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La legge del contrappasso secondo Sabrina


di nfeo88
14.09.2022    |    18.657    |    18 9.4
"Prenotai un ristorante molto carino solo per noi due, le bimbe dai nonni..."
Non sono un uomo che tradisce. Mi piacciono le donne, molto, ma rispetto mia moglie e la nostra famiglia. Sono Matteo, lei è Sabrina, 32enne come me. Abbiamo due bambine di 3 ed 1 anno e non potrei desiderare nulla di meglio.
Sono anche un essere umano con le sue debolezze e le sue necessità, e purtroppo i figli piccoli molto spesso impediscono che queste necessità vengano esaudite. Prima di diventare padre non mi potevo lamentare della mia vita sessuale. Tranquilla, abitudinaria, certo. Ma soddisfacente.
Nell'ultimo periodo, però, i momenti di intimità erano diventati rari. Non mancava l'intesa tra me e Sabrina, nient'affatto. Mancavano proprio le occasioni per ritagliarci del tempo solo per noi.
Si sa che l'uomo, quando non sfoga l'ormone, fa stupidaggini. E la mia stupidaggine è stata quella di passare una mezz'ora in uno di quei centri massaggi "speciali". Non so nemmeno io che cosa cercavo, non avevo nessuna intenzione di tradire mia moglie. Forse solo un po' di piacere e spensieratezza.
E sarebbe filato tutto liscio se non mi fossi dimenticato di cancellare il numero del centro massaggi dal registro chiamate. Non mi è saltato in mente. Avrei cancellato sicuramente eventuali messaggi e cronologia di internet, su quello ero preparato. Non ho proprio pensato al registro chiamate.
Il resto lo si può immaginare: siamo in macchina, collego il telefono per fare una telefonata, si apre a display la pagina delle chiamate recenti e il danno è fatto. Sabrina, curiosa, mi chiede chi sia quel numero fisso di una città vicina (in cui non abbiamo amici o contatti particolari), non riesco ad inventare su due piedi una bugia credibile, lei fa una ricerca su google, esplode la bomba.
Eravamo in macchina con le bambine e forse solo questo mi ha salvato dalla sceneggiata che mi sarei meritato. Le ho provate tutte per scusarmi, per giustificarmi, per spiegare le mie necessità e i razionali del mio gesto senza però riuscire a dare un minimo di sollievo alla rabbia di mia moglie.
Paradossalmente il momento che la fece innervosire di più fu il mio tentativo di sminuire l'errore. Avevo provato a farla ragionare sul fatto che non l'avessi tradita nel vero senso del termine, non avevo avuto un rapporto sessuale completo ma "solo" una sega al termine del massaggio.
Sabrina: "Non-provare-a-sminuire", disse trapassandomi con lo sguardo, scandendo le parole con tono calmo ma minaccioso.
Io: "Ma amore..".
Sabrina: "Ti ho detto di non-provare-a-sminuire. Ora basta. Ci sono le bambine, discorso chiuso".
Io: "Non volevo sminuire, volevo solo che capissi che ho fatto una sciocchezza grande ma non grandissima..".
Sabrina: "Se è grande o piccola lo decido io, se permetti. Comunque va bene, hai ragione tu. Basta che chiudi quella bocca. Ne riparleremo".
Quel "ne riparleremo" aveva il tono della vendetta. In realtà non ne riparlammo più, nemmeno nei giorni e nelle settimane seguenti. Io di certo non avevo interesse nel ritirare fuori la questione, Sabrina pareva quasi essersene dimenticata. Ovviamente non era così, però i giorni passavano serenamente, oserei dire "normalmente".
Pareva.
Fino al nostro anniversario, esattamente due mesi dopo quel giorno maledetto.
Mi ero premurato di non trascurare l'occasione, anche per darle un messaggio di interesse e cura nei suoi confronti. Prenotai un ristorante molto carino solo per noi due, le bimbe dai nonni.
Sabrina: "Va bene la sorpresa, mi basta solo sapere più o meno dove andiamo".
Io: "Franciacorta..può bastare?".
Sabrina: "Può bastare, è la zona a cui avevo pensato".
