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La serata a sorpresa - il lampadario


di MobilisInMobile
14.04.2022    |    11.021    |    5 9.7
"Mi avvicino mentre sono ancora impegnati, afferro le braccia di Mery e infilo una chiave nel lucchetto per liberarla dalle polsiere..."
Sono al buio in attesa, in silenzio, ho il fiato quasi mozzato e mi si sta contorcendo lo stomaco.

Quella sensazione che ti attanaglia al ventre, dovuta ad un mix di ansia, impazienza, dubbio ed eccitazione. La conosciamo tutti, è quella che ci fa rabbrividire nonostante sia estate, che ci fa fremere, quasi tremare: è quella sensazione che ci fa sentire di essere vivi.

Al buio, osservo la figura scura che si staglia sulle scale e che, avanzando piano piano, entra nella stanza.

Sento chiudere la porta e vedo una debole luce che si accende, delineando la sottilissima riga che divide la porta e pavimento.

Mi scopro a trattenere il respiro.

Ok, calma.

Espira, inspira, espira, inspira.

Prendo il cellulare, lo apro e setto un timer a cinque minuti. Adesso arriva la parte più dura: attendere. E io non sono proprio un tipo paziente.

Mi impongo di rilassarmi... Più facile a dirsi che a farsi!

Ok, proviamo a ripercorrere come siamo arrivati qua.



Tutto è iniziato tre settimane fa.

Anzi, a dire il vero, la questione in generale è frutto di una situazione di frenesia mesi e mesi frenetici dove io e Mery non abbiamo fatto altro che correre o rincorrere tutto e tutti. I figli da gestire, nostra croce e delizia, con le loro n-mila problematiche che comportano, sanguisughe di energia e – specialmente – di pazienza. I parenti vari, che ci aiutano certamente, ma che introducono a loro volta altri fattori di preoccupazione e problemi di secondo livello. Il lavoro, pressante, frenetico e con a volte orari impossibili, specialmente per via dei turni massacranti che una dottoressa deve fare in questi tempi (non vale per il sottoscritto che cazzeggia a casa in Smart Working). Aggiungo anche i litigi tra di noi, spesso per cose ridicole, che si trasformano nel pretesto per un sacrosanto sfogo, andando a rovinare anche il poco tempo in cui stiamo assieme.

Non aggiungo alla lista altri fattori esterni quali, COVID, pandemie, quarantene, guerre, instabilità politica, inondazioni, cavallette e invasioni aliene. Insomma, problemi grandi e piccoli, spesso banali, niente di insormontabile o irrisolvibile, ma che sommati ed impilati tra loro diventano montagne da scalare.

Tutto questo ci ha portati a dover escludere o tagliare alcune passioni o, nel nostro caso, a quei ‘giochi’ tra moglie e marito che ci piaceva fare di tanto in tanto e che univano e cementavano il nostro legame di coppia. Quei giochi intimi e trasgressivi che condividevamo tra di noi e pochi altri selezionati e che rappresentavano anche una sterzata dalla normale routine quotidiana.

Non siamo mai stati assidui frequentatori o navigatissimi in questo mondo parallelo eh; tuttavia, se prima riuscivamo a ritagliarci annualmente la possibilità di due o tre ‘momenti speciali’ di gioco, negli ultimi sei anni si sono praticamente azzerati.

Comunque, una sera di circa tre settimane fa quindi, mentre finiamo di spreparare la tavola ed i bimbi sono a guardare i cartoni in salotto, mi avvicino a Mery, la prendo da dietro e, affondando le mani nelle sue mutandine, le sussurro un paio di porcate all'orecchio. Cose del tipo “Cacciamo i bimbi a letto presto, indossa una bella lingerie, tira fuori qualche toy (sempre se ti ricordi dove sono...) e facciamo un po’ di cosaccie sul divano che ho una voglia…”.
Mery si gode qualche secondo le mie mani e mi risponde “Non ce la faccio stasera... vorrei tanto, ma sono sfinita, non mi reggo in piedi. Ho bisogno di un massaggino – non i tuoi massaggi con seconde finalità – e di starmene tranquilla sul divano, magari con qualche coccola.”

Percepisce la mia frustrazione e delusione, al che ribatte “Davvero, stasera sono a pezzi. Coccole e massaggio mentre svengo sul divano. Poi, una delle prossime sere, prometto di fare ogni cosa che vorrai: ti lascio carta bianca, decidi tu cosa fare e io eseguo.”
Non so se l’ultima frase sia stata detta in modo superficiale senza riflettere, dettata più dalla stanchezza, o se invece ci fosse una reale volontà dietro quella promessa. Sta di fatto che mi si è scolpita in testa.

