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La Coppia


di lincolincoln
29.01.2020    |    17.228    |    10 9.4
"Vidi che il pub era ben organizzato: c’erano sia antipasti, che primi e secondi, o a scelta una bella selezione di panini gourmet..."
Qualche tempo fa mi recai nel brindisino per un impegno di lavoro. Di ritorno decisi di fermarmi a cenare, per non arrivare troppo stanco a casa: il sole era già tramontato e il buffet del pranzo non mi aveva per niente saziato. Così esco dalla statale e imbocco la piccola provinciale che mi aveva ispirato la segnaletica stradale. Non accendo il navigatore e proseguii fra campi di ulivi bui e pochissime indicazioni. Finalmente arrivai al primo incrocio che mi indicava i vari centri abitati. Scelsi a caso o comunque quello non troppo lontano. Dopo pochi minuti mi trovavi a percorrere una lunga strada che portava dritto in centro. Parcheggia l’auto vicino ad un parchetto con giostrine e chiesi al primo passante una pizzeria.
-Guardi, per la pizzeria deve camminare un bel po'. Le consiglio il pub dietro la piazza. Si mangia bene.
Il signore brizzolato mi convinse con le ultime parole. Se si mangia bene, era perfetto. Così seguendo le sue indicazioni, proseguii verso la piazza e poi girai alla prima traversa a sinistra.
L’insegna in legno arancione dava l’impressione del classico pub vecchio stile, ma il menù affisso alla finestra mi convinse che non avrei dovuto mangiare poi troppo male. E comunque mi era venuta voglia di birra.
Il locale era frequentato: due tavoli erano occupati da due coppie, mentre un grande tavolaccio centrale era occupato da una comitiva di amici.
Una giovane cameriera con un bel collo lungo e sottile e i capelli lisci corvini legati mi venne incontro. Dissi che ero da solo e mi propose il tavolo sulla sinistra, accanto alle finestre. Dietro di me i tavoli delle due coppie e di fronte il tavolo dei ragazzi.
Chiesi subito una birra alla spina mentre mi portò i menù e tolse il coperto in più. Vidi che il pub era ben organizzato: c’erano sia antipasti, che primi e secondi, o a scelta una bella selezione di panini gourmet.
Ordinai un panino e una porzione di patate al forno. Prima che mi arrivasse l’ordine mi andai a rinfrescare nella toilette. Tornando mi soffermai a osservare il tavolo proprio dietro di me: una coppia sulla cinquantina. Lei in carne, i capelli di un bel biondo, indossava una camicetta sbottonata bianca e una gonna blu che le arrivava poco sotto le ginocchia con le gambe accavallate. L’uomo era particolarmente abbronzato. Aveva gli occhiali, abbastanza stempiato, la camicia arrotolata sulla maniche e portata fuori dai jeans. Ai piedi un paio di mocassini. Sembravano divertirsi molto e davano l’impressione di essere in vacanza.
Non ebbi il tempo di sedermi che sentii da dietro:
-Ma che fa lì da solo. Si venga a sedere qui con noi!
Girai il collo dietro di me e vidi l’uomo che mi invitava al tavolo.
-Solo se non sono di disturbo.
Lo dissi guardando la signora, per cercare di cogliere un minimo gesto di diniego che mi avrebbe portato a rifiutare. Invece la signora mi sorrideva profondamente e in gesto del tutto inaspettato mi diede due colpetti con la mano sulla mia coscia, mentre mi sedevo fra lei e il marito, portando con me il boccale di birra.
-Ma si, si segga. L’abbiamo vista lì da solo. Ma che ci fa da solo?
La signora sembrava molto gioviale e non era solo per il boccale di birra per metà già finito che le dava allegria. Mi fece sorridere. Almeno quanto i suoi seni, prosperosi, che sembravano aver voglia di prendere aria da quella camicetta, che comunque non li stringeva troppo, ma lasciava loro dello spazio per muoversi.
-Di dov’è?
Chiese l’uomo. Risposi che ero della provincia di Bari. Ero lì per lavoro e mi ero fermato per cenare. Non avendo impegni per domani, me la potevo prendere comoda. L’uomo invece, era medico, e la signora era la moglie. Spesso capitava che si trovassero da quelle parti, perché erano proprietari di una tenuta che periodicamente venivano a controllare. Però avevo sbagliato sull’età: ne avevano entrambi sessanta la moglie e sessantatrè il marito. Lei era Eloisa e lui Mario. Dovetti ammettere loro che si manteneva giovani a dispetto delle apparenze. Entrambi risero e mi invitarono a brindare all’amore.
Il tavolo era pieno di antipasti e la coppia mi invitò a servirmene liberamente. Accettai di buon gusto. I boccali tintinnarono per il brindisi e l’uomo ne approfittò per chiedere un altro giro di birra e portare un altra porzione di bruschette.
