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Io, mia moglie, il dio greco e la trans


di diklover
01.04.2020    |    12.613    |    12 9.8
"Io ero veramente in un momento in cui la ragione era scomparsa e i miei sensi erano in preda solo a una scatenata lussuria..."
Mara – È passato più di un mese da quando ho visto mio marito guaire di piacere come una cagna mentre si faceva inculare dal mio amante Riccardo. Se all'inizio l’idea che fosse bisessuale mi stuzzicava, vederlo fremere e urlare di piacere con un cazzo nel culo mi aveva messo in uno stato di confusione. In lui non vedevo più il mio compagno di vita ma lo sentivo come un rivale di sesso che si faceva scopare dai miei amanti. Così, pur davanti alla sua faccia affranta, sono tornata per un po' a vivere con i miei genitori. Se il giorno però lo passavo a lavoro, le serate e i week-end erano lunghi e tediosi. Già dopo due settimane avevo voglia di tornare da Piergiorgio e di sentire le sue dita affusolate e la sua lingua che mi aprivano la fica. Del suo cazzo in verità un po' meno, perché è piccolo e come stallone non vale molto. In fondo ho conosciuto uomini più dotati ma infami e brutali, incapaci di amare. Anche Riccardo dopo un po' è scomparso senza farsi più sentire. Piergiorgio invece è dolce e comprensivo e con lui parliamo di tutto, quasi fosse la mia migliore amica. Pensandoci a lungo ho capito che è così che lo devo accettare, anche se gli piacciono gli uomini e ha lasciato esplodere la sua vocazione sessuale da passivo. Facciamo l’amore come due lesbiche, perché a lui piace titillarmi il clitoride e mi lecca a lungo facendomi godere con i suoi vibratori anche nel culo. Alla fine ho deciso di chiamarlo, e ci siamo parlati a lungo, finché quasi piangendo ci siamo detti che era stata una sciocchezza lasciarci e che avevamo ancora voglia di condividere le nostre vite. Così domani tornerò a stare con lui.
Io – Quando mia moglie Mara mi ha lasciato mi sono sentito perso. Passavo le serate seduto sul pavimento a fissare il vuoto. Poi ho fatto amicizia con Manuel, un collega che lavora in magazzino. Manuel è il tipo di ragazzo da far perdere la testa. Biondo, atletico e con la pelle bruciata dal sole. Ha cercato lui la mia confidenza, ed io sono stato discreto, però intuivo i suoi sguardi ammiccanti e mi stregavano i suoi sorrisi. Siamo andati un paio di volte a mangiare insieme in un posto durante la pausa pranzo, ed era lui a farmi una corte discreta. Ero ancora ferito per quanto successo con Mara per cedergli subito ma dentro di me sapevo che non avrei resistito a lungo. Poi ho conosciuto Lucrezia, una ragazza che mi ha fermato sotto una pioggia battente e mi ha chiesto un passaggio fino a casa. Parlandoci, in macchina, avvertivo qualcosa di ambiguo in lei, così l’ho portata a casa mia e le ho detto di fare una doccia bollente mentre le preparavo qualcosa di caldo. È comparsa poco dopo in cucina con addosso l’accappatoio di mia moglie, lasciando scoperto un seno rigonfio. L’ho fissata con stupore e lei sorridendo ha aperto l’accappatoio mostrando un bel pisello a riposo. Ho sentito il cuore arrivarmi in gola e le tempie pulsarmi. Senza pensarci l’ho baciata d’istinto e ho preso in mano il suo grande pendaglio. Con le nostre lingue ancora frullanti l’ho spinta sul divano e ho preso a menarle il cazzo liscio e profumato. Quel palo di carne cresceva nella mia bocca, tanto che mi arrivava in gola senza che potessi prenderlo tutto, allora lo lavorai di lingua. Con la punta leccavo la cappella e poi scendevo giù, poi di nuovo su, mentre le carezzavo le palle.
«Cazzo! Ma sei veramente bravo a fare i pompini! Si vede che ti piace il cazzo».
