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UNA NUOVA MOGLIE DA INIZIARE ALLA SOTTOMISSIONE...


di JoyChiara
07.04.2023    |    7.021    |    1 8.0
"Poi presi a parlarle sottovoce all'orecchio: “hai paura..."
PREMESSA: dovrebbe essere inutile, ma a scanso di equivoci è bene dire che non sempre ciò che si scrive o che ci piace leggere e vedere poi lo si voglia vivere realmente. Sono prima di tutto fantasie, e queste se non sono lasciate libere di correre, non galoppano sulla nostra pelle, non ci danno tremori e non ci fanno scoprire cosa si nasconde sotto la pelle del desiderio... Non siete d'accordo?

Come accadeva spesso, quella sera avevamo invitato a casa diverse coppie di amici, e anche qualcuno in più, da solo, per la solita orgia a spese di Paola.
Lei, come sempre, per tutto il giorno si era impegnata a preparasi, perché sapeva che doveva reggere un bel numero di abusi e penetrazioni di ogni tipo. Ed anche perché prepararsi era un modo per attutire l'ansia.

Un'ora prima dell'incontro era venuta da me un po’ preoccupata, ma si era limitata a dire “cosa mi metto?” a cui risposi per farla partecipe con un “Non so, tu che dici?", ma subito dopo, sapendo cosa la impensieriva, avevo aggiunto, prima che mi rispondesse, "Sei riuscita ad andare di corpo?” - “Si, ma poi non lo so, se fino a stasera…” - “Non ti preoccupare, nel caso ci passiamo sopra…” - “Si, o magari ti viene in mente una bella punizione” - “Ma no, ...però! Mi hai dato una idea” - “Fanculo”, e fu piuttosto vera in quel risentimento. Allora l’abbracciai e ci scambiammo qualche tenerezza.

Lei era nuda, indossava solo una maglietta perché era uscita dal bagno dopo essersi fatta un altro bidè. Aveva ancora i glutei umidi e freschi e abbracciandola, mentre premevo la pelle umida sotto il palmo delle mani, ci baciammo intensamente e a lungo. Poi la guardai negli occhi e con crudeltà ripresi il discorso “Umettati bene sia l’ano sia la vagina, che saremo in tanti stasera, e poi ti fai male e non possiamo scopare per un mese”. Lei mi dette una pacca forte sul petto aggiungendo un secco “Stronzo!” e si girò per andare a completare la preparazione. Mentre andava ripresi il primo discorso: “Allora cosa indossi stasera?” “Non lo so, decidi tu! Fai il padrone…”.

Si mise solo una lunga vestaglia trasparente. E tutto il resto, plag anali o collare con catena e fruste, fu disposto quindi sul tavolo, in vista di ulteriori vestizioni al bisogno.

Giunsero così le otto di sera e presto sarebbero arrivati i primi invitati. Sul fondo del breve corridoio di ingresso, a meno di due metri dalla porta, fu disposto un cuscino ben imbottito, lasciando lo spazio perché si potesse girare verso il bagno e la camera da letto, dove solitamente usavamo far poggiare i soprabiti e le borse. Il cuscino sarebbe servito a Paola a inginocchiarsi per il primo assaggio di bocca dei diversi membri in gioco. Chi era solito sapeva che entrando non doveva fiatare e proferire parola. Serviva a non rendersi riconoscibile da Paola, che li attendeva con la benda sugli occhi, perché facendosi invadere la bocca dai loro cazzi ne indovinasse la proprietà. Io avevo la lista degli ospiti e segnavo vicino ai loro nomi se aveva fatto centro o si fosse sbagliata, e con chi.

Paola aveva le mani legate sul retro perché non potesse aiutarsi toccando le gambe o il membro, ma spesso cercava di sentire l’odore o strisciare le labbra lungo l’asta per sentire anche come il glande si staccasse da essa, se aveva un frenulo spesso o il prepuzio molto sottile, a richiudersi sopra. L’importante, per lei, era evitare le punizioni e l’abuso che di lei potevano fare coloro che aveva confuso con altri. Quelle che temeva di più erano le compagne di questi, sempre pronte a divertirsi a sue spese. Una di queste infatti aveva già fatto il suo ingresso in gioco, quella sera. Era la terza coppia che entrava, e per ora Paola non aveva sbagliato, ma a quel turno reagì male. “Cazzo, potevi lavarti prima, Lello” sussultò appena questo le aveva tappato il naso e messo l’asta in bocca per poi lasciarla respirare. La moglie si era messa a ridere forte “Le ho detto io di non farlo, da due giorni, e stamattina abbiamo anche scopato senza che si potesse pulire”. Paola non aveva risposto e io avevo sorriso appena. Comunque Lello era fuori gioco e si erano già prese una stupida soddisfazione. Aggiunsi solo “Lello sai dov’è il bagno, e gli asciugamani sono sul sedile”.

