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Gay & Bisex

La mia prima volta


di FlavioV
09.03.2024    |    10.343    |    20 10.0
"Dopo poco mi resi conto che il mio cazzo era tutto dentro nel suo buco e che i miei pulì pubici erano arrivati a toccare le sue natiche da atleta..."
Questo racconto è un po’ diverso dal solito ma credo sia giunto il momento di scrivere della mia iniziazione gay, per cui se cercate un racconto tutto sesso o materiale per una sega veloce non fa per voi. Per quello però ci sono tutti i miei altri racconti!
La storia ha inizio nell’inverno di terza media quando la mia scuola organizzò una settimana bianca in Valle d’Aosta. Stanze da quattro rigorosamente divise tra quelle dei fighi e popolari e quelle dei timidi e un po’ sfigati come me. Non ero un brutto bambino, anzi, capelli castani carnagione un po’ scuretta, magro, silenzioso e pulito. Ero semplicemente timido e ingenuo oltremisura. Dopo circa tre giorni, un pomeriggio, si affacciò alla porta della nostra stanza Mattia, un mio compagno a cui non avevo mai rivolto la parola e che era considerato un leader della classe. Non troppo alto, capelli castani a spazzola, occhi verdi, bravissimo a nuoto, ma sopratutto socievole, simpatico, estroverso. Ebbene Mattia ci chiese se ci eravamo mai lavati in quei giorni. La domanda non era stupida, la casa che ci ospitava aveva stanzoni e un solo bagno per piano con wc e vasca/doccia. Nessuno di noi ovviamente aveva fatto la doccia in quei giorni ma i miei compagni di stanza risposero mentendo e prendendo in giro Mattia che non si era lavato, Mattia allora ci chiese come avessimo fatto, suscitando imbarazzo e riso. Non so dirvi perché ma per una volta mi lanciai e risposi che anche io avevo intenzione di lavarmi in quella pausa prima di cena. Presi la mia roba e seguii Mattia nel bagno. Arrivati davanti alla porta, la mia spavalderia si esaurì, non sapevo se aspettarlo fuori, se entrare insieme, e come muovermi. Mattia non ci pensò su ed entrò nel bagno con me, chiudendo la porta. Non stava mai fermo, scherzava di continuo e iniziò a togliersi la felpa e la maglietta. Non ero mai stato con un ragazzo in una stanza e tanto meno mi ero mai spogliato con un altro. A specchio, facevo le stesse azioni che faceva lui che, senza problemi, si tolse i jeans e gli slip bianchi. Per un attimo restammo nudi uno di fronte all’altro, Mattia aveva il pisello piccolo e duro come una miccetta, con pochi peli sul pube, io ero già più sviluppato, avevo qualche pelo pubico nero in più e un pisello scuro che penzolava tra le gambe. Istintivamente mi coprii con una mano e feci per entrare nella vasca-doccia. Mattia mi disse che prima avrebbe fatto una bella cagata, così mentre aprii l’acqua e iniziai a lavarmi con il cuore che mi batteva fortissimo e la testa annebbiata, sentii Mattia liberarsi e tirare l’acqua. Poco dopo entrò nella vasca, prese il doccino e iniziò a lavarsi e chiacchierare. Alcuni sussulti mi fecero venire il pisello barzotto e appena uscii dalla doccia per asciugarmi e rivestirmi mi partì un’erezione incontrollata. Fu la prima di tre mesi di erezioni mattutine, dopo i quali per la prima volta mi feci una sega pensando confusamente a Mattia nudo. L’anno finì nel migliore dei modi, nel senso che io e Mattia diventammo grandi amici e passavamo un sacco di tempo insieme. L’anno successivo decidemmo di frequentare entrambi lo stesso liceo scientifico e, ormai diventati inseparabili, chiedemmo di essere nella stessa sezione.