Avrei capito solo la sera stessa il reale significato di questa risposta.
Passammo una serata piacevole, ristorante quasi da stella, cibo ottimo, location esclusiva, servizio impeccabile. E Sabrina incantevole.
Indossava un tubino nero, non particolarmente appariscente ma le cadeva divinamente. Decolletè a spillo di vernice color carne e gioielli eleganti completavano l'outfit, insieme all'acconciatura raccolta.
Non l'ho ancora raccontato ma a questo punto è d'obbligo. Sabrina somiglia moltissimo alle due veline more più famose, giusto per non fare nomi. Nelle forme, nelle fattezze e nei colori. Non credo serva aggiungere altro.
Pago il conto, saliamo in macchina e mi dirigo verso casa, pregustando finalmente la serata di coccole che si profilava all'orizzonte.
Ma interviene Sabrina: "No no, non andiamo ancora a casa. Metti quest'indirizzo sul navigatore".
Un luogo a me sconosciuto, ad una decina di chilometri dal ristorante e poco lontano dal centro abitato di un paesino della Franciacorta. Inutili i miei tentativi di chiedere chiarimenti.
"Andiamo", penso tra me e me, "che mai potrà succedere, mica mi porterà in mezzo ai boschi per rapinarmi!".
Non parliamo molto lungo il tragitto ma avverto la sua tensione. Io prestavo attenzione ai limiti di velocità ed eventuali velox, non conoscendo la strada. Focalizzai la mia attenzione più sulla guida che sulla curiosità. Oltrepassiamo il paesino e il navigatore ci manda in una vietta laterale e poi nell'ampio cortile di un'elegante casa di campagna che poteva essere un ristorante come un agriturismo o un luogo per eventi, ma non pareva di certo un'abitazione privata.
Io: "Ma che devo fare, parcheggio? Ma dove siamo?".
Sabrina: "No no, costeggia la villa e andiamo sul retro", dice indicandomi una stradina di ghiaia.
Avvicinandomi, noto un cartello con la scritta "Parcheggio anonimo".
Io: "Ma mi dici dove stiamo andando?", chiesi, anche se pensavo ormai di conoscere la risposta. Immaginavo una stanza d'albergo di lusso, di quelle con spa privata e tutti i confort per passare una nottata di fuoco.
Sabrina: "Andiamo".
La seguo a piedi lungo un corridoio di siepi molto alte che da un lato dava nel parcheggio in cui avevo lasciato l'auto, sola in quel posteggio, e dall'altro ad una porta secondaria della villa. Suoniamo il citofono e ci apre una signora elegante, molto simile a mia moglie, vestita praticamente allo stesso modo, solo più alta di qualche centimetro e più adulta di una quindicina d'anni.
Signora: "Dovete essere i signori Cunico, avete trovato difficoltà nel raggiungerci?".
Faccio per rispondere, dato che quello non è in realtà nè il cognome mio nè quello di mia moglie ma Sabrina mi anticipa: "Siamo noi. Certo, è molto semplice. Con le sue indicazioni non abbiamo avuto problemi nemmeno per individuare il nostro parcheggio riservato".
Signora: "Mi fa piacere, accomodatevi, prego", ci accoglie la padrona di casa, invitandoci ad entrare ed indicandoci una saletta privata vicino alla porta d'ingresso.
Signora: "Allora, camera Gloria. Siete già stati nostri ospiti? Sapete come funziona?".
Ancora una volta parla Sabrina al posto mio: "No, non siamo mai stati qui ma ho letto molto sul vostro sito e la ragazza con cui ho prenotato mi ha spiegato tutto molto bene".
Signora: "Perfetto, allora non vi trattengo ulteriormente. La mia collega vi ha raccontato anche le varie formule possibili?".
Sabrina: "Si, ci incuriosiva l'asta..".
La signora accenna un sorriso quasi stupito, ci fa strada verso un'altra stanza e si congeda momentaneamente: "Prego, questo è il vostro camerino. Vi aspetto, fate con comodo, mi raccomando le mascherine".