Mentre arrivano i nuovi piatti e il vassoio con le altre birre, notai che la signora si era avvicinata di più a me e sembrava strusciasse la sua gamba contro la mia. Arrivarono le altre ordinazioni: tre grossi panini ben farciti e patate al forno e fritte di contorno, più un’insalata. Così successe che mentre parlavamo, e la coppia mi raccontava la loro ultima gaf in un albergo di Parigi, mentre ridevano della grossa, la signora fece cadere una goccia di birra sui miei pantaloni. Mortificata si scusò, prendendo un fazzoletto per asciugare la birra. Il danno non era per nulla grosso, e a dir il vero mi sembrò che fosse caduta solo una goccia di condensa dal bicchiere fresco. Ne Approfittai per andare un attimo nella toilette. La signora mi seguì e mentre io con una fazzoletto bagnavo poco il pantalone, lei andò nella toilette di fronte, lasciando la porta aperta, dopo aver chiusa quella dell’ingresso.
-Guardi mi deve proprio scusare...sono letteralmente mortificata.
Lo disse mentre urinava. Si alzò, aggiustò la gonna, ma non le mutandine, che intuii, non aveva. Uscendo, mi si parò di fronte e si inginocchiò di fronte a me, proprio all’altezza del mio inguine, facendo finta di cercare la macchia. Poi si alzò e cercò il mio stupore nei miei occhi.
-Che dolce ragazzo che è. Attento che ogni lasciata è persa!
Ed aprì la porta, mentre fuori una ragazzina aspettava di entrare nel bagno.
Aspettai un attimo, mi lavai le mani ed uscì.
Quando tornai al tavolo, l’allegria era rimasta. Così mi sedetti e lasciai scivolare il dorso della mano aggraziatamente sulla coscia della signora e mentre stavo per ritirarla lei con un gesto fulmineo me la bloccò, guardando furbescamente il marito. Lui di risposta mi invitò a bere e mi sorrise con soddisfatta compiacenza, mentre la mano di Eloisa portava la mia sotto la tovaglia, accarezzava l’interno coscia e piano piano, schiudendo le gambe me la porto sul monte di venere per raggiungere la fica. Era bagnatissima e fremeva. Le infilai un dito fra quei rotolini di ciccia, mentre lei accarezzava gentilmente la mia mano per dimostrare che gradiva. Abbastanza incuranti degli altri avventori.
-Amore, sei fatta tutta rossa. Come va?
Fece l’uomo per niente dispiaciuto e al contrario ben felice che la moglie si prendeva quel gioco.
Finimmo le birre e il cibo e entrambi mi chiesero dove sarei andato. Mi invitarono alla loro tenuta non molto lontano da lì. Gli occhi della donna erano carichi di voglia e piacere.
Decisi di accettare. E perché no, mi dissi. In fin dei conti era una nuova esperienza che non avevo mai vissuto.
La villetta era quasi attaccata al paese. Aveva un ampio cancello e due giardini ben curati ai lati. L’uomo mi disse che quella casa l’avevano acquista per curare la tenuta che era più distante.
Ci sedemmo in salotto. Mentre la donna salì di corsa le scale che portavano al piano di sopra.
-Torno subito amori miei!
Disse.
-E’ superba. L’affascinerà come solo lei può affascinare. Nessun uomo sano di mente le ha mai potuto resistere.
Mi disse Mario, mentre si alzava ad abbassare le luci e mettere su della musica.
-Ha preso lezioni ed è diventata bravissima. Io sempre ne resto estasiato.
Dallo stereo uscì una musica orientale e dalle scale iniziò a scendere Eloisa, semi nuda, muovendo il corpo elegantemente a ritmo di musica. Capì le parole dell’uomo: aveva preso lezioni di danzatrice del ventre e lo faceva con grande maestria, con voluttà e passione. La pancia era divenuta una potente arma erotica ed attrattiva: era un invito ad unirsi in un profondo e continuo amplesso. Mentre la musica prendeva enfasi lei si sedette sopra di me di fronte, con le sue ginocchia ai miei fianchi. Non me lo feci ripetere e l’accarezzai dolcemente cercando di mantenere il ritmo della danza. Lei allungò le braccia verso l’alto, mostrandomi i grossi seni, chiusi in quel reggiseno orientale dorato e brillante. Io, invasato, appoggiai il viso in quel morbido e confortevole petto di donna da amare. Lei di scatto mise le mani dietro e fece scivolare il reggiseno che cadde. I seni erano ormai liberi, mentre prese a baciarmi i capelli sotto lo sguardo compiaciuto del marito. Poi prese a sbottonarmi i pantaloni e a togliermi la camicia. Ormai nudo, lei si alzò e si chinò di fronte a me per mettersi a leccare lo scroto. Ero eccitato e lo era anche Eloisa, che voleva farmi impazzire di gioia per impazzire anche lei, come se fosse legata a doppio filo alle mie emozioni. Prese dal tiretto dello scrittoio dei preservativi e me ne infilò uno con la bocca, mentre i suoi occhi non si staccavano dai miei. Mario era sparito e noi non vi badammo. Lei si girò e si sedette sopra di me per poi piegarsi in avanti e mostrarmi il culo, poi con la mano tirò di lato la mutandina e mi invitò ad infilarci il pene che fremeva di conoscere quella donna così voluttuosa. La montai a pecorina in piedi, poi lei mi spinse a sedermi e iniziò a muoversi su e giù badando bene che il pene non uscisse da quel frutto caldo e umido del suo sesso. Poi mi prese le mani e le portò sui suoi seni chiedendomi in quella maniera, senza parlare di massaggiarglieli e titillare i capezzoli grossi e inturgiditi. Sentì che il suo respiro si faceva più veloce e iniziava ad ansimare. Così presi a ritmarle il movimento per equilibrarci. Mentre stava per venire si massaggiò con il palmo aperto della mano la figa e con l’altra appoggiandosi alla mia coscia. Venimmo, lei sentì che schizzò dalla sua fica un liquido chiaro e trasparente che bagnò il pavimento. Si alzò da me, ma non aveva ancora finito. Prese dal tiretto da dove aveva preso i preservativi due grossi dildo: uno scuro e realistico e uno anale, e si stese a gambe aperte sul grande divano. Mario era sceso ed era nudo. Lei si strusciava il dildo scuro sulla passera, mentre Mario, iniziava ad ungere di lubrificante il dildo anale.
