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IL FASCINO BURINO DI ROMA 8 -POMPA DI BENZINA


di Membro VIP di Annunci69.it chupar
30.06.2023    |    7.097    |    5 9.4
"Aprì le veneziane, dandomi appena il tempo di tirami su i pantaloni..."
Finalmente era terminata la mia giornata. Era tardi, ma i guasti meccanici non hanno orario. L’auto cominciò a darmi problemi e dovetti fermarmi a un distributore sulla tangenziale. Per fortuna c’era la guardiola del benzinaio illuminata.
Suonai più volte prima che si decidesse ad aprire. Faceva un gran freddo, non avevo voglia di restare all'agghiaccio. Se fossi rimasto fuori, anche in auto, si sarebbe potuto avvicinare qualche malintenzionato. Non sapendo dove mi trovassi con esattezza, se non in una spoglia zona industriale alla periferia di Roma, chiesi aiuto in attesa che arrivasse il soccorso assicurativo che avevo chiamato.
- "Ma ce sta la benzina?"
- "Sì, sto sempre col pieno. E' un problema tecnico".
Il ragazzo mi squadrò dubbioso, poi mi fece entrare: "Vabbe' puoi aspetta' qui. De solito nu' me fido, ma me sembri a posto. Però tra un po' c'ho un appuntamento e devi usci'!"
Non capii bene la storia dell'appuntamento, ma annuii.
Da un frigo il ragazzo si munì di una lattina di birra fresca, si buttò su un vecchio divanetto, accese la tv e iniziò a fare un po’ di zapping. Finalmente ebbi modo di fissarlo con attenzione.
Aveva sui trent’anni, capelli corti bruni, molto alto e ben messo. Il viso aveva lineamenti squadrati e sensuali e due occhi scuri di forma orientaleggiante.
Entrammo in confidenza anche perché l'attesa si prospettava lunga. Mi disse di mettermi comodo, di levarmi la giacca. Non sarebbe arrivato nessuno prima di un’ora, un'ora e mezza. Si chiamava Eros - "Come Ramazzotti", mi disse - e da un paio di anni vendeva benzina di notte, distribuendo sorrisi e sollevando più di uno sguardo ammirato. La sua famiglia, dopo anni di onorato servizio alle prese con il distributore Q8, si era concessa un meritato riposo.
- "O’ la voi ‘na birra? Mi sa che nu te posso da' de più".
- "No, grazie".
- "Come te pare…"
Poi se ne andò nella stanza a fianco.
Rimasto solo, richiamai il servizio assistenza che non riusciva a trovare il posto o almeno così giustificò il suo ritardo.
Avevo bisogno di pisciare. Aprii la porta dalla quale era passato lui per chiedergli dove poter andare e il cesso era lì. In realtà era un bagno utilizzato come magazzino, benché piuttosto malandato. D’istinto chiesi scusa, chiusi l’uscio, ma mi scivolò l'occhio verso il suo uccello e lui, credo, se ne fosse accorto.
- "Che cazzo, te vergogni? Vieni. Ho finito".
Entrai, sbalordito per l’eccessiva disinvoltura del ragazzo.
- "Vabbè che c’hai la giacca e la cravatta, però sempre omo sei!"
- "Sì, ma posso aspettare fuori!"
Sorrise: "E resta che ce facemo du chiacchiere, mentre me sciacquo le palle".
Si vedeva che gli piaceva provocare, ma non capivo se il tutto fosse funzionale a un dopo o se volesse semplicemente stupire con il suo esibizionismo. Aveva l'aria dell'etero incallito e questo mi destabilizzava su cosa fosse più opportuno dire o fare, di certo mi ritrovai a desiderarlo.
Senza quasi sollevarsi, a gambe divaricate e pacco penzolante, si sistemò sul bidet e, simultaneamente, schiacciò il pulsante dello sciacquone.
Rimasi immobile, come ipnotizzato, vedendo la sua mano destra fra le gambe, le natiche pelose divaricate e contrastanti con il biancore del sanitario. Lo sciacquio dell’acqua si scagliò contro la sua nerchia: "Cazzo! E' fredda! Mo' me sa che me diventa piccolo..."
Non dissi nulla, ma stavo per impazzire.
Si sollevò e, girandosi verso di me con l’asta a mezz’asta, prese l’asciugamano e provvide ad asciugarsi, facendo sballottare i genitali e il cazzo ormai scapocchiato.
Provai a ironizzare: "Non mi sembra si sia rimpicciolito".
Due smanettate con l'asciugamano e in pochi secondi fu duro come il marmo. Il suo cazzone bruno fra le cosce era bellissimo. Lui passò sopra la capocchia con la mano, come distrattamente, ma guardandomi negli occhi sghignazzò: "Eehhh… Scusa, è che stasera c’ho la ceppa come ‘na torre!"
Farfugliai qualcosa e uscii di corsa, ributtandomi sul divano con il volto paonazzo.
