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anni ottanta


di caligolaaaa
15.06.2013    |    7.949    |    1 9.9
"Mi rigiro sbalordito, guardo aventi, possibile che la forza e l’intensità di quello sguardo mi abbia toccato fisicamente la spalla? eppure sono sicuro di..."
Primi anni ottanta, roma piazza dei cinquecento di fronte stazione termini, un carnaio, ritrovo conclamato di omosessuali alla ricerca di carne fresca, nelle vie limitrofe, un altro carnaio di puttane durante il giorno e di travestiti la sera, si danno il cambio negli stessi luoghi
Ma ora è pomeriggio, Roma in primavera è speciale è la migliore stagione di Roma.
Ci faccio il militare e infatti sono in divisa e sto rientrando in caserma dopo il servizio, manca poco all’orario della mensa, magari mangio e poi mi cambio per la libera uscita
Fermo al semaforo in attesa dell’avanti per attraversare in mezzo a un sacco di gente , in attesa del verde per attraversare veloci, mi guardo intorno sono abbastanza alto e molti sono piu bassi, guardo aventi verso il verde che tarda e qualcuno mi tocca la spalla, come un dito premuto con forza per un attimo, mi giro di scatto, nessuno a parte la gente indifferente, tranne che a due metri da me due occhi duri, fissi, di un intensità come non ne avevo mai visto, ma è a due metri non puo essere stata lei. Lei?? È palesamente un travestito, ha in testa una parrucca nera lunga, il viso maschile.
Mi rigiro sbalordito, guardo aventi, possibile che la forza e l’intensità di quello sguardo mi abbia toccato fisicamente la spalla? eppure sono sicuro di aver sentito un dito toccarmela, rapido e deciso. Scatta il verde, perplesso, attraverso la strada lentamente, la folla scorre ai miei lati e mi supera, incrociando quella di fronte.
Arrivo dall’altra parte la folla si dirada, eccolo mi ha superato, giacca grigia gonna, calze nere tacchi a spillo capelli neri o parrucca lunga, è bassa, penso senza tacchi ancora di più, cammina davanti a me qualche metro, sculetta esageratamente, nonostante i tacchi il culo non è molto alto.
Facciamo la stessa strada, attraversiamo piazza dei cinquecento sempre alla stessa distanza, tra la gente lei ancheggia vistosamente e io la guardo, chiedendomi sempre di quello sguardo e del suo potere, chiedendomi sempre di come fosse possibile, sorrido è quasi comica nel suo ancheggiare, mantengo apposta la distanza.
Arriviamo all’altro angolo, la piazza è finita un altro incrocio un altro semaforo , gli alberi sono finiti di fronte palazzi e la strada che mi porta in caserma, lei gira a sinistra, ignora l’incrocio, mi fermo indeciso , attraverso? Oppure la seguo? torno alla mia normalità, o seguo l’istinto della curiosità?
Lei gira la testa appena, come ad assicurarsi che la seguo, vede che sono fermo al semaforo e che sto per attraversare, strano le sue spalle si abbassano un po’ ancheggia di meno, quasi fosse delusa, attraverso e all’improvviso decido, giro anche io ma sull’altro marciapiede, la seguo dall’altra parte della strada, accelero leggermente, lei ormai è parecchi metri avanti, ora cammina quasi normale per quanto le possano consentire i tacchi, adesso sono sicuro, è delusa, percorriamo cosi alcune centinaia di metri, si gira per attraversare e mi vede, è sorpresa, cacchio è proprio un uomo ne vedo le guance scavate con un leggero tratto blu della barba che pur fatta lascia un segno più scuro. Mi guarda un attimo fisso e poi alza la testa come fanno le donne quando se la tirano, passa davanti a me e riprende ad ancheggiare vistosamente sembra una parodia .Continuo a seguirla, sono imbarazzato, non so che dire, mi limito a seguirla, gira a destra in una traversa e mentre cammina armeggia nella borsetta, ecco delle chiavi, un vecchio portone repentinamente ,infila la chiave apre ed entra. Mi fermo davanti ancora non sapendo che fare, il portone mi sbarra la strada e ora? Mille interrogativi mi passano per la testa, ma nessuna risposta convincente sto per andarmene. Sento il rumore della serratura elettrica del portone, si è aperto, ma non esce nessuno.