Non riuscivo a farmela passare di mente. "ti lascio carta bianca – decidi tu – io eseguo"
Mmmmmm, mi si sono aperti orizzonti e scenari infiniti.
In particolare, uno che avevo in mente e che alla fine ho realizzato.

E che si sta sviluppando proprio ora.

Guardo il timer: poco meno di tre minuti.

Questo venerdì ho preso quindi mezza giornata di ferie senza dire nulla a nessuno. Mi ero già messo d'accordo con i nonni che i bimbi sarebbero rimasti a dormire da loro. Quando sono andato a prenderli al doposcuola e ho spiegato loro il programma della serata – pizza, pop-corn, film e cartoni, viziati e coccolati a casa dei nonni – ne sono rimasti entusiasti.
Sistemati i pargoli, sono passato al Brico a comprare una cosa necessaria per quello che avevo in mente. Tornato a casa, mi sono dedicato ad un po' di sano bricolage: seguendo i lavori nella ristrutturazione della casa diverso tempo fa, avevo assistito a come avevano montato il lampadario in salotto: al momento dell'installazione del lampadario, un affare moderno di design con diverse luci a led sagomate in forme geometriche, avevano fissato come prima cosa una specie di binario di circa mezzo metro sul soffitto.

Questo binario ha la funzione di sostenere il lampadario che, per essere installato o rimosso, deve essere fatto scorrere su di esso. Avevo visto il tecnico inserire il lampadario fino a metà binario, per poi lasciarlo là sospeso e procedere nell’attaccare i cavi elettrici. Per fissarlo basta giare due viti laterali al binario che ne bloccano lo scorrimento.
Non so perché ma all’epoca la cosa mi era rimasta impressa. Per quello che avevo in mente, comunque, era perfetto: a me serviva un piccolo spazio nel soffitto in cui praticare un foro per poterci attaccare un gancio. Facendo scorrere solo una piccola parte del lampadario fuori dal binario, avrei avuto a disposizione circa quindici centimetri abbondanti di soffitto in cui praticare comodamente il foro in mezzo proprio al binario stesso. Una volta fatto il foro, avrei quindi inserito un tassello che mi avrebbe permesso di attaccare o sganciare un gancio. Il foro con il tassello sarebbero poi stati nascosti una volta risistemato il lampadario nella posizione originale.

“Comodamente” forse era un parolone: nonostante nella mia mente fosse tutto molto semplice, devo essere onesto, ho bestemmiato parecchio per installare il tassello e il gancio senza fare danni.
Come ultima cosa, appesi la catena di ferro che avevo comprato da Brico: bloccata in alto da un fermo collegato al gancio, posizionai nella parte finale un moschettone a cui avrei attaccato le catene con polsiere in pelle nera BDSM, uno dei tanti nostri giochi comprati nel tempo.
Lo so, sono un fottuto genio!
Spensi alcuni minuti ad osservare – e testare – l'installazione del nuovo gioco. Provai addirittura la trazione della catena aggrapparmi a peso morto, divertente! Meglio fare qualche verifica prima che schiantarsi durante un gioco erotico, sarebbe stato difficile giustificarlo a parenti e amici. Ho concluso il setup sistemando il tappeto esattamente sotto la catena, agganciai al moschettone la catena delle polsiere in pelle, posizionai una sedia e un po’ di altri oggetti vari, nel caso ce ne fosse bisogno.
Quando uscii dal salotto, avevo già il cazzo in tiro pensando a quello che sarebbe successo la sera.

Nel poco tempo rimanente, imbastii una cenetta leggera a base di pesce, mettendo in fresca un paio di bollicine. Infine, doccia e sistemazione degli ultimi dettagli.
All'arrivo di Mery ero già in preda all'eccitazione: una volta entrata in casa, subito ha fiutato qualcosa di diverso nell'aria.

Per anticipare qualsiasi sua domanda, ho esordito immediatamente con il discorso che mi ero preparato:
“Stasera sarà una serata particolare, molto particolare, perché ho deciso di mettere in pratica ‘letteralmente’ quello che mi hai promesso due settimane fa, quando mi hai dato carta bianca per una serata dove io decido cosa fare e tu esegui gli ordini.”
“Quindi,” continuai “ho creato un programma per stasera che ti farà provare una nuova esperienza, qualcosa che mi frulla in mente da molto tempo. Qualcosa di perverso, di eccitante, di assolutamente fantastico. Prima di addentrarci nella serata però, ci sono due semplici regole che dovrai rispettare tassativamente e su cui non c'è possibilità di scelta.”
La guardo serio e continuo “La prima: dovrai obbedire a tutto quello che c'è nel programma senza fiatare. La seconda regola è che non potrai andare in giro per la casa, per ora ti è concesso solo l'uso del bagno di sopra e della cucina. Le altre zone della casa sono vietate.”
“Se accetterai le regole,” continuo “potrai comunque interrompere il gioco con una frase, basterà dire ‘Bonne nuit Paris’. Se accetterai, ti vincolerai al programma che ho creato per questa sera senza fiatare e fari e andrai dove dico io. Queste sono le due uniche regole – e condizioni – che impongo.”
“Fidati però che ne varrà la pena, ti ricorderai di questa serata per sempre. Che ne dici? Accetti?"

