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Prime Esperienze

Un favore da amico


di Lollinopisellino
23.04.2020    |    7.824    |    2 8.6
"Non bello da far cascare le mascelle, ma abbastanza sicuro di sé e con la testa talmente calda da ottenere una certa popolarità..."
L'aria aveva un odore acre di corpi che si amano e tabagismo.
Luca, da in mezzo alle gambe di Patrizia, sentiva solo la prima delle fragranze, fresca gli scorreva in viso, mentre affondava la faccia tra le labbra squisite del suo sesso. Non era la prima volta quella notte.
Lei fremeva e vibrava, il suo corpo era scosso da profonde scariche di piacere che tuttavia non poteva assecondare. Anche i mugolii di piacere erano strozzati.
Su tutto il corpo correva e s'intrecciava una corda di juta, vestendola di nodi. Due o tre spire passavano da dietro la nuca fin nella bocca, tra i denti, schiacciandole la lingua, impedendole di articolare qualunque parola e distorcendo i suoi gemiti. I polsi erano legati insieme dietro la schiena, le gambe erano costrette in posizione divaricata e avevano l'aspetto di cotechini legati con lo spago, così fasciate dalla corda.
Luca infilò un dito tra le pieghe morbide, umide e calde della fica di sua moglie, poi due, poi tre, senza smettere lavorarle il clitoride con la bocca. Lei sentiva la mano nel suo ventre frugare ed esplorare ogni anfratto del piacere del corpo di una donna. Le si stava dolorosamente addormentando un braccio già parecchio anchilosato dalla volta precedente, ma non disse niente, non fece niente per interrompere quel godimento al limite con la tortura, mentre lui continuava ad accellerare.
Luca a un certo punto si stufò, la prese dalle cosce e la girò di peso. Ora era storta rispetto al letto umido e disfatto, e la sua testa sporgeva dal bordo ciondolando un po'.
Lui si alzò, le sciolse un nodo dietro la nuca e le liberò la bocca. Il sangue tornò velocemente nei punti che erano stati fino a quel momento costretti nelle spire paglierine, colorandoli di rosso in uno sfregio geometrico e regolare. Luca spinse il pene in bocca alla sua donna fino a superare le tonsille, solleticandole il viso coi peli del suo scroto, flettendo le gambe per farle sentire tutto il peso del suo corpo gravarle sulla testa e sul collo per spingere più a fondo il sesso eretto nella gola. Lei ribaltò gli occhi. Non poteva fare altro che lasciarlo fare e rantolare ogni tanto, tossendo la saliva che le andava di traverso nei pochi momenti in cui l'altro le lasciava la bocca libera. Dopo pochi minuti di questo trattamento bruto Luca si prese il cazzo in mano. Lei sapeva cosa stava per succedere. Lo odiava ogni volta, ma al tempo stesso la eccitava più di qualunque cosa sentirsi così tanto in balia del suo uomo.
"Apri la bocca" disse Luca. Aveva un tono profondo, calmo ma autoritario.
Lei lo guardò supplicante, con gli occhi ancora lucidi di lacrime che avevano già iniziato a rigarle il viso, e tenne le labbra chiuse.
"Apri quella cazzo di bocca, troia!" insorse lui, molto più fermamente di prima.
Patty chiuse gli occhi e ubbidì, e dopo qualche secondo si sentì investita da un getto molto caldo: i primi schizzi su una delle gote, sul collo e sui seni. Poi, appena Luca aggiustò la mira, fin dentro la sua bocca. Era disgustoso, lei cercò di evitare di ingoiarne anche solo una goccia, ma non riuscì a sputare tutto. Oltre al calore, poteva sentirne in gusto salato e l'olezzo di ammoniaca.
Lui non si limitò ad orinarle in bocca, bensì cercò di bagnarla un po' ovunque, sopratutto i seni e le cosce. Ogni tanto interrompeva il getto facendo pressione sul pene con le dita, e con l'altra mano le dava qualche schiaffetto sul viso o le tirava il naso dalle narici, provocandole ogni volta dei sussulti che le facevano andare di traverso un po' di urina. Si divertiva molto a sottometterla, e lei si sarebbe fatta fare veramente di tutto.

