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Scambio di Coppia

REAZIONE A CATENA


di AmaciAncora2023
22.10.2023    |    629    |    0 9.2
"Preso dall’entusiasmo, ne approfittai per indicare ai due l’entrata della sala cui si accedeva da una porta che non avevamo distante, e che conduceva a un..."
Quel giorno eravamo stati parecchio al mare: ci piaceva alzarci presto al mattino per sfruttarne le ore migliori, e poi ritirarci nel bungalow sulla spiaggia all'ombra degli alberi nelle ore più calde, in modo da non esporci molto al Sole.

Avevamo passato il pomeriggio a massaggiarci l'un l'altra, alternando sonnellini a qualche buona lettura, sempre abbracciati: tra di noi il contatto col corpo nudo era molto importante per entrambi, lo cercavamo sempre.

La sera al ristorante cenammo di fianco a una coppietta di cui non capivamo la lingua: bulgaro, forse, o ungherese, sicuramente dell’Europa dell’Est (ma non rumeno, né russo, né ucraino, né bielorusso, perché son lingue che conosco); non avevamo comunque colto una sola parola.

Lu era un uomo maturo, sui 60, tarchiato, con le ossa grosse e una pancia non esagerata ma importante, del tutto fuori forma.

Lei era un fiorellino sensuale: mora, sicuramente aveva meno di 30 anni, alta più di lui di 15 cm buoni, magra con un bel culetto e un seno piuttosto grande e naturale, i cui capezzoli puntavano contro il vestitino da sera leggero, che peraltro nascondeva poco anche sotto, con un'ampia scollatura sulla schiena, bianchissima.

Véronique, che chiamavo spesso anche Veronica, all’italiana, e soprattutto io, li avevamo notati subito, entrando, e fummo contenti di sederci accanto a loro, immaginando chissà quali sviluppi, che però per tutta la durata della cena non ci degnarono che di pochi sguardi sfuggenti.

Véronique non era bisessuale ma conoscendomi aveva subito capito subito che la ragazza mi piaceva molto (ma a quale maschio non sarebbe piaciuta, eccetto a un gay?), quindi cercava di nascondere la sua gelosia, che a me non piaceva e che raramente esprimeva in modo esplicito, facendo battutine sarcastiche con un sorrisetto ironico, cercando di trovarle dei difetti peraltro inesistenti.

Oh, sia chiaro: anche lei era una bellissima donna: 40 anni portati benissimo, alta, magra, carnagione ambrata e culo da favola, ma con le tettine piccole, diciamo una II, come piacciono a me, capezzolini teneri e pronunciati, e un bel viso dall'espressione intensa.

Dopo la laurea in Farmacia aveva fatto un dottorato a Parigi, dove ci eravamo conosciuti, e ora svolgeva le funzioni di Coordinatrice di ricerca su farmaci alla Boiron, la famosa azienda francese che aveva fatto fortuna miscelando acqua e zucchero e inventando l’omeopatia industriale.

La prendevo spesso in giro per questo, e anche lei sapeva benissimo che si trattava di pillole di alcuna efficacia oltre l'effetto placebo, ma la ricerca che svolgeva lì dentro, a sua detta, era seria, si occupavano anche di sviluppare molecole innovative riferite alla flora batterica intestinale. Inoltre era pagata bene, dopo 15 anni di brillante carriera e qualche passaggio, veloce, nel letto di alcuni superiori sposati con figli.

Diciamo che sapeva cavarsela bene.

Sessualmente, le sue origini centroamericane esplodevano fragorosamente in comportamenti selvaggi, che solo il mio grosso cazzo e la mia propensione alla dominazione mi permettevano di gestire, per il piacere di entrambi.

Stavamo insieme da 5 anni, e facevamo spesso orge e feste incontrando abitualmente anche altre persone, per la gioia di lei, a cui un cazzo solo non bastava assolutamente, e mia, che amavo dirigerla nelle sue cavalcate pluri-orgasmiche, assicurandole anche tutta la sicurezza necessaria.

Grazie ai molti siti di scambismo presenti anche in Francia, organizzare gli incontri non era difficile, ma richiedeva comunque tempo e impegno, anche perché lei viveva a Lione e io a Losanna, quindi non avevamo in realtà la possibilità di fare sesso con la frequenza che avremmo voluto, mentre qui al mare tutto era molto più semplice e naturale, bastava andare in discoteca e, volendo, si riusciva sempre a divertirsi: cosa che naturalmente facemmo anche quella sera.

