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Gli alunni di mia moglie


di nfeo88
22.12.2022    |    51.823    |    32 9.7
"Tanto ormai non sono più un suo studente..."
Sono Matteo e ho 33 anni. Tanti, pochi, giusti, dipende dai punti di vista.
Di sicuro non abbastanza per poter dire di conoscere nemmeno in minima parte l'universo femminile e tutte le sue sfaccettature. Sessualità inclusa.
Sono sposato con Sabrina, compagna di vita praticamente da sempre, dai tempi del liceo. Stiamo bene insieme, ci amiamo e abbiamo trovato il nostro equilibrio nella noiosa routine della quotidianità, come tutte le coppie consolidate.
Sabrina è una splendida donna di 33 anni, con tutto ciò che questo periodo della vita si porta dietro. Negli anni ha aggiunto una manciata di chiletti allo scheletrino che era ai tempi della maturità, aggiungendo quelle forme che rendono una donna femminile e sensuale. E così la seconda scarsa è diventata una terza pienissima, il sedere si è arrotondato ed è comparso il punto vita. La passione per il fitness aiuta a mantenerla sportiva ed armoniosa.
Insomma, una donna con la D maiuscola.
Forse le manca ancora quel pizzico di consapevolezza ed autostima che le permetterebbe di sbocciare completamente liberandosi dei pregiudizi e dei pudori inculcati dai genitori e dalla società. E così spesso dimentica il trucco perchè "da poco di buono", sceglie l'abbigliamento meno vistoso perchè "non è il caso", viva la vita (sessuale e non) secondo ciò che è giusto o sbagliato e non secondo ciò che è piacevole o meno.
Mi avrete sicuramente capito, torniamo a noi.
Sabrina insegna matematica nello stesso liceo in cui si diplomò qualche anno fa e quest'anno abbiamo dovuto attendere la fine degli esami di maturità per poter scappare dall'afa e goderci il mare della Puglia.
Partiamo di buon mattino dalla nostra Bologna, in auto, con l'obiettivo di raggiungere l'hotel nel tardo pomeriggio. E il viaggio scorre senza intoppi. Facciamo il check-in, lasciamo i bagagli in camera e via di corsa verso la spiaggia, desiderosi di rivedere il mare dopo molti mesi di astinenza.
Superiamo lo stabilimento balneare, calpestiamo i primi metri di sabbia quando Sabrina si volta. Non avevo nemmeno fatto caso alla voce che urlava: "Prof! Prof!" tra la folla di giovani intenti a sorseggiare i loro aperitivi muovendo qualche leggero passo a ritmo di musica.
Si avvicinano di corsa tre ragazzini visibilmente euforici: "Prof! Ma che ci fa qui??".
Sabrina: "Ragazzi! Che coincidenza! Ecco, avete scoperto il segreto dei prof...Anche noi andiamo in vacanza! Questo è mio marito Matteo".
Insomma, scopro che i tre ragazzi, Francesco, Ettore ed Edoardo, sono alunni di mia moglie, freschi freschi di maturità, anche loro in Puglia a godersi il meritato riposo dopo lo stress degli esami. Scopriamo che alloggiano nella stessa nostra struttura, hanno una camera tripla due piani sopra di noi e che il mare lo stanno vedendo davvero poco. Le loro giornate iniziano con l'aperitivo e finiscono con la colazione. Ci sta, altre esigenze, altre forze, altri ritmi.
Io e mia moglie rientriamo in hotel e ci prepariamo alla nostra solita, classica vacanza: colazione, spiaggia, pranzo, spiaggia, cena, passeggiatina tra i mercatini e a nanna prima della mezzanotte. Lo so, siamo un po' noiosi ma nessuno dei due è un gran trascinatore.
Il mattino dopo siamo al sole di buon'ora, come da programma. E come da programma nemmeno l'ombra della folla di ragazzini della sera prima. Mia moglie legge il suo romanzo, io perdo tempo con uno stupidissimo gioco sul telefono e ogni tanto ci concediamo un bagnetto per placare l'arsura. E così si trascina la giornata finchè non tornano le urla: "Prooooof! Marito della prooooof!".
"Oh, sono resuscitati", penso tra me e me. I tre ragazzi ci corrono incontro con un pallone in mano e quasi mi trascinano giù dal lettino.
