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Lo psicologo - Parte 1


di foxtied
29.04.2020    |    1.833    |    4 9.9
"Avevo avuto nell’adolescenza un’esperienza abbastanza forte con il mio dottore, al quale avevo rivelato queste mie fantasie…” – “Cosa intendi?” – “Intendo che..."
Incuriosito dal comprendere le mie tendenze e fantasie sessuali, avevo deciso di fissare un appuntamento con uno psicologo, al quale avevo intenzione di chiedere lumi in merito a tutti quei quesiti che, nell’arco degli anni e del concretizzarsi di alcuni comportamenti e feticismi, mi ero sempre posto.
Studio molto grande e arredato in stile abbastanza retrò, anche se non definibile propriamente classico: grandi finestre oscurate da tende rosse, a cornice di una stanza con due enormi divani in pelle nera disposti ad “L” lateralmente ad un tappeto grigio… La segretaria mi fa accomodare, anche se di primo impatto non saprei dove, tanto è grande la stanza. Le luci esterne sono schermate dalle tende rosse, che lasciano passare solo degli spicchi di sole che sembrano battere su punti prescelti con precisione… ma forse è solo un caso. La stanza e il suo arredamento mi distrae nell’attesa dello psicologo, che non conosco ancora personalmente, ma al quale sono stato indirizzato da un amico. Mi siedo su uno dei divani e continuo a guardarmi intorno per qualche minuto... finalmente la porta si apre ed entra un uomo di mezza età, abbastanza alto, barba e capelli brizzolati, maglioncino di cachemire che, con molta affabilità si presenta e mi invita a riaccomodarmi sul divano, sedendosi lui su quello laterale.
Essendo la prima seduta sono abbastanza scontate le prime domande, rapportate allo stilare una scheda informativa generale, senza ancora entrare nelle motivazioni specifiche dell’analisi. La conversazione è molto amichevole, è molto bravo a mettere a proprio agio il “paziente”, se così posso definirmi. Esaurite le domande di routine, arriviamo al dunque dopo aver stabilito di darci del tu: “Allora… come posso esserti utile? Quali problematiche vorresti affrontare?”…
Evito qualsiasi giro di parole e vado dritto al punto: “Ho delle fantasie sessuali molto particolari e specifiche che, pur avendo una vita normale con una compagna, rivelano una parte di me totalmente nascosta e per certi versi opposta a quella di tutti i giorni”… - “Ah! Questione molto interessante, ma devi necessariamente dirmi di più ed entrare nello specifico. Hai problemi nel farlo? O meglio, ti crea un qualche problema parlarne in maniera puntuale?” – “No, se mi avesse creato problemi non sarei qui. Voglio cercare di capire da dove nascono queste fantasie, quale ne sia stata la causa e, soprattutto, fino a dove potrei spingermi nel tempo”.
“Bene… allora raccontami pure, senza remore” – “Senza troppi giri di parole: mi piace e mi eccita moltissimo essere legato e imbavagliato da un uomo. Sottomesso alle sue fantasie…” – “Essere legato. E lo hai sperimentato realmente? Nel senso che incontri qualcuno che appaga le tue fantasie?” – “Si. Ho sempre avuto queste fantasie: da adolescente posso dire di aver raggiunto il mio primo orgasmo legandomi da solo in bagno. Avendo i piedi e le gambe legati, muovendomi ho raggiunto l’orgasmo che è stato molto intenso…” – “Quanti anni avevi? 