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Lui & Lei

La fallocrate


di Membro VIP di Annunci69.it LoStregone
17.08.2018    |    5.640    |    3 8.8
"Il desiderio di penetrarla era fortissimo, eravamo saldati, la tenevo per il culo mentre si dimenava sopra di me, ero ipnotizzato dalla danza dei suoi..."
Aprile non è sempre il mese più crudele, talvolta concede esperienze capaci di deliziare gli animi più dissoluti.
Ero a casa di Elena (1) con una missione ben precisa: appagare i suoi appetiti, di qualsiasi genere. Lei, approfittando di un viaggio dei genitori e di una pausa universitaria, aveva lasciato la casa di Napoli (2) e il sedicente (e mummificato) ragazzo; era intenzionata a soddisfare le sue fantasie. Mi accolse con un abito lungo che esaltava le sue curve, dalla scollatura sfoggiava un seno prosperoso e gioviale che meritava di essere leccato e rileccato; aveva tagliato i capelli: quel caschetto castano illuminava i suoi lineamenti armoniosi. Si avvicinò, la baciai, la strinsi, sentii il suo odore, era piacevolissimo impossessarsi della sua bocca così carnosa e sapiente, continuai a baciarla e non avrei voluto più staccarmi da lei; il Sud del mio corpo era già in subbuglio, in piena rivolta, Elena ne era consapevole e subito la sua mano peccaminosa si mosse verso quella rivoluzione, compiaciuta di esserne la causa.


« Sei una grandissima fallocrate...»


Arrivò il momento di un brindisi, ma con quale bevanda? Adocchiai un rinomato vino rosso campano...


«Questo no, lo hanno regalato a mio padre...»

«Mi fotto sua figlia, non vedo perché non debba fottermi il suo vino...dai, mangiamo qualcosa»

«A cosa brindiamo?»

« Elena, vago per la tua stanza e mentre tu stai bevendo il vino, in fondo all'oro d'un bell' aprile, rabbrividisco per la tua salute!(3)...Ovviamente scherzo: brindiamo all' Opposizione al Tempo...»


Più che una preparazione fu una caccia al tesoro, non trovavo nulla, ma arrangiarsi è una nobile arte: alla fine scovai degli ingredienti per uno spaghetto improvvisato e allettante.
Spesso il cibo è un traghettatore perfetto per la camera da letto: una volta allietato il palato, la via per la fusione di corpo e mente nell' amplesso è spianata. Elena andò nella sua stanza chiudendo la porta a chiave, rimasi sospeso tra incredulità e intrigo; dopo qualche minuto mi invitò ad entrare, ma prima recuperai il vino e due calici. Elena sedeva sul grande letto con le gambe accavallate ed il busto sensualmente eretto, i suoi occhi famelici, licenzioso e sublime guazzabuglio di verde, argento e blu, erano quelli di una predatrice; accese una sigaretta, poi mi indicò una spoglia sedia di legno e con voce perentoria e lasciva mi intimò...


«Siedi e sta zitto!»


Dal nulla spuntarono due cinture simili a corde, Elena si impegnò a immobilizzare i miei arti al telaio della sedia; lasciai fare: quella trovata stava stimolando la mia parte più folle. Terminato di incatenarmi, Elena saltò su di me, niente poteva disarcionarla dal suo trono, si muoveva armoniosa strofinandosi con forza, la mano sinistra strinse i miei capelli costringendomi ad inarcare la testa all'indietro; la bocca cremisi (4) mi baciava mentre le mani dalle unghie nere smaltate sbottonavano la mia camicia. Percepivo tutto il suo perverso visibilio dovuto alla mia immobilità forzata, poteva scegliere di trasformarmi in un oggetto del desiderio oppure in un salume legato di quasi due metri...
Decise di alzarsi e di concedermi il seno, mi concentrai sui capezzoli che rispondevano alle sollecitazioni, le mie narici erano piene di lei; poi si staccò, rimase ferma per qualche secondo fissandomi velenosa: cosa stava tramando? Decise di sfilarmi i pantaloni e gli slip, ultima barriera tra lei e il mio fallo venerabile.

