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ADOLESCENZA 7- Maurizio, l'amico di Gianni


di Membro VIP di Annunci69.it chupar
15.03.2023    |    4.445    |    2 9.3
"" - "Qui? In mezzo alla strada? E lo fanno tutte senza problemi? - "Certo..."
Gianni veniva a casa mia quando ero solo, oppure nel pomeriggio mi dava appuntamento sotto un cavalcavia. Voleva almeno un pompino al giorno, poi quando voleva scopare alla fine mi diceva sempre che per lui ero uno svuota coglioni. Ogni tanto, però, sembrava riscoprire il suo essere etero e si negava al telefono, probabilmente indispettito da ciò che si diceva combinassi nei cessi della scuola. Non aveva tutti i torti. I ragazzi avevano iniziato a cercarmi per fare le prime esperienze, come “allenamento" dicevano. Mi cercavano quando erano soli, quando avevano voglia e nessuna a soddisfarli. Mi cercano perché convinti che li avrei accettati a prescindere, che mi piaceva farlo con chiunque. Quelle stesse persone quando mi vedevano per strada o in un locale, voltavano la testa dall’altra parte, prendendo a gomitate l’amico per deridermi. Non mi importava. Era da un po’ di tempo che mi balenava in mente l’idea di superare ogni limite di trasgressione. Avevo cominciato a succhiare cazzi di ogni tipo e misura. Quello del controllore del treno, di un giovane netturbino che puliva il mio quartiere, di un paio di spacciatori, del padre di un mio compagno di scuola, dell'allenatore e, a volte, di operai extracomunitari che mi portavano nei cantieri. A fine giornata, a volte, ero costretto a bere Coca Cola per digerire lo sperma che avevo ingoiato.
Nonostante le svariate esperienze, quando mi chiedevano il culo, mi tiravo indietro. Non sempre. All’insaputa di Gianni, mi ero visto ancora con il gestore del lido, quello che mi aveva presentato, il suo datore di lavoro estivo. Ci eravamo ritrovati nella sua auto, nei bagni di un autogrill, in mezzo alla campagna, in un parcheggio sotterraneo, sempre in maniera furtiva e veloce. Ma la la scoperta del mio corpo mi aveva reso famelico di sperimentare, desideroso di provare altri corpi e nuove sensazioni.
Feci credere a Gianni di avermi convinto ad incontrare quel suo amico "maturo" di cui mi aveva detto durante i nostri primissimi incontri. Maurizio, il suo complice di spuntini sessuali, mi diede appuntamento alle diciannove, in Largo Ciaia. Mi aveva detto che sarebbe arrivato con la sua auto direttamente da un aperitivo con amici. Lo vidi e l’agitazione mi catturò, convinto che stavo per fare una cazzata. Gianni me l'aveva descritto come un vero e proprio predatore sessuale, uno che cercava donne confuse, ragazzi in difficoltà emotiva - un po' come mi sentivo io in quel momento - e che piano piano riusciva a plagiare e a sottomettere anche in termini psicologici. Con lui non c'era mai riuscito. L'aveva conosciuto e all’inizio l'aveva anche aiutato subito dopo la sua detenzione nel carcere minorile. Presto, però, aveva cominciato a rivelare un certo interesse fisico verso di lui, tanto che Gianni, piuttosto che fasi fare il culo, gli passava o condivideva con quello delle troiette disponibili.
Maurizio scese dall’auto. Alto, piuttosto slanciato, indossava pantaloni classici e un giubbotto di pelle nera. Era muscoloso, massiccio, stempiato e particolarmente carino di viso, ma questo per me non contava rispetto al fatto di provare quell’esperienza.
Saliamo in auto. Si allacciò la cintura: "La sicurezza prima di tutto!"
Abbozzò un sorriso, ma anche lui sembrava teso per la circostanza: "Tutto bene?"
Lo guardai prima dritto negli occhi, poi abbassai lo sguardo: "Sì, a lei?"
- "Cosa mi racconti" - fa lui con occhi profondi.
- "Niente di che" – rispondo meccanicamente.
- "E lo studio?"
