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La gita scolastica...


di amolanale
20.02.2020    |    46.839    |    22 9.9
"Invece Gianluca mi braccò da dietro e mi seguì anche sopra le gambe del suo amico mirando nuovamente l’ingresso della mia patatina..."
Nella vita mi è sempre andato tutto bene…
Sono una donna di 45 anni molto in forma, non è inusuale che mi vengano dati una decina di anni in meno di quelli che in realtà ho. Lo spinning mi aiuta ad avere un culo sodo e gambe toniche, sopra ho una terza generosa e più in generale quando passo per strada noto ancora che in molti si girano a guardarmi, specie quando torno dalla palestra coi miei leggings aderenti… Per il resto ho un lavoro da insegnante di matematica in un istituto tecnico, sono sposata da 20anni con Luca ed abbiamo un figlio, Carlo, che frequenta la stessa scuola nella quale insegno e che è l’orgoglio della mia vita. Sono una persona rispettata e rispettosa, non ho mai avuto “sbandamenti” importanti e perciò il momento che attraverso con mio marito, dopo che mi ha confessato di aver avuto una relazione con la sua segretaria, mi coglie di sorpresa.
Non voglio mandare all’aria la mia vita solo per una scappatella, credo di capire che di questo si sia trattato ed in fondo tutti possiamo sbagliare: prima di sposarci anche io avevo avuto un’avventura di una notte con un ragazzo incontrato al bar, con le mie amiche. Perciò non ho fatto nessun dramma, ho capito che il suo dispiacere era sincero, ho accettato le sue scuse, ho apprezzato la sua sincerità ma gli ho chiesto un po’ di tempo per elaborare il tutto e smaltirlo nel modo più indolore possibile.
Per questo motivo, la gita scolastica ad Amsterdam con i ragazzi della classe di mio figlio l’ho subito trovata “ideale” persino se, prima di allora, ero sempre stata una di quelle insegnanti che non aveva mai dato la propria disponibilità ad accompagnare i ragazzi in questo o quell’altro posto. A dirla proprio tutta c’era anche un po’ della ritrosia di mio figlio a trovarsi invischiato in una gita con la propria madre, ma quella volta, probabilmente intuendo lui stesso che qualcosa a casa non andava come al solito, non fece obiezioni e così mi ritrovai a partire con i ragazzi per una settimana in terra d’Olanda.
Già alla prima notte, mentre i miei colleghi insegnanti accompagnavano i ragazzi in qualche locale, dopo le visite della giornata e dopo aver cenato tutti assieme in albergo ed io me ne stavo rinchiusa nella mia camera a leggere e sorseggiare una buona birra, mi sentivo totalmente inadeguata: la delusione ed il rancore m’erano già passati ed io ero semplicemente tornata la donna “inquadrata” che ero sempre stata. Volevo solo lasciar passare la settimana nel modo più indolore possibile e poi tornare a casa ad abbracciare Luca e dirgli che ero pronta per ricominciare la nostra vita.
E in effetti la settimana se ne andò in modo liscio: di giorno guidavamo i ragazzi nelle escursioni programmate e poi la sera, mentre loro uscivano e facevano baldoria, io me ne stavo nella mia stanza a bere birra e leggere qualche libro; a volte scrivevo, oppure compilavo qualche relazione tecnica. Niente di trascendentale nonostante l’insistenza dei miei colleghi che mi avrebbero voluto, almeno per una sera, ad apprezzare la Amsterdam by night.
Quell’ultima sera vagavo in maglietta e mutandine per la mia stanza ballando sulle note di uno strampalato programma in lingua olandese che non capivo (ma metteva belle musiche) e forse, in “piena euforia” da ultima sera, avevo bevuto qualche sorsetto di più della mia solita birra. Avevo la testa leggera ed un’allegria latente che mi stava quasi spingendo a raggiungere i miei colleghi al pub dove erano andati… quando bussarono alla mia porta.
Non aspettavo nessuno e sulle prime mi preoccupai. Infilai la vestaglia annodandola sommariamente sul davanti e chiesi chi fosse. Roberto e Gianluca, gli amici più cari di mio figlio, compagni di tante merende in casa nostra e cresciuti assieme nella passione per le arti marziali. Mi preoccupai ancora di più non vedendo al loro fianco mio figlio, per un attimo pensai al peggio, ma poi i ragazzi mi sorrisero e mi dissero “Prof. ci faceva veramente troppa tristezza a saperla qui, sempre da sola, così almeno questa ultima sera le abbiamo portato una bottiglia di un vinello olandese che abbiamo scoperto la prima sera e che è una delizia. A dire il vero le vorremmo chiedere di nasconderne qualche bottiglia in valigia da riportare a casa ai nostri vecchi, siamo sicuri che apprezzerebbero moltissimo così come siamo sicuri che, una volta che l’avrà assaggiato non potrà dirci di no.”