Il primo anno e mezzo andò via tranquillo e, nonostante restassimo migliori amici, non ci furono occasioni di condividere la nostra intimità. Con il passare del tempo ci facemmo nuovi amici e Mattia si fidanzò con una nostra compagna e poi con un’altra, cosa che perennemente condivideva con me, così come le cazzate che facevano nello spogliatoio di nuoto, suscitando in me sensazioni strane di felicità (perché come te le raccontava faceva proprio scassare), invidia e gelosia. Compiuti sedici anni, decisi di invitare Mattia a dormire a casa mia dopo una serata in cui eravamo andati a vedere un concerto. Convinsi mia madre a farlo dormire nella mia stanza, anche se era tutto piuttosto stretto, nella speranza non so bene di cosa. Tornati a casa, Mattia si tolse rapidamente camicia e jeans e si infilò sotto le coperte con la th-short che aveva al concerto e i boxer blu della Ralph Lauren. Chiacchierammo tutta la notte di ragazze e musica e alla fine mi convinse a provarci con Martina, un’amica della sua ragazza, a cui pare piacessi da morire. La mattina seguente, dopo un po’ di cazzate nel dormiveglia, Mattia si alzò, lo vidi cercare nello zaino e chiedermi di girarmi perché doveva cambiarsi i boxer. Mi diede le spalle e io con il cuore in gola e la testa che pulsava feci finta di voltarmi ma continuai a guardarlo. Si era già rimesso la camicia sulla medesima maglietta della sera, quando tirò giù i boxer e mi parve di vedere una protuberanza spingere avanti la camicia stessa, come se fosse in erezione. Fu solo un attimo, poi si rimise dei nuovi boxer azzurri sempre Ralph Lauren lasciando all’ultimo intravedere un pezzo di culo: bianco, sodo, senza un pelo. Vedere nettamente, anche se per pochi istanti, la linea che separava le natiche mi fece trasalire ed ebbi un’erezione violentissima.
Non ci furono più grandi occasioni di stare insieme in intimità, a parte qualche mio maldestro tentativo, che mi spaventava ogni volta, negli spogliatoi di ginnastica o nei bagni della scuola. In compenso mi misi insieme a Martina e iniziammo un giro di uscite a quattro tra l’invidia generale. Nel frattempo infatti io mi ero alzato, avevo fatto crescere un po’ i capelli e mi atteggiavo a bello e maledetto, mentre Mattia aveva un ciuffo di capelli castani importante e curato, si era alzato anche lui e stava mettendo su un fisico da vero sportivo con addominali sempre più duri e scolpiti. Anche le nostre ragazze erano molto belle. Con Mattia continuavamo a passare interi pomeriggi a giocare alla Play e a chiacchierare di tutto. La mia vita sessuale, invece, procedeva bene… con Martina non andavamo mai oltre il bacio, in compenso mi segavo molto e quasi sempre pensando al culetto di Mattia o a fare una cosa a quattro in cui ovviamente finivo a fare sesso con il mio amico. La svolta si ebbe alla fine del terzo anno quando con una certa eccitazione Mattia mi raccontò che mentre stava facendo una passeggiata in montagna con i suoi genitori e alcuni amici di famiglia, aveva iniziato a scherzare con la figlia di un amico dei suoi e si erano trovati in sintonia. Con la scusa di esplorare un po’, dopo pranzo, si erano appartati nel bosco e lui aveva iniziato a baciarla e lei, senza esitazioni, le aveva messo una mano sul pacco e mentre si slinguavano per bene, lei gli aveva abbassato i pantaloncini da trekking e i boxer e gliel’aveva preso in mano. Dopo un breve massaggio, aveva iniziato a scappellarglielo in modo ritmico, a spingere su e giù il prepuzio finché avevano smesso di baciarsi e lei sorridendogli aveva accelerato il movimento così che dopo poco aveva iniziato a schizzare ovunque, tra le foglie e un po’ anche sulla mano della ragazza.