All'entrata della discoteca due magrebini fecero degli apprezzamenti su Veronica, sicuramente pesanti, ma non conoscendo l'arabo ebbi buon gioco a far finta di nulla ed evitare uno scontro che poteva anche essere pericoloso per tutti; a lei davano terribilmente fastidio questi atteggiamenti, ma nemmeno poteva esser certa che non si trattasse invece di complimenti signorili, o persino che fossero rivolti ad altri, quindi preferì a sua volta ignorarli.

Il buttafuori del locale, un nero grande e grosso col tipico physique du role, che conoscevamo di vista essendo clienti piuttosto frequenti in estate, accortosi del contrattempo ci venne incontro per qualche metro, lanciando uno sguardo torvo ai due che, appollaiati sulla ringhiera vicina, fecero finta di nulla.

Ci sedemmo sui divanetti in fondo alla sala, un una zona meno illuminata e soprattutto lontana dalle casse e dalle luci più forti, che entrambi detestavamo.

Nel divanetto dietro al nostro, per una coincidenza fortuita, sedeva la coppia incontrata al ristorante: io me ne accorsi subito, loro e Veronica no, perché in pratica ci davamo le spalle.


Stavo pensando a come presentarci a loro, superando magari con l'inglese la barriera linguistica, e di colpo ebbi un'intuizione geniale, che in effetti risultò vincente e risolse la serata: feci passare un braccio intorno alle spalle di Véronique, e con la mano iniziai ad accarezzare il collo della bella vicina, prima molto delicatamente, in modo da poter eventualmente addurre le scuse tipicamente necessarie per giustificare un contatto involontario, se fosse stato necessario, poi, una volta resomi conto che lei invece aveva capito benissimo che non era suo marito a toccarla, in modo sempre più audace. Le stringevo delicatamente la nuca tra il pollice e le altre quattro dita, alternando piccole pressioni dalla spalla al collo, fin sotto l'orecchio, che lei gradiva molto perché lo inclinava come per darmi più spazio d'azione.

Successe poi una cosa che mi lasciò sbigottito: intanto, il suo compagno non si era accorto di nulla, poi, lei si girò leggermente sul fianco, verso di noi, e trovandosi il collo di Véronique a portata di mano, iniziò ad accarezzarlo leggermente alla stessa maniera, fin poi a passarci la lingua; molto probabilmente pensava che fosse stata lei ad iniziare, non io. Fui molto divertito dell'innesco di questa specie di reazione a catena, e per un attimo mi sentii il genietto, l'Arsenio Lupin della situazione.

Ovvio che Veronica ne rimase stupita, lì per lì, ma non si sottrasse, e nel giro di qualche minuto, con mia grande sorpresa, le vedemmo baciarsi appassionatamente scambiandosi le lingue e tenendosi la testa a vicenda. Stavolta anche lui sorrideva compiaciuto: la tipa doveva essere molto attratta dalle donne, perché il suo compagno non si stupì più di tanto, come invece lo fui io, e non fece altro che accompagnarla, tenendola per mano, a sedersi vicino a noi, facendola accomodare proprio al fianco di Véronique.

Chiesi al tipo, in inglese, di scambiarci le rispettive posizioni, in modo da rendere l'incontro più interessante che non solo lo scambio di effusioni tra due belle donne, ma lui rifiutò a gesti, dimostrando anche di non parlare la lingua della Perfida Albione.

Mi risedetti al mio posto e scoprii il pube di Véronique per iniziare a masturbarla un pochino, mentre le due donne avevano ricominciato con foga a baciarsi; anzi, adesso si stavano già anche toccando le tette a vicenda, e la sensualità stava prendendo il sopravvento su ogni remora, anche per Véronique. Vedendo il sottile cordino bianco uscire dalle grandi labbra pelose, di colpo mi ricordai che lei era mestruante! Colto di sorpresa, non sapevo bene cosa fare, ero certo che prima o poi le mani di entrambe sarebbero scese a cercare i rispettivi sessi, e per fortuna mi venne un'idea che credetti altrettanto brillante della prima. D'altronde, ero o non ero Arsenio Lupin? Presi la mano della nostra "amica" e la condussi in modo risoluto sulla vagina della mia donna, poi le presi delicatamente un dito e le feci toccare col polpastrello il filo di cotone dell’assorbente interno, per farle capire la situazione.