Io non potevo parlare con il suo pisellone in bocca, ma mugolavo per dire sì. Quando poi le misi un dito in culo mi accorsi che la sua apertura anale era notevole, tanto che potevo entrarci quasi con la mano. Mi eccitai ancora di più, ma avevo la mascella indolenzita e lei sembrava non venire mai. Presi allora a segarla tenendo la bocca aperta sulla sua cappella, lei mise la sua mano sulla mia e aumentò il ritmo iniziando a sospirare. Durammo qualche minuto così ma poi, con un gemito prolungato, spruzzò fuori poco più di qualche goccia di sperma, che io comunque leccai sulla sua cappella. Lucrezia mi fece alzare e leccò le mie labbra condividendo con me il succo del suo orgasmo. Poi si rivestì e rimase a cena con me, iniziando così un rapporto fatto di confidenze, di fantasie sessuali e di confessioni nascoste che in genere non si rivelano, o quasi mai.
Avevo conosciuto una trans ed ero a dir poco sorpreso di quanto la cosa mi avesse intrigato. Non avevo mai pensato ai trans come oggetto di desiderio, ma la bellezza di Lucrezia, il profumo della sua pelle, il modo di muoversi, e soprattutto il suo bel cazzo liscio da più di 22 centimetri mi avevano ammaliato al punto che non potevo più farne a meno. Lucrezia mi confidò di aver fatto la vita e di aver poi raggiunto una certa tranquillità economica. Adesso riceveva non più di 4 o 5 clienti ben selezionati la settimana. Io le proposi dei soldi per smettere del tutto e stare con me, ma lei sorrise e si disse certa che con quei pochi clienti guadagnava dieci volte più di me. Poi mi fece una carezza e mi baciò sulla bocca.
«Non sei ancora al mio livello ma fai dei pompini niente male. Avrai tempo per imparare e migliorarti. E poi voglio sentirti gemere quando ti aprirò il culo con il mio strumento di lavoro, ma non stasera, che adesso devo proprio andare».
Scoppiammo entrambi in una fragorosa risata.
«Allora ho visto giusto, è quello che speri. Ma stai tranquillo, tornerò a trovarti perché mi piaci ed ho voglia di conoscerti meglio. In più cucini molto bene, e mi ripagherai con le tue cene prelibate».
Poi ci scambiammo i numeri di telefono e sulla porta ci baciammo a lungo come innamorati, e la riaccompagnai a casa con la sua testa poggiata sulla mia spalla. Con Lucrezia stavo bene, non mi creava ansie, anzi ridevamo spesso anche senza ragione. Da quella sera ci siamo rivisti altre tre volte. Io cercavo di preparare pietanze leggere e gustose e lei m’insegnava come succhiare un cazzo e far durare a lungo il piacere del maschio. Anche quando mi ha inculato per la prima volta con il suo enorme bastone è stata delicata pur sentendomi poi dilaniare l’ano, però poi mi stantuffava a lungo perché non veniva mai. Io ero già venuto due volte, disteso sul tavolo del salotto con un cuscino sotto il culo, con lei che mi scopava alternando ritmi lenti a più veloci facendo ballare le sue grosse tette e segandomi con mano sapiente. Poi quando finalmente veniva le piaceva strusciare il cazzo sul mio mischiando così i succhi dei nostri orgasmi per poi impastare il tutto con la mano e leccandola avidamente. Come facevo a rinunciare a Lucrezia? Lei mi aveva aperto le porte del paradiso e sarei potuto divenire il suo schiavo amoroso. Ma lei non voleva dominarmi, voleva solo farmi godere e insegnarmi un po' di maestria nella ricerca del piacere.
Ieri sera mi ha telefonato mia moglie Mara, ed è stato un tonfo al cuore. Abbiamo parlato a lungo e ci siamo chiariti. anch'io sento la sua mancanza, così abbiamo deciso di tornare a vivere insieme. Lei ha detto che dopo tanto pensarci mi vuole bene così come sono. La promessa che ci siamo fatti è che ognuno può scegliersi gli amanti che vuole e possiamo scambiarceli solo se questo non ci ferisce, e abbiamo giurato di non farci mai del male ma di convivere curando i desideri e le attenzioni dell’altro. Così domani sera tornerà a stare con me.
