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Gay & Bisex

In mezzo fra due ragazzi. - 1


di Membro VIP di Annunci69.it Maurocollant
09.01.2021    |    15.001    |    7 9.4
"Io continuavo nella mio discorso di rassicurazione e lui invece continuava col dirmi che era stata solo una pura fatalità che fossi entrato nel momento in cui..."
Sì, è vero che sono bisex da sempre, praticamente, ma ad essere sincero non sono mai stato attratto da un uomo, non mi sono mai girato per strada pensando d’aver incontrato un maschio che ecitasse la mia fantasia.
Le situazioni eccitanti si sono sempre create con persone con le quali, un po’ alla volta, è cresciuto il reciproco interesse per lo stare nudi assieme, iniziai per gioco con un amico, Marco, mio coetaneo, giocando a fare lotta ed un po’ alla volta la cosa ci ha coinvolto al punto di giocare nudi, iniziando a provare piacere dal contatto dei nostri corpi.
Un altro amico, Enrico, si è aggiunto a noi solo perchè aveva inizialmente coinvolto Marco in reciproche masturbazioni e un po’ alla volta mi sono aggiunto anche io ai loro giochi manuali, sfociati poi in giochi di bel altro e più piacevole spessore.
Così poi è stato ancora negli anni, incontri con maschi ne ho avuti solo perchè la confidenza che si instaurava fra di noi ci portava a dire cose sempre più piccanti e confidarci anche cose fatte o altre che si desideravano fare, così che, trovando le persone altrattanto desiderose di riprendere loro discori interrotti o desideri mai realizzati, si riusciva ad aprirsi il cuore, la mente, ed anche la patta dei pantaloni.
Quindi per me frequentare una palestra non ha mai avuto un interesse dovuto al piacere di visioni maschili in abiti aderenti o, ancor di più, in una nudità nel momento dello spogliatoio o della doccia men che meno.
La mia voglia di palestra era solo ed esclusivamente dovuta al piacere di quella voglia di fatica che anima ognuno di quanti è desideroso di cercare di mantenere una forma fisica adeguata e piacevole, prima di tutti per se stesso, sperando che ciò possa essere gradito anche agli altri, e nulla di più.
Quindi i miei pomeriggi in palestra, quel paio d’ore, trascorrevanno alla ricerca della fatica maggiore.
Ed è così che, sinceramente, non facevo proprio caso a quanti frequentavano la palestra nei miei stessi orari, tanto più che i corpi troppo “palestrati” non sono proprio di mio interesse, il massimo del mio interesse era dato da qualche signora che, posizionandosi di fronte a me su qualche attrezzo, mi permetteva il piacere di guardare le piacevoli forme che esibiva a prescindere, o meno, del suo bisogno di tonificare il fisico con le lunghe sedute agli attrezzi.
Nello spogliatoio il rito del cambiarsi all’arrivo e a fine seduta, con doccia annessa, non sempre ma qualche volta sì, era per me azione più meccanica da farsi nel minor tempo possibile, che tale da farmi cercare interessi diversi da quello dal rimanere nello spogliatoio il minor tempo possibile.
Ci fu un giorno, un mercoledì, in cui la palestra era molto frequantata, ma di fatto era un gruppo di donne che si radunavano in una saletta a parte, per le loro attività miste fra ginnastica, danza, pilates ed altre cose che permetteva loro soprattutto il ritrovarsi in chiassosa compagnia, oltre a tonificare il loro corpo ed anche il loro spirito.
Nella sala attrezzi eravamo in pochi, giusto il modo per dare sfogo alla voglia di fatica avendo tutti gli attrezzi a disposizione, sudata, salutare e, alla fine, bisognosa di una doccia che, per qualla volta, immaginavo lunga e rilassante.
Fu così che finito il mio ciclo di attività andai nello spogliatoio, praticamente vuoto, si sentiva l’acqua della doccia scorrere, ma visto che le docce sono due, adeguatamente separate, per me non c’erano problemi, mi spogliai, rimanendo con solo i pantaloncini addosso e, presi accappatoio e asciugamano mi diressi verso la doccia.