Lu e Patty erano bella coppia: lui alto, coi capelli scurissimi, corvini, sempre in ordine. Lei un fiore, non il tipo di donna che dava troppo nell'occhio ma dai lineamenti delicati, l'aspetto dolce e le forme generose.
Stavano insieme da una vita, avevano avuto un cane, si erano sposati un paio di anni prima dei fatti che sto per raccontare, e tutto andava a gonfie vele. Lui lavorava per una società di assicurazioni. Lei aveva lavorato tanto negli anni precedenti, per pagarsi gli studi di design aveva fatto prima la barista e poi la cameriera in un paio di locali del centro, poi una volta laureata aveva trascorso un anno da receptionist per un hotel (nel quale lei e Luca avevano chiavato in gran segreto almeno una dozzina buona di volte, senza mai essere scoperti)
L'anno dopo era stato l'anno in cui erano andati a vivere insieme, vedendosi però meno di prima perché a lei non avevano rinnovato il contratto all'hotel e si era improvvisata badante per una signora molto anziana che abitava nel loro palazzo, da cui passava sostanzialmente tutto il giorno. Forse era stato quello il periodo più difficile per la coppia, alla fine del quale uno scatto di carriera per Luca all'interno della società per cui lavorava aveva convinto Patty a mollare il lavoro e dedicarsi per qualche tempo solo alla propria casa, al proprio marito e alla pittura. Dipingeva opere che poi postava sui propri social network, fantasticando di essere trovata da un filantropo o da qualcuno che la aiutasse a lanciarsi nel mondo dell'arte una volta per tutte.
Al momento dei fatti di questa storia, i due avevano trascorso in quell'appartamento altri cinque anni dopo i primi due, stavano insieme da più di una decade ed erano sposati da tempo. La convivenza aveva cambiato molto i loro rapporti sessuali, spingendoli ad esplorarsi e scoprirsi reciprocamente un padrone un po' sadico ma molto passionale e una schiavetta perfettamente sottomessa ed ammaestrata. A Patty piaceva essere spinta a fare cose che di sua sponte non avrebbe mai considerato di fare. Si fidava del suo Lu al punto che l'umiliazione non la spaventava più, ma anzi la faceva sentire piccola e nelle mani di un uomo forte e implacabile.

Un giorno si presentò nell'ufficio di Luca un ragazzo che conosceva molto bene e che non vedeva da anni: Alberto. Una persona estremamente timida e introversa, non particolarmente brillante né colta, tra l'altro di pessimo aspetto. Non ne poteva niente, il povero Alberto, era semplicemente brutto: la pelle del viso era arrossata a macchie, in particolare attorno al grosso naso leggermente storto, lì dove una volta a sfregiarlo era stata l'acne. Le grandi labbra carnose che sarebbero state bene su molti altri volti, se non per qualche pellicina bianca qua e là, risultavano semplicemente inappropriate e sproporzionate al volto asciutto, secco e spigoloso, col mento aguzzo e gli occhi piccoli, troppo vicini.
I due avevano frequentato insieme il liceo, tredici anni prima, e per un po' avevano continuato a vedersi per bere una birra ogni tanto, ma poi si erano persi di vista siccome Alberto non abitava in città.
Luca, al liceo, era stato un gran figo. Non bello da far cascare le mascelle, ma abbastanza sicuro di sé e con la testa talmente calda da ottenere una certa popolarità. Spesso aveva tenuto Alberto sotto la propria ala al riparo dal peggio che i ragazzini in preda agli ormoni e ammassati come bestie potevano fare. Ma questo non era bastato, anzi forse aveva solo peggiorato, l'immagine di Alberto nel gruppo. Il ragazzo era cresciuto sempre più introverso. L'ultima volta che si erano visti, quattro anni prima, Alberto non aveva ancora mai trovato una compagna nemmeno per una notte.
Dato il tempo trascorso dall'ultima volta che i due si erano incontrati, dopo aver sbrigato le pratiche che servivano ad Alberto per assicurare la sua nuova smart ("è comoda! Tanto la uso solo per andare a lavoro in città") Luca volle offrirgli un caffé e i due uscirono dalla palazzina di uffici e si diressero verso un bar nelle vicinanze.