Il giorno dopo lasciai Martina e poco dopo anche Mattia lasciò la sua ragazza. Decisi che sarei diventato altro, che avrei cambiato le mie abitudini, compreso iniziare a stare un po’ lontano da Mattia. L’estate aiutò. Ci vedemmo poco o nulla. Lui fece vacanze lunghe e in giro per il mondo, ci scambiavamo messaggi e foto e io me lo immaginavo a scopare ovunque. Io accettai l’invito della parrocchia di partecipare ad un campo estivo come animatore, sperando di incontrare nuove ragazze e amici.
Durante il campo strinsi amicizia con un ragazzo di nome Ludovico, capelli rasati, viso un po’ tondo, qualche chilo in più, molto alla buona, simpatico e più grande di me di un anno. Lui sosteneva che non avesse senso parlare di etero e gay ma che sarebbe andato con chiunque gli piacesse. Non beveva ma si ammazzava di canne. Dopo i primi giorni credo che iniziassi a piacergli e mi proponeva tutta una serie di cose da condividere. In mezzo ai boschi andavamo a fare pipì insieme e lui palesemente si avvicinava a me, dormiva in boxer non nascondendo il cazzo duro finché mi propose di farci la doccia insieme. Questa intimità che in fondo non avevo mai avuto con nessun ragazzo mi attirava, anche perché sarebbe stata l’occasione finalmente di vedere un cazzo dal vivo e non solo nei porno. I primi giorni comunque rifiutai, ma quando l’ormone iniziò a uscire dal mio controllo accettai. Ci infilavamo nel box doccia insieme e ci lavavamo. Lui aveva un cazzo molto largo ma non troppo lungo che sembrava quello di un torello, e spesso mi diceva che, anche se molle, si vedeva che io avevo l’uccello grosso, anche se non avevo ancora le vene in evidenza. La seconda settimana mi chiese di toccarmelo ma io rifiutai dicendo che non ero gay, mentre l’ultimo giorno sotto la doccia gli venne duro, un cilindro di carne fresca. Se l’era anche scappellato e mi ordinò di fargli un pompino. Io rifiutai e feci per uscire dalla doccia schifato dalla situazione, lui cercò di trattenermi e sentì il suo cazzone sfiorarmi il culo, ma per fortuna uscì e me ne andai. Non ci siamo mai più visti.
Al ritorno dalle vacanze mi convinsi che non sarei mai stato gay e che i cazzi non mi piacevamo proprio.
Tutto degenerò nella gita di quarta a Firenze. La prima sera giunse la notizia. Francesca, una nostra compagna con cui da un mese si era messo Mattia e per la quale aveva perso la testa, l’aveva mollato sul treno dell’andata e soprattutto si era messa con un altro nostro compagno di classe. Ci trovammo in una decina nella camera di alcuni nostri compagni per fare un festino tutti maschi e ubriachi. Tracannammo diverso gin. Verso mezzanotte Mattia distrutto dalla separazione e dall’alcol disse che sarebbe tornato in stanza a dormire, io mi proposi per accompagnarlo, mentre Riccardo, l’altro compagno che condivideva con noi la nostra stanza, decise di restare alla festa e di passare la notte lì.
Io e Mattia ci mettemmo in boxer e maglietta seduti sul suo letto e iniziammo a parlare, di tutto, di Francesca, della vita. Eravamo seduti a gambe incrociate, uno di fronte all’altro, e la stanza si andava a riempire dell’odore dei nostri piedi nudi, dei nostri uccelli, di ormoni e ascelle. Dopo un’ora, vinto dall’alcol e dalla stanchezza, dissi che mi sarei coricato e sarei andato a dormire. Così feci. Dopo qualche minuto, vidi Mattia alzarsi e venirmi incontro, chiedendomi se potesse, solo per quella notte, dormire con me. Di colpo il cuore mi arrivò in gola. Si coricò sul fianco, accanto a me e si tolse la maglietta restando solo in boxer. Mi disse di non preoccuparmi ma che era solo perché con la maglietta non riusciva a dormire. Il letto era piccolo e dovette avvicinarsi molto a me. Sentivo chiaramente il suo cazzo nei boxer toccare la mia gamba, finché con il braccio sinistro mi abbracciò. Ora i nostri volti erano praticamente attaccati, ci guardammo, tra sonno e stanchezza ed eccitazione. Mattia ruppe il silenzio e disse: “Mi sa che mi sono innamorato di te” e avvicinò le sue labbra alle mie e iniziò a baciarmi, delicatamente, senza lingua, senza peso. Non so per quanto continuammo, ma comunque fino a cadere vinti dal sonno. Verso le sei del mattino, vidi Riccardo rientrare in camera, guardarci per un momento e andare a dormire.