Io d’istinto mi alzai, e ripulito con delle veline che erano state lasciate lì a posta, mi avvicinai al divano, dove Eloisa godeva di piacere. Mario le stava infilando delicatamente il grosso cono nell’ano e lei ad ogni spinta cercava di spingere a sua volta, per far entrare subito il giocattolo nel suo culo, mentre contemporaneamente iniziava ad infilare il dildo scuro nella vagina. Prese il mio cazzo con la mano sinistra e iniziò a massaggiarmi, mentre io le titillavo i capezzoli. Godeva, godeva tantissimo sotto le attenzioni del marito e di uno sconosciuto che avevano conosciuto in un pub. Il dildo anale entrò del tutto, mentre lei godeva di piacere e si muoveva come un pesce catturato, che cerca di fuggire ma ne ha poca voglia. Mario le prese il dildo scuro e iniziò a leccarle la fica, poi lei schizzò di nuovo, gettando quel dolce umore che sapeva di amore e di sesso. Franco allora si sedette sul divano con il cazzo pronto e lei, togliendosi il dildo anale, si prese quel pene che amava nella sua vagina tanto umida, sedendosi di fronte e sopra al marito. Io misi un nuovo preservativo e iniziai a tastare il culo, usando il lubrificante che Mario aveva lasciato sul divano. Il mio cazzo entrò in quel bellissimo grande culo, senza troppa difficoltà. Eloisa manteneva due ritmi, quello del marito nella sua vagina e quello mio, nel suo profondo ano. Ci giocava con entrambi, per cercare di sentirsi completamente riempita da entrambi.
-Amore ci sei, ti sento, scopa!
Lei continuava a dimenarsi, presa così in una morsa da noi due. Ma era lei che portava avanti il gioco. Tremò tutta mentre si accasciava sul marito, mugolando di piacere. Sentì l’ano stringersi attorno al mio cazzo e venni anch’io. Allora Eloisa, si alzò dal marito, lo lasciò seduto mentre si massaggiava e si inginocchiò fra di noi, baciando a turno prima uno e poi l’altro cazzo e prendendoli entrambi con le sue belle mani.
-Bricconcelli, mi state facendo stancare questa sera. Miei bricconi.
Lo disse con gusto, come se quell’attività fisica era un continuo ritrovare piacere ed energie sempre più vive e sempre più raffinate. E si sporse a ingoiare il mio glande che era già tornato turgido, per la voglia e per la passione di quella meravigliosa donna bionda.
Quando il pene del marito fu pronto, glielo prese e cercò il suo ano, per infilarselo dentro. Una volta preso, aprì la bocca, per godere del frutto del marito che gli entrava in culo. Allora si stese di spalle su di lui mostrandomi quella figa completamente umida e bagnata che mi desiderava con ardore.
-Ora penetrami, bello stallone e scopami con mai hai fatto in vita tua!
Non me lo feci ripetere e la penetrai con violenza, afferrandole i grossi seni con le mani, stringendoglieli con violenza, perché era questo che lei cercava adesso. Un orgasmo violento e compresso che la sfinisse completamente, quasi a mettere fine a quella voglia incessante di sesso sfrenato. E io colpì con forza e sempre più ritmato, mentre il marito le baciava il collo e la aiutava nei movimenti tenendole il culo con le mani. Colpì e colpì ancora mentre lei ancora urlava forte per l’orgasmo che stava ricevendo, sudando di ormoni caldi, mentre io continua senza fermarmi a stantuffarle la vagina madida di piacere. Fu una notte folle e meravigliosa e mai venni e feci venire come quella volta. Il piacere più intenso che abbia mai provato. Grazie Eloisa e Franco.
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