Invece di ritrarre la mano, infilò un pochino il dito dentro, spingendo l’assorbente in modo da provocare una piccola pressione a simulare una piccola penetrazione, come mi raccontò in seguito Veronica.

Di lì a qualche istante, quindi, le due donne erano unite oltre che dalle bocche, che non parevano stancarsi di scambiarsi saliva e baci appassionati, anche dalle mani, l’una sulla vagina dell’altra, una penetrata a fondo con due dita, l’altra che accarezzava dolcemente la clitoride, ostacolata dal mestruo.

Di colpo, la tipa strinse forte le cosce, serrando il braccio che le stava frugando, e sollevò ripetutamente il bacino dal divano, puntando i piedi sui talloni, scosso dalle contrazioni di un potente orgasmo.

Dopo qualche secondo, eccitata dall’orgasmo dell’altra, anche Veronica venne, ma in modi un pochino più discreto, aggrappandosi all’amica che la abbracciava come per contenerla e confortarla.

Il compagno di lei, un uomo che a me è rimasto nel ricordo come poco intelligente e grezzo, mi propose a quel punto di scambiarci i posti, cosa che stavolta fui io a rifiutare, non tanto per ripicca, quanto perché temevo che la richiesta fosse motivata dal voler entrare anche lui dentro la mia donna con le dita, concedendomi magari di fare altrettanto con la sua. Non avendo capito nulla del mio rifiuto, fece un gesto greve, come a dire:”Allora vaffanculo!”, e riprese il suo posto.

Le due troie continuarono anche dopo il rispettivo orgasmo a baciarsi e accarezzarsi a lungo, poi finalmente Veronica si staccò per prima e chiese un attimo di pausa all’amica.

Preso dall’entusiasmo, ne approfittai per indicare ai due l’entrata della sala cui si accedeva da una porta che non avevamo distante, e che conduceva a un ambiente quasi completamente buio dove entrava chi voleva fare sesso esplicito e completo, ma la mia donna mi fece cenno di no, spiegandomi dopo che intanto l’altro uomo proprio non le piaceva, giudizio che condividevo, e poi che temeva di perdere sangue e sporcarsi troppo, perché era nei primi giorni del ciclo e il flusso era ancora abbondante.

Mi convinsi subito che aveva ragione lei, quindi li salutammo, ci spostammo dal divanetto condiviso, invero in modo un pochettino brusco, e raggiungemmo la toilette prima, per dare a lei il tempo di espletare di sui bisogni e cambiarsi l’assorbente, e poi il bancone, dove ordinammo due drink freschi per calmare la gran sete che l’avventura trascorsa ci aveva provocato, soprattutto a lei.

“Quindi, ora sei anche bisex oltre che troia!?”, le dissi scherzando.

“Non mon cher, absolument pas! Ma comunque mi sono divertita, grazie della bella serata, ti amo tanto.”

“Ti amo tanto anche io!”

Era vero, la amavo anch’io alla follia, però non mi sarebbe dispiaciuto affatto che diventasse anche convintamente bisessuale.

Purtroppo la coppia di prima non ci seguì al banco; Veronica non aveva pensato che a me avrebbe sicuramente fatto piacere scoparmi la tipa… o forse sì?

“Alla fine, furbetta, sei riuscita ad allontanarmi da lei, eh?”- le dissi sornione.

Non rispose ma mi fece un bel sorriso, sfoderando i suoi 150 denti bianchissimi: era la sua arma segreta alla quale non riuscivo mai a resistere, che si giocava quando era messa alle strette su qualsiasi argomento di discussione, vincendo sempre.

Quella sera nel bungalow ci addormentammo dolcemente abbracciati e nudi, come due bimbi, col cuore contento e in pace, anche fisicamente soddisfatti.

Cosa chieder di meglio alla vita?

Ma la vita a volte sa anche diventare molto crudele, e riprendersi ciò che ha apparentemente regalato, con gli interessi: ma questa è un’altra storia che per ora non mi va di raccontarvi.
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