Racconti Erotici > Gay & Bisex > Gabriele e il Krampus
Gay & Bisex

Gabriele e il Krampus


di Calidamanus
17.12.2020    |    727    |    0 9.3
"Gli fu tolto il cappuccio, e si trovò con la faccia rivolta verso le fiamme del falò..."

Gabriele e il krampus

In un lembo nord-orientale del Friuli Venezia Giulia, nella zona del tarvisiano, si trova il piccolo paese a due passi dal confine austriaco, e non lontano nemmeno dalla Slovenia, in cui viveva Gabriele.
In quel giorno di dicembre, mentre dopo una fitta nevicata sempre più i pensieri di tutti erano diretti al Natale, Gabriele aveva avuto la sfortuna di arrivare dieci minuti in anticipo a prendere suo fratello minore Mattia al doposcuola.
Fuori faceva un freddo cane, quindi penso di entrare silenziosamente nel salone all'ingresso dov'erano radunati i bambini. Una maestra stava raccontando una storia:
“Quando arriva Natale, come sapete, essere buoni e comportarsi bene è essenziale. Non si tratta di Babbo Natale, bambini, in queste terre come sapete ci sono altre creature che camminano fra noi in questi giorni. I krampus...”.
Un mormorio eccitato serpeggiò tra i bambini. Suo malgrado, Gabriele distolse l'attenzione dal cellulare.
“Oggi pensate che sia un gioco, degli adulti travestiti che vogliono solo far divertire voi e i turisti. Ma le cose non stanno così. Dice la leggenda, che un tempo, in anni di carestia, nei nostri paesi di montagna un gruppi di giovani si travestirono da mostri, con pellicce e corna di animali morti. Una volta divenuti irriconoscibili, andavano per villaggi terrorizzando le persone e derubandole del cibo e dei loro beni. Un giorno anche il diavolo decise di unirsi a loro, tanto nessuno lo avrebbe riconosciuto con le sue corna e i suoi zoccoli.
Quando vide quanto erano cattivi quei ragazzi, gli fu facile renderli suoi schiavi: attacco sulle loro teste le corna e sui loro corpi le pelli di caproni e orsi; fu allora che diede loro il nome di krampus. Erano sempre più violenti e pericolosi, un pericolo per tutti.
Per fortuna, proprio in quei giorni il vescovo Nicola doveva scendere dall'Austria per recarsi a Roma. In un villaggio sentì le lamentele dei poveri contadini e decise di aiutarli.
Quando il sole era tramontato e i krampus stavano entrando nel paese dove si trovava Nicola, le campane iniziarono a suonare, e Nicola e i bambini del villaggio pregarono con tutta la loro fede. Erano così puri di cuore che il Signore li sentì, e mandò un angelo a sconfiggere i krampus.
Il diavolo dovette portarseli dietro all'inferno per sempre, e Nicola premiò i bambini donando loro dolci e cose buone, raccomandandogli di restare buoni e comportarsi sempre bene.
Una volta all'anno, però, le porte dell'inferno si aprono e il diavolo rimanda nelle nostre terre i krampus. Quando sono liberi, danno sfogo alla loro rabbia, di anno in anno più furiosi per la loro eterna prigionia. Vagano per le vie con le torce, agitano catene e cercano gli stranieri e gli sprovveduti per colpirli con le loro fruste. Ma c'è qualcuno che cercano ancora più attentamente...”.
Ci sapeva fare quella maestra, teneva in pugno sedici bambini... e un ventenne, Gabriele.
“Chi, chi?”, chiese il pubblico entusiasta.
“Che domande, i bambini cattivi”, rispose lei. “Quando trovano quelli che si sono comportati male, li prendono e... non voglio dire altro. Voi pensate a fare i bravi, capito? Mi sa che è ora di andare”, concluse, soddisfatta della performance.