La visinone che ebbi davanti mi lasciò di stucco, benchè io sia bisessuale e situazioni con maschi ne abbia vissute alcune, in modo sempre godereccio e piacevole, mai mi era capitato di trovarmi davanti a due ragazzi che, occupata una delle due docce, sotto il caldo scroscio dell’acqua, si stavano passionalmente baciando.
La cosa non nego mi imbarazzò alquanto, non per me, che amo i baci e quindi non vi trovo nulla di particolarmente peccaminoso, ma per loro e per quello che, in un attimo, pensai potesse passare per la loro mente in quell’istante in cui realizzarono della mia presenza e di ciò che avevo visto.
Non ebbi tempo di vedere il loro imbarazzo o la loro vergogna perchè feci un veloce dietrofront e tornai nello spogliatoio, non fossi stato mezzo nudo sarei uscito dalla palestra nel modo più veloce impossibile al fine di ridurre al minimo quel senso di vergogna che, immaginavo, pervadesse ora la loro mente.
Sentivo le loro voci sommesse di là, nella doccia, mentre cercavo di rivestirmi velocemente e uscire in modo di permettere loro di poter uscire senza protrarre il senso di vergogna che potevano provare.
Erano tutte supposizioni mie, immaginavo che tornando nello spogliatoio avrebbero preferito non trovarmi, certamente i pensieri che accavallavano la mie mente non dovevano essere quelli dei due ragazzi o, almeno, di uno dei due che, tornò nello spogliatoio.
“Ci deve scusare – mi disse senza però alzare lo sguardo e guardarmi – ma stavamo facendo un gioco, credevamo che non ci fosse più nessuno e così ci era sembrato il momento giusto per provare questo gioco”.
“State tranquilli, fate conto che io non abbia visto nulla, non dovete preoccuparvi che possa dire a qualcuno di quello che ho visto. State pure tranquillissimi”
Sentivo che era una mia premura cercare di mettere lui a suo agio, lui che era venuto lasciando il suo compagno di gioco ancora nella doccia. Mi sembrava che cercare io le motivazioni per scusarli desse più peso alla sicurezza che volevo trasmettergli e fargli capire che ciò che avevo visto era già dimenticato.
Io continuavo nella mio discorso di rassicurazione e lui invece continuava col dirmi che era stata solo una pura fatalità che fossi entrato nel momento in cui avevano deciso di soddisfare quella loro adolescenziale curiosità.
Una volta rivestito e pronto per uscire dallo spogliatoio gli posai una mano sulla spalla, nuda e con profondo senso paterno gli dissi...
“Guarda, potete stare tranquilli che da me non uscirà parola di ciò che ho intravisto, quindi rasserenatevi e ringraziate che ad entrare nelle docce ci sia stato io piuttosto che qualcun altro, non so come sarebbe andata, ma con me non dovete davvero proccuparvi. Un solo consiglio, se volete momenti di tranquillità fra di voi credo che lo spogliatoio della palestra non sia il luogo ideale.”
Lui mi guardò finalmente in viso, a dispetto della sua giovane età era comunque più alto di me, mi ringraziò e si sedette sulla panca mentre io uscivo.
Presi la strada di casa, a piedi, d’altronde in palestra ci si va per fare esercizio fisico, quindi la cosa mogliore è proseguire con una camminata defaticante.
Tagliai per una stradina che passa per a fianco di un parco, e ripensai, anche con un certo piacere ed una certa eccitazione a quanto mi era capitato di vedere.
Dopo un po’ che camminavo mi superò una bicicletta e riconobbi uno dei due ragazzi della palestra, quello che si era anche dimostrato meno impacciato venendo a paralare con me dopo quanto avevo visto.
Non sapendo come si chiamasse lo chiamai con un semplice, ma efficace “ehi tu....!”