Francesco: "Prof, ci serve suo marito, dobbiamo umiliare dei napoletani a beach volley".
Non è che mi stessero dando realmente possibilità di scelta, erano semplicemente venuti a prendermi. Li seguo, giochiamo. Perdiamo, ma che scarica di adrenalina! Non so da quanto non mi divertivo così!
I ragazzi sono infaticabili. Neanche un istante di riposo che subito propongono un bagno per rinfrescarsi e per pulire via la sabbia accumulata duranti i tuffi sul campo dal beach volley.
Sempre Francesco, il più carismatico dei tre: "Oh ma andiamo a prendere la prof!". E via l'ennesima corsa verso il nostro ombrellone. Con Sabrina si comportarono in modo meno fisico, inconsciamente intimoriti da quella che è stata una loro insegnante fino a poco prima. Tutti e 3: "Prof! Andiamo a fare il bagno, venga con noi!".
Sabrina accondiscende, posa il libro, scende dal lettino e si dirige insieme a noi verso l'acqua. I ragazzi, davanti, di tutta fretta tra le onde come se l'acqua non fosse affatto gelata. Noi due con tutta la calma del mondo, lasciando il tempo al corpo di abituarsi alla temperatura.
Parliamo degli esami, delle impressioni, dei voti e del futuro, l'Università. Li invidio un po', ricordo con piacere quei momenti, le novità, le incertezze.
Dopo qualche minuto io e Sabrina usciamo dall'acqua, i ragazzi preferiscono fermarsi ancora un po' a bagno. Ci dirigiamo verso la nostra cabina. Ecco, la formula di prenotazione del nostro albergo ci dava diritto all'uso di una cabina con doccia calda, un lusso meraviglioso per togliere il sale dalla pelle senza congelare come il resto dei bagnanti che potevano utilizzare solo le docce fredde appena fuori.
Ci stiamo godendo il tepore delle nostre docce quando sentiamo le voci dei tre ragazzi farsi via via sempre più forti. Parlottavano controllando abbastanza il tono della voce ma la risonanza della cabina ci permetteva di sentire piuttosto distintamente i rumori esterni.
Ettore: "Io non ci avrei scommesso un euro. Cioè aveva del potenziale ma non pensavo fosse così figa".
Francesco: "Io lo sapevo, me lo sentivo che nascondeva quelle tettone. Madonna la aprirei in due come una noce".
Edoardo: "Ma veramente, da scopare a sangue, le sborrerei ovunque!".
Mi volto verso Sabrina che è paralizzata, bocca aperta ed occhi sbarrati come se avesse visto un fantasma. La abbraccio per tranquillizzarla e le sussurro: "Vuoi che esco a dirgliene quattro?".
Sabrina fa cenno di no con il capo.
Io: "Non ti preccupare, amore..Tra maschi succede di parlare così, si esagera un po' e si dicono cose poco carine però non è che si pensano per davvero..".
La gelosia c'era, ma era sopraffatta dal senso di protezione verso mia moglie. Non sapevo bene cosa dirle per tranquillizzarla.
Io: "Prendilo come un complimento..Cioè è il modo che i maschi usano tra loro per fare un complimento, diciamo così..".
Usciamo e ritorniamo ai nostri lettini, mentre dei ragazzi non c'era traccia. Io torno a perdere minuti di vita con il giochino, Sabrina riprende il suo romanzo d'avventura.
Rieccoli un'oretta dopo, li vediamo arrivare in nostra direzione con un vassoio e 5 bicchieri rossi, immagino Spritz.
Francesco: "Buonaseeeera avevate ordinato voi degli spritz?". E senza aspettare risposta appoggiano il vassoio alla base del mio lettino. Cerco di celare l'imbarazzo, preoccupato soprattutto della reazione di Sabrina che però si comporta come nulla fosse. Ci sediamo sui nostri due lettini, ci dividiamo i bicchieri e degustiamo il primo spritz pugliese della nostra vita. Mai come quello padovano, ma niente male.
Devo dire che, episodio delle docce a parte, questi ragazzi sono stati un toccasana. Portavano brio, allegria, gioia di vivere. Parlammo della guerra, del gas, dei mondiali, di qualsiasi cosa. Discorsi seri e stupidaggini che si incrociavano senza senso tra le risate.