- "Non sono il migliore del mio anno, ma posso comunque migliorare."
Si aprì la cerniera del giubbotto. Indossava una camicia nera piuttosto aderente, aperta tanto da lasciar vedere la definizione dei muscoli e il petto villoso. Con indifferenza parlò del mio allontanamento da Gianni, di quello che aveva appreso dagli altri ragazzi che gli avevano riferito ciò che, secondo loro, combinavo.
Mentre ascoltavo e osservavo la strada, mi cadde l'occhio sul pacco. Maurizio si stava pastrugnando da sopra i pantaloni, portando avanti il suo monologo: "Ovviamente tutto nasce e finisce qui, stasera. Nessun accenno, nessun saluto particolare."
- "Ovviamente! Se lo scopre la mia fidanzata o mio padre, non so cosa potrebbe succedere."
La conversazione proseguì tra battute piccanti e occhiate, come fra due uomini in cerca di un’intesa erotica. Nel frattempo, con estrema disinvoltura, aveva allargato le cosce, abbassato la cerniera e sbottonato il pantalone. Potevo ammirare il pelo bruno che ne fuoriusciva. Evidentemente non indossava gli slip. Non vedevo l’ora di dissetarmi di quel nettare che sicuramente sarebbe fuoriuscito dalla sua virilità.
- "Ti piace lo spettacolo?"
- "Molto!"
- "Se fossi una donna ti avrei già chiesto mostrarmi la fica."
- "Qui? In mezzo alla strada? E lo fanno tutte senza problemi?
- "Certo. Basta fingere di appoggiarsi al finestrino."
Mi posizionai di fianco e mi abbassai i pantaloni, mentre il mio cazzetto usciva dal perizoma. Non so cosa mi fosse preso ma avevo deciso di indossarne uno della mia fidanzata, uno bianco trasparente, che faceva sporgere sul davanti il triangolino di peluria che tenevo sul pube e, ovviamente, sul retro l'interno chiappe e l'ano depilati.
Vista la situazione passai a dargli del tu: "Ti piace più questo o la figa?"
L’uomo, scostò il perizoma e iniziò a toccarmi l’ano: "Bello! Mi piace fottere! Perciò spesso faccio coppia con Gianni. Gola, figa o culo non ci importa molto."
In un attimo si bagnò due dita e prese a sditalinarmi con una certa abilità. Me le infilò dentro fino all'attaccatura, le estrasse e se le succhiò.
- "Non lo vuoi vedere?"
- "Ce l’hai grosso?"
- "Il giusto! Tiralo fuori. Fammelo venire duro mentre guido e, se non ti piace, puoi sempre farmi causa."
Sorrisi per l’ironia, ma non resistetti oltre alla voglia di masturbarlo. Cercai il suo attrezzo nella zip e lo rintracciai facilmente. Mi ritrovai in mano il suo pistolone e me ne presi cura con il piacere di farlo e con il desiderio di darne.
Guardandomi intensamente con occhi soffusi ed eccitati mi fa: "Che aspetti?, Ciucciamelo".
Soddisfatto dall’effetto che gli avevo provocato, glielo baciai, gli leccai l’asta fino alle palle, lo massaggiai con le mani, dopo averlo insalivato. Ruotai le dita attorno alla cappella per poi farla sparire in gola, fino a prenderlo per intero, fino in fondo a più riprese. Il mio andare su e giù con intensità, con passione e senza alcun imbarazzo, lo stupì. La sua capocchia era gonfia e umida, il pene durissimo. Mi infilò il pollice nel buco del culo e io dimostravo il mio apprezzamento succhiando in maniera rumorosa il suo cazzo. Più spingeva il suo ditone e più la mia bocca era avida.
Mi prese per i capelli con la forza e me lo fece ingoiare tutto. Sentii i suoi gemiti aumentare, finché senza alcun preavviso le sue palle si svuotarono: “Mmmm sììì...Eccolo, cazzo! Eccolo.”
Mi fece ingoiare la prima ondata di sperma e il resto mi finì in faccia. Contento, me lo strisció vicino la bocca facendomelo pulire con la lingua.