“Ah, ma bravi! Mi volete portare sulle vie della perdizione eh? Così se per caso in dogana fanno un controllo, l’alcolizzata di turno risulto io e voi la passate liscia eh?... ma bravi veramente!”, scherzai io.
Con Roby e Gianluca c’era una certa confidenza come detto, e quando eravamo lontano da occhi indiscreti lasciavo indietro la mia professionalità a favore dell’amicizia e dell’affetto che li legava a mio figlio ed alla nostra famiglia. Li feci entrare senza pensare ed anche se mi girava già un po’ la testa, mi diressi al mobiletto bar della mia stanza e presi tre bicchieri, poi, voltandomi verso di loro, forse un po’ brilla e mentre la mia vestaglia si apriva scoprendo la mise che indossavo esclamai “che la festa abbia inizio allora!”.
Non volevo dire quello, col senno di poi mi rendo conto che fu un’esclamazione un po’ “forte” e che, in accoppiata con la vestaglia che si apriva sul mio corpo da ragazzina, potesse avere su ragazzi diciottenni in preda agli ormoni un effetto provocatoriodevastante, effetto che non tardò a palesarsi all’interno dei loro pantaloni attillati. Me ne accorsi immediatamente e probabilmente, sempre col senno di poi, peggiorai ulteriormente la situazione… Dopo un primo sguardo di imbarazzo i due ragazzi richiusero la porta ed aprirono la bottiglia del vino, senza perdere il contatto visivo con le mie tette. Io mi accorgevo di tutto, ma dovevo aver bevuto davvero troppa birra perché non mi importava ed avvertivo un’euforica leggerezza che mi rinfrancava per tutti i brutti momenti passati ultimamente… così lasciai semplicemente andare le cose.
Mi trovai seduta sul bordo del letto col bicchiere pieno del vino portato dai ragazzi, (che era davvero buono) con loro in piedi ai miei fianchi e pronti a farsi l’ennesimo sorso di quel delizioso nettare olandese mentre tutti ridevamo senza motivo. Le loro ginocchia toccavano le mie, i loro pantaloni erano sempre molto gonfi sul davanti… fu un lampo, tergiversai per quello che doveva essere un momento di troppo sulle loro patte gonfie e poi Gianluca si mise una mano sull’uccello perché lo sentiva scoppiare nelle mutande. Io non dissi niente ed alzando lo sguardo mi trovai i suoi occhi inequivocabilmente piantati in mezzo alle gambe, avvertii un brivido là sotto e mi venne istintivo appoggiarci una mano, come a mettere un freno a tanta eccitazione. Purtroppo tutto venne interpretato nel modo sbagliato ed un attimo dopo, quando mi voltai verso Roberto mi accorsi che si stava sbottonando i pantaloni…
Sorrisi imbarazzata prima di rimproverare tanta sfacciataggine e quel sorriso fu quello che mi rese poco credibile e fece precipitare definitivamente gli eventi… “Roby! Ma come…” Non feci neppure in tempo a terminare la frase che Roberto aveva già estratto dalle mutande un uccello durissimo di tutto rispetto sul quale versò un po’ di vino e poi accostò alle mie labbra affinché lo succhiassi. So che avrei dovuto fermare gli eventi prima che precipitassero del tutto, eravamo ancora in tempo, nulla di irrimediabile era ancora successo, lo so… Ma l’unica cosa che dissi ammiccando sfacciatamente in direzione di entrambi fu “se lo dite a qualcuno vi uccido con la mie mani!”.