Alla fine del gioco Paola ne aveva sbagliato soltanto uno. Ma c’era stato Marco che era nuovo e così, per lui, la liberai perché lo potesse lavorare per bene e conoscerlo con precisione. Paola alternò momenti in cui chiuse gli occhi ad altri a occhi aperti, per memorizzarne bene l’aspetto e poterlo associare, la prossima volta, più facilmente. Sniffò forte alla base dell’asta, sotto i peli, e sotto il glande, tenendo ben tesa la pelle. Poi invitò Marco a tenerle la testa e spingere forte l’asta in gola, per avvertirne il peso e la forma al meglio. Marco si lamentò dei denti, era la prima volta e non sapeva quanto fosse stretta la bocca di Paola. Qualcuno commentò “ti lascia il segno, devi farci l’abitudine!” e Francesca aggiunse “io ogni volta devo medicarlo, Paola morde!” - “Io non mordo! È tuo marito che non sta attento…” rispose a tono Paola e Francesca pure “Ah questo lo so, non sta attento a nulla, mangia, guarda la tv e inzuppa il biscotto se gli capita”.

Dicendo questo Paola si era alzata e, finiti gli ingressi, aveva dato le spalle a tutti per versarsi da bere, qualcosa di alcolico. “Angelo mi porti delle pantofole, fa freddo ai piedi”. Era nuda e la vestaglia le arrivava ai polpacci lasciando intravedere tutto. Tornai con le pantofole e trovai Marco e Stefano che la stavano tastando. Lei li lasciava fare con indifferenza e teneva i gomiti poggiati sul mobile alto che usavamo come bar. Gli altri si erano disposti tra divano e poltrona, e altre sedie che avevamo disposto in salotto, alle sue spalle.

“Tieni Paola” e poggiate per terra le pantofole chiesi a Stefano cosa avesse deciso, visto che era lui l’unico su cui Paola si era ingannato. “La frusta!” rispose repentino, mentre continuava ad accarezzare le natiche, tenendo scostata la vestaglia. Paola mi fulminò con lo sguardo e io aggiunsi “Ok, due colpi di frusta” “Dai almeno una decina…” “Li dai a tua moglie” si scaldò Paola, “Facciamo sei. Quattro?”.

Si alzò entusiasta Chiara: “Tiriamo a sorte, due quattro o sei”. Paola si voltò verso di lei con un leggero sorriso. C'era complicità tra loro due e amicizia, ma sotto quel sorriso Paola nascondeva anche un piccolo rimprovero. Come a dirle "già ne devo passare tante stasera, vedi di stare buona e non eccitarti troppo sulla mia pelle...".

Tirare a sorte voleva dire preparare tre foglietti, piegarli e farne prendere uno con la bocca da Paola, bendata. Lo facevamo spesso, e ogni tanto c’era anche la variante di prenderli arrotolati e messi di fila tra le labbra intime di Chiara o dalla bocca di qualche altra compagna di gioco.

Uscì due, ma questo non so se fu un bene perché Stefano tirò forte i colpi e Paola urlò altrettanto forte, facendoci spaventare. Chiara e Francesca la tenevano bloccata per le braccia sul tavolo, ma lei al primo colpo scalciò forte e per il secondo dovemmo bloccarle in due le gambe. Io le tenne la gamba sinistra. Inginocchiato ai lati del tavolo, mentre serravo la caviglia di Paola, alza lo sguardo su Stefano pensando di indurlo a frenare la mano, ma lui fece davvero saettare la frusta e si senti il colpo. Mi spiacque per Paola, che così di certo non si predisponeva al gioco, né tantomeno a divertimenti più pesanti. Urlò! E insieme tutti e quattro la liberammo, come spinti via dal suo urlo.