Nel frattempo cercavo di cogliere segnali da mia moglie. Un'occhiata, un tocco..Niente. Mi sarei aspettato anche una tendenza a coprirsi, a nascondere il seno. Invece nulla, come se non avesse sentito niente in doccia. E lo stesso vale per i ragazzi, nessuno sguardo morboso su di lei, nessuna frase fuori luogo. Mi stava quasi venendo il dubbio di essermi sognato tutto.
Fa niente, i ragazzi ci lasciano per gettarsi nella folla accorsa per l'aperitivo, ma non prima di averci invitato ad andare a ballare con loro la sera, invito che declinammo.
La serata proseguì senza sorprese, cena in albergo, passeggiata digestiva nelle viette del paesello tra le bancarelle di prodotti artigianali e caramelle gommose, un gelato e poi a letto.
Ecco. Parliamo di iniziativa sessuale. Nel 99% dei casi prendo io l'iniziativa, è difficile che sia Sabrina a dare il via ai giochi. Ma devo dire anche che, approcciandola nel modo corretto, nel modo che piace a lei, la sua risposta è praticamente sempre positiva. E' veramente molto raro che mi rifiuti e in questo credo di essere molto fortunato. Alcune volte mi fa semplicemente intendere che avrebbe voglia di fare l'amore ma lascia comunque a me l'iniziativa. Non succede mai, praticamente mai, che sia lei direttamente ad accendere la scintilla.
Successe quella sera. La stavo aspettando a letto, giocando al mio solito giochetto scemo senza nemmeno pensare al sesso quando lei uscì dal bagno nuda, spostò via il lenzuolo che mi copriva e mi saltò a cavalcioni dando il via ad una bellissima scopata. Bellissima perchè era totalmente presente, coinvolta e attiva. Immagino sia un pò così per tutti, no? A volte si fa l'amore con il pilota automatico, quasi aspettando semplicemente la fine, come un dovere. Altre volte invece c'è più partecipazione, più energia, più desiderio, si sente la propria donna vibrare in preda al piacere. Ecco questa era una di quelle volte.
Veniamo entrambi, ci coccoliamo e poi ci diamo entrambi una sistemata. Prima io, poi lei, come al solito. Quasi come al solito, perchè passa qualche minuto ma Sabrina nemmeno l'ombra anzi, mi sembra di sentire dei singhiozzi celati vagamente dal rumore del condizionatore. Mi porto verso il bagno e la trovo seduta a terra, con la testa tra le ginocchia, in lacrime.
Mi lancio verso di lei, la abbraccio, cerco di farmi spiegare quale sia il problema ma sembra non volerne parlare con me. Faccio delle ipotesi, le chiedo se ha avuto dolore durante il sesso, se ha altre preoccupazioni, ma niente. Un muro.
Insisto tanto, tantissimo per riuscire ad estorcerle un:
"Prometti che non ti arrabbi con me?".
Io: "Amore ma perchè dovrei? E comunque no che non te lo prometto. Però lo sai che per farmi arrabbiare devi averla combinata veramente grossa..".
Sabrina: "C'entra col sesso...".
Io: "Ti ho fatto male?".
Sabrina: "No...è solo che il discorso di oggi, dei ragazzi...Cioè mi sono sentita bella, desiderata. Di solito mi sento sempre bruttina, mi vergogno anche a farmi vedere da te. Oggi mi sono sentita bella. Io volevo fare l'amore con te eh..Però forse ero più eccitata del solito per quelle parole sporche.".
Seduti a terra, parlammo a lungo. Personalmente ero mosso da un misto tra fastidio per il fatto di non essere capace a infondere autostima alla donna che amo e felicità perchè, in qualche modo, un briciolo di fiducia in se stessa comunque l'aveva guadagnata. Mi concentrai su di lei, le spiegai che per me non era un problema anzi, che è fonte di orgoglio sapere che mia moglie è desiderata perchè vuol dire che sto con una bella donna. E che, al posto suo, chiunque sarebbe appagato dai complimenti. Più o meno eleganti.
