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la dottoressa da napoli 3


di spanio220
19.07.2012    |    9.140    |    1 9.7
"Una volta raggiunto questo stadio si inginocchiò davanti al divano e ricominciò il lavoro di bocca alternando ora l’uno ora l’altro, iniziando subito a godere..."
Qualche sera dopo quella splendida riunione in ufficio ci ritrovammo entrambi invitati a cena da una maestra-pittrice, che aveva fatto della sua casa un simposio dove si cenava, si discuteva, ci si scambiava opinioni in un’atmosfera da anni ’70, volendo ci si poteva fermare a dormire perché un letto era sempre disponibile, e, se qualcuno avesse voluto c’erano degli angoli appartati della terrazza dove poter fare sesso in santa pace. La pittrice girava sempre con un grembialone pieno di macchie di pittura, un eterno basco in testa e questa sua parlata rocamente meridionale che alle volte confondeva sulla sua appartenenza di genere. Quella sera stranamente, non c’erano tipi strani a quella cena, ossia erano presenti oltre alla “dottoressa” e me, la figlia della pittrice, bella ragazza, che stava svolgendo il praticantato legale e per guadagnare qualche soldo nel frattempo andava in discoteca a fare la cubista, Quindi capelli lunghi neri lasciati liberi di ruotare, acconciati un po’ alla Cleopatra, minigonna mozzafiato ed un bustino aderente che metteva in risalto il seno giovane e imperioso come può esserlo quello di una ragazza sfrontata e bella. Unghie lunghe e curatissime, occhi allungati dal trucco e labbra rosse e carnose incorniciate da un rossetto rosso scarlatto. A tavola con noi sedeva anche una supplente, infagottatata in un maglione sformato e con un paio di pantaloni con i tasconi laterali possibilmente ancor più sformato del maglione, appena mollato dal suo ragazzo che non ce la faceva più a sopportare il suo smisurato dedicarsi ai cani. Ultimo della tavolata l’avvocato presso cui la figlia stava svolgendo il praticantato. Bell’uomo sulla cinquantina in perfetta forma fisica, capelli brizzolati anche lui con un completo blu e cravatta in tinta.
Dopo le prime chiacchiere per conoscerci meglio, mentre mangiavamo e bevevamo, il discorso scivolò sul ruolo del sindacato e della sinistra nella società, con l’avvocato decisamente schierato dalla parte opposta. Io un po’ per il ruolo che ricoprivo, un po’ per passione personale, un po’ per fare colpo sulla “dottoressa” iniziai a tirar fuori tutti gli anni di studio e di passione sull’argomento, mettendolo condizione di non replicare più dopo tirate lunghissime sul ruolo che avevano avuto i paesi socialisti nella società prima di degenerare, sul freno al capitalismo avanzante, su tutte le conquiste ottenute dai lavoratori nel mondo grazie alla forza dei sindacati e dei progressisti. Insomma dopo un paio d’ore si poteva dire che uscivo dal confronto tribunizio come trionfatore, notando nella sguardo della “dottoressa” un certo compiacimento per avere come compagno della serata un tizio in grado di tener testa a chiunque. Finito il dibattito ci appartammo sul terrazzo per godere un po’ del fresco della serata primaverile e per fumare in pace una sigaretta. Inutile dire che appena fummo al buio della terrazza, la dottoressa inizio a massaggiarmi il cazzo, ed io inizia a toccare tutto quel potevo fica, culo, tette, avrei voluto avere dieci mani e venti cazzi in quel momento. Il fatto che avessimo bevuto un pochino ci portava e dire e fare cose che forse in altri momenti avremmo evitato, lei mi tirò giù la lampo dei pantaloni e inginocchiatasi di fronte a me iniziò un sontuoso pompino. Mentre con gli occhi chiusi mi stavo godendo quella bocca che faceva avanti e indietro sulla mia cappella, sentii lei che si tirava indietro e mi proponeva di consolare un po’ il povero avvocato che era rimasto sconfitto dalla discussione, disse di dargli almeno un premio di consolazione e di portarlo a scopare con noi. Forse per il vino, ma soprattutto perché avevo voglia di provare qualcosa di nuovo, dissi subito si. Lei si rialzò, si ricompose alla meglio, mi dette il tempo di rimette il cazzo nei pantaloni e rientrammo nella sala da pranzo dove le chiacchiere proseguivano davanti ai liquori di fine cena, ma senza più grande entusiasmo. Lei con fare molto naturale si avvicinò all’avvocato e lo invitò a terminare la serata insieme a noi facendo magari un giro per la città. Neanche a dirlo lui accettò di corsa ed una volta in strada lei disse che aveva una necessità da sbrigare a casa sua che distava pochi passi, quindi ci disse di seguirla che si sarebbe sbrigata in pochissimo tempo, ma tanto valeva che salissimo. Già nell’ascensore le cose iniziarono a farsi esplicita, con lei che non