Gabriele recuperò Mattia e si avviarono alla macchina.
Il bimbo di nove anni era presissimo dalla storia.
“Tu li hai visti i Krampus Gabri?”, chiese.
“No”, disse lui secco.
Si erano trasferiti da un anno al seguito di suo padre, carabiniere, arrivando da Bologna. Quel buco di paese gli stava stretto, aveva faticato a farsi degli amici. In più, c'era la questione segreta del suo essere gay. Era dura stare in quel posto, e aver rifiutato di iscriversi all'università l'aveva costretto a dover stare lì. Aveva un lavoro part-time al supermercato del paese vicino, ma al di là della compagnia di amici che si era trovato non sopportava il posto né gli abitanti.
“Secondo te verranno anche quest'anno?”, continuò Mattia.
“Sì, con Babbo Natale, gli elfi e la fatina dei denti”, lo schernì Gabriele salendo in auto.
“Senti, non fare l'antipatico”, protestò il fratellino. “Ho visto anche le foto sul telefono di Marco”.
“Avrai visto quelle pacchianate che fanno per i turisti. Poi tu di cosa ti preoccupi?”, chiese Gabriele. “Sappiamo tutti che sei un bambino modello, il più educato e il primo della classe”, continuò, una parte di lui effettivamente seccata dal avere un fratello piccolo così impeccabile, a sua differenza.
“Infatti è per te che sono preoccupato”, rispose Mattia. “Ne fai una dietro l'altra, se ti beccano chissà come ti puniscono”.
Suo malgrado Gabriele rise.
L'unica cosa che gli interessava era la sua serata. Non solo perché con la compagnia avevano in mente un falò nella baita di uno di loro con abbondante vin brulé, ma anche perché tra gli amici ci sarebbe stato un ragazzo di diciotto anni, Mirko. Era abbastanza sicuro che fosse gay anche lui, e pensava anche di averlo beccato su grindr con un profilo fake.
In quel paesino era difficile andare a caccia, ma lui un minimo di esperienza a Bologna se l'era fatta, e aveva intenzione di giocarsela, altrimenti sarebbe morto di seghe.
Per questo due ore dopo si stava preparando con cura: la doccia lo rinfrancò sul suo corpo abbastanza tonico, grazie alla noiosa palestra cui si sottoponeva. Nudo davanti allo specchio, si guardò il pisello di medie dimensioni, poi si girò e approvò il sedere ben formato.
Scelse degli slip bianchi che gli sembravano impacchettare bene tutti i lati. Mise dei calzettoni alti di spugna, dei jeans slavati con qualche strappo, un maglione intrecciato rosso.
“Se fossi Mirko, mi farei almeno un pompino”, pensò.
Una sistemata ai capelli mossi marrone scuro, il piercing all'orecchio per ricordare il suo essere originario di una città... sì, poteva andare.
Scese di sotto a cena con la madre e Mattia mentre il padre era di turno, poi mise gli scarponi da neve.
Mattia lo guardò preoccupato: “Ma cosa fai, ci sono i krampus in queste notti!”.
“Gli dirò che sono tuo fratello, penseranno a quanto buono sei tu e mi lasceranno subito stare”, rispose il ragazzo.
“Mamma!”, protestò Mattia.
“Credo che tuo fratello chiuso in casa un altra sera sia più intrattabile di un krampus”, rispose lei. “Meglio farlo andare e sperare che si comporti bene”.
“Come no, ma'”, disse Gabriele ridendosela. “Dormiamo in baita mi sa, ci vediamo con calma domani”.
E uscì di casa, pronto alla sua serata.
Qualche ora dopo, la festa stava procedendo come da copione. Un paio di ragazzi erano ubriachi persi, una coppietta si era appartata e altri ragazzi e ragazze continuavano a bere.