12, 13?” – “Credo 12… nascondevo le corde, che avevo rimediato in garage, sotto la lavatrice… e mi legavo. Inizialmente vestito, poi pian piano ho iniziato a legarmi nudo sul pavimento. Dopo il primo orgasmo la cosa è diventata molto più assidua, visto che mi era piaciuto molto sentire quella sensazione di piacere al pene. Non ero molto esperto di sesso, ma pian piano ho iniziato a masturbarmi guardando i miei piedi nudi legati”. Lo psicologo ascolta con interesse, poi mi pone una serie di domande specifiche: “I piedi sono ovviamente un feticismo che avevi latente, e che si è manifestato dopo il primo orgasmo… Hai continuato a manifestare interesse specifico per i piedi, anche non tuoi?” – “Devo dire che i miei piedi nudi mi eccitano moltissimo, soprattutto da quando ho scoperto che interessavano molto anche le persone che incontravo…” – “Quindi incontri soprattutto feticisti. E dimmi, quali fantasie sono connesse ai tuoi piedi nel tuo inconscio? – “Adesso o quando ero adolescente?” – “In generale, nel complesso…” – “In linea di massima mi eccitava che fossero legati e oggetto di attenzioni, poi ultimamente, diciamo negli ultimi due anni, ho scoperto che molti erano interessati ai miei piedi calzati con scarpe da donna, sia con tacco altissimo che con semplici ballerine… e questo devo dire che mi eccita oltremodo!” – “Molto interessante, questo rivela una indole femminile nascosta, che viene fuori quando qualcuno ti mostra interesse specifico. Mi hai detto di avere una compagna, deduco che tu abbia una doppia personalità sessuale, vero? Diciamo “normale” con le donne e tendente al bisessuale con gli uomini…” – “Si, sicuramente. E le tengo ben separate ovviamente”.
“E dimmi… sei stato sposato?” – “Si, ma divorziato ormai da anni…” – “E hai avuto molte altre storie, con donne intendo…” – “Si, diverse nel tempo. E durante il matrimonio queste mie fantasie si erano assopite quasi totalmente, per poi tornare molto presenti dopo la separazione. Infatti è stato una volta finito il matrimonio che ho iniziato a cercare seriamente incontri sul tema…” – “In che modo?” – “Tramite un sito di incontri sadomaso… ne ho provati diversi, finché ne ho giudicato uno abbastanza affidabile da poter mettere un annuncio specifico” – “Certo, immagino non sia facile confrontarsi con persone sconosciute. Trovare affinità e soprattutto instaurare fiducia reciproca…” – “Esattamente. È un mondo che può nascondere insidie: ho sempre cercato di conoscere chi mi contattava in maniera più o meno approfondita prima di passare a un eventuale incontro reale” – “Corretto. Ma quindi dimmi, prima di incontrare qualcuno tramite questi siti, non avevi avuto esperienze di questo genere? Ossia, ti eri sempre e solo legato in modo autonomo?” – “Veramente no. Avevo avuto nell’adolescenza un’esperienza abbastanza forte con il mio dottore, al quale avevo rivelato queste mie fantasie…” – “Cosa intendi?” – “Intendo che mi ha legato e imbavagliato più volte, sia nel suo studio che a casa sua… Mi ha anche introdotto al sesso sadomaso, senza forzarmi, ma in sostanza è stato il primo a mettermi il pene in bocca…” A questo punto lui resta abbastanza sorpreso e riflette prima di continuare con le domande… “Mi stai dicendo che il tuo medico ha abusato di te?” – “No, abusato no… ero ovviamente consenziente e non mi ha mai obbligato a fare nulla contro la mia volontà, ma in sostanza è stato il primo a legarmi e ad assecondarmi nelle mie fantasie…” – “Ma… quindi questo genere di fantasie erano complementari alle sue! Altrimenti non credo che si sarebbe esposto in maniera così esplicita” – “In effetti si… posso dire che ci siamo trovati. Gli piaceva legarmi nudo e usarmi nel modo che non nascondo mi piacesse parecchio. Ma sono stato io ad accettare, senza alcuna forzatura…”
