, i colpi si fanno più intensi, il mugolio più profondo, fino a rendermi conto che mi stava scaricando in culo tutta la sua sborra repressa. La sentivo colare come una cascata dentro le mie interiora. Ogni schizzo era così violento da dilatarmi il culo.
Mi ha sparato una decina di fiotti di sborra dentro.
Terminate le pallottole, si accascia a peso morto su di me con la sua pancia pelosa sulla mia schiena.
“Cazzo che sborrata, l’avevo accumulata per una settimana” mi comunica.
“Ci divertiremo io e te.” mi sussurra all’orecchio con una risatina.
Come se non fosse soddisfatto, a questo punto, estrae il cazzo molle dal mio culo, me lo punta in faccia e inizia a pisciarmi addosso.
Dopo avermi umiliato e sottomesso in tutti i modi possibili, si butta di nuovo sotto la doccia e mi lascia lì come fossi un oggetto.

Oggi Mauro si è preso la mia verginità, la mia dignità e il mio cuore.
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