Uscì dal bagno con la sola canotta bianca che gli aderiva al torace ben fatto. Si accomodò su un tappetino lercio, appoggiando la schiena contro la scrivania di fronte e me. Sollevò le gambe, incrociò i piedi: "Senti, io c'ho st'urgenza. C'ho appuntamento online co' na' tipa che c'ho ‘na tresca. Veramente nu' posso manca'! Allora, se la cosa te disturba, te tocca usci', oppure resti qua e me vedi mentre me sparo 'na pippa. Sto attento allo sborro, poi sta' tranquillo che non te schizzo".
Resto, non ci sono problemi.
Eros aprì il portatile: "Visto che ormai semo in confidenza, la voi vedè? Secondo me ha visto più piselli che ‘r minestrone de mi nonna…Aaaahhhhh."
In pochi minuti fissò la cam e sorrise, mentre il suo cazzo si inalberava assieme ai miei ormoni mentre la sua donna, uscita dalla doccia, tastandosi le sue sinuose curve e le tettone si stava sditalinando un boschetto di peli scuri e riccioli.
Per consentirmi la visione, si stravaccò sul divano accanto a me.
La ragazza gli lasciò ammirare la sua figa fradicia. Quindi posò le dita sul clitoride che cominciarono a sfarfallarvi su, mentre la destra di Eros impugnava il suo cazzo
- "Che bella topa che c’hai amo’…" – e s’inarcò sulla schiena, facendo sporgere il bacino. Mostrò pienamente alla fortunata la sua orgogliosa erezione, scoprendo e ricoprendo il glande violaceo. Mi fece cenno di segarmi con lui, ma io cortesemente feci di no con il capo, come se mi avesse chiesto se volessi un caffè. Ero veramente imbarazzato, eccitato e incuriosito allo stesso tempo. Eros si segava pianissimo, facendo scivolare la mano sulla pelle del membro e accarezzandolo delicatamente: "Amo’ me lo sto a sguscia’ come n’calippo. Solo per te!"
All’improvviso la ragazza interruppe la connessione perché il padre, o la madre - non si era ben capito - stavano bussando per entrare in camera. Il benzinaio s’incazzò, spense il portatile e si piegò verso il frigo per bere dell’acqua fresca. Innervositosi, cominciò a dire che comunque sentiva d'avere quella troia in pugno, che già pensava a quanti pompini gli avrebbe fatto. Per punirla di quella disconnessione glielo avrebbe ficcato nel culo.
Mi raggiunse, portandomi una birra e notando che stringevo il mio cazzo duro e imprigionato nei pantaloni classici che indossavo abitualmente per andare in ufficio. Eros sorrise: "Certo che pure tu c’hai ‘a situazione in pugno".
- "Beh, 'na bella scena, no?"
Ancora visibilmente eccitato: "Avoja se è bella! Na' zinnona! Lo sai che c’ho ancora voglia?"
- "Si vede!"
- "Aó, c'ho n'idea. Che dici? Se famo n‘accanita? Tu me fai ‘na pompa e io te finisco 'sta pippa!"
- "E ti pare uguale?"
- "Ma a te te piace che sei frocio a me no. Secondo me ‘o piji pure ‘n berta. Te stavi a magna’ la lingua quando m’hai visto er cazzo. E daje, che me devo da liberà er prigioniero negro! Sto carico de palle!"
- "Si capisce così tanto?"
- "Che te credi che so' nato ieri?"
Mi accarezzò la guancia, mi fece passare il medio e l’indice sulle labbra umide, cercando di introdurli in bocca in modo dolce, rimanendo in attesa di una mia risposta, che non si fece aspettare.
- "Sai quanti come a te vengono qua pe’ na pompa de sborra e no de benzina? Diciamo che io quando sto carico so’ un distributore che accontenta a sbafo".
Le sue dita entrarono ed io, come niente fosse, le feci incontrare con la mia lingua. Sorridendo, Eros chiuse la sua orazione smanettando i testicoli pelosi con la sinistra - "C’ho i serbatoi pieni" – poi stette fermo mentre io, con la punta della lingua, iniziai a leccargli le dita e a succhiargliele.
- "C’hai voglia de ceppa...eh?"
Chiusi gli occhi e sentii il bastone strusciarmi sul viso, da destra a sinistra e dall’alto verso il basso. Aprii gli occhi, lo fissai. Mi carezzò la nuca, i capelli, per poi spingermi verso il suo uccello: "Sto ‘na cifra ‘mbastito. Ma me sa che tu me fai ‘na bella pompa e che la pippa te la fai da solo".
Si diresse sensualmente verso il gabbiotto a vetri, macho, eretto. Mise mani al portatile. Cercò un porno etero in rete e si sedette sul divanetto. Divaricò le gambe e mi fece un cenno con la testa. M’inginocchiai e, chinandomi sulle sue gambe pelose e spalancate, imboccai il suo bel cazzo. Avevo fame di lui, sete della sua sborra.