Sapevo che avrebbe accettato: mente parlavo, leggevo perfettamente nei suoi occhi che avevo acceso e stuzzicato la sua curiosità.

Con uno sguardo mezzo divertito e mezzo diffidente, la sento dire “Accetto… a patto che non sia nulla di estremo!”

Come prevedevo. “Nulla di estremo, promesso, conosco bene i tuoi gusti. E poi, hai comunque una safe word che puoi usare quando vuoi.”
“Appunto,” ribatte lei “e se ho un minimo intuito, la safe word è già un indizio di per sé su cosa riserverà la serata, giusto?”. Azzeccato, si riferisce ad un particolare evento del nostro ultimo viaggio a Parigi, che magari vi racconterò – ma non di certo ora!

Rispondo con un sorriso sornione mentre le passo un calice di vino per brindare.

“Ok, vediamo allora cosa hai preparato con quella tua mente perversa.” mi dice accettando il calice.

“Ottimo, allora iniziamo subito il programma con una bella cenetta.” rispondo facendo tintinnare il mio bicchiere col suo.

La cena procede spedita, ogni tanto Mery prova a ritornare sull'argomento sondando qualche ipotesi o cercando di farsi dare qualche indizio in più.
Sono inamovibile.

Verso le nove e quarto, le dico “Bene, la prima parte è conclusa, adesso si entra un po’ più nel vivo”
“Per prima cosa, vai su in bagno, troverai tutto il necessario per rilassarsi. Fatti un bel bagno, rilassati, sistemati e mettiti in tiro. Alle dieci in punto dovrai uscire: troverai le istruzioni sul da farsi. E mi raccomando: non entrare in camera da letto.”
Rimarco il fatto della camera da letto cercando di sviarla; la mia mente continua a farmi andare alle catene attaccate al soffitto in salotto e alle polsiere di pelle.
Mery mi guarda dubbiosa “Il bagno appena dopo mangiato non si fa...”
“Mmmmm che palle quando fai la dottoressina con me! A parte il fatto che ti sto proponendo un bagno caldo per rilassarti, ti ricordo che hai accettato la prima regola e che non hai voce in capitolo.”

La seguo con lo sguardo mentre sale le scale.

Finisco di sistemare la cucina e mi preparo anche io. Sistemo il salotto, accendo alcune candele per avere un po' di tenue illuminazione nella stanza e preparo un po' di musica soft.

Alla ricezione di alcuni messaggi su WhatsApp, inizia la seconda parte del mio piano.
Mi affaccio un attimo al piano sopra e sento Mery trafficare in bagno: perfetto! Scendo in strada, apro il cancello e faccio salire Giulio scambiando qualche parola con lui prima di entrare. Giulio è un amico con cui abbiamo giocato spesso in passato, quando ancora stava insieme con la sua ex-ragazza. Ci è dispiaciuto molto quando si sono lasciati, con loro due c'era affiatamento e abbiamo passato bellissime serate insieme a giocare.

Col passare del tempo poi, con Giulio ho mantenuto un po’ di contatti, ogni tanto ci sentivamo per impressioni, fantasie, ricordi o anche solo per un saluto. Nelle chat, spesso abbiamo immaginato situazioni particolari, rivangato vecchi ricordi o semplicemente fantasticato su possibili sviluppi. Memore di queste chat e, per aumentare il livello della serata, ho chiesto a

Giulio se mi poteva dare una mano per la realizzazione del programma che avevo stabilito. Inutile dire che ne fu entusiasta.

In punta di piedi, lo faccio entrare e ci sistemiamo in cucina. Anche se lo reputo inutile, gli ricordo il patto: se Mery pronuncia la safe word, salta tutto.

Mi fa un segno che ha capito perfettamente.

Mancano pochi minuti alle dieci.