Paola si svincolò subito da noi e io con fatica riuscii ad abbracciarla. Nella stanza si fece silenzio e in molti guardarono Stefano con aria di rammarico o rimprovero, sentimento ambiguo e poco decifrabile che lui affrontò infatti con orgoglio. Quasi a dire “avreste voluto farlo voi e comunque vi è piaciuto”. Più duro lo sguardo della moglie di fronte alla quale lui si sentì scoperto e giudicato. Prese un bicchiere già pronto di prosecco e fece il gesto con lei di condividerlo. Lei ricambio con un lieve sorriso di convenienza, sospesa sul giudizio.

Intanto io e Paola ci eravamo abbracciati, dopo che per due tre volte lei mi aveva respinto. Aveva gli occhi umidi di pianto, che cercava di trattenere, e io le carezzai il viso. Poi presi a parlarle sottovoce all'orecchio: “hai paura... vero? e stai godendo di questo. Che faccio? se vuoi ti frusto sino alle lacrime davanti a tutti, legata braccia e piedi…”.

Lei con gli occhi mi implorò di no e io sentivo che avrei dovuto non darle retta. Vigliaccamente mi tirai indietro e in cuor suo lei ne fu delusa. Se nessuno poteva vincere la sua volontà non si sarebbe mai sentita totalmente persa e posseduta. La girai verso di me per vedere i segni del frustino. "Sono bellissimi - dissi guardando tutti gli ospiti - dobbiamo fotografarli!". Si avvicinò Chiara con il cellulare. Si inginocchiò appena per riprendere le natiche al meglio. "Paola poggia le mani sul tavolo e inarca la schiena". Lo fece, ma aggiunse "Brucia! Devo medicarmi". Fatta la foto io le sfiorai i segni che da rossastri si stavano scurendo. Fatta la foto Chiara si alzò e aggiunse che aveva lei una crema.

Io presi Paola per il gomito dell'avambraccio e rientrai con lei verso il gruppo “Ok, tutto a posto”, ma Paola aveva ancora gli occhi del pianto e un lieve sorriso di quasi vergogna sul volto. Chiara, tornando con una mano alta che reggeva la pomata, quasi trionfante e ridente, indusse tutti ad applaudire Paola per il suo spirito di sottomissione. "Dai ammiriamo il capolavoro!" e girai Paola, mentre Chiara le spalmava l'unguento. Finita la medicazione dissi a Paola di andare a dire “grazie” a Stefano, inginocchiandosi per baciargli la mano. Era la conclusione di ogni frustata, nulla di nuovo, un codice già scritto e che Paola eseguì ancora prima che io la inviassi da lui. Stefano soddisfatto allungò la mano e Oriana, la moglie, si teneva abbracciata a lui e la guardava stupefatta e con immenso piacere. "Ma ti fai fare proprio tutto...".

Chiusi quel capitolo. “Bene rilassiamoci un attimo, cosa volete? Vi preparo un Negroni?” Paola, come da copione, si andò a sedere al centro, sopra un cuscino, e tutti gli ospiti si disposero intorno. Sempre Chiara mettendosi alle spalle di Paola e prendendole la testa disse “Per iniziare, dopo che abbiamo bevuto, facciamo un giro di gola profonda? Dai, iniziate a levarvi i pantaloni, maschietti”. Fu lì che Michele, il primo ad arrivare insieme a Carla quella sera, prese coraggio e ci informò della loro decisione di fare di Carla la seconda schiava sottomessa del gruppo. Carla arrossì e abbassò lo sguardo, sotto l’entusiasmo generale e il disorientamento di Paola e Chiara.

Non so chi lo fece per primo, ma Francesca e Lello le versarono i loro bicchieri di spumante sulla testa e furono seguiti dagli altri. Fu il modo si salutare la nuova sottomissione, ma Carla non ne fu contenta, e Michele non osò opporsi. Anzi, eccitato, iniziò a spogliarla, “Dai mettiamola nuda vicina a Paola in ginocchio” . Lo interruppi, “Questo dopo, ora ricordate, dobbiamo fare la prova degli orifizi, come facemmo con Paola la prima volta”.

Carla era venuta stranamente in pantaloni, con un gilet sopra la camicia. Michele le aveva sfilato intanto il gilet e lei si stava sbottonando la camicia quasi tremando. Non osava guardarci, ma io mi avvicinai e cercai il suo sguardo. “Dai Carla, ora non sei più padrona del tuo corpo e non hai più una volontà. Fai fare a noi, se te lo diciamo noi ti spogli oppure facciamo noi”. Le alzai le mani sopra la testa, Paola era praticamente ai miei piedi. Ora per la prima volta, con grande curiosità, vedeva fare a un'altra quello che ormai da oltre un anno veniva fatto a lei. Non sapevo se ne era contenta, ma sicuramente doveva sentirsi alleggerita. Ora poteva anche confrontare le sue reazioni con quelle di un’altra. Toccava a Carla che era uno delle più docili, e che mai si era presa gioco di lei o compiaciuta nel vederla umiliata.