Probabilmente aveva capito che era lui l’obiettivo della mia chiamata e si fermò, forse con un po’ di rassegnazione, probabile che la loro prima paura nell’essere stati scoperti fosse una evidente e sonora romanzione e svergognata, cosa che non era arrivata nello spogliatoio della palestra e che, a quel punto, immaginava sarebbe arrivata.
“Scusami se ti ho fermato, non so neanche come ti chiami, e tranquillo, volevo confermarti che è come se non avessi visto nulla”..
“ Sono Marco, va bene grazie, mi dispiace, ma è stato solo un gioco e magari poteva essere frainteso”.
“Sì, penso anche io che potesse essere frainteso, comunque facciamo che non è successo nulla. Comunque – mi sentii di dirgli, anche per massior rassicurazione – se capita che con il tuo amico vi venisse ancora voglia di fare esperimenti di quel genere, vi suggerirei di trovare posti un po’ più riservati, a casa vostra magari se avete modo di stare soli”.
“Ma no, non serve, non succederà....”
Si capiva che era particolarmente imbarazzato e cercava una risposta tanto per accorciare il più possibile quella conversazione che, a questo punto, lo stava particolarmente mettendo a disagio.
Presi dalla tasca della giacca un biglietto e vi scrissi il mio numero di cellulare e il mio nome, Mauro, glielo porsi dicendogli....
“Io ho una casa dove ora non c’è nessuno, se dovesse interessarvi trovarvi là basta che mi mandi un messaggio dicendomi chi sei e che vi interessa e io vi dò le indicazioni su dove andare e dove trovare le chiavi. Tranquillo che là siete soli, io ci vado la mattina e se a voi va bene il pomneriggio è tutta per voi, oltre a me nessuno ha le chiavi. E quando mi dite che volete andarci farò in modo di farvi trovare in ordine e caldo abbastanza”
Prese il biglietto dicendomi frettolosoamente... “Non serve!”
Riprese la sua bici e, finalmente libero dall’oppressione che quel dialogo gli stava dando, si riavviò per la sua strada.
Me ne tornai a casa anche io, senza mai smettere di pensare alla piacevole visione che avveo avuto; cosa a cui pensai anche nei giorni e nelle settimane a seguire, e spesso pensavo che quel messaggio che avevo incoraggiato e, non nego, anche sperato, non arrivava.....
Però, come dice il saggio “Mai dire mai” e così una sera arrivò, da un numero sconosciuto, ma non nascosto, un breve messaggio: “Domani pomeriggio è libero quel posto?”..
Anche se abbastanza criptico avevo capito chi poteva essere, senza addentrarmi in domane o risposte troppo eloquenti, anche per una questione di sicurezza, mi limitai a rispondere a quel messaggio con un semplice “Marco..?”.
La risposta immediata fu “Sì!”.
A quel punto gli risposi dandogli conferma per il pomeriggio del giorno seguente e dandogli le opportune indicazioni del posto e di dove avrei lasciato la chiave.
Rispose semplicemnte con un grazie che, comunque, per me valeva molto.
La mattina seguente andai nella casa che avevo messo a loro disposizione, rassettai un po’, pulii, la resi accogliente, senza far mancare qualcosa da bere, non alcoolica, e da mangiare, qualcosa di dolce.
Mi sembrava di prendermi cura di due amanti clandestini, lo facevo con piacere e con sottile desiderio.
Non ebbi un ritorno del loro pomeriggio, ma ebbi modo, ripassando il mattino successivo, di vedere che si erano trovati, avevano comunque ridotto al minimo i segni del loro passaggio, mi venne da pensare che oltre a due ragazzi carini erano anche ragazzi a modo.
Nelle settimane successive messaggi come il primo me ne arrivarono altri due, ed altre due volte fu mia premura predisporre tutto perchè si trovassero a loro agio e in modo riservato.