Gli morsi dolcemente lo scroto e la sacca, divertendomi a tirargliela. Spalancando bene, misi un testicolo in bocca e iniziai a leccarglielo e a inumidirlo. Ci giocai con la lingua e vidi che lui si eccitava, respirava con la bocca e ogni tanto mi degnava del suo sguardo vittorioso. Pian piano salii lungo il fusto pieno di vene. Finalmente arrivai alla cappella e lì mi fermai. Con la punta della lingua iniziai ad assaggiarne il sapore intenso. La feci entrare completamente, così come il resto del suo cazzone nodoso. Il ragazzo mugolava, mi teneva la testa ad occhi chiusi e bocca aperta. Chissà quante altre troie si era scopato in quel gabbiotto, pensai, mordicchiandogli la cappella.
Lo pompai di nuovo con passione, pensando che il suo piacere lo avrebbe raggiunto così, finché mi fermò la testa: "Piano, piano, che te offro pure ‘na bella ficcata. Che ne dici? Mettete a pecorone".
Mi colpì sul culo tre volte, violentemente. Mi sputò sull'ano e cosparse di saliva anche la sua cappella. Sculettavo goloso e lui faceva di tutto per portarmi a ebollizione. Avevo l'ano bagnatissimo, ma ancora strettissimo. Lui appoggiò il membro sullo sfintere. Il glande a fungo cercava di entrare con dolcezza: "Ummh… Che stretto ‘sto buco!"
Mi lamentai e lui riprese l'iniziativa, ma con più decisione. Mise altra saliva con due dita nella mia vagina anale e cominciò a spingere di nuovo. Mi aprii le natiche per essere più largo di culo e lui, finalmente, diede un colpo secco. Arrivò all'anello interno che separa l'ano dal retto, superandolo con violenza. Una fitta mi raggiunse il cervello, ma mi morsi le labbra.
Presa la sua posizione, iniziò a montarmi come una cagna. Non c'era nulla di dolce in ciò che stava facendo, ma solo desiderio di dominarmi. Mi sentivo spaccare il culo, lo sfintere stava cedendo ai suoi colpi mentre aumentava la pompata. Lo sentivo fino in fondo, lo percepivo sfregarsi in me mentre mi sbatteva come un forsennato.
- "Te piace?"
-"Sssiii… bastardo!"
Diede un colpo secco e profondo. Sentii il tronco entrare per intero e le palle toccarmi le chiappe.
Mi chiamava troia, rottincula, mi diceva che ero aperto come una puttana da culo: "Allora? Non ho sentito bene. Te piace? Rispondi, porca mignotta! Rispondi!"
-"Ho detto di sssiii… continuaaaa!"
Lo sfintere aveva completamente ceduto ai colpi del suo cazzo. Ero aperto come una vacca e lui continuava a pompare come uno stallone da monta nella vulva da ingravidare.
Eros ad un certo punto, si fermò e mi sculacciò: "Scopami tu! Famme vede' quanto lo vuoi".
Fui scosso dai tremiti e incominciai a godere senza ritegno, dando il ritmo dell'inculata. Le pareti anali mi vibravano ai colpi di quella nerchia.
Ebbi dei fremiti intensissimi. Sollevai il sedere per accoglierlo a fondo, mentre lui ricominciava a incularmi come un pazzo. Improvvisamente fermò la pompata. Si piantò nel culo a fondo. Restò immobile, vibrando, piantato nel mio corpo. Le mie pareti anali sia avvinghiarono al suo cazzo per risucchiarne il nettare.
Il benzinaio mi strinse forte: "Ce sto quasi, cazzo! Ce sto..... Troia, vieni anche tu. Sborra di culo, ricchiona! Dai, vieni".
La mia vagina anale si contrasse sulla sua asta nodosa e vibrante.
Lo sperma caldo mi allagò l'intestino, mentre un orgasmo anale mi travolgeva. Lo schizzo del mio piacere cadde pesantemente sul pavimento, mentre in un barlume di lucidità, percepii dei rumori. Stavano bussando alla porta metallica del gabbiotto.
Eros si ritrasse, lasciando che il mio culo espellesse parte del suo piacere: "Cazzo! Cazzo! Cazzo! Rivestete, che qui facciamo tutti na' figura de merda!"
Velocemente si infilò i pantaloni di una tuta grigia che lasciava vedere chiaramente il cazzo ancora barzotto. Una macchia di sperma segnò il tessuto all'altezza della capocchia ancora pesante e paonazza.
Aprì le veneziane, dandomi appena il tempo di tirami su i pantaloni.
Attraverso i vetri due paia di occhi scrutavano all'interno, cercando risposte al loro inutile bussare.
Stretto in un angolo cercai di non farmi illuminare dalle luci intermittenti del soccorso stradale. Mi ricomposi alla meglio e, con la faccia ancora arrossata dall'eccitazione, uscii a dir poco imbarazzato.
Sentivo lo sperma colarmi dal culo. Avrei avuto bisogno di espellerlo, ma il tempo e le condizioni non lo consentivano. Speravo solo che le mutande riuscissero a tamponare la sborra senza che si creasse una inequivocabile traccia sui pantaloni.
I due addetti al soccorso dovevano essere amici del benzinaio, perché si salutarono con una stretta di mano. Al che uno dei due chiese, fissando la mia auto: "Avete controllato il serbatoio? Magari nu' ce sta il...."
Eros lo interruppe: "Sta pieno…Fidate!"

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