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In viaggio con mia suocera. Finale di stagione


di razorbsx56
21.07.2022    |    38.725    |    7 9.6
"Irene se lo fece subito mettere nel culo, godendo e urlacchiando parole oscene..."
Entrammo in camera, eravamo davvero alticce. Ridevamo dicendo stupidaggini poi crollammo vestite sul letto. Non parlavamo più ma girandoci su un fianco e guardandoci negli occhi iniziammo a baciarci. Baci profondi, lingue che esploravano le bocche sempre più a fondo. Succhiavamo le nostre salive farfugliando parole che non avevano un senso compiuto. Non so quanto tempo passammo a baciarci so che al mattino, col sole già alto, mi svegliai ed ero nuda così come Irene, ma non sapevo cosa fosse successo dopo il diluvio di baci. Si svegliò anche Irene ed era nuda anche lei, non si ricordava perché eravamo nude ma, disse, vorrei continuare a fare l’unica cosa di cui mi ricordo, baciarti.
Ci avvinghiammo in un abbraccio sensuale, sentivo il suo grande seno ed i suoi capezzoli ormai turgidi, premere sul mio corpo e sul mio seno, le bocche si incontrarono e le lingue si aggrovigliarono, i baci erano profondi e molto erotici, non ne eravamo mai sazie e continuammo per molto tempo, concedendo solo alle nostre dita di sfiorare i sessi gonfi e bagnatissimi.
Irene, sazia di baci, iniziò a scendere con la bocca soffermandosi sui miei capezzoli, succhiandoli e mordicchiandomeli. L’orgasmo che era in procinto di esplodere in me, mi irrigidiva come una corda di violino aumentando notevolmente il flusso di succhi che colava dal mio sesso. Dicevo parole sconnesse e molto volgari che a Irene sembrava piacessero
“Dai Suocera succhiami la figa, sei una puttana, ma lecchi benissimo mi ecciti al massimo, troia”
Lei incentivata dal mio linguaggio osceno scese con la bocca fino alla mia figa e lì iniziò per me il culmine del piacere. Irene mi sollevò le gambe ed iniziò a leccarmi il buco del culo succhiandolo e penetrandolo, per quanto possibile, con la lingua per poi salire e iniziando a divorarmi letteralmente la figa. Io iniziai a gemere sempre più forte per poi prorompere in urla acute al raggiungimento del terzo orgasmo consecutivo. Non squirtai, ma riempii la faccia di Irene con i succhi della mia figa. Crollai sul cuscino davvero esausta. Irene mi guardò con occhi dolci ed io mi intenerii perché davvero ero molto presa da Lei. Orgasmi come quelli non ne avevo mai avuti. Questa pausa durò lo spazio di qualche minuto, dopodiché mi avvicinai a lei e dolcemente ripresi a baciarla.
Partii dagli occhi per scendere sulle guance e sulla bocca carnosa e socchiusa. Arrivai ai seni e mi soffermai molto sui capezzoli, grandi e di un rosa delicato, affondavo il viso in quelle tette grandi e morbide per lasciarle con rammarico e scendere sull’ombelico. La vagina era l’obiettivo della mia bocca. Dopo averla leccata per sentire il suo sapore (molte mie masturbazioni durante le feste natalizie avevano come contorno il sapore della figa e del culo di mia suocera) l’ho fatta girare mettendola alla pecorina, col culo bello aperto e la vista splendida su figa e buco. Lei ha collaborato allargandosi per bene le chiappe cosicché ho potuto spaziare con la mia bocca e portarla a diversi orgasmi che lei sottolineava con:
“SI OOOH VENGOOO” e “VAFFANCOLO FRANCESCA SEI PROPRIO BRAVAAA”.
Le ho infilato le dita nel culo e nella figa per ditalini anali e vaginali fantastici. Il primo orgasmo ha squirtato con un getto corposo che ho preso parte in bocca e parte in faccia. Confessò di avere avuto quattro orgasmi molto intensi. Al termine eravamo stremate.
Ci guardammo negli occhi e ci confessammo che quel viaggio era stata la cosa più importante della nostra vita. Decidemmo poi che non saremmo ripartite quel giorno ma avremmo prolungato questa sosta per altri giorni. Fissammo la camera ed io telefonai a mio marito spiegando che la macchina aveva avuto un guasto e che per ripararla ci sarebbero voluti alcuni giorni.
Mentre ci preparavamo ad uscire per visitare il posto ed eventualmente fare un po’ di shopping, Irene mi disse:
“Franci, non mettiamo le mutandine e infiliamoci le gonne, non si sa mai cosa può succedere. Io non sono sazia di te e voglio averti ancora magari in una situazione a rischio che mi fa eccitare solo a pensarci”
La cosa mi svegliò i sensi ed acconsentii volentieri.
A pranzo ci fermammo in una trattoria, molto carina. L’ambiente era in penombra con poche luci d’atmosfera. Scegliemmo un tavolo un po’ appartato. Prima che ci portassero il secondo, Irene mi sussurrò:
“Infilati una mano sotto la gonna, raggiungi la fighetta e masturbati qui. Io farò lo stesso.”
La situazione era molto coinvolgente così, un po’ titubante, ma con l’emozione del proibito e del rischio di essere scoperte, eseguii. Mi scoprii già bagnata e questo facilitò l’ingresso del mio dito indice, seguito dal medio. Mi guardavo intorno, mentre il ditalino stava accrescendo in me l’eccitazione e la voglia. Guardavo il viso di Irene che era molto espressivo, con le labbra semichiuse e la lingua che faceva capolino. I suoi occhi esploravano i dintorni del nostro tavolo mentre, socchiudendosi, capii che era prossima all’orgasmo. Venne, emettendo suoni leggeri dalla bocca e rovesciando la testa all’indietro. Io, ancora più eccitata, ma non ancora prossima all’acme, infilai anche il terzo dito e aumentai il ritmo. Gli umori sgorgarono copiosi e venni in silenzio assoluto. Irene se ne accorse e mi sorrise. Poi succhiammo ognuna le dita dell’altra per godere dei nostri sapori più intimi.
Furono cinque giorni travolgenti di passione e dopo l’ultima scopata ci accorgemmo di provare un profondo sentimento l’una per l’altra.
La ripartenza fu decisamente triste. La consapevolezza che, una volta arrivate a casa di Irene, sarebbe finito tutto ci tolse le parole e per più di un’ora nessun a delle due parlò. A poche ore dall’arrivo, Irene mi fece la proposta che mi cambiò la vita:

“Ascolta Francesca, credo che io e te al momento si vada molto d’accordo e, se non ho capito male, quello che vorresti tu lo vorrei anch’io. Allora perché non ci mettiamo insieme come una coppia di fatto e tu vieni a vivere con me?”

Rimasi senza parole ed un turbine di pensieri si affollò nella mia mente. Quello che mi aveva proposto Irene era proprio quello che desideravo, quindi senza pensarci troppo risposi:

“SIIIIII, accetto e vaffanculo al mio ex-marito (per me era già ex)” e la baciai in una piazzola di sosta. Molto romantico.

All’arrivo, dopo esserci sistemate, procedetti con le pratiche della separazione e Fabio non si oppose, poi trovai un lavoro adeguato alle mie capacità.

Il sesso tra di noi era grandioso, avevamo perfezionato le posizioni e le tecniche che portavano ad un orgasmo grandioso entrambe. Avevamo comprato uno strap-on che ci serviva per scoparci figa e culo e ricordarci che non esistevano solo lingua e dita. Ma nonostante tutto ci mancava ancora qualcosa.

“Un cazzo vero!”

Se ne uscì Irene un giorno ricordando i tempi in cui faceva pompini e assaporava la sborra. Io, che ne avevo fatti tanti al mio ex, di pompini, non mi dimostrai subito entusiasta, ma la prospettiva di essere scopata da un cazzo vero, sia davanti che dietro, mi allattava e così fui subito d’accordo.

“Si però, dissi io, non voglio per casa un uomo!”

“E allora come facciamo? Non è che nei sexy shop li vendono i cazzi veri”

“Senti Irene, che ne diresti di un transgender?”

“Cazzarola, Franci, ottima idea”

Detto fatto, ci mettemmo alla ricerca e, dopo vari insuccessi, trovammo la ragazza che faceva per noi. Era una di classe, con tariffe adeguate al top, ma questo non ci spaventava. Il suo nome era Heloisa ed era brasiliana. Bellissima di viso, con un corpo stupendo, due tette da favola e, il pezzo forte, un cazzo grosso ma non esagerato, davvero un insieme molto bello.

La prima volta fu travolgente. Irene se lo fece subito mettere nel culo, godendo e urlacchiando parole oscene. Nel mentre si accarezzava la figa e proruppe in diversi schizzi. Heloisa tirò fuori il cazzo dal culo di Irene e ne approfittai per succhiarlo (sapeva del culo di Irene neanche troppo pulito). Mi misi alla pecorina e sentii il suo grosso cazzo entrare in me, all’inizio mi fece molto male, ma il dolore si è attenuò rapidamente. Con un movimento fluido fece scivolare tutta la sua lunghezza nella mia figa fradicia e la sentii andare più in profondità di quanto avessi mai sentito dentro di me prima. Fu fantastico. Iniziò a spingermi dentro e fuori e troppo presto, sentii il mio orgasmo salire dal profondo del mio corpo. Heloisa uscì dalla mia figa e mi sborrò in faccia ed in bocca, inondandomi di sperma. Irene, che aveva assistito alla scena, mi baciò leccandomi tutto il volto per godere anche lei del frutto dell’orgasmo di Heloisa.
Ci abbracciammo e ci baciammo tutte e tre. Quando Heloisa fu pronta nuovamente.
Io mi feci inculare con una decisione eroica (se l’ha fatto Irene posso farlo anch’io – dimenticandomi dei suoi trascorsi di sodomizzazioni cruenti) che rimpiansi per molti giorni a venire. Il culo mi fece malissimo e, nonostante le creme lenitive che Irene mi spalmava sul buco amorevolmente, non riuscii più a fare la cacca per una settimana. Situazione che con un super clistere risolvemmo insieme, intasando anche il cesso.
Irene si fece scopare la figa in uno smorzacandela che, a sentire lei, fu fantastico.
Stavolta Heloisa sborrò in faccia ad Irene che con soddisfazione se lo leccò tutto (io mi stavo leccando metaforicamente il mio buco del culo ferito).
Questo rapporto fu entusiasmante per noi e per Helo che dopo circa un anno venne a vivere con noi, pur continuando la sua attività di escort.
Ottenuto alla fine il divorzio da Fabio, io ed Irene ci sposammo e la nostra storia continua felicemente nel nostro “ménage a trois” ancora oggi.
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