Dalla mattina dopo più nessuno di noi parlò dell’accaduto, anche se al ritorno dalla gita iniziarono a circolare voci sul fatto che io e Mattia fossimo gay e che a Firenze avessimo scopato tra di noi. Mattia progressivamente si allontanò da me, anche perché la sua nuova fidanzata sembrava essere gelosa e possessiva e non apprezzare molto la nostra amicizia.
Arrivò così il tempo della maturità e Mattia mi invitò una settimana a casa sua al mare, finita la scuola, per preparare l’esame. Io opposi una fiera resistenza perché mi sembrava più logico ci andasse con la sua fidanzata, ma lui, con il suo abituale, disarmante, sorriso, mi disse che con la sua tipa avrebbe finito per fare altro e non studiare neanche un’ora.
Arrivati al mare, ci dividemmo nelle due stanze da letto e ci organizziamo gli spazi per studiare. Prima di cena mi feci una doccia rinfrescante ed eccitante allo stesso tempo e andai in stanza a vedermi qualche video stupido, mentre anche Mattia si faceva la doccia prima di farci arrivare una pizza come avevamo deciso. Uscito dalla doccia, Mattia venne in stanza da me, in una di quelle immagini che resteranno per sempre impresse nella mia memoria: addominali e pettorali super definiti, fresco, profumato, petto nudo e pantaloni a quadri del pigiama. Si sedette vicino a me a guardare un po’ di video e sentivo il suo corpo invadere sempre più i miei spazi, avvicinandosi pericolosamente. Il mio uccello iniziava a formicolare e indurirsi, mentre i miei occhi scivolavano sul suo pacco che mi sembrava pulsare e ingrossarsi.
La cena non fu più facile, sotto il tavolo spesso le mie gambe incrociavano le sue, le mie braccia sfioravano le sue e una birra di troppo non aiutò a restare lucidi.
Verso le undici decisi di andare a dormire, perché l’indomani avremmo dovuto iniziare a ripassare. Passarono pochi minuti e vidi entrare nella mia stanza Mattia, avvicinarsi, sedersi a bordo letto e dirmi che non riusciva a dormire. Nel girarmi, non so cosa mi prese, la mia mano sfiorò il suo pacco e, sentendo qualcosa di duro e grosso, iniziai a toccarglielo. Mattia sorrise, mi tolse le coperte che ancora mi coprivano le gambe e mi toccò il pacco e mi baciò. Ci baciammo a lungo, lasciando che i nostri cazzi crescessero e andassero in erezione da soli. Ci fermammo un momento e Mattia disse solo: “Cazzo, ci voleva tanto!”. Sorridemmo e riprendemmo a baciarci. Dopo poco, Mattia mi sfilò i boxer e si fermò a guardarmi, il mio uccello era un po’ scuretto, con molto prepuzio che pure era morbido e scendeva bene, non troppo spesso e lungo nella norma. Con un colpo me lo scappellò tutto e iniziò a segarmi. Non mi feci attendere e anche io gli sfilai i pantaloni del pigiama sotto i quali non aveva le mutande. Per un momento restai come paralizzato. L’uccello di Mattia era pallido, largo ed incredibilmente lungo e grosso. Si era anche rasato i peli pubici e questo aiutava a farlo sembrare ancora più mostruoso. Riprendemmo a baciarci, ora tutti nudi con i cazzi pieni di presborra che si legavano e i corpi sempre più intrecciati.