"Mascherine in una spa privata, che strano", penso tra me e me, "deve avere prenotato anche un massaggio, altrimenti non si spiega la necessità".
Entriamo in una stanzetta arredata in modo eccentrico, più o meno come immagino i camerini delle star all'interno degli studi televisivi. Divano a bottoni, postazione trucco e una serie di poster cinematografici affissi alle pareti rosse.
Siamo finalmente soli, ora non posso più limitarmi a seguirla come un cagnolino, mi deve delle spiegazioni. E' praticamente obbligata a dirmi cosa stiamo per fare!
Eppure continua a non considerarmi.
Sabrina: "Mi apri le cerniera?", mi chiede dandomi le spalle ed invitandomi ad aiutarla col vestito.
Io: "Si, ma io che devo fare?".
Sabrina: "Sfilarmi il vestito..", mi risponde vagamente scocciata, quasi come avessi fatto io una domanda fuori luogo.
Mia moglie lascia cadere a terra il tubino scoprendo l'intimo che aveva scelto per la serata: una mutandina brasiliana nera molto semplice ed un reggiseno a balconcino di pizzo, sempre nero. Attorno alla vita una catenina gioiello ad impreziosire il suo corpicino a clessidra. I tacchi alti slanciavano ancor di più quel corpo snello ed alzavano un sedere già di suo tondo e sodo.
Sabrina: "Possiamo andare", mi dice indossando una maschera di quelle che si utilizzano al carnevale di venezia, a copertura di naso e occhi, ed invitandomi a fare altrettanto.
Io: "Andare dove?".
Senza degnarmi di risposta, mia moglie raggiunge la porta del camerino. La seguo senza riuscire a staccare lo sguardo dal suo sedere ipnotico. Fuori ci aspetta la signora di prima, che addolcisce mia moglie con un complimento e ci spiega cosa fare.
Signora: "Incantevole...Gli ospiti sono stati avvisati e sono pronti, l'accompagno al corridoio dell'asta. Lei, invece, resti qui con me all'ingresso", rivolgendosi prima a Sabrina e poi a me.
Ci scorta verso l'ennesima porta di questa villa-labirinto e fa cenno a Sabrina di entrare. E' una stanza stranissima, larga forse due metri e lunga 5 o 6, pareti completamente specchiate. Sabrina varca l'uscio e raggiunge il fondo della sala-corridoio accentuando l'ondeggiare del bacino già favorito dal tacco alto, si ferma un paio di secondi in fondo per poi tornare velocemente verso di me. La sguarda a terra, quasi ad evitare un contatto visivo impossibile, dato che la stanza era vuota.
La signora chiude la porta alle sue spalle e ci chiede un attimo di attesa: "Pazientate due minuti, raccolgo le offerte e sono da voi".
I secondi sono interminabili. Col senno di poi, a questo punto avrei potuto intuire cosa stava capitando, ma lì per lì ero talmente distratto dal corpo di mia moglie da non riuscire a mettere in fila i ragionamenti.
La signora non mentiva. Tornò da noi forse anche prima dei due minuti promessi: "Eccomi scusate. Le postazioni sono state assegnate. Le offerte sono di 125€, 140€ e 210€ rispettivamente per le postazioni 1,2 e 3. Vi accompagno".
Ci accompagnò verso l'ennesima ed ultima porta della serata, segnata con l'etichetta "Camera Gloria". Varcata la soglia si apre una stanza stranissima. Pareti nere ma piene di strani oggetti. All'interno un lettino da massaggi, due sedie e un mobiletto con diversi oggetti. Quando la signora chiude la porta alle mie spalle riesco a vedere anche dei grandi numeri alle pareti: 1,2 e 3. Ora tutto mi è maledettamente, tremendamente chiaro.
Io: "Amore...Cosa diavolo ci facciamo in questo posto?", chiedo preoccupato.
Sabrina: "Accomodati pure, amore..scegli la sedia che preferisci".
Io: "Amore...Ma è uno scherzo? Cosa cavolo..", ma la mia frase è interrotta da 3 cazzi che fanno capolino da altrettanti fori nella parete, esattamente sotto i numeri, a circa un metro di distanza l'uno dell'altro.