Io ero entrato intanto prepotentemente nel gioco, “Tieni bene le mani sopra la nuca e non le abbassare per nessuna ragione, devi offrirti a noi”. E a seguire le sbottonai i pantaloni e, con una certa fatica, li abbassai e con essi abbassai gli slip. La camicia la copriva troppo, ma le lasciava scoperto il pube e solo in parte le natiche. La guardai poi dissi a tutti di disporci comodi in cerchio e discuterne che farle. Ci sedemmo quasi tutti e qualcuno restò in piedi appena oltre, dietro il divano o alle spalle di altri. “Michele hai preparato tua moglie a tutto?” chiese subito Lello. Io mi avvicinai deciso a fare quanto avevo già fatto subire a Paola. “Apri la bocca Carla” e le infilai due dita in gola e devo dire che lei alzò la testa e non fece resistenza. “Allarga le gambe che sentiamo come sei messa” e lo stesso infilai le due dita nella vagina.

Era molto umida ma poi passai all’ano e trovai resistenza. Lei chinò il capo per vergogna. “Fai provare a me” disse Lello, ma io lo fermai “No aspetta, vediamo Michele come ce la prepara” E Michele le disse di mostrarci il buco del culo. Le andò vicino le tolse la camicia ormai tesa solo su due bottoni e le aprì le natiche.

L’ano non era arrossato, ma nemmeno si apriva. “Tieniti tu le natiche aperte e chinati per farcelo vedere” “Sì fatti il giro e vediamo un po’ tutti cosa possiamo fare” “Angelo - mi disse Paola - puoi prendere dal tiretto la crema e dovremmo avere ancora quel plug rosso piccolino…” “Vado io - disse entusiasta Chiara - dimmi dove lo trovo” “Il plug è già sul tavolo vicino a quello di vetro con la coda” e Paola le spiegò invece dove trovare il resto.

Carla intanto finì di spogliarsi e Michele volle che tenesse però il reggiseno. Iniziò così il giro, e mentre lei si piegava per aprirsi al meglio le natiche, noi provavamo a infilarci un dito o due. Non era molto elastico.
Infine si trovò con Paola di fronte, viso a viso, Paola seduta per terra sul cuscino e Carla piegata, con il viso a due palmi dal suo, mentre con le mani tirava forte le natiche per mostrare a Francesca e Marco, seduti insieme su una poltrona, il suo buco del culo, Paola ebbe uno scatto e alzandosi la prese per mano e le disse “Vieni con me! Ti preparo io” e andarono insieme in bagno.

Nell’attesa ci facemmo spiegare da Michele come erano giunti a quella decisione e quali pratiche sessuali erano soliti fare insieme. Scoprimmo che era da iniziare praticamente a tutto e che Michele si era sbloccato solo grazie alla mia offerta di Paola.

Provai a immaginare che imbarazzo doveva essere per Carla tornare a casa la sera con lui che non si era mai esibito negli stessi modi che faceva qui ma sul suo corpo, e con il suo corpo, come invece gli aveva visto fare insieme a tutti noi con Paola. Cosa aspettava a farlo? Si sarà chiesta ripetutamente. Pensavo ai ditalini che Paola mi raccontava di farsi di nascosto nel bagno, la notte alzandosi dal letto mentre il suo ex marito dormiva ignorandola. Me la immaginavo a fantasticare in bagno, come un tempo Paola, che Michele si sfogasse anche su di lei e quanto dovesse essere frustante questa attesa, di giorno in giorno. Così lo aveva portato piano piano a vederla con occhi nuovi, a capire che anche in lei evidentemente c'era tanto desiderio di sottomissione, e lo aveva fatto per vederlo finalmente all’opera con lei, nel loro intimo. E invece quella provocazione era stata presa alla lettera e ora non sapeva come tirarsi indietro.

La cosa mi eccitò molto. Non era davvero pronta e avremmo goduto nel vederla umiliata e sopraffatta realmente nella sua volontà.

Non vedevo l’ora di poter scorgere nei suoi occhi quell’abisso di cui aveva paura.
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