La curiosità, la voglia, l’eccitazione pensando ai loro incontri, però, ebbero il sopravvento e un giorno, preso da grande voglia, senza pensarci troppo, mandai un messaggio a Marco dicendogli che mi sarebbe piaciuto essere assieme a loro una volta che si fossero incontrati, che sarebbe stato un segreto fra di noi, ma avrei avuto piacere esserci, e non solo come spettatpore.
La risposta non fu celere come speravo e tutto sommato neanche positiva come auspicavo..., Marco semplicemente mi rispose dicendo che non si sarebbero più incontrati e grazie della disponibilità, ma che non era più necessario.
Ci rimasi male, inevitabile, prima di tutto perchè mi intrigava l’idea di trovarmi con quei due ragazzi, secondo perchè non volevo, con quel mio messaggio, aver rotto un equilibrio fra di loro; equilibrio che, in qualche modo, avevo aiutato a creare dando la disponibilità di un posto nel quale potevano incontrarsi e trovare la loro intimità.
Poi, ripensandoci, mi resi conto che, in realtà, io non sapevo nulla di ciò che era la loro intimità, quei loro incontri potevano essere in effetti solo per scambiarsi baci, poteva essere la ricerca di qualcosa di più intimo, poteva essere solo la voglia di stare soli a chiacchierare di tutto quello che cui i ragazzi possono essere interessati. Ero io con le mie voglie, le mie fantasie, che avevo fatto pensieri di incontri peccaminosi. Erano pensieri e fantasie mie, mi vergognai anche di essere arrivato al punto di chiedere di passare con loro un pomeriggio, avevo esagerato. Meglio non pensarci più, tanto più che in palestra non mi capitò più di rivederli e in giro men che meno.
Però, come tante cose inaspettate, e per questo sicuramente più piacevoli, una sera mi arrivò un messaggio dal numero di Marco che, comunque, avevo salvato e conservato..
“Se c’è ancora la chiave domani pomeriggio io e Flavio ci troveremo”.
Beh il messaggio mi lasciò piacevolmente sorpreso e prima ancora di riuscire a pensare che, in fin dei conti, non avevo turbato la loro serenità chiedendo di poter essere presente ad un loro incontro, che Marco mi scrisse...
“ se vuole esserci anche lei per noi va bene”
Sentii salire tutta una serie di sensazioni che descrivere è difficile, penso che si posano definire...”farfalle nello stomaco”, tanto era la sensazione che sentii.
Risposi in modo laconico, ma solo per nascondere il grande piacere che quella cosa mi aveva procurato: “Grazie per l’invito, ho un impegno, vedo di riuscire a passare” .
Seguirono alcuni veloci messaggi sull’ora e sulla conferma che le chiavi erano al loro posto.
Il giorno seguente, dopo aver trascorso una mattinata di quelle in cui non si sta più nella pelle, feci in modo di arrivare per primo, mi sembrava che così facendo potevo sentirmi io più a mio agio e non avrei obbligato loro ad attendermi.
Arrivarono in orario, aprii loro, e passammo sicuramente la prima mezz’ora in convenevoli vari, giusto per fare conoscenza e per rompere il ghiaccio....
Aveva 17 anni tutti e due, frequentavano scuole diverse ma erano amici da sempre, per tante cose di cui cui parlasse si stava tutti ben attenti di non affrontare discorsi sul motivo che ci aveva fatti incontrare là, quel pomeriggio, o anche di quello che c’era stato in palestra.
Poi se c’era qualcuno che doveva cercare di rompere il ghiaccio, a quel punto, era logico che dovessi essere io e così, preso il coraggio a quattro mani dissi loro....
“Sapete ragazzi che quel giorno che vi ho visti nello spogliatoio della palestra mi aveva fatto rivivere le mie prime volte con un amico? Anche noi cercavamo le situazioni più intime per avere qualche momento solo per noi, però era sempre difficile perchè a casa mia c’era mia mamma a casa sua c’era la sua di mamma e così finivamo coll’andare lungo il greto del fiume cercando qualche posto che ci sembrasse tranquillo... Però c’era sempre la paura di essere scoperti...”