Sabrina: "Rilassati, dai...Non ti sto mica tradendo. Hai detto tu stesso che una sega non conta..".
Non ebbi il coraggio nè la forza di controbattere mentre mia moglie si avvicinava al numero 1. Non riuscivo a dare una fisionomia chiara agli uomini dietro la parete, ma dalla peluria bianca o brizzolata che si intravedeva dai fori mi feci l'idea che potessero essere tutti sopra i 50 anni.
Sabrina ha ormai raggiunto la prima postazione, afferra l'uccello moscio che penzola dalla parete e lo scopre delicatamente, iniziando un sega lenta e dolce. Dall'altro lato della parete si percepisce solo qualche mugugno di approvazione. Il cazzo dello sconosciuto cresce nella mano di mia moglie, in lunghezza e in diametro.
Sabrina mi guarda: "Tanto non è tradimento, no?".
Non posso far altro che scuotere il capo.
Sabrina: "Quanto è costata a te quella della cinese?".
Io: "50".
Sabrina: "Eh, il signore ha pagato più del doppio..Merita un servizio adeguato, no?".
Si abbassa sulle ginocchia, il cazzo rigido del signore a un centimetro dal suo volto.
Lo afferra con la mano destra e si sporge in avanti a succhiargli le palle, per poi passare la lingua sulla base dell'uccello, lungo tutta l'asta fino alla cappella, che fa sparire tra le labbra.
Con la cappella ancora tra le labbra la vedo giocare con la lingua sul filetto, per poi farlo scorrere delicatamente dentro e fuori, giocando con le labbra sullo scalino tra la cappella e l'asta, accarezzando le palle con una mano.
Sarà la bravura di mia moglie, sarà la voglia dell'uomo, ma non passano nemmeno due minuti quando si sentono dei colpi sul muro, segnale di cortesia che permette alla donna di scegliere come continuare. Sabrina sceglie, e sceglie di non curarsene.
Il signore le viene in bocca mentre lei continua a succhiarglielo. Un leggero colpo di tosse, quasi un conato di vomito per lasciar colare lo sperma misto saliva che le stava riempiendo la bocca. Evidenti i gemiti dall'altro lato della parete.
Sabrina, diligentemente, attende che l'uomo finisca di versarle in bocca tutto il suo sperma e che il cazzo inizi ad ammorbidirsi prima di staccarsi e sputare a terra il resto.
Si volta verso di me, sorridente, quasi in cerca di approvazione per la prestazione ma non riesco a manifestare alcuna emozione.
Decido di sedermi quando mia moglie si sposta verso il numero due. Ormai è chiaro che non si tornerà indietro. Ancora una volta mia moglie afferra il cazzo che sbuca dalla parete e ritrae la pelle scoprendolo.
Sabrina: "Sai che questo signore ha pagato ancora di più? Vediamo cosa c'è qui".
Mia moglie si alza, scoprendo quindi la funzione dei gancetti alle pareti. Ne sposta uno, in realtà collegato a due meccanismi posti qualche decina di centimetri sopra al buco dov'è infilato l'uccello del secondo uomo. Si aprono altre due porticine rotonde da cui compaiono leste due mani e relativi avambracci.
Capito il meccanismo, Sabrina si alza in piedi e si posiziona spalle al muro, con la schiena appoggiata. Le mani dell'uomo le cingono il torace e le afferrano le tette. Sono mani grosse e forti, quasi troppo grandi per il suo corpicino esile. Più in basso il cazzo del fortunato è a contatto con il sedere di mia moglie che lo stuzzica con un balletto, salvo poi masturbarlo con il sedere una volta incastrato l'uccello in verticale tra le sue chiappe. Le mani del signore la toccano ovunque, ma Sabrina decide che è abbastanza.
Ricaccia via le mani dell'uomo, chiude le porticine e si inginocchia davanti a lui. Anche al numero 2 dedica un pompino magistrale, la tecnica è la stessa. Labbra e lingua concentrate sulla base della cappella e sul filetto, i punti più sensibili.