Le spiegai che tutti hanno delle fantasie o situazioni che accendono l'eccitazione in modo irrefrenabile, che è normale e che non ha senso reprimerle. Che non significa per forza realizzarle, ma banalmente non sentirsi in colpa per il solo fatto di pensarle. Parlammo delle rispettive fantasie e del fatto che, a volte, metterle in pratica può creare danni ad una coppia così come rinsaldare ancora di più il legame. Non esprimo ora il mio pensiero in merito perchè sarà chiarissimo tra qualche riga.
Sdrammatizzai estorcendole un sorriso: "Che poi, se i complimenti ti fanno eccitare così devo pagare qualcuno per farteli più spesso!". Ridiamo di gusto e ci mettiamo a dormire dolcemente accoccolati.
Le giornate successive ripetevano continuamente lo stesso copione fatto di mattinate pigre tra noi e di pomeriggi esplosivi in compagnia dei tre ragazzi tra sfide a qualsiasi sport possibile e immaginabile, tuffi, alcolici di ogni tipo, partite a carte e discorsi di ogni genere. Ci separavamo poi per cena e dopo cena, più per colpa di Sabrina che mia. Non mi riuscivo a spiegare bene il motivo, io non sono mai stato un amante delle discoteche, lei invece in pista si scatenava.
Fino all'ultimo giorno. I ragazzi si presentarono al nostro ombrellone e si inginocchiarono davanti a me con le mani giunte in preghiera.
Francesco: "Signor Prof. la preghiamo. I buttafuori non ci fanno mai entrare prima delle 4 quando ormai la serata è andata. Tre giovani maschi da soli non sono bene accetti. Siamo qui da una settimana e non si batte chiodo, non possiamo tornarcene a Bologna senza malattie veneree, sarebbe un disonore!".
Io, trattenendo le risate: "Non sono prof...Ma ragazzi, mi dispiace per voi ma che ci posso fare se lei non ha a cuore le vostre esperienze di vita?".
Ettore: "Prof, signor. Prof, riflettete. E' la nostra ultima possibilità. O stasera o mai più. Se ci presentiamo all'ingresso con un uomo adulto ed una donna ci fanno entrare di sicuro".
Io: "Ragazzi...farò il possibile..".
Esultanza dei tre come se l'Italia avesse vinto i mondiali.
Ci provo a parlare con mia moglie. Ci vuole un po' di insistenza per farmi spiegare il reale motivo.
Sabrina: "Mi sentirei inadeguata. Ma le vedi come si vestono le ragazze per andare a ballare? Io ho solo vestitini da passeggiata, gonnelline al ginocchio, magliettine girocollo..Andiamo a farci ridere dietro?".
Io: "Amore ma se questo è il problema, vediamo se nei negozietti qui fuori vendono qualcosa di carino, no? Cioè piacerebbe anche a me vederti un po' tirata..Domani si torna a casa e quando ricapita più?".
Ci infiliamo in un paio di negozi, Sabrina scorre i vestiti appesi senza trovare nulla di suo gradimento. il terzo negozio è quello buono. Uno straccetto nero da 15€ di nessuna qualità, probabilmente cucito in qualche Paese del terzo mondo, ma l'erezione che mi provocò all'uscita dal camerino ci fece capire che era quello giusto.
Un semplice abitino aderente nero, a mezza coscia. Un'evidente ma non esagerata scollatura a V e sottilissime spalline che si allacciano al retro del vestito a mezza schiena, lasciando scoperte anche le scapole.
Commessa: "Se posso permettermi, questo abito nasce per essere portato senza reggiseno poi è chiaro che lei deve indossarlo come meglio se lo sente..".
Ero d'accordo, d'accordissimo. Sabrina non ancora, ma ci avrei pensato più tardi.
Torniamo in spiaggia e diamo la buona notizia ai ragazzi che festeggiano come e più di prima.
Io: "Però, ragazzi, vi avverto già che poco dopo la mezzanotte noi andiamo...Domani mattina partiamo presto e non posso guidare senza aver dormito".
Ci separiamo dandoci appuntamento direttamente fuori dalla discoteca alle 23. Dopo aver cenato risaliamo in camera per prepararci. Per me è facilissimo, camicia bianca, jeans, mocassino e sono pronto. Sabrina indossa il suo abitino nuovo, sopra ad una mutandina brasiliana nera e reggiseno abbinato.