Nel silenzio, a parte il mio cuore che batte a mille, sentiamo i passi sopra di noi di Mery.
Deve aver individuato il biglietto che le ho lasciato sulla porta, che la indirizzerà verso la stanza da letto. Qui, mi immagino la sua sorpresa nel non trovare nulla, al netto della lingerie che le ho sistemato sul letto e che dovrà indossare. E un secondo biglietto, con destinazione salotto. Mery deve scendere in silenzio le scale senza aprire la luce, entrare in salotto e chiudersi la porta alle spalle. Troverà là dentro ulteriori istruzioni su cosa fare.
Nel momento in cui entrerà in salotto e chiuderà la porta, avrà a disposizione cinque minuti di tempo per fare quello che le viene chiesto. Dopo essersi ripresa dallo shock di vedere penzolare delle catene dal soffitto, dovrà mettersi sugli occhi una mascherina bendante e, successivamente, indossare le polsiere di pelle. E non dovrà parlare, neanche una parola. Il tutto in cinque minuti di tempo, nei quali potrà decidere se continuare – e appendersi alla catena – o usare la safe word e interrompere la serata.

Concludo il biglietto con un ‘Bonne nuit, chéri, profitez de la soirée’ prendendo spunto dalla safe word: ora sta tutto a lei.

Ed eccoci arrivati qua, in cucina al buio con lo stomaco che mi si contorce dall’ansia.

Con Mery chiusa in salotto, probabilmente in subbuglio pure lei dall’ansia e dall'eccitamento – forse più di me.

Con Giulio qua a fianco che, mi sembra quasi di sentirlo, scalpita.

E con il timer scaduto.

Mi giro verso di lui e gli dico “Aspetta il mio segnale per entrare.”

Il momento che sto aspettando impazientemente da settimane, che mi si è scolpito in testa da tempo, è solo e soltanto mio.

Il momento in cui, aprendo la porta, vedrò Mery incatenata e alla mia mercè.

Apro.

Ed eccola là.

Alla luce delle candele che gettano un alone caldo, flebile e tremolante su ogni superficie, si staglia Mery, con le braccia alzate e circondate dalle polsiere di pelle attaccate alla catena che penzola e tintinna dal soffitto ogni volta che si muove.
Fasciata da una bellissima lingerie nera, indossa anche un collarino di pelle: questo non lo avevo scelto io! Ha fatto tutto da sola, probabilmente aveva intuito il tema del gioco dalla safe word troppo rivelatrice. Molto appropriato comunque, la cosa mi attizza ulteriormente.

Mi avvicino a lei, per controllare le polsiere e che la mascherina le impedisca di vedere: ha fatto esattamente quello che le ho ordinato con l’ultimo bigliettino. Sono quasi commosso e orgoglioso.

So perfettamente che mi sta avvertendo, vedo che si sta muovendo cercando di cambiare posizione, più per agitazione che per scomodità penso.
Sono quasi a contatto con la sua pelle, mi verrebbe voglia di gettarmi su di lei e farle di tutto, ma mi trattengo.

Invece, stringo di più le polsiere e ci metto due lucchetti che avevo lasciato in disparte per chiuderle. Quando le sfioro le mani e le braccia, la sento sussultare.

Mery, come da istruzioni, non deve parlare se non interpellata direttamente.

Poi mi abbasso e, posizionate là vicino, prendo le cavigliere in pelle – collegate tra loro sempre da una corta catena – e le applico alle sue caviglie. Polsiere e cavigliere nere in pelle facevano parte del set BDSM, insieme alla mascherina e al piccolo frustino, adagiato sopra la sedia.

Nel toccarle le gambe, la sento deglutire più volte.
Devo trattenermi dal non assaggiare la sua pelle.
Come ultima cosa, afferro la sedia, la avvicino a lei e mi alzo fino a raggiungere il soffitto: dal gancio in alto, tolgo un attimo il fermo che avevo posizionato, afferro la catena e la tendo, mettendola bene tensione.
Questa volta a Mery sfugge un singulto.

Riposiziono la sedia, mi accomodo e mi fermo un attimo a gustandomi lo spettacolo.
Vedere mia moglie legata, con le braccia tese, legate, in lingerie, nella semi oscurità, in una posizione arcuata che ne evidenzia la pancia, la schiena, le tette e il culetto mi fa impazzire.
Dio santo, mi sento ansimare dall'eccitazione.

Attendo ancora un altro po' di tempo, mi sto godendo troppo lo spettacolo. Contemporaneamente, sto facendo rosolare per bene Mery nell'attesa.
La mia mano scorre a pochi centimetri dalla sua pelle: sono indeciso, non so cosa sfiorarle per primo.

Le accarezzo la pancia.
Mery si dibatte un attimo, non se lo aspettava, sento tintinnare le catene.
Mmmmm che spettacolo e che suoni deliziosi.
La sfioro di nuovo, questa volta sulla linea del fondoschiena: Mery si dibatte ancora un altro po'.