-Ecco, fallocrate: ecco il totem di carne che si erge al tuo cospetto, divenuto roccia per saziare ogni tua voglia; omaggialo della tua bocca, veneralo con tutta te stessa.-

Ma i miei pensieri sbruffoni furono annichiliti dal prosieguo: Elena si inginocchiò ma la genuflessione non aveva nessun segno di riverenza: accese una sigaretta e con l'altra mano strinse la base del mio cazzo, aspirò qualche boccata proiettando il fumo sulle mie carni; con l'aiuto del portacenere ricavò dalla sigaretta una punta aguzza e rovente, lentamente diresse la piccola macchina di tortura verso la sommità del mio cazzo, si fermò a qualche centimetro dal frenulo. Freddo terrore mi scorreva lungo le tempie, il gioco era mutato in una congiura sadica ordita contro la parte più sensibile di ogni uomo; dietro la schiena tentavo di sciogliere i nodi, tuttavia sembravo un escapologo impaurito e smemorato. Tutto il glande percepiva quel nefasto calore.


«Dovrei punirti, martoriare questo pezzo di carne di cui sei così fiero; ma perché torturare il tuo unico pregio?!»


Elena ripose la sigaretta nel posacenere, spalancò la bocca, inghiottì il vertice del mio (ancora spaventato) cazzo avvinghiandosi con quelle labbra eccezionali, le mani (5) salivano e scendevano lente, inesorabili, la lingua si dedicava a punti nascosti con una foga inesauribile; tanta solerzia aveva cancellato il panico precedente: mi godevo il maestoso soliloquio di Elena tentando di trovare una crepa tra i nodi e finalmente riuscii ad allentarli.

Elena afferrò improvvisamente la sigaretta: un altro giro di terrore? Stavolta non sarebbe accaduto; notò la totale assenza di panico nella mia espressione, rimase stizzita. Mi alzai di scatto: la immobilizzai e la gettai sul letto, era giunto il momento di legare anche lei. Mi presi una piccola e innocente vendetta tenendola legata solo il tempo di fumare la sigaretta torturatrice, la liberai: ne avevo abbastanza delle corde. Iniziai a denudarla, lasciai solo i tacchi, le porsi del vino. Elena si voltó, in quella posizione prona potevo ammirare il suo grande culo rotondo, la assaggiai, lei, invogliata dalla mia lingua scalmanata, si stimolava il clitoride con piccoli movimenti ondulatori della dita; più la leccavo e più i suoi umori si spargevano sulla mia faccia. Volle ancora gratificarmi con la bocca...



Voglio parlare un po' con Lui...»



...E nuovamente ero nel più dolce degli assedi.

Il desiderio di penetrarla era fortissimo, eravamo saldati, la tenevo per il culo mentre si dimenava sopra di me, ero ipnotizzato dalla danza dei suoi zizzoni enormi; Elena era un unico spasmo di piacere, mi incitava a non smettere, mi implorava di farla venire. Ero sul punto di capitolare, poi ammirai l'estasi dei suoi occhi ribaltati e divenuti bianchi. Non avevo la minima intenzione di smettere: sgombrai la scrivania, Elena prontamente capì le mie intenzioni e si accomodò con le gambe aperte; con i suoi occhi magnetici, da troia bramosa, mi aveva trasformato in un essere virulento. La tenevo con forza contro l'armadio deciso a scaricare tutta la mia energia, poi la condussi sul letto: le conficcai il cazzo tra i seni (6), lei lo strinse, mi portò al culmine del piacere fino a quando le adornai il corpo con splendide perle lucenti.

Implorai Elena di non togliere quel dipinto dal corpo, accettò divertita; si coprì con una piccola vestaglia orientale, io infilai solo la camicia. Ci sedemmo sul divano del salone, i nostri corpi erano ancora vicinissimi e appassionati tra il vino, le sue sigarette e la melodia di un tango espressionista tedesco degli anni Trenta. Udimmo il rumore di un ciclomotore che si avvicinava, ci badammo poco. Fu un grande errore: dopo qualche secondo fummo circondati dalle occhiate sbigottite del fratello di Elena e di un suo amico (7). Situazione senza dubbio imbarazzante, ma nettamente peggio sarebbe stato incontrare i genitori!









NOTE

1) Nome fittizio usato per coerenza.

2) Cari lettori, non leggete queste cazzate! Andate a Napoli, fate un giro intorno all'Accademia delle belle Arti, conoscete un'aspirante artista, e perdetevi in lei...

3) Storpiando C.B.

4) Aveva cambiato il rossetto: che grande porcellina...

5) Uomini, non disprezzate le mani...

6) Come si chiama la "Spagnola" in Spagna?

7) Che proprio non riusciva a distogliere lo sguardo dal mio cazzo ancora eretto.
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