Lo spingo entro in un androne buio, mi preoccupo un pò non è la prima volta che sento di rapina a uno sprovveduto militare di leva. Ok comunque ora è fatta, entro nel portone guardandomi attorno, due scale ai lati e di fronte un arco grande con un cortile interno, pieno di luce. Attraverso il portone attirato dalla luce quando dalla scala destra sento il rumore inconfondibile di tacchi nel silenzio dell’androne. Salgo e al primo pianerottolo tre porte di cui una socchiusa. Mi avvicino cercando di intravedere dentro, per un attimo passa davanti alla porta ,è lei …..sicuro.Spingo la porta è nell’ingresso, si gira e mi guarda fisso senza dire una parola, d’istinto le dico:” sei tu che mi hai chiamato all’incrocio, mi hai toccato la spalla dimmi perché, nel frattempo entro, spalanca un po gli occhi carichi di trucco esagerato, pure il rossetto è esagerato su due labbra sottili, sembra stupita,mi guarda dritto negli occhi, i suoi sono meno duri più liquidi ora.
Non dice nulla si avvicina chiude la porta , si gira, ora ha occhi un po velati, la bocca rossa è leggermente socchiusa, non si sente un rumore, nulla, in un silenzio incredibile si avvicina si accoscia mette la mano sulla mia patta, la muove leggermente, non sono eccitato per niente, solo sbalordito, mi abbassa i pantaloni gli slip e io sono ancora morbido ,nessuna reazione, avvicina il viso a pochi centimetri e sempre accosciata apre la bocca e la lingua saetta a toccarmi, una sensazione di umido di caldo mi trasmette una sensazione di lascivia incredibile, sento che incomincio a reagire lei se ne accorge e posa lentamente le labbra sulla punta, le apre, sento come della seta liscia che mi tocca, la lingua mi accarezza da sotto mentre spalanca le labbra.
Reagisco… e come se reagisco, come un soldato che prima pigramente e poi di scatto si rizzi all’adunata, non abbiamo detto una parola, neanche ora riesco a dire nulla neanche un gemito, mi mette la sua mano su una gamba per reggersi meglio, guardo la sua capigliatura nerissima a boccoli che ora si muove avanti e indietro ora veloce ora lenta, l’unico rumore che sento ora è il rumore delle labbra che scorrono risucchiano, non sento neanche i denti ,, la lingua intorno sopra sotto le labbra morbide sensuali, tutta quella bocca mi trasmette piacere, libidine, con l’atra mano mi afferra a lla base come a tenersi meglio a dirigerlo secondo la sua voglia, mi prende tutto poi mi lascia e la sua lingua scorre dalla base alla punta ci gira intorno e poi mi riprende con tutta la bocca.
Si scosta i capelli e mentre la sua bocca è chiusa su di me mi guarda ci guardiamo negli occhi, mi guarda fisso da sotto mentre lo fa uscire e ci gioca solo con la lingua, li incomincio a gemere il piacere mi scende lungo la spina dorsale e mi muovo leggermente lei mi imbocca di nuovo, le metto le mani sui capelli ormai gemo leggermente e mi muovo con i fianchi, lei accelera e incredibilmente mugola anche lei.
Sento scendere il piacere, concentrarsi li ormai, manca poco, lei se ne accorge si alza tenendomelo in mano, mi sussurra: “abbracciami”, lo faccio e lei lentamente con sapiente voluttà muove la mano, so che sto per arrivare non capisco piu niente, mi abbasso, le infilo la mano sotto la gonna, gliela alzo la mano scorre sulla parte alta della coscia e per un attimo rimango sorpreso la calza finisce, sotto la gonna è nuda, il culo è nudo liscio, lo afferro nel palmo della mano, lei sussurra all’improvviso:” che bello”, metterle la mano sul culo è l’atto definitivo , la sua mano accelera e io esplodo, uno zampillo lunghissimo forte ad arco, lei lo strige piu forte mentre vengo mugolando, e mentre le ultime gocce cadono la sento tremare violentemente contro di me e sussurrare ancora:” che bello”.
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