perdeva occasione per mettere in mostra tutto il mostrabile, vuoi stirando le braccia dietro la schiena per evidenziare il seno con i capezzoli già eretti, che si notavano sotto la camicetta e fuori dal reggiseno, vuoi alzando la gonna per controllare se non le si fossero smagliate le calze, l’avvocato guardava e taceva in evidente imbarazzo, ma al contempo compiaciuto dello spettacolo offerto. Entrati nell’appartamento ci accolse come il solito il cane che in pochissimo fu messo sul balcone onde non disturbasse più di tanto. Un giro di limoncello originale dell’isola di Capri e poi la dottoressa disse che doveva appartarsi un attimo. Restammo un po’ da soli l’avvocato ed io ed iniziammo a parlare del più e del meno, inevitabilmente il discorso scivolò sulla nostra ospite, e lui che si sperticava in complimenti e mi definiva fortunato ad avere una siffatta amante, che oltre ad essere una gran bella donna dimostrava di essere particolarmente disinibita e al passo coi tempi. Neanche cinque minuti dopo la “dottoressa” uscì dalla sua stanza da letto con un paio di pantaloni della tuta e una t shirt aderentissima, si vedeva che non indossava il reggiseno perché non si notavano i segni caratteristici delle bretelline e poi i capezzoli sembravano volessero bucare il tessuto. Disse che non aveva più voglia di uscire e che preferiva finire la serata in casa. Nulla da obiettare da parte nostra, anzi era un vero piacere. Il discorso andò a cadere sul modo di vestire dei giovani d’oggi, facendo riferimento soprattutto alla figlia della pittrice e al suo abbigliamento provocante, che d’altra parte contrastava con la professione che di lì a poco avrebbe dovuto esercitare. La cosa si protrasse un po’ e si finì a parlare dell’abbigliamento intimo. Per gli uomini vinsero i boxer più comodi e più sexy. La chiacchierata si spostò quindi sul fronte femminile, e qui si rivelò il colpo di troiaggine della mia compagna. Senza chiedere nulla si abbassò i pantaloni e mostrando un paio di slip brasiliani chiese “Questi sono abbastanza o sexy oppure sono meglio queste?” e con molta tranquillità sfilò lo slip e lo sostituì con un paio di culottes. La faccia dell’avvocato era diventata rosso fuoco, invece il mio cazzo rispondeva in maniera spropositata, così duro non me lo ero mai sentito prima. La mia risposta fu “Stai sicuramente meglio senza” Detto questo mi alzai dal divano e mi posizionai alle spalle della “dottoressa” ed iniziai ad abbassare la culottes. Arrivato a metà gamba lascia le mutande dove si trovavano e piegatale a novanta iniziai il mio leccamento di fica e culo. Lei intanto si era avvicinata al divano dove l’avvocato rimaneva immobile e iniziò ad armeggiare intorno alla cintura dei pantaloni per liberare il cazzo del nostro ospite. Quando ci riuscì uscì fuori un pene di dimensioni normali, ma ancora non pienamente irrigidito. Un paio di smanettate e poi subito tutto in bocca provvidero a renderlo arzillo. “Ma…io….non mi è mai capitato…. Non so se….”L’avvocato farfugliava frasi di questo tenore e intanto si stava godendo la succhiata quasi in trance. Io da dietro staccandomi dall’ano gli risposi “Avvocà sta zitto e datti da fare, che quando ti ricapita più una zoccola come questa”. La mia compagna, che godeva ad essere insultata iniziò a godere con i soliti urletti,ed invocazioni a santi, Maronne e aneme do’ purgatorio, ad un certo punto sembrava stesse pisciandosi sotto tanto liquido le usciva dalla fica, mi spostai dalla mia posizione e mi piazzai anch’io davanti a lei che a questo punto iniziò ad alternare le succhiate di cazzo un po’ a lui e un po’ a me. Sembrava volesse tirare fuori tutta la sborra immediatamente, non lasciava il tempo di riflettere che già lo riprendeva in bocca. La cosa ridicola era vedere quest’avvocato vestito di tutto punto solamente col casso fuori dai pantaloni e la trioa che si affannava a leccarlo. Mi stufai presto di questo dividere un buco in due e mi riportai alle spalle dalla maiala. Le lubrificazioni precedenti e le sue linguate avevano praticamente aperto la strada ad un’inculata senza precedenti, infatti giunto alle sue spalle e con lei in posizione puntai subito al suo orifizio posteriore che mi accolse degnamente. Un piccolo sforzo ed era tutto dentro. Il mio divertimento con la “dottoressa” era portarlo quasi ad uscire per poi reintrodurlo fino in fondo, pratica divertente, ma rischiosa, perché ogni volta era una stimolazione moltiplicata milioni di volte. Io non volevo godere almeno finchè anche l’altro non avesse mollato anche lui. Finalmente lei si decise e disse all’avvocato di stendersi sul divano, appena fatto gli montò a cavalcioni e si introdusse in fica il suo cazzo ormai bello