La convinco a provare a sfilare il reggiseno, promettendole di non insistere ulteriormente nel caso in cui fosse fuori luogo. Non tanto perchè fosse meno sensuale, lo trovavo proprio inelegante, non c'azzeccava nulla con quell'outfit. Non lo era, fuori luogo. Il seno continuava ad essere ben sostenuto, nessuna trasparenza, non si intravedevano nemmeno i capezzoli spingere sul tessuto, stava benissimo. Si convince. Ai piedi un paio di sandalini semplici, tanto si balla sulla sabbia. Trucco leggero ma presente, capelli sciolti sulle spalle.
Era molto, molto sexy. Ero curiosissimo di vedere la reazione dei ragazzi e credo pure mia moglie a giudicare dal "105" segnato del contabattiti del suo smartwatch. Ma come spesso capita, più alte sono le aspettative più grossa è la delusione: incontriamo i ragazzi fuori dalla discoteca, ma sembrano interessati più a superare l'ingresso velocemente che a scansionare Sabrina. Paradossalmente rimasi quasi deluso. E se dissimulavano, lo facevano veramente bene.
Una volta dentro io cerco subito il mio amico drink ed un posticino laterale ma con buona visibilità. Non ballo, non sono capace, non mi piace. Sabrina e i ragazzi invece si lanciano in pista. Invidio molto chi si diverte ballando, è un tipo di felicità che proprio non riesco a provare.
Mi sarei aspettato di vedere i ragazzi sparire piano piano alla ricerca di compagnia femminile, invece il quartetto continua a rimanere unito al centro della pista, quasi incuranti delle altre persone.
Io inizio a guardare l'orologio, si avvicina l'ora a cui mi ero prefissato di lasciare il locale. E' veramente un peccato, Sabrina si stava divertendo come non accadeva da anni. Nei brevi istanti in cui i laser le illuminavano il volto potevo vedere un sorriso che quasi non ricordavo.
La soluzione c'è ed è pure ovvia.
Io: "Sabri, per me si sta facendo tardi, sono in pensiero per il viaggio di domani. Però se ti stai divertendo perchè non rimani? Tu puoi riposarti domani in auto..".
Sabrina: "Ma no, amore, vengo con te! Non ti preccupare!" mi risponde con un briciolo di tristezza negli occhi.
Quasi senza far caso alla sua risposta mi rivolgo ai tre: "Ragazzi io devo andare a dormire. Vi affido la Prof, riportatela in albergo sana e salva. Altrimenti so dove venirvi a trovare e vi faccio pentire di essere nati", li minaccio goliardicamente, ma neanche tanto.
Francesco: "Tranquillo, la difendiamo noi! Se qualcuno si avvicina lo meniamo senza neanche chiedere spiegazioni".

Qui si interrompe il racconto di ciò che ho visto con i miei occhi e parte quello di ciò che ho sentito con le mie orecchie e ricostruito nella mia mente.

Intorno alle 3 di notte i ragazzi decidono di rientrare, pur senza aver concluso nulla nemmeno questa volta. I quattro percorrono le poche centinaia di metri che li separano dell'albergo ridendo e scherzando, ancora in preda all'adrenalina della serata. Fino all'ascensore.
L'albergo era bellissimo. 11 piani, nuovo, curato e pulito. L'unico neo, proprio l'ascensore. Un solo funzionante piccolissimo, lento e scassato.
Edoardo: "Raga non ci stiamo mica lì dentro, saliamo due alla volta, dai".
Francesco: "Ma vaaa ma leggi lì, 3 persone e 300 kg. 80 per 3 fa 240 kg, la prof a 60 kg non ci arriva, dai che ci stiamo".
Entrano i tre ragazzi per primi. Sabrina, un po' titubante, prova a quantificare visivamente lo spazio residuo a disposizione cercando di capire se davvero ci sarebbe stata.
Entra a malapena e la porta che si chiude alle sue spalle la spinge vigorosamente in avanti, necessariamente contro i due ragazzi ai lati. I seni si schiacciano forte contro il torace di Edoardo ed Ettore e quasi le salgono in gola. Sabrina in leggero imbarazzo, i tre con gli occhi strabuzzati. I 15 cm che davano a Sabrina li mettevano in posizione perfetta per godersi lo spettacolo di quelle tette così maltrattate.