Mara – Prima di aprire la porta di casa avevo il batticuore. Con Piergiorgio c’eravamo chiariti e mi era sembrato sincero, ma io ero comunque nervosa. Poi mi decisi ed entrai. Dallo stereo la musica dei Pink Floyd suonava a medio volume, e sul divano erano seduti un ragazzo e una ragazza che non conoscevo. Il ragazzo si alzò e venne per stringermi la mano e prendermi la valigia. Provai subito un brivido che salì dalle cosce fino alla mia passera. I nostri sguardi si fissarono e poi sorrisero. Era bellissimo! Un dio greco ridisceso in terra, e il mio perizoma si era bagnato nel solo vederlo e toccargli la mano. Almeno mio marito aveva gusto nello scegliersi i ragazzi. Piergiorgio era in cucina che si districava con destrezza tra i fornelli. Indossava un grembiule nero con dei fiori rossi e aveva gli occhi rimarcati con il kajal. Quando mi vide mi corse incontro e mi abbracciò commosso, poi mi disse di stare tranquilla che quella serata era in mio onore. Mi presentò il bel ragazzo come il suo collega Manuel, e mi sentii di nuovo fremere tutta, poi Lucrezia come un’amica conosciuta da poco. Mi sedetti tra loro due sul divano e la ragazza andò in cucina per aiutare mio marito. C’era come una forza in me che mi spingeva a palpare Manuel, allora mi alzai e andai in cucina ad aiutare a preparare la tavola. Quando Lucrezia si assentò per andare in bagno dissi a mio marito che la ragazza aveva come qualcosa di strano. Lui si avvicinò e sussurrò al mio orecchio:«È vero, ha più di venti centimetri di cazzo che gli penzola tra le gambe». Poi mi strizzò l’occhio in segno d’intesa. «Ecco perché se l’è scelta come amica!». Pensai io, senza però dire nulla. Ripensando poi alle noiose serate con i miei genitori e cominciando piano a entrare nell'atmosfera che c’era in casa nostra adesso, conclusi senza esitazioni che casa nostra adesso mi piaceva, anzi mi eccitava. Un marito a dir poco eccentrico, un Brad Pitt casareccio che mi faceva bagnare solo a guardarlo e una trans graziosa dal seno gonfiato. C’era forse da chiedere dove mi sentissi libera di essere me stessa?
La cena fu squisita come il solito, e anche la conversazione filò liscia tra battute e risate, con continui ammiccamenti tra me e Manuel. Dopo ci sedemmo sul divano e Lucrezia ci servì in bicchiere di cognac, poi si mise cavalcioni sopra mio marito e cominciò a slinguazzarlo senza curarsi di noi. Quando cominciarono a palparsi il cazzo senza remore io mi sentii quasi di troppo, Lucrezia dovette intuire il mio disagio e guidò mio marito in camera da letto, lasciando però la porta aperta. Io e Manuel ci guardammo e ci prese la ridarella. Io però ero in astinenza da più di un mese, e quando capii che Manuel non era l’amante di mio marito, non potevo lasciarmi scappare un ragazzo così bello. Niente più giochetti tra noi, gli misi una mano diretta sulla patta dei pantaloni e gli palpai il cazzo. Lui mi attirò a sé e mi baciò avidamente. Il sapore del cognac nella sua bocca mi eccitò ancora di più. Lo volevo nudo, volevo ammirare la sua bellezza intera, così gli tolsi la maglietta e gli sfilai i pantaloni e le mutande. C‘era da avere un orgasmo solo a guardarlo, il torace era un fascio di muscoli, le cosce possenti da atleta e il cazzo ritto e imperioso sembrava aspettare solo la mia bocca e la mia fica. Lo feci stendere sul divano e iniziai a baciarlo sul torace. Lui mi portò una mano sul cazzo ma io volevo cucinarlo a fuoco lento e gli grattai le palle gonfie, allora mi rigirò all'indietro e mi fece alzare il bacino, poi tuffò la faccia tra le mie cosce e infilò la lingua a punta nella mia fica aperta e bagnata. Allungò le mani per strizzarmi le tette mentre con la lingua andava un po' dentro, un po' sul clitoride e un po' sulle grandi labbra. Non ci misi molto a squirtare sulla sua faccia già bagnata non so quant'altro succo di fica. Lui ruggì come un leone e mi dette dei piccoli morsi nell'interno coscia. Rimasi come stordita per qualche minuto poi andai in bagno. Manuel entrò mentre ero seduta sul bidè a lavarmi la fica e si mise a urinare con un getto a cascata.