"Come va la vita, caro vecchio mio?"
"Bene Ozzy" (Ozzy era il vecchio soprannome che diedero a Luca durante le superiori) "me la passo bene, come al solito. Adesso lavoro per un'azienda di informatica. Sviluppo software per i videogiochi. Hai presente quella roba che adesso fanno i videogiochi con le facce degli attori, prendendo tutti i punti e digitalizzandoli? Ecco, adesso stiamo lavorando ad un programma che fa quella roba. E' molto stimolante"
"Sembra davvero una palla!" rispose l'altro ridendo. "Ti pagano bene, per lo meno?"
"Sai che non sono mai stato un gran materialista. E poi senti chi parla! Mister Polizza" ribatté scherzosamente. "Comunque non posso lamentarmi. Tu stai ancora con Patty?"
"Sì, e ci sto molto bene. Ci siamo sposati due anni fa"
"Non mi dire! E' fantastico, Ozzy, sono molto contento per voi. Quella ragazza mi è sempre piaciuta"
Lo sapeva bene, Luca, che gli era sempre piaciuta. L'aveva sorpreso a imbambolarsi sul sul culo della compagna più di una volta. Fortunatamente, non era tipo da avvelenarsi per queste cose, anzi, gli sguardi che la sua donna attirava su di sé da parte degli altri maschi Luca li aveva sempre presi come sinceri e spontanei complimenti. A maggior ragione quelli del suo amico, che non aveva mai potuto sfogare quel genere di impulsi.
"E tu Albi, ci sei stato con una donna?"
"No Ozzy, purtroppo il mio momento non è ancora arrivato" disse Alberto, dissimulando in un sospiro un profondo disagio di cui Luca, che lo conosceva bene, si accorse perfettamente. Rimase in silenzio qualche secondo di troppo. Ormai avevano più di trent'anni, possibile che Alberto, per quanto brutto e timido potesse essere, non fosse riuscito a trovare l'occasione nemmeno per farsi una scopata fugace? Si sentiva in imbarazzo per lui, e l'altro si sentiva in imbarazzo e basta. Il silenzio era troppo pesante, andava rotto in qualche modo.
"Peccato! Beh, ad ogni modo mi ha fatto veramente piacere rivederti dopo tutto questo tempo, dovremmo andare a prenderci una birra una sera di queste!" esordì Luca.
L'altro però gli rispose che l'avrebbe volentieri accompagnato al solito pub, ma che non sarebbe stato un buon compagno di bevute, perché aveva avuto problemi di stomaco e in quel periodo, secondo le disposizioni del medico, doveva restare astemio.
"Non se ne parla! Non vorrai mica farmi bere da solo! Facciamo così: per questa volta invece che andare da Mimmo, vieni a cena da noi!"
Alberto accettò volentieri la proposta e i due si congedarono, mentre Luca si scusava di dover tornare infretta in ufficio.
Appena si trovò da solo Luca inizò a rimuginare mentre camminava verso il palazzone grigio ad alveare.
Pensò a quanto sarebbe stata diversa la sua vita fino a quel momento senza il sesso.
Non riusciva a immaginarla.
Cercò di pensare allora a com'era stata la vita del suo amico, fino a quel momento, e non si capacitava di come fosse riuscito a rimanere un individuo capace di rapportarsi alla società. Nonostante il lato cinico e sadico, Luca era una persona dotata di grande empatia. Ripensava all'espressione mortificata che aveva visto sul suo viso quando gli aveva chiesto delle sue esperienze con le donne. Si sentì uno stupido, e anche un po' in colpa.
Un'idea cominciò a fare capolino tra i suoi pensieri.

"Domani verrà Alberto a cena da noi."
"Alberto chi?" chiese Patrizia, che aveva già preso a lavare i piatti mentre Luca terminava di sparecchiare la tavola.
Erano anni che sua moglie non vedeva il vecchio amico del marito.
Lui le raccontò dell'incontro di qualche giorno prima, senza però fare menzione dell'inglorioso tenore della conversazione avvenuta tra loro.
Patty rispose con la sua solita dolcezza che era contenta che i due si fossero ritrovati, ma Luca colse in lei uno scarso entusiasmo. Gli sguardi che Alberto le aveva riservato ai tempi non avevano mai smesso di metterla a disagio, e la prospettiva di trovarseli nuovamente addosso non doveva allettarla.