Un attimo dopo avevo l’uccello marmoreo di Roberto in bocca che forzava la mia gola facendomi venire i primi conati di saliva. Per prendere un attimo di respiro mi voltai allora verso Gianluca e scoprii che anche lui era già durissimo (benedetta gioventù) e che il suo uccello era davvero larghissimo!!! Non ce l’avrei mai fatta a prenderlo in bocca; gli leccai per bene le palle e la cappella, diedi una succhiatina alla punta del suo uccello poderoso e poi tornai a dedicarmi a Roberto il quale, dal canto suo, non ci andò molto delicato e mi spinse l’uccello fino in gola afferrandomi per i capelli e tenendomi pressata sulla sua asta durissima! Confesso che ero già bagnata come una vacca. Mio marito mi ha sempre scopata bene ma forse con troppo rispetto e soffocare il mio lato da troia, mi rendo conto, non è stato affatto una buona idea: forse se lo avessi mostrato anche a Luca non avrebbe sentito la necessità di scoparsi la segretaria. Tant’è…
Col cazzo di Roberto in gola non stavo già capendo più niente, avevo saliva che mi usciva dai lati della bocca, la fica completamente fradicia nelle mutandine ed una voglia terribile di farmi sbattere duro dai miei studenti. Studenti che, nonostante i loro 18 anni dimostrarono di aver passato molte ore ad apprendere su youporn come dovevano essere trattate le troie del mio calibro: quando mi voltai per l’ennesima volta verso Gianluca vidi che si era scolato il bicchiere di vino e lo stava riempendo con la sua pipì. Persi ogni freno! Gli lasciai riempire il bicchiere fino all’orlo poi lo presi in bocca e gli consentii di fare le ultime gocce dentro… aveva un sapore dolce e amarognolo al tempo stesso, fantastico! Non lo avevo mai fatto, non ci avevo neppure mai pensato ma dopo avergli ripulito per bene l‘uccello a colpi di lingua presi il bicchiere dalle sue mani e me lo scolai tutto d’un fiato con estremo gusto dopodiché lo guardai come a dire “beh? Tutto qui?”
Ma la sfida era appena cominciata…
Mi tolsero la maglietta e le mutandine fradicie (letteralmente); Roberto me le infilò in bocca “così quando griderai non ti sentirà nessuno…”, poi, mentre Gianluca mi leccava in mezzo alle gambe Roberto mi salì sopra a cavalcioni e prese a farmi leccare alternativamente le sue enormi palle ed il suo buco di culo. Io sbrodolavo a più non posso e ancora nessuno me lo aveva messo dentro. Poco dopo aver avuto il primo orgasmo grazie alla lingua tremenda di Gianluca, lo sentii posizionarsi in mezzo alle gambe e farsi spazio per entrarmi finalmente dentro, Roberto nel frattempo mi stava cacciando ogni centimetro del suo uccello in gola scopandomi in orizzontale da sopra. Quando Gianluca entrò dentro di me provai una scarica elettrica per tutto il corpo e piena in ogni spazio disponibile della mia fica di quel suo uccello larghissimo ebbi all’stante un portentoso orgasmo che mi fece avere degli spasmi fortissimi al ventre ed alle gambe. Cacciai il primo di una lunga serie di urli, per fortuna avevo le mie mutandine in bocca.
Sentii un “prof, sei ancora più fantastica di come ti immaginavamo” che mi accese ancora di più e tentai di riprendere il controllo della situazione, in fondo l’adulta ero io! Dissi ai ragazzi di sdraiarsi uno vicino all’altro e cominciai a saltare prima sull’uno e poi sull’altro muovendo i fianchi velocemente come piace a me; dopo quattro rimpalli dall’uno all’altro capitolai un’altra volta e sopra a Roberto ebbi un altro portentoso orgasmo che mi fiaccò le gambe. I loro cazzi, sempre durissimi, erano letteralmente bianchi dei miei umori, per prendermi una pausa cominciai a leccarli e ripulirli per bene, i due apprezzarono molto. Ma la loro voglia non era affatto placata e poco dopo sentii Gianluca scivolarmi dietro e puntare nuovamente l’uccello sulla mia povera fica infuocata. Ero un lago perciò stavolta non accusai il suo affondo come la volta prima però persi la testa quando cominciò a martellarmi duro da dietro facendo sbattere ad ogni affondo le palle sulle labbra della fica. Il suo uccello largo come non ne avevo mai visti mi riempiva in ogni ordine di spazio e le sue spinte portentose mi davano brividi fortissimi ad ogni affondo, in preda all’ennesimo fortissimo orgasmo dovetti sottrarmi alle sue bordate per non finire con la fica lacerata, mi