«Rinfrescala bene, che stanotte dovrà battagliare». Disse sorridendo.
«Sì Manuel, voglio che mi scopi per tutta la notte». La mia voce tremava dal desiderio.
Manuel mise il suo bel pisello sotto il rubinetto del lavabo e si lavò la cappella.
«No, aspetta. Vieni qua che voglio lavarlo con la lingua, non ho ancora assaggiato il tuo cazzo».
Gli succhiai il cazzo dolcemente, tirando indietro la pelle per stringere con le labbra la cappella e ripassarla con la lingua. Seduta sul bidè però ero scomoda, allora lo riportai sul divano tenendolo per la mazza carnosa. Lo feci stendere e iniziai un pompino lento e laborioso, volevo ricambiargli il piacere ed ero desiderosa di accogliere il suo sperma in bocca, volevo però che il suo piacere fosse prolungato più del mio. Lui gemeva e mi carezzava la testa, sospirando che ero brava. A un certo punto fece stendere me sul divano a pancia in giù e mi fece alzare il bacino per mostrargli il culo. Si portò dietro di me e mi massaggiò la fica con la mano aperta, mise il pollice nel mio culo e iniziò ad aprire e chiudere la mano, stringendo ogni tanto un po' più forte. Mi abbandonai nelle sue mani, in tutti i sensi, in balia dei suoi desideri che però mi procuravano un piacere intenso e nuovo. Quando tolse la mano per strusciare il cazzo sulla mia passera aperta, alzai il bacino per prenderlo subito dentro.
«Così mi fai morire, amore. Spingilo dentro e sbattimi come una maionese».
Lui lavorò di bacino, roteandolo per strofinare meglio il cazzo sulle pareti della mia vagina. Ogni tanto lo tirava fuori per frizionare la cappella sul mio clitoride e sulle grandi labbra, poi affondava colpi profondi e intensi che mi facevano ululare di piacere. Ma dove stava nascosto questo dio greco che scopava davvero come un dio? E che m’importava, adesso era tutto per me. Ero venuta non so quante volte, la mia fica era una fontana a getto continuo, ma lui continuava a deliziarmi con il suo andirivieni del cazzo dentro di me. Quando lo sentii ruggire mi piegai in avanti per accogliere meglio la sua sborrata e ululai a lungo così forte che girandomi vidi Lucrezia e mio marito, nudi in piedi che ridevano e ci battevano le mani compiaciuti. Nell'estasi del momento non mi sfuggì però che Lucrezia aveva davvero un attrezzo notevole tra le gambe. Quando mi ripresi mi piegai su Manuel e gli lavai il cazzo con la lingua. Poi rimanemmo seduti a ridere e baciarci. Passò non molto tempo che Manuel si sdraiò supino sul tappeto e chiese a me che stavolta fossi io a montare su di lui per scoparlo. La mia fica era un po' sfiancata e pareva un forno, ma il dio greco aveva ancora cartucce da sparare, non potevo certo essere io a tirarmi indietro. Andai in bagno e riempii il bidè di acqua fredda poi immersi la fica in quel refrigerio. Quando tornai da lui il suo cazzo aveva perso un po' di vigore, ma tornò presto turgido dopo le mie carezze di mano e di lingua. Mi distesi sopra di lui e strofinai il mio corpo sul suo, poi m’inginocchiai a gambe aperte e il suo cazzo ritrovò presto la via giusta. Manuel dava spinte leggere e a volte sussultava come un cavallo da domare. Ero di nuovo in estasi. Prese poi a stringere le mie chiappe e a giocare con il mio culetto.
«Hai un culo a cui manca solo la parola». Sussurrò lui.