“Quindi lei ha capito che quel momento a noi sembrava un momento tranquillo...?” mi chiese Marco, il più deciso dei due.
Quel persistere al Lei mi sembrava che non ci portasse da nessuna parte quindi fui perentorio nel chiedere che almeno cominciassero a darmi del Tu, era un significativo passo avanti.
“Avevo capito che ero arrivato nel momento meno opportuno e, rivedendomi nella stessa situazione di quando ero ragazzo, ho provato una grande vergogna verso me stesso, certo in quel momento non potevo farvi capire il mio disagio, ho cercato di farvi capire che quello che avevo visto... Non l’avevo visto, ma nei vostri panni mi resi conto che era difficile, ma quello era ed è il mio pensiero, ero io che avevo disturbato il vostro momento di intimità”.
“E cosa facevate con quel tuo amico?” mi chiese Marco, visto che Flavio se ne stava seduto sulla poltrona, rosso in viso e con lo sguardo rivolto in basso.
“Beh sai eravamo ragazzini e avevamo tante cose da scoprire, ci aiutavamo con i giornaleeti porno, ma ogni tanto la curiosità era di mettere in atto qualche immagine che ci piaceva di più, abbiamo iniziato con l’accarezzarci, darci qualche bacio, e poi toccarci qua - e poggiai la mia mano sul mio cazzo, ancora ben coperto da indumenti vari – avevamo molto da scopire di noi e della nostra intimità”
“Sapete – continuai – a questa età le curiosità sono tante, voi avete internet che vi fa sapere molte più cose di quelle che sapevamo noi, ma poi la voglia di senire certe cose , di sentirle sulla pelle beh, per quelle internet non può fare nulla e le devi provare con qualcuno. Quindi fate bene a cercare momenti in cui creare quelle sensazioni”.
A quel punto sentii che parlare aveva poco senso, ero in piedi fra le due poltrone sulle quali erano seduti Marco e Flavio, mi avvicinai a Marco e lo accarezzai sulla testa e poi sul viso, mi abbassai e gli diedi un bacio sulla fronte e posai la mano sui suoi jens, dove celavano il suo sesso che non era stato insensibile a quelle nostre chiacchiere, massaggiai e poi avvicinai la mia bocca alla sua...
Non mi sembrò nè turbato nè impreparato e contraccambio quell’attenzione e anche la sua lingua giocò con la mia, mentre ci baciavamo feci segno a Falvio di avvicinarsi a noi, ma era troppa la sua timidezza, lascia le labbra di Marco e mi avvicinai a Flavio, senza dargli tempo di realizzare le mie intenzioni mi abbassai su lui e lo baciai, cercò di resistere all’intrusione della mia lingua, ma fu una resistenza tenue, fatta più d’isttinto che con intenzione, lo baciai e lo accarezzai....
“Ragazzi andiamo sopra, sul letto, mettiamoci più comodi”.
Salimmo al piano di sopra, Marco di distese sul letto vestito, Flavio rimase in piedi vicino alla porta e io mi spogliai che a quel punto era la cosa che desideravo di più, ero nudo davanti a loro e mi distesi sul letto con Marco, lo baciai ancora e intanto gli sbottonai i pantaloni, infilai la mano negli slip e arrivai al suo cazzo, che meraviglia, era duro, giù bagnato, si lasciò abbassare i pantaloni, guardai il suo cazzo giovane, voglioso.
“Dai Flavio – dissi rivolgendomi a Flavio che ci guardava fermo sulla porta – vieni qua anche tu dai”
Vinse la sua ritrosia e cominciò a spogliarsi, ci mise poco ad essere nudo e mostrare la sua eccitazione, si distese anche lui, ora Marco era in mezzo, ci baciavamo a tre bocche e tre lingue, aiutammo Marco a spogliarsi del tutto. Ora eravamo tutti e tre nudi, le mani accarezzavano a casa , ma non stavano mai ferme, un po’ baciavo Marco un po ‘ Flavio.