Il signore sembra più resistente del primo, per cui Sabrina si deve aiutare con le mani. Una a giocare con i testicoli, l'altra attorno all'asta a masturbarlo. I movimenti si fanno più intensi, più veloci.
Toc, toc, toc. Cede anche il numero 2 ma ancora una volta mia moglie non se ne interessa e prosegue incurante.
Si deve fermare però quando il primo schizzo le finisce dritto in gola provocandole il riflesso del vomito. Il tempo di tirarlo fuori dalla bocca per poter sputare che gli altri schizzi le colpiscono il volto. Recuperato il controllo, Sabrina riprende in bocca il cazzo dello sconosciuto per fargli sparare gli ultimi schizzi in bocca.
Come prima, mia moglie attende pazientemente che l'uccello perda vigore per dargli un ultima pulita con la lingua e sputare a terra il contenuto della bocca.
Dall'altra parte della parete si sente un colpo, probabilmente un "cinque" tra due mani e dei commenti: "Il miglior pompino della mia vita", "Sì anche per me, farei l'abbonamento a questa".
Sabrina si avvicina al mobiletto, apre una bottiglietta di acqua naturale, un risciacquo alla bocca per poi sputare tutto in un bicchierino. Nel mentre, dalla postazione numero 3 si sente un richiamo: "Oh oh, c'è nessuno di là?".
Sabrina mi sorride e si volta, camminando in direzione dell'ultimo uomo. Afferra il cazzo e si volta verso di me: "Ma tu sei venuto con la cinese, vero? Forse dovrei venire anch'io allora...Comunque non è tradimento, no?".
Non le riesco a rispondere. Sabrina armeggia ancora con i gancetti, aprendo le stesse porticine liberate sulla seconda postazione e altre due un po' più in basso. Ancora una volta mia moglie si appoggia alla parete le mani dell'uomo sulle sue tette, il cazzo teso tra le gambe di Sabrina, con la cappella che faceva capolino dalle sue cosce.
Sabrina: "Fammi venire, voglio venire".
L'uomo ritrae la mano destra per farla uscire nuovamente dal foro più in basso. Con la sinistra continuava a stuzzicarle le tette e il collo, oltre a tenerla bloccata contro la parete, con la destra si infilava dentro le mutandine.
Sabrina: "Si così..così..". Senza rendersene conto, muovendo il bacino stava involontariamente masturbando l'uomo con le cosce.
Lei eccitatissima: "Sì! Sì! Così! Toccamiiiiiiiiiii aaaaaah", lasciandosi andare in un orgasmo liberatorio interrotto solo dall'uomo alle sue spalle: "No! No! Sto venendo anch'io!".
Sabrina, ancora nel pieno del suo orgasmo, si volta e si inginocchia precipitosamente nascondendo tra le labbra l'uccello giusto in tempo per farlo venire nella sua bocca. La mano che la masturbava, ora le blocca la testa. Sabrina è in difficoltà, l'uccello le preme contro la gola mentre l'uomo le riversa in bocca il suo sperma. Mia moglie tenta di dimenarsi ma l'uomo la immobilizza con forza. Sento quasi di dover intervenire quando sembra scenderle una lacrima ma non faccio in tempo a realizzare, che il numero 3 completa il suo orgasmo e lascia la presa. Mia moglie si sfila tossendo a terra lo sperma e recuperando il fiato affannosamente.
Anche la terza voce ringrazia: "Fantastica! Avevate ragione, il migliore della mia vita".
Sabrina si rialza, sistema il reggiseno storto e mezzo slacciato, si sciacqua nuovamente la bocca e torna vicino a me, sorridente.
Ci rivestiamo in camerino e, all'uscita, ci aspetta la solita signora che ci porge un mazzetto di banconote appallottolate: "Prego, sono i vostri 475€".
Sabrina: "Oh, li dia pure a mio marito, che forse ora ha imparato a come spenderli".
Prendo i soldi, li metto in tasca. Raggiungiamo l'auto e ci avviamo verso casa.
Sabrina: "Forse ora hai capito il dolore che mi hai provocato. Però siamo pari. Possiamo ricominciare da capo".
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