Dopo lunga attesa, riuscì a beccare Mirko un po' separato dagli altri. Il ragazzo (biondo, con qualche lentiggine, dal fisico minuto) era piuttosto riservato, ma nel tempo Gabriele con un po' di attenzioni e (sperava) il suo fascino, aveva ottenuto una circospetta fiducia.
“Mi sto rompendo di questi ubriaconi”, la buttò lì. “Facciamo due passi nel bosco?”.
Mirko lo guardò, sbatte le ciglia senza invidiare nulla alle principesse Disney e graziosamente assentì.
Si incamminarono nel sentiero.
“Dobbiamo stare attenti a non sconfinare”, commentò Mirko. “Siamo a due passi dal confine austriaco”.
“Vabbè, a quest'ora nei boschi cosa deve succedere?”, replicò Gabriele.
Mirko assentì e continuarono a passeggiare. Chiacchieravano di argomenti banali, ogni tanto Gabriele sfiorava leggermente la mano a Mirko.
Lui non reagiva: da un lato non si scostava, dall'altro però non dava segnali.
Uffa, i biondi.
“Ehi, che hai fatto? Sei pieno di aghi in testa”, disse speranzoso Gabriele dopo un passaggio difficile sotto i fitti rami di un pino.
Si avvicinò a Mirko e gli passo la mano sui capelli.
Era abbastanza vicino da provarci... si avvicinò...
E sentì le mani di Mirko sul sedere, che lo tiravano verso di lui.
Hai capito il ritroso.
Il limone procedeva con l'opportuna foga, quando iniziarono a sentire dei suoni che nulla avevano a che fare col bosco innevato di notte.
Prima dei suoni metallici, poi delle urla... arrivavano dalla baita!
La paura ebbe la meglio sugli ormoni e si incamminarono rapidi verso gli amici: erano in vista della casa quando all'improvviso da dietro alcuni alberi spuntarono due figure alte con una strana sagoma.
Erano... corna?
Gabriele e Mirko restarono fermi senza avere il tempo di reagire... Le figure, nella notte, sembravano ingobbite e pelose. Veloci, furono su di loro.
Una breve lotta terminò per Gabriele quando sul suo viso calò un cappuccio. Si sentì spintonare verso la baita...
Dopo qualche passo l'essere che lo teneva per le spalle lo bloccò, proprio mentre lui sentiva il calore del fuoco più vicino.
Gli furono tirate indietro le braccia e bruscamente sentì una corda intorno ai polsi. Cercava di gridare, ma lo stretto cappuccio ovattava la sua voce.
Poi iniziò a sentire le grida... erano le voci dei suoi amici.
Uno alla volta... prima sentiva una serie di rumori che non capiva, una sorta di sibili fruscianti con degli schiocchi. Poco dopo iniziavano le grida, indistinte anche per colpa del maledetto cappuccio.
Cosa stavano facendo, li torturavano?
Per un momento ebbe così paura da farsela addosso, poi pensò che una spiegazione ci doveva essere. Uno stupido scherzo a tema krampus.
Ma quelle urla di dolore erano reali!
Circa un quarto d'ora dopo, fu spintonato contro quello che poteva essere un tavolo di legno grezzo.
Gli fu tolto il cappuccio, e si trovò con la faccia rivolta verso le fiamme del falò. Una mano gli premeva sul collo, non riusciva a girarsi e a guardare nulla. Oltre il fuoco, sagome indistinte con le corna.
A un certo punto sentì delle mani sulle sue gambe... e percepì i pantaloni che gli venivano abbassati e il freddo della notte contro le gambe nude.
Una mano gli carezzò il sedere sotto gli slip.
“Che cazzo fate? Noooo!”, protestò.
Anche le mutande scesero.
“Vi prego, no, vi prego...!”.
SLAP!
SLAP!
SLAP!
Qualcosa colpiva il suo culo.
Qualcosa tipo una serie di cordicine di... cuoio?
SLAP!
SLAP!