Ancora una pausa di riflessione, durante la quale scrive alcuni appunti su un blocco notes; nel suo movimento di accavallare poi le gambe, noto un rigonfiamento nella patta dei pantaloni! Inizio a pensare che il mio racconto lo stia eccitando e ne resto abbastanza sorpreso, anche se cerco di dire a me stesso che forse è solo un’impressione. Riprende con le domande: “Hai avuto molti incontri con il dottore? E quanti anni avevi?” – “Ne ho avuti diversi, diciamo una decina nell’arco del tempo. Ero appena maggiorenne” – “Accidenti. Deve essere stata un’esperienza forte a quell’età e sulla base di cosa si parla. Poi si è interrotta la cosa?” – “Diciamo che poi tra l’Università prima e il lavoro poi, alla fine la cosa si è assopita. Poi è arrivato il matrimonio e per qualche anno non ho avuto più contatti di questa natura” – “E sono ricominciati dopo il divorzio?” – “No. Ho preferito cercare altro, anche perché era anche avanti negli anni ormai. Ora è morto…” – “Capisco. Torniamo a quello che è successo dopo il matrimonio: come hai iniziato a incontrare?” – “Il primo annuncio serio che ho messo mi ha portato a conoscere un feticista di Perugia, molto attratto soprattutto dai miei piedi: al primo incontro, che è avvenuto dopo settimane di conoscenza tramite mail, è stato in un residence dove vivevo provvisoriamente dopo la separazione. Mi ha legato, imbavagliato e penetrato oralmente, ed era la prima volta dopo diversi anni. Giravamo anche video da poter poi rivedere, immaginando una sorta di rapimento con conseguenti abusi sessuali… Adorava baciarmi e leccarmi i piedi, e con il tempo ha imparato a legarmi nei modi più disparati” – “Quanto è andata avanti la cosa? O lo incontri tuttora?” – “È andata avanti per diversi anni, dal 2006 fino al 2015, poi la cosa si è interrotta senza aver mai avuto una motivazione specifica, ma credo sia dovuto al fatto che lui, essendo gay, si fosse invaghito e avrebbe voluto qualcosa di diverso, cosa che io non potevo dargli. Così ci siamo allontanati, anche se ogni tanto mi scrive qualche mail”. Nuova pausa per gli appunti, poi… “Gli incontri erano assidui?” – “Diciamo almeno una volta al mese. Ci incontravamo al residence finché l’ho tenuto, poi in hotel o a casa sua qualche volta. Due o tre volte anche per più giorni…” – “I rapporti erano completi? Intendo se ti penetrava anche analmente oltre che oralmente…” – “Analmente ha provato più volte, ma diciamo che non mi piaceva molto, quindi non c’è mai stata una penetrazione completa” – “Cosa ti faceva in sostanza?” – “Mi legava, mi imbavagliava, sul letto, a una sedia, sul pavimento. Usava vibratori, mi legava i genitali, mi pinzava i capezzoli… qualche volta mi frustava, ma in modo molto soft senza mai eccedere” – “E a livello sessuale?” – “Mi masturbava, me lo prendeva in bocca, me lo metteva in bocca e ovviamente mi veniva dentro, facendomi ingoiare il più delle volte… mi leccava i piedi, li usava per masturbarsi, mi leccava ovunque e spesso mi obbligava a baciarlo mettendomi la lingua in bocca e succhiando la mia…” – “Ora è più chiaro. E ti piaceva? Nel senso che ti appagava la situazione?” – “Si, mi piaceva molto e c’era complicità totale, ma tutto ciò poteva accadere unicamente se ero legato, altrimenti non riuscivo ad eccitarmi, e credo che questo sia stato un limite per lui”.
“Veniamo all’evoluzione dopo la conclusione di questa lunga parentesi… Come è proseguita dopo questa persona la tua ricerca?”
A questo punto sento un beep suonare sul suo smartphone: “Ah, il tempo è scaduto. Credo che dovremo parlarne alla prossima seduta. Peccato, perché il tuo racconto è molto interessante, ma ho un altro appuntamento schedulato. Ci vediamo la prossima settimana?” – “Certo…” – “Bene, puoi fissare l’appuntamento con la mia segretaria, anzi ti consiglio di fissarne tre o quattro, così avremo modo di sviscerare molte cose che potrebbero essere utili per fare un quadro completo, ok?” – “Va benissimo, alla prossima allora”.
Ci salutiamo. Vedremo come andrà la prossima seduta, ma non riesco a togliermi dalla testa l’immagine della sua patta gonfia…
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