«Adesso gli manca anche un bel cazzo che lo sfondi». Non sapevo più cosa dicevo tanto ero eccitata. Manuel prese un po' dei miei umori vaginali e iniziò a umettarmi il buchetto, poi si sputò sulle dita e ne introdusse subito due nel mio sfintere. Io mugolai continuando a fare l’altalena sul suo cazzo, allora lui prese a spingere e a uscire per poi tornare a spingere le sue dita nel mio culo.
«Ti piace gioia mia?» Domandò amorevolmente.
«Io non capisco più niente, ma mi piace, anzi mi sconvolge tutto quello fai. Se poi mi chiami gioia tua sono già la tua schiava d’amore».
«No, gioia mia, non sei schiava perché l’amore si fa in due, e voglio fare tutto quello che ti piace».
Io ero veramente in un momento in cui la ragione era scomparsa e i miei sensi erano in preda solo a una scatenata lussuria. Mi sfilai il cazzo dalla fica e lo puntai dritto nello sfintere.
«Se ti piace il mio culo voglio che lo prendi e lo apri bene con il tuo cazzo stupendo». Gli sussurrai all'orecchio. Manuel diede due colpi di bacino ed entrò con mezzo cazzo dentro le mie viscere, poi con l’affondo finale fu tutto dentro di me. Ci smisi un po' a rilassare lo sfintere con quel bastone di carne che pareva dilaniarlo. Poi però iniziammo una lenta danza su e giù. Mi fece girare, dandogli le spalle e riprendemmo a danzare con più frenesia. Quando allungò una mano per massaggiarmi la fica e il clitoride misi la mia mano sopra la sua per guidarlo meglio e presto mi abbandonai a un ennesimo orgasmo, anche se più breve degli altri. Mi rivoltò per mettermi alla pecorina e afferrandomi i fianchi riprese a cavalcarmi nel culo. Ma che amante avevo trovato? Mi stava facendo uscire di senno. Il cazzo nel culo mi dava sensazioni diverse che nella fica, ma se mi toccavo la passera, il suo cazzo che andava su e giù nel mio intestino mi dava un piacere caldo e intenso. Ero al limite dello sfinimento, quando però udii nuovamente il suo ruggito leonino mi sentii gratificata e appagata nel ricevere in pancia il fiotto caldo di sperma. Ci addormentammo poi sul divano come bambini, abbracciati e sazi d’amore. Dopo un po' di tempo il mio collo era indolenzito a stare sul divano e così andai nel letto con Lucrezia e mio marito. La luce del giorno filtrava già dalle serrande quando sentii come un biscione caldo insinuarsi tra le mie cosce. D’istinto alzai una gamba per farlo accomodare nella fica, ma poi avvertii due poppe morbide premere contro la mia schiena. Mi voltai e vidi Lucrezia che si era messa a cucchiaio dietro di me e spingeva il suo gran cazzo tra le mie cosce. In un attimo realizzai che era l’amante di mio marito e che non potevo scoparci, almeno la prima notte, anche se la tentazione era tanta. Così andai a cercare Piergiorgio. Mio marito era sotto la doccia e lo aspettai in cucina. Sul tavolo trovai un biglietto di Manuel in cui diceva che era dovuto scappare per impegni familiari, ma che sarebbe tornato la sera e contava i minuti che mancavano. Che dolce! Mi chiamava amore e contava i minuti che ci separavano! Potevo anche innamorarmi di uno così.Apparve mio marito tutto nudo, mi diede un bacetto e si mise a fare il caffè. Notai che era tutto depilato, si era rasato le gambe e i pochi peli del petto, poi chinandomi a sbirciare tra le sue chiappe vidi che aveva rasato anche i peli del culo, e le sue natiche era lisce come quelle di un bambino. Non seppi resistere e le mordicchiai dolcemente. Lui sorrise e mi porse una tazzina di caffè.
«Hai fatto faville stanotte con Manuel, urlavate come assatanati. E a giudicare dal biglietto che ha lasciato sembra che cupido abbia scagliato le sue frecce».
Io non riuscii a trattenere un sorriso aperto e radioso.
«Devo dedurre che sappia scopare bene, voglio che mi racconti tutto».
«Dire che scopa come un dio è molto riduttivo e non rende l’idea. E poi è bellissimo. Il resto te lo racconto dopo, prometto. Adesso devo chiederti un’altra cosa».