Non so quanto tempo passammo così, ma ad un certo punto Mattia si interruppe e mi disse che avrebbe voluto scoparmi. Paura ed eccitazione attraversarono la mia mente. Mi misi su un fianco e gli chiesi di fare piano perché per me era la prima volta. Mattia, come suo solito, mi sorrise e mi rassicurò, lo era anche per lui. L’eccitazione stava salendo. Mentre Mattia cospargeva il suo cazzo e il mio culo di lubrificante, io cercavo di aprire con la mano le mie natiche. Poco dopo sentì il suo cazzo appoggiarsi al mio buco, ebbi un fremito, ero ancora in tempo per rimanere vergine o per farmi sverginare da un pisello più normale. Ma in quel momento sentivo, per la prima volta, di amare qualcuno e così lasciai fare. Il primo colpo fu terribile, mi sembrò di aprirmi e di bruciare tutto. Capii il senso della frase: “ti spacco il culo”. Ormai però era tardi. Mattia non poteva più fermarsi, diede un altro colpo e un altro ancora e sentì il suo enorme cazzo entrare in me. Era la prima volta che qualcuno violava una parte così intima. E inizia a godere. Il dolore restava terrificante, ma presi a gemere e chiedere di non smettere. Mattia mi mise una mano sul collo e poi in bocca, adesso potevo anche annusare il suo odore, sentire la forza delle sue mani. I corpi erano sempre più vicini e stretti e il suo cazzo lentamente ma inesorabilmente entrava in me. Andò per qualche minuto su e giù e poi mi sussurrò nell’orecchio che sarebbe stato proprio figo mettermi incinto, avere un figlio da me. Pochi secondi dopo, sentii per la prima volta fiotti di sborra calda e abbondante invadermi il buco del culo, entrare in me, finire chissà dove. Quando tolse il suo cazzo dal mio buco, sentì distintamente le gocce di sborra uscire e mi accorsi di essere pieno di Mattia. Si scusò per essere durato poco e io mi scusai perché era entrato solo con metà cazzo a causa del mio buco stretto. Mi guardò e mi rassicurò: era solo la prima volta, tutto era questione di esercizio.
Ci addormentammo così, abbracciati e nudi. Verso le cinque del mattino, mi svegliai. la stanza era piena dell’odore dei nostri ormoni, dei nostri corpi e di sborra. Il mio cazzo era duro. Guardai Mattia e mi sembrò di vedere che anche lui aprisse gli occhi. Passò un attimo e si girò, dandomi le spalle. Senza dire nulla, iniziò a sfregare il suo culo contro il mio pisello, finché si mise a pancia in giù, mostrandomi un culo sodo, bianco e durissimo. Presi il lubrificante, lo versai su di me e su di lui e mi scappellai il cazzo. Puntai il mio uccello sul suo buco e inizia delicatamente a spingerlo dentro. Non sapevo come fare, ma dopo poco il mio cazzo scivolò nel suo buco. Lui emise un gemito di piacere così lo spinsi ancora un po’ dentro anche se iniziavo a sentire maggiore resistenza. Più affondavo e più Mattia mordeva il cuscino e strozzava il dolore. Dopo poco mi resi conto che il mio cazzo era tutto dentro nel suo buco e che i miei pulì pubici erano arrivati a toccare le sue natiche da atleta. Non capii più nulla e per qualche minuto lo scopai selvaggiamente finché sentii il piacere invadermi e iniziai a sborrargli nel culo. Mi coricai esausto, mentre Mattia si girava. Il mio sperma ancora gli colava dal culo e un po’ di presborra sua era rimasta sul lenzuolo su cui aveva strusciato il cazzo. Non riuscivo ancora ad abituarmi alla vista di quella bestia in calore che aveva tra le gambe. Si avvicinò a me, si segò rapidamente e mi sborro sul cazzo e sui peli pubici. Ci baciammo e ci augurammo buona notte.




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