Per un attimo Luca pensò che avrebbe dovuto risparmiarle i suoi piani perversi. Sapeva bene come prenderla e come ottenere da lei sostanzialmente qualsiasi cosa, ma proprio per questo si era sempre premurato di non spingerla mai oltre i limiti che lei avrebbe potuto pentirsi di aver valicato. Considerò per bene la situazione a cui stava per introdurla, poi però giunse alla conclusione che infondo, le aveva già fatto fare di molto peggio.
Si voltò portando le ultime posate al lavabo e senza che l'altra se lo aspettasse la cinse con un braccio da dietro, mentre con l'altra mano si infilava sotto la gonnella della vestaglia e scansava le mutandine. Trovò il sesso della moglie caldo ma asciutto e andò dritto a lavorare il clitoride, pur se a tentoni, conoscendo letteralmente "a menadito" l'anatomia della donna.
"Ascolta bene, Patrizia" introdusse lui abbassando il tono della voce, mentre l'altra si irrigidiva e si inarcava assecondandolo.
"Voglio che tu faccia esattamente come ti dico, intesi?"
Lei annuì.
Luca tergiversava, perché sapeva di dover portare la sua dolce amata nella giusta condizione mentale per renderla completamente succube e lasciva.
Non che gli ci volesse molto: Patty già gemeva sommessamente, e nonappena i primi umori cominciarono a lubrificarla, lui la penetrò col medio nodoso. Era sua.
"Alberto sarà nostro ospite..." il dito di Luca prese a scorrere con un certo ritmo sostenuto nelle intimità di sua moglie. Il suo bacino si appoggiò al fianco della donna e la pressione del suo cazzo eretto la mandò in estasi.
"...ed io voglio che gli riservi il miglior trattamento di cui sei capace. Mi hai capito?"
Patty si lasciò sfuggire un gemito più forte degli altri.
"Ma... ma che dici?" tentò di protestare.
"Hai capito benissimo"
Lei si girò per guardare negli occhi quel suo marito sadico e perverso che le stava ordinando di andare a letto con un altro uomo. Il senso di sottomissione e di umiliazione che la portava all'apice del godimento iniziò ad impossessarsi di lei pesando sullo stomaco e scaldandole il basso ventre.
"Non... io non..." tentò di mugolare. Ma Luca sciolse l'abbraccio con cui l'aveva afferrata e raccolse i suoi capelli arrotolandoli attorno alla mano e tirandoli in modo da costringerla a reclinare la testa. Ora la stava masturbando con tanta foga da picchiarle le nocche contro le labbra fradice. Si avvicinò al suo orecchio e sussurrò: "Non voglio sentire storie. Non mi far fare brutta figura, intesi?"
Aveva vinto tutte le sue resistente. Quella notte, i due si amarono in maniera più dolce e passionale del solito. Era sempre Luca a condurre il gioco, e pensò che la moglie si meritasse un trattamento speciale. Inoltre, lui non sentiva particolarmente bisogno di sottometterla oltre.

Il pomeriggio seguente sembrò durare in eterno, ma infine giunse la sera. Alberto, squisitamente, si presentò con qualche etto di paste che sparirono subito dopo la cena. Patty, che spesso quando doveva distrarsi dai suoi turbamenti cucinava (eccellentemente) aveva preparato una parmigiana di melanzane e diversi antipasti. Non era riuscita a dissimulare un certo imbarazzo e nonostante qualche frecciatina spudorata di Luca la situazione era caduta in un imbarazzantissimo stallo. Alberto poi era prevedibilmente una frana e non sembrava intendere a pieno la situazione in cui l'amico l'aveva infilato.
Patrizia, poi, era la prima volta che si trovava a gestire quel tipo di circostanza. Non fu chiaro neanche a lei se più per il pudore o per la repulsione nei confronti di quell'uomo con cui la natura era stata tanto ingenerosa, ma non fu capace di portarlo alla realizzazione dei piani che Luca aveva per lui, nonostante avesse seguito le istruzioni che il marito le aveva impartito prima dell'arrivo dell'ospite: si era sforzata parecchio di risultare il più gentile e disponibile possibile, era rimasta in abiti da casa, con la solita vestaglietta, con sotto solo le mutandine e una canottiera leggera. Quest'ultima, indossata per evitare di agitare troppo in fretta Alberto, che Luca sapeva essere incapace di gestire le situazioni pudiche, da lui sempre affrontate con impacciato mutismo.