Loro due si baciavano, mi abbassai verso i loro sessi duri che si sfioravano, bacia prima uno poi l’altro e cercai di prenderli in bocca entrambi, poi mi dedicai un po’ al cazzo di Flavio e poi a quello di Marco.
Succhiavo e alzavo gli occhi per guardare i loro corpi, lisci, i ventri piatti, dolci mentre si baciavano e si accarezzavano.
Succhiavo i loro cazzi giovani e vogliosi, bagnati della mia saliva e di presborra, accarezzavo il culetto di Flavio che era appoggiato sul fianco, seguivo il solco fra le natiche, cercando il buchino.....
Flavio era il più carino perchè il suo corpo glabro mi eccitava molto, Marco era più tonico, aveva più peli, anche nelle sue movenza era chiaramente più deciso. Immaginando dei ruoli fra di loro pensavo a Marco come il maschio e a Flavio come la ragazzina.
“Ehi – dissi guardandoli – vi siete anche già penetrati?”
“No mai” Rispose Marco
“Volete provare il piacere di metterlo dentro? Non dovete pensare che voglia farlo io a voi, ma se volete potete farlo voi a me, giusto per capire se vi piace”.
Si guardarono, ridendo Marco disse di sì che avrebbe voluto provare, al che anche Flavio disse che anche lui avrebbe provato.
“Subito – chiesi – o volete che continuiamo così come stavamo facendo?”
Si guardarono e ancora ridendo concordarono che volevano provare subito....
“Bene allora – risposi loro – prendo un po’ di crema”
Si alzarono dal letto, e quando tornai in camera con la crema li vidi che si tenevano per mano, come a farsi reciprocamente coraggio per qualcosa che richiedeva di vincere una certa emozione....
Aprii la crema e cominciai a spalmarne alcune ditate sul mio orifizio anale, entrando ogni tanto con un dito al fine di lubrificare anche dentro.
“Chi per primo? – chiesi, aggiungendo – quesllo che aspetta può mettersi davanti che con la bocca non lo abbandono... Ahh poi tranquilli, sono pulito e non avrete brutte sorprese. Desideravo questo momento e mi ero premurato di pulirmi bene”
Al solito Marco si mostrò il più intraprendente e, come si usa fare a scuola ad una domanda dell’insegnante, disse che voleva essere lui il primo. Passai quindi un po’ di crema sul suo cazzo che si mostrò ben reattivo alla mia manipolazione.
Mi misi a pecorina sul letto, Flavio davanti a me in ginocchio con il busto nel dritto e attento alle operazione che compiva il suo amico dietro di me.
Marco sapeva come muoversi, appoggiò la cappella al mio buco e spinse piano, seguendo anche le indicazioni su come doveva fare che gli davo io.
Non fu facile, ma aiutandosi con la mano finalmente spinse da entrare, gli suggerii di entrare piano, senza troppa fretta, lascindo al mio canale di adattarsi al piacevole intruso, Flavio guardava e, a dire il vero, la cosa mi eccitava non poco.
Ero già stato inculato in un incontro a tre con uno che scopa ed uno che aspetta la mia bocca, ma quella situazione era particolare, perchè di solito capita con persone decise, che sanno come e cosa fare, quel momento invece era una prima volta per entrambi ed tutti e due volevano provare quella piacevole emozione e volevano sapere come fare.
Marco spingeva, sembrava quasi avesse la sensazione di farmi male, di sicuro il suo era un bel cazzo, non grosso, ma se sentiva mentre si faceva largo per entrare, chiedeva cosa sentivo, se mi faceva male, ma lo rassicuravo che il dolore era solo un fastidio che sarebbe passato in fretta....
Più di tutto mi piaceva sbirciare il viso di Flavio che guardava l’amico che mi penetrava e cercava di capire cosa fare nel momento in cui fosse venuto il suo turno....
Marco era dentro, a quel punto gli dissi di star fermo, bastavano poco, dieci, venti secondi e poi cominciasse pure a muoversi avanti ed indietro, facendo attenzionea non arretrare troppo che era meglio se non usciva.