Eravamo fermi a un semaforo di fianco al Petruzzelli. Fu la prima cosa che vidi quando mi sollevai e gli mostrai quanto fossi pieno di sborra. "Volevi farmi ubriacare?"- gli chiesi con un sorrisetto beffardo, mentre con la mano lo segavo per spremerlo per bene, anche se ormai non usciva più niente.
- "Gianni mi ha detto che ti piace la sborra!"
Mi ricomposi, asciugai i bordi delle labbra umidi del suo sperma, mi risedetti comodamente sul sedile e mi scostai da lui, chiedendo di essere accompagnato in stazione. Quello, con la serenità del bravo padre di famiglia, sterzò dalla parte opposta, chiedendomi scusa per la precocità della sua venuta: "Non sono superdotato ma, cazzo, a un certo punto pensavo che ti infilassi anche le palle in bocca."
Sollevai le spalle e lui mi chiese se veramente avessi voglia di fermarmi al “primo goccio”, perché lui aveva voglia di completare il rapporto.
Quell’uomo mi piaceva veramente tanto con quel suo modo di fare dolce e assertivo allo stesso tempo. Ero inebriato ed eccitato. Lo avrei voluto dentro per poter sentire il giorno dopo quel piacevole dolore all’ano che mi induceva a ripensare alla serata trascorsa e mi faceva eccitare e masturbare nel cesso della scuola.
L’auto accostò. Eravamo all’estremità del lungomare. Di fronte l'acqua marina, sotto gli pneumatici gli scogli, dietro di noi delle mignotte: "In questo posto non ci conosce nessuno, quindi, non poniamoci limiti."
Io rimasi come pietrificato, finché il religioso non si avvicinò per baciarmi. Quasi incredulo, ricambiai e con la mano gli accarezzai un ginocchio e pian piano salii verso l’interno coscia. Maurizio si staccò dalle mie labbra. La mia testa fu riportata alla situazione da un ordine preciso: "Con la lingua sei bravo, niente da dire. Vediamo col culo! Girati!"
Armeggiò nel cruscotto, prese il tubetto del lubrificante, se lo mise su due dita ed iniziò a prepararsi la strada.
- "Il preservativo?"
- "Accidenti, li ho dimenticati a casa."
Senza che io dicessi nulla per contrastare quella cazzata, appoggiò la cappella sul buco: "Sborro fuori, ok?"
- "No, aspetta un attimo..."
Ma lui iniziò a spingere: "Ohhhh...E' già entrato. Sicuro?"
Ero così aperto che non aveva fatto alcuna fatica.
Si fermò - "Dimmelo di nuovo!" - mi prese per i fianchi e affondò fino ai coglioni. Una volta, due, tre...
- "Oh, cazzo! No, continua, cazzo, cazzo!"
Era una sensazione fantastica ritrovarsi con quella sberla in culo. Era pazzesco pensare che mi stavo facendo fottere dal prete della mia parrocchia, complice di incontri sessuali del mio primo ragazzo.
Mentre emettevo gemiti soffocati, mi sentii osservato. Don Maurizio mi disse di stare calmo, perché era solo un innocuo guardone. Alzai lo sguardo e dal finestrino vidi lo sconosciuto che si masturbarva.
- "Andiamo via, non mi fido."
Don Maurizio con voce eccitata mi chiese se avessi mai sbocchinato un nero.
- "No, non l'ho mai fatto. E non so se..."
- "Mica sei razzista, no?"
Non risposi, quindi mi fece chinare in avanti per riprendere il mio lavoro di bocca, lasciando che fosse ben visibile dal finestrino gran parte del mio culo. L'uomo era a pochi centimetri dal vetro. Don Maurizio mi fece sedere e, steso il sedile, cominciò a scoprirmi il petto, baciandomelo e passando il suo cazzo sui capezzoli, per poi infilarmelo in bocca, standosene a cavalcioni sul mio torace. Quindi, abbassò il finestrino e fece cenno con la mano allo sconosciuto di avvicinarsi. Il guardone si accostò maggiormente. Probabilmente era lì per guardare le puttane che non poteva permettersi. Era un ragazzo sulla trentina. Rasato sul cranio, aveva una folta barba. Ben messo.
