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L'apprendistato


di diklover
12.01.2019    |    1.707    |    2 9.8
"La prossima volta però ingoi tutto..."
Mio fratello maggiore era partito militare e aveva lasciato in garage una moto 125 che io non sapevo e non potevo guidare perché non avevo ancora la patente. Così chiesi ad Alfonso, un ragazzo un po' più grande di me che abitava nel mio quartiere di insegnarmi a portare la moto. Alfonso, un bel ragazzone coi capelli lunghi castano chiari, sempre abbronzato e sorridente, più che insegnarmi faceva dei lunghi giri con la moto, con me che gli sedevo dietro. Io non dicevo nulla perché mi piaceva stare abbracciato a lui, anche se mi incuteva un po' di timore. Un giorno mi porta sopra una scogliera e poi scendiamo a piedi per un sentiero.
'Ma dove mi porti?' Chiedo io.
'Tranquillo, vieni. E' una spiaggia che conoscono in pochi, è isolata e dal mare non ci possono vedere perché è nascosta da due grossi scogli.'
Scendiamo giù in spiaggia e Alfonso si butta subito in mare con un retino tra le mani. D'altronde è figlio di pescatori. Io faccio un breve bagno e poi mi stendo nudo al sole, tanto non può vederci nessuno. Dopo circa un'ora Alfonso ritorna con un pesce nel retino.
'Ah, ti sei messo libero.' Mi dice. Quindi si sfila il costume e si stende supino a prendere il sole. Io non riesco a distogliere lo sguardo dal suo cazzo a riposo, ma anche dalle sue cosce robuste e possenti. Ho una gran voglia di toccarlo, e con il cuore in gola mia avvicino e inizio a carezzarlo. Lui apre gli occhi e mi sorride, poi mi prende la mano e se la porta sul cazzo.
'Toccami questo, tanto lo so che è quello che vuoi.'
Ha ragione! Volevo proprio quello.
Gli stringo il cazzo nella mano e comincio ad andare su e giù.
'Sì, bravo, così. Adesso un po' più veloce.'
Io faccio come mi dice lui e dopo poco inizia a gemere, poi tira tutti i muscoli e mi riempie la mano di sborra calda. Cerco il suo sguardo per capire se gli è piaciuto e lui mi sorride.
'Bravo, come inizio non c'è male, però puoi sempre migliorare.'
Quella notte non riuscivo a dormire ripensando a quello che avevo fatto. Però più ci pensavo e più capivo che quel cazzo mi piaceva. Volevo prenderlo in bocca e poi anche nel culo. Quindi dovevo imparare a fare i pompini e così mi esercitai con banane e melanzane.
Tre giorni dopo tornammo alla stessa spiaggia, e questa volta, mentre Alfonso guidava e io l'abbracciavo da dietro, la mia mano destra era fissa sul suo pacco che sentivo crescere dentro i pantaloni.
'Ti piace proprio tanto il cazzo, eh!' Mi disse Alfonso quando fermò la moto per procedere a piedi. Io non risposi nulla ma sorrisi abbassando lo sguardo.
In spiaggia ripetemmo la stessa scena della prima della prima volta. Solo che quando Alfonso ritornò dal mare, senza nulla nel retino, io mi stesi subito accanto a lui. Mi misi subito a menargli l'uccello, poi mi chinai su di lui e glielo presi in bocca.
'Devi leccarlo, e anche le palle, poi lo fai entrare fino in gola e vai su e giù.'
Il suo cazzo era salato, sapeva di mare, ma io facevo tutto come diceva lui. Quando lo sentii gemere e fremere ebbi un attimo di esitazione e me lo sfilai di bocca. Il suo fiotto caldo mi raggiunse sul volto, entrando anche nel naso. Provai ad assaggiarlo con la lingua e trovai che era amarognolo.
Alfonso mi carezzo la testa e mi sorrise.
'Bravo il mio frocetto. La prossima volta però ingoi tutto.'
