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Prime Esperienze

La dolce dottoressa


di AlexDon
12.01.2018    |    29.570    |    13 9.6
"Sposata da poco, era diventata in pochissimo tempo il sogno proibito di tutti i maschi dell'ospedale, tra cui anche me..."
Lei era fantastica, avvolta nella sua folta e lunga chioma che le sfiorava le guance, le stesse guance che accoglievano quelle labbra carnose che mi facevano impazzire.
Tiziana, la dottoressa. Un corpo da impazzire, atletica, alta con un culo sodo, ripeto, fantastica. Sposata da poco, era diventata in pochissimo tempo il sogno proibito di tutti i maschi dell'ospedale, tra cui anche me.
In quel periodo lavoravo per un'azienda che mi impiegava come autista per le visite esterne a domicilio e spesso capitavo di turno con lei. Fortunatamente sono sempre stata una persona socievole e a modo e non ci misi tanto ad entrarci in confidenza.
Una delle tante notti di turno stava passando lentamente, il temporale fuori incalzava in modo pazzesco quando il telefono della mia stanza squilló e la voce della centralinista mi invitava a recarmi alla macchina per uscire. Scesi celermente e trovai lei già pronta, seduta in macchina.
Il tragitto era abbastanza lungo, dovevamo recarci da un signore anziano in una zona periferica, nell"ultima frazioni della provincia di competenza. Parlammo, parlammo molto, del lavoro, di lei, del matrimonio, del fatto che si sentiva sempre osservata e in tanti in ospedale le facevano ogni tipo di avance e che io ero l'unico che mi ero sempre comportato a modo. Arrivammo a destinazione, il tempo non ne voleva sapere di miglirare, la visita duró all'incirca quindi minuti e quando ritornammo in macchina eravamo bagnati fradici e fu solo allora che, tolto il lungo cappotto, vidi il suo splendore tramutato in una gonna corta stretta e delle calze nere con sopra una camicetta bianca.
"Sono inzuppata cavolo, mi prenderò un accidenti, accendiamo l'aria calda?" E così feci, per asciugarsi meglio si sbattonó un po la camicetta lasciando intravedere l'insenatura di quelle fantastiche montagne russe che aveva, tenute a fatica da un reggiseno bianco. Alzó un po la gonna per asciugare le calze e lasció vedere il merletto delle autoreggenti, wow,era bellissima.
"Sai, non posso dare torto a tutti quelli che ti corteggiano, sei bellissima e beato tuo marito" gli feci io, lei si sciolse in un sorriso timido che si trasformò in sorriso malizioso quando si accorse del mio rigonfiamento tra le gambe, conseguenza di quello che stavo vedendo.
"Che c'è..Ti faccio questo effetto?" Chiese lei, "Peggio, sei spettacolare e se solo potessi ti farei di tutto" e scoppiammo a ridere. "Sai mio marito come è contento poi? Dai sentiamo, cosa mi vuoi fare?" Stavolta mi disse seria. La guardai, accostati al lato della strada, la guardai, presi il viso tra le mani e la baciai, chiuse gli occhi e non si staccó. Con la mano accarezzai il merletto delle autoreggenti, mi fanno impazzire e pian piano salii sempre di più. Anche la sua mano era sui miei pantaloni, si muoveva piano ma decisa all'altezza del membro, d'un tratto mi disse "perché non entriamo in questa stradina? Sembra tranquilla" così feci, entrai e spensi la macchina. Ripredemmo a baciarci, le nostre lingue impazzivano mentre mi sbottonava la cerniera, tirato fuori il mio cazzo lo afferró decisa e con un movimento rapido scese giù con la testa e se lo mise in bocca, stavo impazzendo, vedevo la sua testa che andava su e giù tra le mie gambe, sentire il caldo della sua bocca succhiarmi anche l'anima. Le mie mani erano tutte su di lei...Una le stringeva i capelli e le dava il ritmo sul cazzo l'altra aveva alzato la gonna e si era infilata tra le gambe, era un lago, bagnata e in calore. "Ohhh siiiiiii....ahhhhhh" nel silenzio il mio urlo di godimento si levò all'interno della macchina, le venni copiosamente in bocca e per mia sorpresa ingoió tutto, mi aveva mangiato, assaporato. Rimanemmo così, fermi e rilassati, la sua testa appoggiata sulle mie gambe, si spostó solo per raccogliere lo sperma rimasto colante sulle sue labbra e guardandomi mandó giù anche l'ultima goccia. Sorrise, si ricompose e in silenzio tornammo in ospedale. Rientrai nella ma stanza pensando continuamente a quello che era accaduto poco prima, mi tornó prepotentemente duro e senza pensarci le inviai un messaggio: "Ho ancora voglia di te, ti lascio la porta aperta". Fu così che me la ritrovai in camera, con ancora il mio sapore addosso, chiuse la porta dietro di essa, dalla tasca tiró fuori il perizoma zuppo de suoi umori e me lo porse, lasció cadere a terra la gonna e si avvicinó a me, con un colpo alla spalla mi fece stendere, mi sfiló il pantalone e mi accarezzó il cazzo duro, si abbassó nuovamente con la testa, diede solo un rapido colpo di lingua lungo l'asta per poi salire a cavalcioni su di me...stesa sul mio petto mi guardó intensamente e mi sussurró all'orecchio "ora fammi tutto", con le mani le afferrai i fianchi e le entrai dentro lentamente, volevo sentirla tutta e volevo farmi sentire tutto, chiuse gli occhi e si morse il labbro per poi aprire la bocca per emettere un gemito strozzato dal piacere. "Ohhhh...siiiii...cosiiiii...ahhhh..." la sentivo spingere vogliosa sul mio cazzo, i miei colpi divennero sempre più forti, stavamo godendo, le stava piacendo, mi afferró lei i capelli questa volta e stringendoli mi urló "spingi...fottimiii...Ora sono la tua troia", la baciai dall'eccitazione di quelle parole, mi fermai, la girai e le misi le mani al muro, a pecora sul letto appoggiata al muro, scesi con la lingua nel suo culo, la leccavo intensamente ano e figa, la mia lingua intrisa di lei mandava giù tutto, volevo mangiarla da così tanto tempo che non ne persi neanche una goccia. La stanza al primo piano, l'unica occupata su tutto il corridoio, era invasa dai suoi gemiti, interrotti solamente quando a fatica disse: "nel culo...Nel culo ti prego", mi fiondai, lo volevo, appoggiai il cazzo e iniziai a spingere lentamente, "Ohhh siii...piano...piano...sei il primo", quando udii questo, eccitato piu che mai, con un colpo secco ma dolce penetrai nella sua parte più intima, dove neanche suo marito era riuscito ad arrivare, ero in estasi, le mie spinte erano sempre più forti, lei sbatteva contro il muro, si toccava le tette con una mano e le stingeva, stavo venendo, resistetti finché non la sentii irrigidirsi e lasciarsi in un unico urlo sordo "ohhhhhhhh..." si afflosció e si stese sulla schiena, aveva gli umori che colavano lungo le cosce, dal ginocchio alla figa la mia lingua risalí lentamente, continuó su di essa, sulla pancia, sul seno, il collo fino ad arrivare alla bocca, mi tirai su e le porsi il cazzo, lo afferró e inizió a segarlo, ero al limite quando chiusi gli occhi per un istante e venni, venni sulla sua faccia da angelo, da brava mogliettina in un normale turno di lavoro. La vidi andare via, baciare il marito e salire il macchina. Fu la notte della dolce Tiziana, sfondata in ospedale.
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