Adesso, invece, decido di andarci pesante e con una mossa veloce senza attendere troppo dall’ultima carezza, le mollo una leccata sulla schiena.
Stavolta caccia un mezzo urletto, inarcando completamente la schiena e gettando indietro la testa.
I suoi lunghi capelli castani mi solleticano la faccia.

Mi sfugge un sorriso: cerco di immaginare cosa vuol dire essere legata, senza possibilità di muoversi o vedere, in attesa del prossimo tocco potenzialmente in qualsiasi parte del suo corpo.

Un'altra leccata tra costole, ascella e braccio, la fa sobbalzare: sento un “bastardo!” sibilato a denti stretti.

Eh no, non va bene, niente parole! Le assesto uno schiaffo sul culo. Il ‘ciak’ che produce mi arrapa ancora di più. Mery si morde le labbra e soffoca una probabile imprecazione, contraendo i muscoli della schiena e stringendo le chiappe. Aspetto qualche secondo con la mano alzata, se si azzarda ad emettere anche solo una sillaba, sono pronto a mollarne un altro sull’altra chiappa. E stavolta forte.

Zero emissioni, penso abbia capito la lezione. Onestamente, dovrei avere l’aspetto di un aguzzino o la cattiveria del torturatore, invece mi sto trattenendo dal non scoppiare a ridere!
Dopo il bastone, usiamo la carota. Cioè, non quella carota che pensate… La afferro per i capelli dietro la nuca e le caccio la lingua in gola. Segue un lungo bacio, in cui mi risponde reagendo quasi con forza.
Impotente nei movimenti, sento la sua lingua che quasi vuole sopraffare la mia, mordendomi per bene un labbro. Mi trasmette quanto cazzo è arrappata anche lei. Che tigre che è mia moglie.

Sono eccitatissimo, le candele, il profumo da bagnoschiuma che emana la sua pelle, il sapore delle sue labbra mi fanno quasi girare la testa.
Con la coda dell'occhio vedo Giulio appoggiato alla porta che si sta godendo anche lui la scena, con una mano in tasca che si massaggia.

Gli faccio cenno di entrare e di accomodarsi sulla sedia.

Mi posiziono a lato di Mery e con la mano sinistra le accarezzo di nuovo la schiena, mentre con la destra avanzo verso la scollatura del reggiseno.

Mery continua a cambiare posizioni e subire le carezze senza proferire parola, inarcando o dondolando il corpo ad ogni contatto. Solo il suo respiro si sente perfettamente nella stanza, soprattutto quando inspira con la bocca aperta: sembra quasi un gemito.

Prendo in mano il frustino: mi posiziono dietro di lei e le assesto un colpo sulle natiche.

Risponde con un gemito. Il frustino fa solo scena, non è concepito per fare male davvero: se non si mette quasi forza, è più il rumore che fa che il male che si sente.
Dopo altri due o tre colpi, mi avvicino al suo culo e le ficco la lingua nella fessura tra le chiappe. Alterno a delle belle leccate un paio di colpi con il frustino. Sembra apprezzare.

Passo un altro po’ di tempo giocando così, usando anche il frustino come uno spolverino su altre sue parti del corpo. Quando mi stanco – o meglio, quando decido di procedere oltre dato che potrei passare ore a fare questo gioco senza stancarmi – appoggio il frustino e, in silenzio, faccio segno a Giulio di raggiungermi e di usare solo una mano.
Si avvicina adagio, quasi con remora, all’altro lato di Mery, allungando la mano sinistra per accarezzarle la pancia; nel farlo, tolgo le mie mani.

Giulio comincia a sfiorarle delicatamente la pancia con il dorso delle dita della sua mano sinistra.

Con la destra, inizio anche io di nuovo ad accarezzarle le natiche.
Mery continua a inspirare e a espirare con la bocca, sentiamo il suo fiato fare rumore nel silenzio della stanza.

Le candele tremolanti proiettano strane ombre su di noi mentre procediamo ad accarezzarla con una mano a testa. Non sentiamo Mery reagire più di tanto, ormai – penso – si sta abituando alle carezze, godendosi il momento.

Tolgo le mie mani e mi faccio da parte, gustandomi la scena: adesso è Giulio che usa entrambe le mani per accarezzarle il corpo: una sulla schiena e una sulle gambe.

Mi pare di notare una sorta di incertezza nei movimenti di Mery – come se si fosse accorta di un cambiamento di tocco o di mani – o forse è solo la mia immaginazione. Non le lascio il tempo di realizzare: mi posiziono specularmente a Giulio e appoggio anche le mie mani sulla schiena e sulle gambe di mia moglie.
Stavolta urla "MACCHECCAZZ...!!!!".

La sentiamo dimenarsi e contorcersi violentemente, come se potesse sfuggire.
Tiriamo via le mani, come se avessimo toccato una pentola bollente messa sul fuoco.