Si era poi concessa ai suoi sguardi man mano in maniera sempre più eclatante, incalzata dalle occhiate del marito. Aveva, per esempio, più volte offerto a entrambi lo spettacolo del proprio culo sodo percorso dalla sottile striscia di tessuto bordeaux dell'intimo, per tirare fuori la teglia di parmigiana dal forno o per raccogliere platealmente una posata "accidentalmente" caduta a terra. In quei momenti, Luca aveva cercato di intercettare la reazione del suo amico che tuttavia, sentendosi gli occhi di lui addosso aveva sempre distolto fugacemente lo sguardo.
Alla fine si era fatto decisamente tardi, e quando Alberto si era congedato era parso quasi sollevato dallo starsi finalmente defilando.
Una volta rimasti di nuovo soli, Luca si sarebbe aspettato di trovare la moglie contenta di essersela scampata. Invece, Patrizia era di un umore strano, tra l'irritato e il mortificato.
Era ben consapevole di piacere ancora parecchio a quel brutto ometto, forse proprio per questo non si capacitava di non essere riuscita a sedurlo. Inoltre aveva avuto modo di processare psicologicamente la cosa, ed ora che non l'agitava più così tanto le dispiaceva di non aver adempito alle richieste del marito.
"Ci credo che non ha mai scopato!"
"Dai Patty, non essere crudele..." rispose lui, ma non poté evitare di pensare che avesse ragione.
"Che altro avrei dovuto fare? Sbattergliela in faccia?" rincarò lei stizzita.
"In effetti ci sei andata piuttosto vicino" le disse lui con tono scherzoso. "Sei la mia troietta ubbidiente, brava piccola" aggiunse, e Patrizia si addolcì subito.
"Il tuo amico è veramente un caso disperato, Lu, sappilo"
"Lo so. Non mi aspettavo fino a questo punto."
"Non vuoi invitarlo di nuovo, vero?" chiese lei.
"No, non voglio"
Patrizia gli rispose con un'espressione raggiante, ma venne subito smorzata:
"Ho qualcos'altro in mente"
"Ah... okay... e cosa?" lo incalzò lei titubante. Aveva paura di ciò che stava per uscire dalla bocca del marito.
"Vedi cara, Albi è mio amico da tanto tempo. Dubito che si spingerà mai a qualcosa di più concreto del posarti gli occhi addosso finché sarete in mia presenza. Nutre troppa stima e rispetto nei miei confronti"
"Mmh... certo hai ragione. E allora? Di sicuro non verrebbe neanche a casa sapendo che tu sei a lavoro" ribatté lei.
"No, infatti. Sarai tu ad andare da lui."
Patty si gelò. Luca sapeva di chiederle tanto, e che lei non fosse affatto dell'umore adatto per acconsentire volentieri ad una cosa del genere. Era preparato ad accettare un rifiuto. Infondo l'idea, sotto sotto, turbava un po' anche lui.
"Va bene" le rispose invece lei, dopo un po'. Luca la guardò stupito.
"Quando?" aggiunse Patty.
Era un sabato, il lunedì Alberto sarebbe tornato al suo lavoro e le chiacchiere di quella sera non erano bastate a fare intuire al giovane marito gli orari e le abitudini dell'amico. Sarebbe dovuta passare un'altra settimana prima che fosse certo di trovarlo in casa.
"Adesso" concluse. "Dai, vai a metterti qualcosa addosso. E togliti quella canottiera"

Dopo averla accompagnata fino al vialetto di ingresso della casa di Alberto, una mezz'oretta dopo, l'uomo si era fermato e aveva spento la macchina.
"Rimarrò nei paraggi. Appena vuoi andartene, mi fai uno squillo e arrivo. Se non ti sento tra due ore ti chiamo io per chiederti se va tutto bene. Intesi?"
Patty annuì. Era di nuovo molto nervosa.