duro e rosso, non mi feci pregare e vista questa situazione dopo un rapidissimo passaggio per la bocca della “dottoressa” mi riposizionai con calma e comodità all’altezza del suo buco del culo. Stavolta incontrai un po’ di resistenza, dovuta non tanto al culo largo di suo ma alla presenza di un altro cazzo nel corpo di lei che mi impediva il movimento su e giù che tanto mi piaceva. Lui sotto, lei un po’ sopra di lui ed io in cima al mucchi di carne che si muoveva in continuazione. Quando introdussi il mio membro ormai insensibile all’interno della cavità anale fu un urlo lungo e sommesso che segnò l’entrata, sentire seppure divisi da un leggero velo di carne un altro cazzo vicino al mio mi fece perdere il lume dagli occhi ed iniziai a spingere come un forsennato costringendo tutti a seguire il mio ritmo. La “dottoressa” godeva a più non posso le uscivano liquidi che andavano a formare una piccola pozza sul divano, l’avvocato era estasiato ed io spingevo come un ossesso nel profondo del culo un cazzo che non credevo fosse il mio tanto era duro. Dopo un po’ l’avvocato iniziò ad ansimare e schizzò nella fica della “dottoressa” poco dopo anch’io mi liberai negli intestini della stessa di una quantità industriale di sperma. Esausti ci accasciammo uno sull’altra lasciando che i membri uscissero da soli dai buchi in cui erano rimasti. Quando il mio uscì dal culo si sentì come il flop che fa una bottiglia di spumante quando si apre e appresso venne tanto di quel liquido bianco che non sapevo di produrne in quella quantità. Anche dalla fica iniziava ad uscire liquido più denso di quello uscito in precedenza e più bianco segno che anche lì la quantità di sperma era stato notevole. Appena ripreso fiato la “dottoressa” se ne uscì dicendo “non crederete di aver finito qui tra un po’ vi voglio belli arzilli perché dobbiamo invertire o inventare qualcosa di nuovo. Voglio sentirmi sazia per i prossimo mesi.” “Agli ordini capo!” Tornammo a parlare e l’avvocato ci confidò che la figlia della pittrice gli dispensava pompini nei posti più insospettabili, l’ultimo era stato nell’ascensore del tribunale che avevano fermato tra un piano e l’altro ed erano dovuti arrivare i pompieri per liberarli non riuscendo a capire come si fosse fermato e non si riuscisse a farlo partire, lui ci disse che continuava a tenere il dito premuto sul pulsante di stop onde non avere sorprese. Dopo qualche risata e qualche battuta sulla giovane praticante, la “dottoressa” riprese in mano la situazione e i cazzi iniziando un movimento lento e contemporaneo su entrambi gli strumenti a disposizione portandoli presto in una situazione di quasi rigidità totale. Una volta raggiunto questo stadio si inginocchiò davanti al divano e ricominciò il lavoro di bocca alternando ora l’uno ora l’altro, iniziando subito a godere per il potere che dimostrava ravvivando la situazione. A me ora toccava la fica e senza tanti preamboli glielo ficcai dentro lasciandola per un attimo senza fiato, ma poi riprese subito la cantilena invocando quanti più santi potesse. L’avvocato si dette ad armeggiare con il culo introducendo prima un dito poi due infine tute e quattro con esclusione del pollice. Avendo raggiunto la dilatazione desiderata piazzò il suo cazzo dentro di lei e di nuovo sentii la sensazione di un altro cazzo che strusciava sul mio facendomi godere la troia che avevo sopra di me. Dopo un po’ che scopandolo di fronte potevo anche tranquillamente succhiare lo splendido seno per farle godere di più la doppia penetrazione mi venne un’idea e la proposi agli altri due. Perché non scoparcela insieme ossia perché non introdurre entrambi i membri nello steso buco? Detto fatto l’avvocato uscì dal culo e con un qualche sforzo entro anche lui nella fica già occupata. Fu l’apoteosi aveva sempre un cazzo che arrivava in fondo ed un altro che giungeva quasi ad uscire, ma il godimento massimo fu quando, cambiando buco e allargandoglielo a dismisura, iniziammo a schizzare quasi in contemporanea. Sentire un cazzo che schizza a contatto col tuo da sensazioni indescrivibili, diventa difficile resistere infatti venimmo quasi all’unisuono, noi dentro di lei e lei sui nostri cazzi. La “dottoressa” si accasciò stremata sul divano che ormai era ridotto ad un ammasso di stoffa e sperma e noi affianco a lei. Ripreso fiato lei confessò che non aveva mai provato emozioni come quelle che aveva provato quella sera, e che a breve avrebbe tentato qualcosa d’altro. In compenso aveva trasformato un semplice avvocato in un principe del foro.


p.s. le situazioni narrate sono frutto di esperienze vere, ovviamente i nomi sono omessi o sono modificati.
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