Il parroco: "Ti piace solo guardare? Perché il mio amico dice che hai un bel cazzo e che vorrebbe provarlo. Che ne dici?"
La bava inizió a fuoriuscire dalla mia bocca, per la violenza che il nero impiegava nel farmelo succhiare. Faceva avanti e indietro dall'esterno dell'auto ed io mi masturbavo. Maurizio mi fotteva con intensità: "Ti piace questo cazzone che ti ho trovato?”
Non risposi, ma da come succhiavo la cosa era piuttosto evidente. Probabilmente il fatto di essere usato da due uomini insieme mi faceva sentire ancora più sottomesso e voglioso di dimostrare le mia abilità, anche se questo forse fece ingelosire il parroco che rivolse le sue considerazioni al nero: "Lo sapevo! La troia ci ha preso gusto!"
Don Maurizio scese dall'auto e si accostò allo sconosciuto. Iniziai a passare da un cazzo all’altro con destrezza, e a volte li prendevo in bocca insieme. Leccai le loro palle e gli pennellai le mazze con la lingua, per poi ciucciare le cappelle. I due si godettero il bocchino di coppia, interrompendo ogni tanto il mio succhiare e spingendomi la testa per farmi prendere in bocca quanto più possibile delle loro verghe.
Maurizio rientrò in auto e ricominciò a darci dentro. Le sue mani premevano sui miei fianchi. Era la prima volta che succedeva di farlo con un prete, ma probabilmente mi dissi sarebbe potuta essere l'ultima. Dopo quella scopata non avrei più potuto tollerare i suoi rimproveri dal confessionale, senza immaginarmelo nudo a cosce aperte, a cazzo duro con i pesanti coglioni sul sedile.
La verità era che scopava da Dio. Lo sentivo godere, sussurrare sconcezze, mentre io immaginavo quel bastardo che si scopava le donne di chiesa. E lui mi fotteva, fotteva, fotteva! Gemevo, ansimavo, continuavo a ripetergli di non fermarsi. Lui continuava imperterrito e, sinceramente, mi stupivo che non fosse ancora venuto. Io, invece, ogni tanto gli chiedevo di fermarsi talmente ero eccitato. Intanto leccavo il cazzo del nero, lo succhiavo, lo segavo, facevo quasi fatica a tenerlo tutto in bocca. Quando lo sentii mugolare dal piacere, mi alternai con la bocca e le mani.
- "Mangiami lo sborro" - mi disse. Misi le labbra sulla cappella, continuando a succhiare, mentre lo sperma finiva nella mia gola. La resistenza del religioso, invece, sembrava interminabile. Lo invitai a scoparmi più forte - "Vienimi dentro, riempimi" - gli dissi ad un certo punto, sentendolo al capolinea. Non resistetti e iniziai a tremare dal piacere, imbrattando il sedile, mentre don Maurizio emetteva una serie di versi animaleschi. Sentii il suo cazzo diventare più caldo e grosso. Mi strinse con forza, emettendo un ultimo grugnito di piacere. Mi riempì, continuando a sguazzare in una pozza di saliva e di sperma con un piacere incommensurabile.
Allentò la stretta, rimase fermo ancora dentro.
Prendemmo respiro. Lo tirò fuori e io avvertii una sensazione di vuoto. Mi toccai lo sfintere. Era largo, entrava quasi la mano.
Mi riportò in stazione. Ci salutammo come fossimo stati padre e figlio, senza smancerie, ma con una certa confidenza. Mentre stavo uscendo dall'auto, don Maurizio mi afferrò per il polso: "Quando ci rivediamo?"
- "Credo sia meglio evitare."
Trattenne per un attimo il fiato, si sistemò nervosamente i capelli, mi guardò intensamente e, prima che chiudessi lo sportello: "Ne parliamo domenica dopo la messa. Vieni in sagrestia senza mutande."
Si strizzò il pacco e mi fece l’occhiolino.


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