Mi scappa quasi una risatina e vedo che anche Giulio se la sta ridendo.

Il respiro di Mery è diventato un ansimare: è completamente sotto tensione.

Mi avvicino un attimo e le mollo un bacio sulla guancia.

Si scansa di scatto come se le avessi conficcato uno spillo.

Ricomincio ad accarezzarla mentre tenta invano di dimenarsi, anche Giulio ricomincia.
Mery si dimena, sembra un'anguilla da quanto si contorce, invano. La sentiamo più volte trattenersi dal dire qualcosa: imprecazioni, domande o parolacce, non lo sappiamo.
Imperterriti, continuiamo la nostra opera di rilassamento con baci e carezze.

Ci mettiamo un po' a calmarla, ma alla fine sembra rassegnarsi, ritornando a respirare regolarmente.

Dal canto mio, è un sogno che si sta avverando, mi sto godendo ogni centimetro quadrato della sua pelle, il suo profumo e le sue reazioni, volontarie e non.
Il mio unico terrore è che dica la safe word ma, penso dentro di me, il momento più difficile dovrebbe essere passato.

I minuti si dilatano: in realtà mi accorgo che mi sto sciogliendo anche io dalla tensione, rilassandomi, abbandonandomi al momento.

Sparita l'ansia e l'impazienza, rimane solo l'eccitazione e il senso di bisogno fisico, impellente di toccare, esplorare, baciare, stuzzicare e penetrare.

Ci ritroviamo ad avvolgere Mery che, lasciandosi andare, rimane ormai quasi ferma e remissiva a ricevere le nostre carezze e baci.

Quando getta di nuovo la testa indietro inarcando la schiena e aprendo le gambe fino a che le cavigliere glielo consentono, non riesco a resistere: le lecco il collo e il collarino nero, affondo un dito nel perizoma. Salgo con la lingua e raggiungo la sua bocca, che apre, lasciandosi leccare passivamente. La penetro intanto con un dito, constatando l’effetto che tutto questo le provoca.

Bellissima è dir poco.

Giulio, di sua iniziativa, le slaccia il reggiseno che cade ai suoi piedi.
Ci fermiamo quindi a leccarle un capezzolo a testa, sentendo i gemiti di piacere salire da Mery.

Lecchiamo e continuiamo ad accarezzarla.

La mia mano passa per l'ennesima volta nel suo interno coscia, sfiorandole le parti intime, stavolta cercando con un dito il filetto del perizoma, scostandoglielo e arrivando al suo buchetto.

Sentiamo Mery fremere, sempre con l'accompagnamento delle catene che tintinnano di sottofondo.

Stavolta è per opera mia che le viene tolto il perizoma: nel momento in cui lo sfilo, rimane aggrovigliato nella catena che sottende le cavigliere.

Ormai nuda, al netto del collare e della mascherina nera che le copre gli occhi, sento il suo corpo bollente fremere sotto le mie carezze e baci.

Esplorandole la figa, mi imbatto nella mano di Giulio che è là a titillarla. Mi unisco anche io, cercando di arrivare con la lingua al suo buco del culo, cosa che mi riesce in parte data la scomoda posizione.
Baci, carezze, masturbazioni; il tutto fatto mentre lei pende praticamente nuda in mezzo al nostro salotto.

Mi accorgo solo ora che Giulio è nudo, con il cazzo bello in tiro che, tra una cosa e l'altra, si struscia addosso a Mery per fargli sentire la sua erezione.
Mi spoglio anche io, rimanendo completamente nudo, e mi infilo tra le cosce di mia moglie per leccarla per bene.

La posa è un po' troppo difficoltosa, decido quindi di liberarla dalle cavigliere che le impediscono di aprire quelle bellissime gambe lunghe che ha.
Senza più le cavigliere e la corta catena ad impedirle i movimenti, Mery si pianta per bene sul tappeto, spalancando oscenamente le gambe fino a che non entra quasi in tensione con la corda che le tiene le braccia sollevate.

Questa immagine a forma di triangolo mi si scolpisce indelebilmente in testa.

Ritorno ad affondare lingua e naso nel triangolino più piccolo, umido e bagnato della sua passera.

Ad un certo momento, dopo aver lavorato di lingua sotto, sento come se venisse a mancare: alzo gli occhi e vedo che Giulio la sta afferrando da dietro per le natiche, sollevandola da terra. Regge Mery per le gambe da dietro, mentre lei si aggrappa praticamente a peso morto alla catena. Cazzo, speriamo che il tassello regga, altrimenti ci facciamo male davvero.

Mery, spalanca le gambe quasi a formare un angolo di 180°, reggendosi in parte alla catena e in parte sorretta dalle mani di Giulio.

