Racconti Erotici > bdsm > Pensieri indecenti - Nascita di uno schiavo
bdsm

Pensieri indecenti - Nascita di uno schiavo


di Membro VIP di Annunci69.it Maurocollant
04.06.2022    |    557    |    0 8.7
"Probabilmente persone che abbiano un senso cerebrale del piacere sessuale che può dare la dominazione su persone che, con altrettanto piacere cerebrale, ..."
Già Pubblicato (cancellato per sbaglio), lo ripropongo

Nascita di uno schiavo – Sogni di un ragazzo
Breve storia, non è un racconto, è solo la descrizione dei miei desideri, delle voglie, delle sensazioni che negli anni ho cresciuto, maturato, purtroppo senza esperienza diretta...
Da ragazzino per le mie fantasie sessuali esistevano solo due possibilità, o il catalogo Postal Market, oppure, in modo più mascherato, le pagine dell’enciclopedia nelle quali le foto di opere d’arte dei grandi maestri del rinascimento, o comunque in genere dell’arte pittoria, nascondevano spesso immagini di puro erotismo.
C’era l’immagine di un quadro, in particolare, che attirava la mia attenzione adolescenziale, un quadro di Luca Signorelli, il “giudizio Universale”. Forse, nell’idea dell’artista, quell’immagine doveva rappresentare la paura dell’ultimo giorno, l’angoscia del peccato, ma in me, invece di un’immagine di paura, esercitava un fascino particolare, un’attrazione di ciò che desideravo.
Quel diavolo al centro del dipinto, che porta sulla schiena una donna, probabilmente destinata alla dannazione perpetua, non era l’immagine di un castigo, per me era l’immagine di qualcosa di piacevole, di un desiderio che nella mia mente di ragazzino, rappresentava un desiderio.
Mi chiudevo in bagno, mi spogliavo, avevo con me quel volume dell’enciclopedia dove sapevo di poter trovare quell’immagine, e mi eccitava l’idea di essere prigionierio di quel diavolo, di essere nudo a contatto della sua schiena, nuda, di venir trasportato negli inferi, e là di poter godere della mia voglia di essere oggetto di quel diavolo e degli altri suoi compari più in basso nel dipinto...
Strano che mi attirasse quella situazione che, invece, avrebbe dovuto mettere paura, angoscia, timore, io provavo l’esatto contrario, il desiderio di essere dentro quell’immagine e di vedere quella cosa come un premio per le mie voglie e non come un castigo.
Già, un premio, l’essere portato negli inferi dal diavolo per me doveva essere un premio, e l’eccitarmi con quell’immagine mi portava a infliggermi punizioni che mi sembrava di meritare, mi legavo alla vita uno spago stretto da far male, legavo i miei testicoli fino a sentire dolore, usavo un cucchiaio di legno per autoinfliggermi punizioni che dovevao darmi l’idea di ciò che mi spattava ma, soprattutto di ciò che mi meritavo e, meglio ancora, di ciò che desideravo.
Avevo dodici, tredici anni, inconsciamente realizzavo che il mio ruolo era quello, che il mio desiderio era essere uno da punire, uno schiavo, un essere inferiore, da umiliare. Non importa quale fosse la punizione che mi autoinfliggevo, l’importante era che nella mia mente fosse qualcosa che mi faceva umiliare e nella mia mente l’umiliazione la dovevo provare di fronte a quella platea di diavoli lussuriosi e di altri dannati che il dipinto mi richiamava.
E così con la fantasia immaginavo quale situazione si potesse creare in un ambiente così lussurioso e l’idea che più mi piaceva era quella di vivere una situazione come quella riprodotta dal dipinto, essere portato negli inferi da quel diavolo, essere io, nudo, sulla schiena, nuda, di quell’essere demoniaco che per me rappresentava il massimo del piacere.
Il mio corpo nudo imprigionato sul suo, nudo anche lui, cosa c’era e cosa c’è di più bello ed eccitante di due corpi nudi attaccati...? Due corpi nudi che si toccano, e attraverso quel contatto uno percepisce, a pelle, le sensazioni dell’altro, le emozioni, il tremore del desiderio, il piacere della pelle d’oca per l’imbarazzo, la voglia....
Sì, nella mia fantasia c’era qualcosa che poteva eguagliare quel piacevole contatto fisico, ed era quello di essere lo schiavo di quell’uomo che mi portava verso il basso tenendomi stretto al suo dorso ed in più ero sicuro che mi piaceva che quel diavolo, quel Lucifero, era un maschio e io, già in età adolescenziale, sentivo maggiore attrazione verso persone del mio stesso sesso.
E allora immaginavo quanto bello e piacevole era appartenergli, essere un suo schiavo, perchè un signore così non poteva sicuramente averne uno solo, ma più d’uno, almeno uno per ogni giorno della settimana, o anche più d’uno per ogni giorno, ed io ero uno di quelli, nulla poteva rendermi più felicemente umile di questo privilegio.
E quel Padrone mi porta giù al livello più basso dell’essere umiliato, al livello più basso della depravazione, ma che sono anche i livelli più alti del piacere, della lussuria.