Francesco, di fronte a lei: "Prof, glielo devo dire..Tanto ormai non sono più un suo studente. Se l'avessi incontrata prima del matrimonio le avrei fatto una corte spietata".
Sabrina, appagata nell'orgoglio dal complimento, con invidiabile prontezza: "Che gentile..non ti sei mica espresso in modo così galante l'altro giorno alle docce. Com'è che era? La apro come una cozza?", lo sfida mia moglie fissandolo negli occhi.
Francesco: "Cazzo, ma mi ha sentito?? Mi scusi, non volevo offenderla..comunque intendevo senza marito, se non fosse sposata, ovviamente".
Settimo piano, si apre la porta alle spalle di mia moglie, è il piano della nostra stanza.
Sabrina, indietraggiando, con fare allusivo: "Vedi per caso mio marito nei paraggi?".
I ragazzi non realizzano immediatamente e la porta si sta per chiudere quando Francesco riesce a bloccarla con una mano e a farla riaprire; con la stessa mano afferra il polso di Sabrina riportandola con forza all'interno dell'ascensore. Sabrina quasi raggiunge l'orgasmo solo con questo gesto folle, forte e dominante nei suoi confronti.
L'ascensore riprende la salita al nono piano. I quattro si dirigono verso la camera dei ragazzi, Sabrina sempre accompagnata dalla presa decisa di Francesco. Edoardo cerca di infilare la chiave nella toppa ma la fretta, l'emozione e l'eccitazione gli fanno perdere secondi preziosi.
Sabrina: "Tre regole: numero uno, telefoni spenti, niente foto, niente video. Numero due, se dico no è no. Numero tre, non voglio fare l'amore. Quello lo faccio con Matteo. Non voglio nemmeno sesso, non mi interessa. Voglio essere l'oggetto del vostro desiderio, voglio sentirmi desiderata e usata per il vostro piacere. Chiaro?".
"Chiarissimo", rispondono i tre una volta entrati in camera e già con i cellulari in mano in fase di spegnimento.
Francesco, Edoardo ed Ettore si lanciano su di lei toccandola ovunque. Le sei mani scorrono sui suoi fianchi, sulle tette, sul sedere, sulle gambe. Sopra, sotto il vestito. Pare avvolta da un gigantesco polipo. Le sfilano le spalline del vestito facendolo cadere sui fianchi, liberando il seno.
Ettore: "Non ci credo, datemi una sberla..Che tette!", dice fiondandosi sui capezzoli e succhiandoli avidamente. La schiena di Sabrina si inarca, quasi a spingere le tette contro Ettore quando Edoardo posa una mano sulla testa di mia moglie e la forza ad abbassarsi, ad inginocchiarsi.
Si sbottonano i pantaloni, calandoli alla ginocchia insieme agli slip e avvicinano i tre cazzi già duri al volto di mia moglie strofinadoli contro le guance e le labbra.
Francesco: "Eddai, apri la bocca. Pardon, apra..si dà del lei ad una professoressa", sghignazzano.
Sabrina obbedisce e Francesco le infila il cazzo in bocca, cercando di spingerlo a fondo con i movimenti del bacino e bloccando la nuca con una mano. Ettore le prende la mano destra e se la avvolge attorno al cazzo invitandola a segarlo mentre Edoardo si abbassa per toccarla tra le cosce.
Edoardo: "Raga, è già fradicia". Sghignazzano non rendendosi conto di essere usati tanto quanto loro stavano usando lei.
Sempre Edoardo la spinge in avanti facendola cadere a 4 zampe, le sposta le mutandine e infila con grande facilità il cazzo nella vagina bagnatissima.
Edoardo: "Non c'erano regole sullo sborrare dentro, vero?".
Sabrina non riesce a rispondere, forse per disinteresse, forse a causa del cazzo di Francesco che la penetrava ritmicamente quasi fino in gola.
Edoardo dietro di lei non si trattiene e la scopa con tutta l'energia possibile, senza pensare alla prestazione, alla durata. La penetra a fondo sbattendo le anche contro il culo di mia moglie ormai arrossato dai colpi che suonano come applausi.