Mi metto davanti a lei, riaffondo la lingua nella sua passera, ormai fradicia, mentre Giulio dalla sua posizione non può fare altro che sostenere il peso di Mery e leccarle un capezzolo a portata della sua bocca.

Sento Mery gemere.

Mi rialzo in piedi di fronte a lei: sempre con Giulio che la tiene sollevata con le mani, mentre sta ansimando di brutto, la penetro.

Mery inizia a godere, ce lo fa capire perché ormai ogni remora è passata e i suoi gemiti si fanno senza ritegno.

Con il mio cazzo piantato dentro e, penso, il cazzo di Giulio che le sbatte sul fondo delle natiche insieme alle sue mani che la sostengono, inizio a scoparla. Potrebbe essere una idea per una doppia penetrazione ma in realtà la posa è estremamente scomoda, più che altro per

Giulio che ne sta sostenendo quasi tutto il peso.

Mery mi getta parzialmente le braccia ancora legate dietro il collo, sento il freddo delle catene sulla schiena ed emetto anche io un lieve gemito di piacere.
Dopo un po’ di tempo, mi stacco e aiuto a rimettere in piedi Mery, mentre Giulio la poggia per terra.

Sempre davanti a lei, le sfilo la mascherina e la bacio: Mery ricambia in modo passionale. Poi si volta subito per vedere chi è il secondo attore. Intercetta lo sguardo di Giulio, la vedo sorridere e avvicinandomi al mio orecchio mi sussurra “Stronzo, questa me la paghi” morsicandomi con forza il lobo.

Mi volto in cerca delle chiavi dei lucchetti per liberarla, adesso mi pare giusto che sia lei a dettare le danze.

Trovo le chiavi sotto alcuni vestiti sparsi.

Quando mi rigiro per liberarla, vedo che Giulio ha preso il mio posto: davanti a Mery, le ha piantato il cazzo dentro, stavolta limitandosi a tenere alzata solo la gamba destra di Mery.
Mery, ancora legata, si regge alla catena. Ad ogni colpo di Giulio, dondola e deve controbilanciarsi. Quando intercetta il mio sguardo, senza smettere di andare su e giù, mi fa una linguaccia e mostra il dito medio.

Sì sì, fai la sbruffona: avevo intenzione di liberarti ma a questo punto aspetto un altro po’, continui a rimanere appesa.

Saranno le candele, l'atmosfera, la situazione o l'insieme delle cose, sta di fatto che mi sento bollente.

Mi avvicino mentre sono ancora impegnati, afferro le braccia di Mery e infilo una chiave nel lucchetto per liberarla dalle polsiere.

Si interrompono un attimo, quando finisco di liberarla, sentiamo un sospiro di sollievo levarsi da Mery e un “Non ne potevo più”.

Mery afferra una bottiglia di acqua e ne trangugia un bel sorso.

Ci spostiamo sul divano.

Mentre mi fa stendere a pancia in giù, si posiziona su di me a quattro zampe e comincia a leccarmi.

Con la sua abile lingua comincia a scendere, scendere, fino a che non trova il mio sesso: lo bacia, ci gioca un po’ e poi se lo mette in bocca.

Mi godo questo pompino, mentre osservo Giulio, posizionato dietro al culo di mia moglie, cominciare a lavorarsela di lingua.

Questi sono quelli che definirei i piaceri della vita e del sesso.

Penso che Mery ne abbia avuta abbastanza di lingue e carezze, dato che decide di passare all’azione: mi prende per mano e mi fa sedere sul divano. Posiziona poi Giulio allo stesso modo di fianco a me.

Breve attimo di indecisione su quale asta immolarsi per prima, poi sceglie me: si posiziona a cavalcioni e comincia a scoparmi. Non posso fare a meno di non succhiarle le tette mentre mi cavalca.

Sento Mery che si sbilancia verso Giulio e, con la mano, afferra il suo cazzo e inizia a segarlo.

Continuiamo così per un po' di minuti: anche se non sono ancora al limite non ho idea di quanto ancora durerò, questa posizione è una delle mie preferite.
Mery comincia a rallentare, invitando Giulio ad alzarsi: lui si alza in piedi sul divano di fianco a me, piantando il suo cazzone in erezione completa e pulsante a pochi centimetri dalla la mia faccia.

Mery continua quindi la sua cavalcata ma stavolta in modo più lento, deciso, dando un leggero colpetto di bacino ad ogni spinta. Mentre con una mano si titilla il clitoride, con l'altra regge le palle a Giulio spompinandolo. A pochi centimetri dalla mia faccia, la vedo ingoiare cappella e asta e darci dentro.