Il mio desiderio quindi era di appartenergli e sapere che lui poteva fare qualsiasi cosa di me, usarmi, abusarmi, umiliarmi, condividermi, punirmi, vendermi, farmi soffrire, sapendo che la mia sofferenza poteva solo essere piacere per lui, il mio satanico Padrone.
L’idea di essere al suo servizio era ed è sempre stata per me un desiderio eccitante, la mia fantasia più intensa, la più perversa, in quanto immaginavo, ed immagino, situzioni nelle quali io posso ricevere le cose che più mi eccitano, punizioni, umiliazioni, essere usato ed umiliato nello stesso momento.
Essere esbitio, essere venduto a chi meglio ancora di Lui poteva cogliere l’essenza delle mie voglie o delle mie depravazioni.
Senetire quei desideri in età di adolescente, mi fa pensare ora quanto forte deve essere stata in me la voglia di lussuria, di sesso senza limiti e di cui in quel momento probabilmente non percepivo l’essenza, e che poi nel tempo ho capito, perchè quella voglia di lussuria non è mai venuta meno.
Ero minuto, magro, biondo, non lo sapevo ma in me era latente il desiderio di essere considerato una femmina, e cosa c’è di meglio di una femminuccia sottomessa, libidinosa, vogliosa, è esattamente ciò che di più bello c’è nell’idea di sottomissione, essere un ragazzo che ha voglia di non essere maschio, ma femmina, e che per questo si sente già di appartenere a qualcuno che abbia la volontà di fargli senire la sua femminilità e cosa c’è di meglio che fargliela sentire nel volerlo femmina, servile, umile, sottomessa... Ed è ciò che il mio desiderio e la mia fantasia creavano.
A quell’età avevo iniziato ad indossare alcune cose di mia zia, in particolare le sue calze, i suoi collant, i suoi reggiseni, le sue sottovesti, quelle cose aumentavano la mia voglia di essere femmina, poi l’essere scoperto ha avuto il pregio di provare l’umiliazione e la vergogna; anche se, subito, quelle sensazioni sono state molto frustranti rispetto ai miei desideri, in quanto non erano dello stesso tipo che io sognavo e non lo furono nemmeno in seguito, pur continuando ad indossare col permsesso di zia, ma, anche se il ruolo zia/nipote poteva avere i connotati di qualcosa di evocativo del ruolo dominatrice/schiavo, non lo fu mai e mi tenni, segrete, le mie voglie.
Forse avere troppe fantasie non aiuta, perchè ogni volta nei pensiri quella fantasia si rielabora, aggiunge un particolare, aggiunge un momento in più su cui poi allargare le vedute di ciò che si vorrebbe, di ciò che si desidera.
Si immaginano nuove situazioni, nuove umiliazioni, nuove piacevole dominazioni a cui soggiacere e quindi, non nego, che già in età adolescenziale immaginavo punizioni severe, umiliazioni pubbliche dove il pubblico erano altri schiavi come me, immaginavo già la piacevole sensazione che si può provare e che può donare la pioggia dorata.
Purtroppo le possibilità di dare sfogo alle mie voglie non c’erano e il sesso che facevo con due amici, maschi, cercavo di farlo diventare un piacere servile per me, ma non era condiviso e, mi resi conto, che dominare lo deve fare chi sa che questo ruolo gli appartiene, non lo si inventa e, sicuramente, non deve essere lo schiavo a dire all’ipotetico padrone come e cosa deve fare.
Le mie voglie di sottomissione sono sempre state represse per la mancanza di una partner o un partner che sapesse essere Superiore, Dominante, Padrone.
Eppure occasioni ne ho avute, persone con le quali creare il giusto feeling ce ne sono state, ma mai c’è stata la possibilità di poter sentire veramente il ruolo che la mia natura mi ha dato.
Probabilmente persone che abbiano un senso cerebrale del piacere sessuale che può dare la dominazione su persone che, con altrettanto piacere cerebrale, adorino sentirsi sottomesse, non ne ho mai incontrate, non ho avuto questa fortuna e così non solo la voglia rimane, ma aumenta, si amplifica il desiderio di vivere quella situazione umiliante, servile, di essere usato.
E quindi rimane quell’immagine del “Giudizio Universale” di Signorelli, come esempio delle mie voglie, del desiderio che vive in me, nella mia parte femminile, diciamo pure di frocia sottomessa, che è quello che voglio sentirmi.
Disclaimer! Tutti i diritti riservati all'autore del racconto - Fatti e persone sono puramente frutto della fantasia dell'autore. Annunci69.it non è responsabile dei contenuti in esso scritti ed è contro ogni tipo di violenza!
Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
Votazione dei Lettori: 8.7
Ti è piaciuto??? SI NO


Commenti per Pensieri indecenti - Nascita di uno schiavo:

Altri Racconti Erotici in bdsm:



Sex Extra


® Annunci69.it è un marchio registrato. Tutti i diritti sono riservati e vietate le riproduzioni senza esplicito consenso.

Condizioni del Servizio. | Privacy. | Regolamento della Community | Segnalazioni