Piergiorgio mi guardò con stupore e forse un po' d’ansia. Feci un lungo respiro e iniziai a parlare.
«Lucrezia si è svegliata con l’uccello in tiro e ha provato a infilarlo tra le mie cosce. Io non voglio ferirti e tanto meno mancare al nostro accordo, ma se…».
Piergiorgio mi fermò e mi prese la testa tra le mani.
«Ehi, ehi! Fermati! L’accordo è di non ferirci e di non farci del male, ma io non sono geloso, anzi un po' ci speravo. Il punto è cosa vuoi fare tu». Mio marito è proprio una persona intelligente e sensibile, pieno di attenzioni per me.
«La tentazione di fare l’amore con un uomo/donna è tanta, e anche la voglia di provare il suo bel pisellone, ma non voglio ferirti in alcun modo».
Lui mi baciò sulla bocca e mi carezzò le guance.
«Tranquilla, rilassati, non farti problemi per me. Io però resto qua, mi fa ancora male il culo per ieri notte. Lucrezia stantuffa come un toro, altro che trans!».
Si fermò un attimo a pensare poi sorrise e continuò.
«Povero Manuel, si troverà con un cornetto in testa già dal primo giorno».
Ci mettemmo a ridere insieme poi tornai in camera da Lucrezia. Lei era distesa sul letto, aveva unito a cerchio il dito indice e il pollice e si tirava su e giù la pelle dal prepuzio, nascondendo e liberando la cappella. Mi avvicinai, tolsi la sua mano e continuai il suo giochetto con la mia.
«Puoi afferrarlo tutto, il mio era solo un trucco per tenerlo duro per te. Ma tu puoi giocarci come meglio ti piace.».
Mi pareva strano vedere una bella ragazza, anche se con il seno gonfiato, con un cazzo grande come quello di antiche sculture falliche. Iniziai a leccarle la cappella, poi a succhiarlo, ma mi accorsi che prenderlo tutto in bocca era un problema perché mi soffocava. Mi fece mettere a pancia in giù e sbatté più volte il palo di carne tra le mie chiappe. «Oddio! Mica penserà di sfondarmi il culo con quel bestione!». La mia ansia svanì presto, perché mi fece alzare il bacino e prese a frizionarmi la fica con sapienza. Poi la sentii armeggiare con qualcosa e tornò a frizionare la mia passera con una pomata lubrificante. La unse perbene, poi la spalmò a lungo sul gran cazzo. Quando percepii la sua cappella farsi strada nella mia vagina ebbi un sussulto. Lei mi carezzò il collo e mi disse di stare rilassata. Si chinò per stringermi le tette e lentamente iniziò a spingere. La mia fica era aperta e dilatata, ma ci mise un po' ad adattarsi a quelle dimensioni. Per fortuna che l’aveva lubrificata bene perché non avevo quasi più umori vaginali dopo la nottata con Manuel. Spinse a fondo e mi sentii piena di cazzo. Si muoveva con dolcezza affondando piano il cazzo. Io lo sentivo premere contro l’utero e ci misi un po' eccitarmi, poi però presi a seguire il suo ritmo e a gemere di piacere.
«Scopami troia! Scopami con il tuo cazzone fino in fondo!». Iniziai a urlare.
Poco dopo un orgasmo lento mi fece tremare e urlare per qualche minuto. Venni senza quasi squirtare e quando sfilò il suo cazzo da dentro di me mi sentii vuota come non mai. Poi mi distesi supina sul letto con le gambe divaricate e la fica aperta come il Mar Rosso al passaggio di Mosè. Vidi che lei si stava segando e le chiesi come potevo farla godere, visto che non era venuta.
«Vuoi veramente farmi godere?». Domandò Lucrezia.
«Sì, certo! Voglia che anche tu abbia la tua buona parte di piacere».
Aprì un cassetto e tirò fuori uno strano attrezzo fatto di cinghie con attaccato un fallo di gomma. Me lo fece passare tra le gambe e me lo strinse stretto in vita. Mi ritrovai così ad avere tra le gambe un cazzo di gomma dura, un poco più piccolo del suo. «Che bella pensata! Potrei usarlo con mio marito, se lui volesse». Fu la prima cosa che mi venne in mente.