"Non ti preoccupare amore mio. E' un uomo innocuo"
Lei non aveva paura affatto. Era perfettamente consapevole di avere molto più carattere di quanto le sarebbe servito per gestire quel ragazzotto sfigato e impacciato. Semplicemente, non avrebbe voluto trovarsi lì, né fare quello che stava per fare. Non fosse stato che era stato esplicitamente suo marito a chiederglielo. Accese la luce di cortesia e diede un ultimo sguardo al trucco. Era leggero, giusto un filo di eye liner e un velo di ombretto, ma con un rossetto rosso acceso. Era molto combattuta. Infondo quell'esperienza era solo l'ennesima in cui Luca la spingeva ben al di fuori della propria zona di comfort, e se pensava di adempiere ad uno degli ordini che il marito le aveva impartito, la cosa la eccitava anche molto. Quando però ripensava al corpo esile e chiazzato, ai lineamenti disarmoniosi e a quegli occhietti che la scrutavano con brama, il senso di repulsione che provava era forte. Anche più di quando si faceva pisciare addosso da Luca.
Lui interruppe questo flusso di pensieri dicendole: "ancora una cosa, Patty. Se ti riesce, vorrei che filmassi la vostra scopata. Voglio vederti sbattuta da lui"
Lei si voltò a guardarlo, sorrideva ammiccante. Il prurito dell'eccitazione tornò a solleticarle il ventre.
"Così sarà un po' come se ci fossi anch'io" aggiunse lui, carezzandole una coscia calzata di nylon.
Lei sorrise e si allungò a baciarlo a stampo sulle labbra. Poi realizzò che se non fosse scesa in quel momento dalla macchina non l'avrebbe più fatto, si fece forza e aprì la portiera.
"Ti chiamo. Tra poco."
"Quando vuoi andartene amore mio. Sarò qui al volo, vedrai"
Lei scese e si avviò alla porta. Lui mise in moto il veicolo e si allontanò per non farsi notare. Come promesso, rimase nei dintorni. Era in periferia e c'era la campagna poco distante dalla villetta in cui abitava Alberto. A quell'ora, ormai era quasi notte, non c'era veramente nessuno in giro. Si fermò in uno spiazzo poco distante e iniziò a masturbarsi.
Prima di venire cercò dei fazzoletti che ricordava di avere nel portaoggetti davanti al sedile del passeggero, ma al buio ci mise un po' a trovarli e perse quasi del tutto l'erezione.
Ricominciò quindi a menarselo, pensando a come potesse essere la situazione in quel momento in casa di Alberto. Chissà se avevano già iniziato, già finito, se erano nel bel mezzo di un amplesso. Chissà se lei gli aveva succhiato il cazzo o se si era lasciata fare. La immaginò a pecorina china sul suo cazzo con Alberto dietro che se la sbatteva.
Prima di quel periodo non aveva mai fantasticato sulla propria donna a letto con altri, con o senza di lui, ma quel pensiero lo portò velocemente all'orgasmo.
Si pulì coi fazzoletti e si ricompose. Guardò l'ora. Erano passati quaranta minuti da quando l'aveva lasciata sul vialetto. Si accese una sigaretta e aspirò lentamente delle gran boccate di aria sporca.
Ebbe il tempo di farsi un'altra sega prima di accorgersi che erano effettivamente passate le due ore. Che strano... a questo punto, in ogni caso la situazione avrebbe dovuto essersi conclusa. Sbloccò il telefonino e scorse la rubrica fino alla voce "Piccola Patty", la selezionò e partì la chiamata.
Il telefono squillò per quella che gli parve un'eternità, poi la solita voce calda e acuta di sua moglie uscì dall'apparecchio sciogliendo tutta la tensione.
"Ehi"
"Ehi! Tutto bene? Come sta andando?"
"Bene, bene... molto bene a dire il vero... senti, ti scazza se rimango qui per sta notte?"
Luca non rispose subito. Vagliò addirittura l'idea che potesse star scherzando, o prendendolo in giro, ma la scartò subito.
"Dici davvero? Ma sei sicura che vada tutto bene?"