SLAP!
Bruciava.
“Basta!”, implorò.
SLAP!
SLAP!
“Ahi, ahiii!”, si ritrovo a urlare anche lui, via via che i colpi crescevano.
SLAP!
SLAP!
Iniziò a piangere disperato. Cosa stava succedendo?
SLAP!
SLAP!
Finalmente i colpi finirono, ma il suo sedere non sentiva più il fresco della notte.
Si sentiva la faccia imbrattata di moccio e lacrime, quando calò di nuovo il cappuccio su di lui. Venne rimesso in piede e fatto camminare goffamente, con i pantaloni e le mutande ancora abbassate.
Sentì un rumore metallico, e fu spinto a pancia in giù contro una superficie più morbida. Poteva essere... il sedile posteriore di un furgone, o di un SUV?
Stava giusto accantonando i timori di essere in mano a qualche entità demoniaca che sentì qualcosa di freddo e bagnato sulle chiappe.
“Oooooh”, non poté evitare di gemere di sollievo. Era della neve sul suo culo frustato.
Un altro rumore, evidentemente lo sportello chiuso.
Poi sentì qualcuno che prendeva posto davanti a lui, e il veicolo che partiva.
A questo punto era terrorizzato. In che giro di psicopatici era finito?
Una setta? Degli assassini?
“Chi sei? Dove ti porti?”, chiese impaurito.
“Ti prego, non ho fatto niente... Voglio solo andare a casa...”, implorò.
Silenzio.
“Ma perché cazzo?!”, domandò iniziando a piangere.
Allora sentì ridere da davanti, e una voce dal pesante accento tedesco gli disse: “Va bene, va bene. Il Krampus ti risparmierà, stai tranquillo. Il peggio è passato”.
“Ma chi sei? Cos'avete fatto ai miei amici, cosa farete a me?”.
“Siamo solo la squadra di basket del villaggio oltre il confine”, spiegò divertito l''austriaco. “A novembre i ragazzi del vostro paese ci hanno battuto e preso per il culo, così abbiamo organizzato una piccola vendetta. Non siete stati bravi ragazzi, e vi siete beccati i krampus”.
“Ma... e adesso?”.
“E adesso abbiamo le foto di tutti i vostri culi rossi che presto finiranno su facebook. Comunque gli altri staranno legando nudi i tuoi amici nella baita, che però immagino per domattina si libereranno a forza di provarci”.
“E io? Perché mi hai portato via?”.
“Perché hai un bel culetto. Mi piaceva come lo muovevi mentre lo punivo. Possiamo giocare ancora un po'”.
Giocare ancora un po'?
Suo malgrado Gabriele sentì un'erezione. Era alla mercé di uno sconosciuto che gli aveva fatto i complimenti per il culetto dopo avergliele date di santa ragione. Perché mai era eccitato.
Dopo venti minuti di curve e frenate, il mezzo doveva essere arrivato a destinazione.
Venne fatto scendere e guidato dentro una casa.
Fu buttato su un divano e sentì il fuoco di un camino accendersi.
Il cappuccio finalmente gli fu levato: si trovava in un bel salotto arredato tradizionalmente con uno stile alpino.
“Prometti di fare il bravo se ti slego?”, disse l'aguzzino con il suo accento tedesco. “O vuoi altre frustate su quel culetto?”.
“Slegami, ti prego”, disse Gabriele. “Che vuoi che faccia? Non so neanche dove sono”.
Intanto osservava il krampus spogliarsi del costume, pezzo dopo pezzo. Rimase a torso nudo, con dei boxer neri e dei calzettoni anch'essi neri. Teneva però la terribile maschera con le corna e il muso di caprone.
Anche se... l'occhio di Gabriele era attirato soprattutto dal fisico muscoloso, dai peli sul petto e da quella striscia che da sotto l'ombelico si allargava verso la vita.
“Ti slego, ma ci sarà un piccolo prezzo da pagare”, disse il krampus.
Gabriele si massaggiava i polsi.