«All’interno ha una leggera sporgenza che tocca sul clitoride, così a ogni spinta che dai proverai piacere anche tu».
Spalmò la sua crema ben bene sul mio cazzo di gomma, poi si chinò e si lubrificò a lungo tra le chiappe. Mi fece uno strano effetto starmene lì in piedi mentre ungeva il mio cazzo, quasi mi facesse una sega. Potevo solo intuire cosa provano i maschi con un cazzo duro tra le gambe, e mi dava una sensazione di potere. Lucrezia si distese supina sul letto con un cuscino sotto le natiche e mi fece cenno di avvinarmi. Mise i piedi sulle mie spalle e m’implorò di scoparla brutalmente.
«Non è meglio alla pecorina?». Domandai io.
«No, cominciamo così. Voglio sentirlo fino in fondo. Alla pecorina mi ci metterò quando sentirò che sto per venire, ma tu continua a sbattermi forte».
La ragazza con il pisellone sapeva quello che voleva, non c’è che dire. Entrare dentro di lei non fu difficile, poi presi a scoparla come un maschio vero. Era vero che ogni spinta mi stuzzicava il clitoride, e mi piaceva da matti.
«Fino in fondo Mara! Sculacciami e sbattimelo fino in fondo!».
Mi chiamava per nome, forse non stava ancora godendo appieno. Così a mano aperta presi a schiaffeggiarle le natiche aumentando il ritmo e l’intensità dei colpi.
«Ohm, così mi piace! Brutta troia! Sbattimi bene e aprimi il culo!».
Mi stavo eccitando anch’io e iniziai e parlarle come se fossi stata un vero maschio.
«Prendi troia! Prendilo tutto! Lo so che ti piace farti rompere il culo!».
«Sì, sì! Mi piace tanto! Continua così, non smettere di spingere!».
Continuammo così per non so quanto tempo, poi lei si girò di scatto mettendosi alla pecorina e offrendomi il suo culo spalancato. Afferrò il mio cazzo finto e venendo indietro con il bacino lo riprese tutto dentro. Mi chiese di prenderla per i fianchi e continuare a sbatterla forte, a fondo, senza sosta. Riprese a guaire piano con gemiti prolungati, poi continuò urlando sempre più forte con insistenza.
«Sì, sì, sì! Mi fai godere come una troia! Dimmi che sono la tua puttana, che mi sfonderai sempre così!».
Si prese il cazzone tra le mani segandosi con veemenza, poi, come in preda a delle convulsioni si sborrò in mano. Feci per sfilare il cazzo di gomma e lei mi pregò di rimanere dentro il suo culo. Quando smise di tremare si portò la mano con lo sperma alla bocca e iniziò a leccarla. Io mi sfilai dal suo culo e mi avvicinai per leccare anch’io la sua mano, poi la feci stendere e gli leccai la cappella con la punta della lingua. Dopo ci facemmo una doccia insieme, insaponandoci e baciandoci senza voluttà. Se avevo avuto delle perplessità iniziali su Lucrezia, adesso mi ero ricreduta. Era poco loquace ma sincera e profonda e poi sentivo, che, come me, voleva bene a mio marito. Uscimmo dalla doccia e sentimmo un profumino prelibato provenire dalla cucina.
«Ma tu già cucini?». Domandai con stupore.
«E già, è solo l’una del pomeriggio». Commentò lui.
Lucrezia ed io ci guardammo sorridendo. Per fortuna era domenica. Ma quanto tempo eravamo state a sfondarci, lei la mia fica ed io il suo culo? Non m’importava del tempo. Dopo più di un mese di astinenza avevo avuto la giusta ricompensa, con il dio greco, di cui mi ero presa una tremenda cotta, e con Lucrezia, che mi piaceva sempre più, e poi era un piacevole diversivo. Dovevamo tutti ringraziare però mio marito e la sua intelligenza discreta, che era riuscito a mettere insieme quattro persone diverse tra loro, che probabilmente non si sarebbero mai conosciute, e che il loro unico desiderio è darsi piacere reciprocamente. Oggi sento di amarvi tutti.


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