Ritiro quello che ho detto: la situazione mi fa infoiare come non mai, mi fa quasi raggiungere il limite. Mery dal canto suo sa esattamente come prendermi, lo sta facendo apposta, strusciando con forza le tette sulla mia faccia, aumentando sempre più il mio piacere.

Resisto ancora un po’, è quasi una tortura, non voglio venire.

Cedo, chiedo un time-out e mi sposto.

Mery mi lancia un'occhiata – come una gatta che gioca con un topolino prima di mangiarselo – che mi causa un brivido.

Mi concedo un attimo di tregua e ne approfitto per riprendermi, approfittando della posa di Mery che continua ad avere in bocca il cazzo di Giulio.

Mi getto tra le sue cosce e, letteralmente, mi faccio sedere in faccia.
Immerso nel suo sesso, ritrovo l'estasi. Lecco i suoi umori, i miei, annego nel suo desiderio, nella sua passera fradicia. Sono in uno stato di adorazione.

Ritorno in me solo quando sento Mery che si alza, lasciandomi completamente la faccia bagnata.

Mery si stacca, si mette di nuovo a quattro zampe sopra il divano, alza bene le natiche e mette in mostra ogni suo buco; si appoggia quindi con la faccia su un cuscino. Con le braccia cinge il cuscino e sprofonda la faccia su di esso.

Giulio mi guarda: accomodati faccio segno.

Si mette dietro Mery, con due dita la sgrilletta un attimo – come se ce ne fosse bisogno – poi piano piano affonda la cappella fino ad arrivare a metà asta. Inizia quindi a stantuffare Mery con forza, ad ogni affondo sento un urlo soffocato provenire dal cuscino.

Mi godo la scena, eccitato ma al contempo un po' dispiaciuto di essere messo da parte.
Sento una mano che mi afferra una gamba e mi tira verso di lei.

Non scomponendosi dalla posa e mostrando ogni suo buco, cerca una mia mano e la afferra.

Sento Mery percorsa da spasmi di orgasmo.

Giulio è sopra di lei che spinge, spinge e spinge, come un animale che grufola, che lancia gemiti di piacere e che gode. Si inumidisce l’indice e lo caccia dentro il culo di Mery.

Si ferma prima di venire.

Mery a questo punto si alza, ci prende per mano e ci riconduce al centro del salotto. Mi afferra le mani, me le solleva e le serra nelle polsiere ancora penzolanti dalla catena.
Sono bloccato io adesso.

La lascio fare.

Si posiziona in ginocchio e si volta verso Giulio che è di fronte a me. Riprende il suo cazzo in bocca e comincia a segarlo.

Ormai è al limite: lo sentiamo incitare Mery, spronarla, dire di andare più veloce...
“Mangialo, sì così, mangialo tutto, ancora, di più più, DI PIU' DI PIU'.... Ahhhhh GODO, VENGOOO”

Con una mossa fulminea Mery si toglie il cazzo dalla bocca e riceve il getto di sperma direttamente sulle tette.

Giulio sta mugolando di piacere, continua a sborrare inondando Mery, le sue tette, la sua pancia, facendo un macello. Qualche schizzo le arriva pure sulla faccia.
Si prende un asciugamano e si siede sul divano esausto.

Mery, piena di sperma, di nuovo con quello sguardo, si gira lentamente verso di me, si alza e mi bacia. Mi bacia ancora, serrando con forza le polsiere e con l’altra il mio uccello.

Poi, piano piano, scende e comincia a lavorarselo di brutto. Come ho appena visto fare a Giulio, si posiziona il mio cazzo in bocca e comincia a segarmi forte alternando lingua e mano, fissandomi dritto negli occhi.

Di tanto in tanto, si spalma un po’ della sborra di Giulio – che cola dalle tette o dalla pancia – sui capezzoli ancora turgidi.

Resisto circa trenta secondi, mi contraggo reggendomi alle catene quando sto per raggiungere il culmine.

Stavolta Mery non si toglie, le vengo in bocca, dritto nella sua bocca affamata che non si perde una mia singola goccia.

Ci abbandoniamo esausti sul divano.

Che serata spaziale.

Giulio resta ancora un po’, si ricompone un attimo e poco dopo se ne va.

Nella semioscurità del salotto, mentre spengo le candele, sento avvicinarsi Mery che mi cinge le braccia al collo, attirandomi a sé per un bacio lungo e passionale.

Mi sussurra poi all'orecchio “Avevi ragione, non mi dimenticherò mai di questa serata. La prossima volta però, mettiamo un’altra lei al posto mio, voglio anche io divertirmi a torturarla! E a proposito, ricordami di farti un cazziatone domani per aver fatto un buco sul lampadario!”
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