“Ora spogliati. Resta pure nudo”, ordinò la creatura.
“Dai, non mi hai tormentato abbastanza?”. Gabriele protestava solo per spirito di rivalsa.
Il krampus disse: “Vuoi altre frustate?”.
“Che stronzi voi demoni”, rispose Gabriele spogliandosi.
Era rimasto in slip, ma guardando negli occhi mascherati il krampus li tolse.
Il krampus sedette sul divano e lo tirò a sé, mettendolo lungo disteso, con il culo sulle sue ginocchia. Lo accarezzò.
“Un peccato sprecare questo culetto con la frusta”, commentò. “Sono le mani che ci vogliono”.
SPANK!
“Ehiii”, gridò Gabriele.
Il krampus prese gli slip da terra e gli ficcò in bocca.
SPANK!
SPANK!
SPANK!
Il culo rosso era quasi fosforescente.
SPANK!
SPANK!
“Mmmmhfff”, si divincolava il ragazzo.
SPANK!
SPANK!
“Ancora un pochi”, disse il krampus.
SPANK!
SPANK!
SPANK!
Proprio mentre Gabriele temeva di rimettersi a piangere, la sculacciata finì.
A questo punto il krampus gli tolse gli slip di bocca, prese un flacone con una lozione e ne mise una bella dose sulle mani. Passò poi a massaggiare il sedere colpito.
Le chiappe rosso fuoco di Gabriele furono un po' rigenerate.
“Aaaah”, si lasciò sfuggire lui.
Sentì le dita del mostro mascherato andare verso il buchino. La sua erezione era dura e pulsante.
“Ein”, contò il krampus, infilandogli il medio.
“Mhmm”, gemette Gabriele.
“Dwai”, aggiunse l'indice.
Sembrò approvare e disse: “Bello stretto. Questo culo ha tutte le virtù”.
Poi si alzò e fece: “Ti sei meritato un dolcetto”, e tolse i boxer.
Un bell'uccello con la capella rossa ipnotizzò Gabriele.
Il ragazzo aprì la bocca e la sentì subito invasa dal pene, lungo e piuttosto grosso.
Il krampus torreggiando su di lui lo prese per i capelli e impose un ritmo veloce. Gabriele, memore delle sue abilità bolognesi, iniziò a lavorare anche con la lingua... e presto il seme caldo del mostro fu nella sua bocca.
Appena il tempo di ingoiare che il demone lo fece sedere sul divano.
“Ora tocca a te divertirti”, disse con il suo accento austriaco, e si sedette sull'erezione di Gabriele. Il sedere muscoloso faceva su e giù sull'asta di Gabriele, finalmente nella posizione di godere anche lui, come fece dopo qualche minuto di stantuffamento.
Quando il suo orgasmo finì, il krampus si alzò togliendo il culo dal suo cazzo, e finalmente sfilò la maschera.
Si girò, e Gabriele fu deliziato nel vedere un bel volto, dai lineamenti maschili e decisi, che lo guardava compiaciuto.
“Piacere, io sono Ludwig”.
“Ah, un umano anche tu dunque... piacere, Gabriele”.
“Come l'angelo che aiutò il vescovo Nicola. Mi hai fatto tornare umano”, rise il ragazzo austriaco. “Che dici, dormi qui e domani ti riaccompagno a casa? Se mi offri un caffè”.
Gabriele assentì: “Sì, ci sto. Mio fratello non vedrà l'ora di conoscere un krampus”.
Disclaimer! Tutti i diritti riservati all'autore del racconto - Fatti e persone sono puramente frutto della fantasia dell'autore. Annunci69.it non è responsabile dei contenuti in esso scritti ed è contro ogni tipo di violenza!
Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
Votazione dei Lettori: 9.3
Ti è piaciuto??? SI NO


Commenti per Gabriele e il Krampus:

Altri Racconti Erotici in Gay & Bisex:



Sex Extra


® Annunci69.it è un marchio registrato. Tutti i diritti sono riservati e vietate le riproduzioni senza esplicito consenso.

Condizioni del Servizio. | Privacy. | Regolamento della Community | Segnalazioni