sfilai in avanti lasciandomi cadere sulle gambe di Roberto che nel frattempo stava apprezzando la mia bocca pensando che avrei trovato tregua. Invece Gianluca mi braccò da dietro e mi seguì anche sopra le gambe del suo amico mirando nuovamente l’ingresso della mia patatina. Oh mio Dio! Mentre Roberto scivolava all’indietro per rimettermi il cazzo in bocca Gianluca me lo ficcò di nuovo brutalmente dentro e col peso del suo corpo prese a martellarmi ancora più forte di prima, devo ammettere che la cosa cominciava a preoccuparmi, avevo perso il conto degli orgasmi e sentivo che di lì a poco sarei capitolata un’altra volta. Gianluca si rivelò un maledetto stallone: spingeva il suo uccellone senza ritegno e non veniva mai, avevo la figa che sgocciolava (forse era questo quello che chiamavano squirting?) e dopo un altro dei suoi violenti affondi gli scappai letteralmente da sotto urlando e contraendomi tutta per l’ennesimo, devastante orgasmo! “Vacci piano stallone che sennò la distruggi” intimò Roberto “e lasciane un po' anche per me”, continuò lanciando un sorrisetto malizioso all’amico. Avevo il fiato grosso ma ugualmente Roberto mi prese con sé e mi fece sedere sopra al suo uccello, sulla poltrona mentre guardavo Gianluca che se lo menava sul letto come non ne avesse ancora avuto abbastanza (Dio mio, quel ragazzo era inesauribile!). Le mani di Roberto sui fianchi guidavano i miei movimenti, una scopata decisamente meno possente i quella di Gianluca, ma il ragazzo ci sapeva davvero fare ed il pezzo di marmo che avevo nella fica mi fece venire ancora abbondantemente una, due e poi tre volte…
Al terzo orgasmo Roberto mi sollevò di peso ancora infilzata sul suo uccello e mi riportò sul letto, a fianco a Gianluca… “ora puoi infilarle le dita, così vediamo se la prof, esplode”, disse. Ero in loro balia così anche se non capivo cosa intendesse mi lasciai fare. Gianluca si posizionò alla mia sinistra e mi cacciò due dita nella fica cominciando a muoverle forsennatamente. Sentivo montare l’ennesimo orgasmo devastante, la mia fica non ce la faceva più e un attimo dopo la sentii perdere ogni freno e cominciare a zampillare come una fontana quello che era in assoluto il mio primo squirting!! Un orgasmo sconvolgente, tremavo in ogni centimetro del corpo e continuavo ad urlare senza ritegno, Roberto mi passò le mie mutandine da rimettere in bocca. Quando l’orgasmo si placcò ero sfinita, senza energia, quei due demoni mi avevano demolita neanche fossi una novellina e loro non erano ancora venuti!
“Ragazzi…” dissi, “fate quel che volete ma adesso dovete venire e poi lasciarmi in pace… io ho una certa età e non sono abituata a certe prestazioni”. I due sorrisero inorgogliti. Mentre Roberto si posizionava col cazzo a fianco della mia bocca per venirci dentro mentre se lo menava sentii quel maledetto di Gianluca dire “prof. hai una fica favolosa ed io ti voglio sborrare dentro”.
Oddio! Ancora!
Lo pensai ma non ebbi neppure la forza di oppormi e lo lasciai tirarmi a sé ed aprirmi nuovamente le gambe per cacciare il suo enorme membro dentro di me. Stavolta mi scopò più delicatamente ma un attimo prima di esplodermi dentro accelerò nuovamente il ritmo tornando a scoparmi duro come aveva fatto le volte precedenti, mandandomi nuovamente in Paradiso. Venimmo simultaneamente (una delle pochissime volte nella vita in cui c’ero veramente riuscita) e fu stupefacente, strinsi a me quel ragazzo con ogni residua energia che m’era rimasta e gli caccia la lingua in bocca dandogli un bacio profondo pieno di amore e riconoscenza per avermi dato quelle emozioni. Quando mi staccai da lui sentii avvicinarsi anche Roberto che mi puntò l’uccello in faccia e cominciò a riempirmi dei suoi zampilli densi di sborra… WOW!
Ero devastata ma veramente felice, nessuno parlò mentre ci rivestivamo perché non c’era niente da dire, perché sapevamo tutti che la cosa non si sarebbe ripetuta e che doveva rimanere un nostro segreto. Ma le sorprese non erano ancora finite e fu Gianluca, uscendo dalla mia camera con molta circospezione, che infranse le regole di questo nostro tacito patto di omertà rientrando un attimo per sussurrarmi all’orecchio “però la prossima volta ti facciamo anche il culo, prof”.
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