Tornavamo a quella spiaggia ogni tre o quattro giorni, quando Alfonso aveva il pomeriggio libero. Gli ultimi giorni gli facevo dei pompini coi fiocchi, glielo leccavo e succhiavo con avidità. Avevo imparato a sputargli sulla cappella e a prendere tutto il suo sperma, anche se non sempre lo ingoiavo tutto perché mi colava dagli angoli della bocca. La notte però cominciavo a pensare sempre più che avevo voglia di prenderlo nel culo, finché un giorno lui mi disse che doveva partire e se avevo voglia di farmi rompere il culo dovevo far presto, ma prima dovevo comprargli una grossa coppa di gelato. La volta successiva eravamo pronti per partire, ma io gli dissi di aspettare.
'Cosa c'è?' Domandò lui.
'Dobbiamo prima andare al bar, a prendere due grandi coppe di gelato.'
Lui sorrise e mi seguì, dicendo che mi sarebbe piaciuto.
Quella volta, in spiaggia, dopo avergli insalivato bene il cazzo e lubrificato il mio buchetto con una crema, mi distesi sopra di lui guardandolo bene in faccia. Presi il suo cazzo duro e lo puntai sul mio culetto vergine, mi allargai le chiappe con le mani e lentamente mi calai su quel palo di carne. Lui diede dei colpetti con l'inguine e la cappella fu dentro di me. Mi sembrava che mi aprisse come una noce di cocco e un po' mi bruciava. Diede altri colpi più decisi e fu tutto dentro di me. Rimasi fermo per qualche istante poi piano piano cominciai a muovermi. Appoggiai le mani sul suo petto e mi piegai all'indietro. Adesso il suo cazzo lo sentivo tutto dentro di me, e il pensiero che Alfonso mi stesse scopando mi faceva godere ancora di più. Andammo avanti così per un po', finché anche lui iniziò a gemere di piacere.
Allora mi fece piegare alla pecorina e sputò sul mio buchetto, poi puntò il suo cazzo tra le mie chiappe e afferrandomi per i fianchi iniziò a fottermi freneticamente. Io urlavo di dolore e di piacere, ad ogni suo colpo sembrava mi arrivasse in pancia e sentivo le sue palle sbattere contro le mie chiappe. Lui mi chiamava troia, frocetto, culetto da cazzi, ma a me quelle parole piacevano. Poi mi afferrò con più forza, tirò tutti i muscoli, e lanciò un lungo gemito. Io sentii la sua cappella gonfiarsi dentro di me e un gettito caldo invase le mie viscere. Alfonso poi si accasciò sopra di me e rimanemmo ansimanti così per diversi minuti. Io ero già venuto ai suoi primi affondi senza neanche toccarmi. Poi lui si distese supino e col fiato grosso mi chiese se mi fosse piaciuto. Io ci pensai un po', poi mi avvicinai a lui e con confidenza gli parlai come un amante, carezzandogli il cazzo.
'Era da tanto tempo che volevo prendere un cazzo nel culo, ma era solo un mio desiderio.
Con te finalmente si è avverato, e sono contento che sia stato tu a sverginarmi.'
'Ma ti è piaciuto o no?'
'E' stata un'esperienza forte, diversa da come me l'ero immaginata. Però tu sei stato magnifico, sei uno stallone stupendo. Vuoi sapere se mi è piaciuto? Non ti risponderò con le parole, ma voglio ringraziare il tuo cazzo per quello che mi fatto provare.'
Mi inginocchiai tra le sue gambe e gli carezzai le cosce e il ventre, poi gli feci un pompino lento, solo con la bocca, senza toccarlo con le mani. Durò a lungo, tanto che avevo le mascelle indolenzite, ma alla fine mi riempì la bocca di sperma. Io ingoiai tutto, fino all'ultima goccia.
'Adesso sei una puttanella completa, il tuo apprendistato è finito.' Mi disse lui.
Rividi Alfonso solo dopo molti anni, lui era a passeggio con sua moglie e sua figlia,
ci scambiammo solo uno sguardo con gli occhi. Ma io mi eccito ancora a ripensare a quell'estate di tanti anni fa.
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