Non passa un minuto che Edoardo già viene.
Edoardo: "Oddio vengo dentro, vengo dentro, vengoooo", urla scaricando tutto nell'utero di mia moglie.
Francesco: "Dai che schifo..Ora chi ce lo mette il cazzo lì dentro! Vieni qua, prof, usiamole ste tette!" dice, lasciandosi cadere all'indietro sul divano portando Sabrina con sè, in ginocchio davanti a lui.
Mia moglie accoglie il cazzo tra le sue tette, strette con le mani, e inizia a masturbarlo muovendo il torace su e giù, leccandogli di sfuggita la cappella quando questa si avvicinava alle sue labbra.
Ettore: "E io adesso glielo metto in culo", dice spostandosi dietro di lei e appoggiandole il cazzo sull'ano. La reazione si mia moglie non è affatto reticente anzi, si inarca ancor di più per rendere più disponibile il buco del culetto. Ettore prova spingere ma Sabrina è vergine dietro e non entra. Senza lubrificante, poi, è impossibile.
Tre, quattro tentativi, ma niente da fare. Non entra. Ettore, un po' infastidito, decide quindi di stringere il cazzo tra le chiappe di mia moglie che, ondeggiando il busto su e giù, masturbava Francesco con le tette ed Ettore con il culo.
Ettore: "Mmm si, così, ti sborro sul buco del culo, ti sborrooooo ahhhh" esclama masturbandosi con la cappella a contatto dell'ano, coprendole il buco del culetto di seme.
Francesco: "Cazzo vengo anch'ioooo" urla lasciandosi cadere completamente all'indietro, con Sabrina che rallenta il movimento per rendere più confortevole l'orgasmo, mentre lo sperma di Francesco le colava sulle tette.
Sabrina non aveva raggiunto l'orgasmo fisicamente, ma l'eccitazione provocata dall'essere protagonista reale della sua stessa fantasia le stava rilasciando le medesime endorfine.
Mia moglie, dopo essersi ripresa: "Posso fare una doccia qui?".
"Certo, fai pure", la invitano i ragazzi che crollano soddisfatti su letto e divano.
Sabrina, soddisfatta, si concede una lunga doccia calda, necessaria per ripulire tutto lo sperma colato sulle varie parti del corpo, indossa il suo abitino e si prepara per i saluti.
Sabrina: "Ragazzi..".
Francesco: "Ragazzi cosa, vieni qua", le dice abbassandole nuovamente il vestito e rimettendola in ginocchio.
Francesco: "Non te ne vai senza avermi fatto venire in bocca, succhia qua".
Sabrina obbedisce, lasciandosi andare ad un pompino maestrale mentre gli altri due ragazzi guardano la scena segandosi.
Il pompino dura diversi minuti, l'orgasmo di Francesco fatica ad arrivare ma Sabrina continua imperterrita a succhiare avidamente quel giovane cazzo aiutandosi con una mano alla base, senza mai perdere il contatto visivo con il ragazzo. Alternava momenti in cui si infilava il cazzo in bocca in profondità ad altri in cui leccava lo scalino alla base della cappella.
Francesco: "Ecco! Ecco! Ferma, fermaaaaa!", dice svuotando completamente le palle nella bocca di mia moglie tenendole bloccata la testa con una mano sulla nuca.
Edoardo, avvicinandosi: "Sputa e poi succhialo anche a me come sai fare tu".
Sabrina obbedisce, facendo un pompino instancabile anche al secondo ragazzo. Nel mentre, si avvicina Ettore che si stava masturbando da solo in disparte: "Non resisto, non resistooo", urla scaricando il suo sperma su occhi, naso e fronte di mia moglie, un po' pure sui capelli. E la scena non lascia indifferente nemmeno Edoardo che sborra tutto in bocca a Sabrina.
Francesco: "Peccato sia finita la vacanza, prof...Ora può andare..Ci saluti Matteo!".

Mi sveglio sentendo una chiave che armeggia nella toppa della porta. La sveglia segna le 6, scorgo la figura di Sabrina nella penombra e realizzo già quello che potrebbe essere successo.
Io: "E' andata come penso?".
Sabrina: "E' stato fantastico, mi lavo i denti e ti racconto. Praticamente eravamo all'ascensore..."
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