"Sì sì tutto bene, davvero... è che il tuo amico qui è molto... entusiasta di avermi a casa, sai, è la sua prima esperienza... volevo fargli passare una notte con una donna, mi dispiace lasciarlo così adesso"
Non poteva credere a ciò che stava sentendo. Il pensiero di tornare a casa senza sua moglie e di dormire da solo lo intristiva parecchio e gli apriva una voragine nel petto. Però infondo se l'era cercata. E poi, pensare alla situazione in cui li aveva cacciati lo stava eccitando da pazzi.
"Va bene, come vuoi piccola. Allora torno a casa?"
"Sì sì torna pure... anzi, mi faccio riaccompagnare da Albi domani mattina, così puoi dormire tranquillo"
A questo punto Luca era veramente esterrefatto.
Prima di riagganciare, Patrizia aggiunse: "e tieni d'occhio il telefono. Ti sto mandando un video"
Luca sentì il cazzo pulsare forte. Attonito, ci mise alcuni istanti a posare il telefono e accendere il veicolo. Tornò a casa e attese trepidante quel video, che quando arrivò, diciamo, gli tolse ogni dubbio sullo strano comportamento della moglie.

Alberto aveva un pene insospettabilmente enorme. Anch'esso piuttosto brutto, come d'altronde ci si poteva aspettare. Leggermente ricurvo all'insù e molto varicoso, col glande violaceo, ben più grande dell'asta.
"Ma guarda qui"
Aveva commentato Patrizia almeno tre ore prima.
"Dio, ma è gigantesco!"
Luca poté vederla iniziare a leccarlo, dalla punta della cappella, tenendo una mano sui coglioni e l'altra alla base della grossa mazza. Fu evidente quanto si dovette sforzare per metterselo in bocca.
Alberto sembrava quasi incredulo, ma era sopratutto l'estasi a dominare le sue espressioni. Patty era inoltre una donna molto esperta nel regalare piacere a un uomo, e in quella situazione, per la prima volta dopo anni, aveva lei il totale controllo.
L'aveva fatto sdraiare e si era accovacciata nel letto affianco a lui. I seni, fuori dal vestitino, schiacciati sul suo ventre. Aveva poi ripreso a succhiare, stavolta ingurgitando quell'enorme cazzone fino infondo, non senza un certo patimento.
Dopo pochi minuti Alberto l'aveva avvertita che stava per provare un orgasmo, e lei non si era staccata da sopra quel tronco, anzi, aveva iniziato a pomparlo meno a fondo ma con più forza e a ritmo più veloce, finché lui non le era esploso in bocca. Le aveva riversato fiumi del suo seme fino in gola, e lei aveva iniziato a tossicchiare senza però staccare la bocca dalla cappella. Una volta ingoiato tutto, aveva proseguito a mandare giù fin oltre le tonsille il gigantesco arnese, pulendolo con impegno.
Il video continuava per un altro quarto d'ora. Dopo il primo orgasmo, il pene di Albi aveva giusto accennato a sgonfiarsi un po', ma appena Patty si era sfilata le mutandine e lui aveva iniziato a toccarla, l'erezione si era ripresa immediatamente.
Patrizia si era infilata tutto quel cazzone nella patata bollente e fradicia di umori, tra lunghi sospiri e forti gemiti. Aveva preso a saltellarci sopra, ed ogni volta che il pene le riaffondava in profondità urlava più forte. Alla fine, il video si era interrotto da solo (il telefono doveva aver esaurito la memoria o la batteria) mentre lui aveva da poco iniziato a impalarla prendendola a pecorina, appena dopo che lei lo aveva incitato: "prendimi i capelli e tira forte!" per poi rimettersi a gemere come una verginella.
Luca ripensò alle parole di sua moglie al telefono: "...così puoi dormire tranquillo..."
E chi avrebbe dormito quella notte? Non certo quei due. E di certo neanche lui. Quel video lo mandò completamente su di giri, si masturbò altre due volte, e sarebbero state molte di più se già non si fosse fatto due seghe aspettando in macchina, fantasticando su qualcosa che non avrebbe mai potuto immaginare in quel modo.
E forse, il pensiero che più lo eccitava, ogni volta che terminava di riguardare le scene di quel video, era la sensazione che fosse soltanto il primo di una lunga serie.
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