A quel punto, impartite le ultime indicazioni avvicinai la mia bocca al cazzo di Flavio che, curioso di guardare Marco che mi inculava, non si aspettava la mia attenzione orale al suo sesso, si era un po’ ammosciato, ma al contatto caldo e umido della mia bocca, non nego, ma certamennte anche esperta a l piacere dei pompini, si riprese e lo sentii duro in bocca....
Era bellissima quella situazione. Ero preso fra due ragazzi di diciassette anni, uno mi scopava in culo ed uno in bocca.
Certo, non erano esperti, avevano bisogno di capire tante cose, da quella più importante sulla loro sessualità, a quelle più pratiche di come vivere in modo partecipato quella situazione, ma non era certo il momento di fare didattica filosofica, se ne poteva parlare, dopo, ora era il momento di fare.
Marco cominciò a muoversi e, seguendo le mie indicazioni, si muoveva piano, lentamente, forse anche tropposeguivo lo stesso suo ritmo nel succhiare il cazzo dell’amico che mi stava davanti.
Marco era più attento a fare come gli avevo detto che al piacere che quello che stava facendo gli dava.
“Puoi muoverti un po’ più velocemente, ma attento a non venir fuori, se senti che stai venendo fermati se non vuoi sborrare subito, se invece vuoi venire allora muoviti e sborra dentro, per me non è un problema, se non lo è per Flavio dopo entrare dove hai già sborrato tu....”
“Flavio, sentendosi chiamato in causa disse...”Nessun problema, sempre che non venga prima io...”
“Beh guarda che se vieni prima tu non è che dovrai rinunciare, potrai farlo anche tu, sta sicuro che riprenderai vigore e sarai pronto per farlo, e anche tu se senti che stai per godere vieni pure in bocca, non sono qua a fare il delicato, sentitevi liberi...”
L’irruenza della prima volta fu per Marco decisiva perchè lo sentii rallentare e poi arretrare e spingere con decisione stringendomi forte i fianchi, capii che stava godendo, per vergogna, per imabarazzo non accompagnò la sborrata con gli evidenti e forti segni del piacere...ma sentii il suo orgasmo esplodere dentro di me.....
Si ritrasse esausto, lo guardai ed era rosso, accaldato, dall’espressione del viso sembrava quasi volsee chiedere scusa, gli dissi che era stato bravo, che mi era piaciuto, ed era proprio così, mentre Marco mi scopava e succhiavo il cazzo di Flavio avevo un erezione che voleva essere soddisfatta, ma non mi toccai, era troppo importante quel mio momento che venire sembrava quasi fosse voler porre termine a quell’estasi.
Mi dedicati al cazzo di Flavio, stretto fra le mie labbra, lo leccavo avidanmente, la mia bocca piena di saliva lo sentiva caldo e palpitante, mi muovevo avanti ed indietro con la testa perchè lui, nella sua adolescenziale inesperienza non sapeva come muoversi. Avvolgevo con la lingua quel bellissimo sesso, lo facevo entrare in fondo per poi accompagnarlo quasi fuori dalla bocca e poi riprenderlo con vigore. Flavio non fu insensibile a quei movimenti e anche lui riversò il suo orgasmo dentro di me, in bocca... lo tenni ancora fino a che non sentii che il suo vigore si stava ammosciando e stringendolo ancora fra le labbra per raccogliere ogni goccia del suo godimento lo lasciai uscire...
Inghiotti quella sua crema, dal sapore leggermente acre, ma buona, liquida, non troppo densa, sicuramente una crema deliziosa..
Ci distendemmo sul letto, appagati, ora ero io in mezzo a loro, i loro visi erano rossi, sudati, guardavano altrove, non so dove fossero in quel momento i loro pensieri, i miei sicuramente erano rivolti a loro, a quanto fosse stato intenso quel momento e quanto desideravo che potessimo riprendere ancora quel gioco che era inziato, li bacai slla fronte desideroso di ricominciare.....
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