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Non si gioca con gli spiriti (racconto per Halloween)


di Calidamanus
27.10.2020    |    4.335    |    2 4.4
"Da quel momento avrei controllato il suo corpo..."


Era una tradizione che durava ormai da qualche anno: Gianluca e Fabio in occasione di Halloween non mancavano mai di organizzare una piccola seduta spiritica, in realtà più per ridere fra loro che perché convinti di una qualche reale possibilità di comunicare con l'aldilà.
Quell'anno però, arrivati finalmente ad essere maggiorenni, Fabio aveva organizzato una festa con i loro amici per la vigilia di Ognissanti, quindi avevano pensato di anticipare il loro appuntamento al sabato precedente: una pizza, film horror e... poi Fabio aveva tirato fuori la vecchia tavola ouija comprata da sua mamma a un mercatino anni addietro.
Ma quest'anno c'era una novità: Gianluca era andato a ripescare nel cassetto della scrivania di suo padre una moneta romana ereditata da un'anziana zia, pensando che sarebbe stato figo usarla al posto del solito pezzetto di legno. Zia Vittoria, la zia di suo padre, in vita era stata un'estrosa collezionista, presa in giro dai familiari per una certa propensione a sperperare il suo denaro in pezzi che sovente si rivelavano dei falsi privi di valore. Anche quella moneta era ritenuta probabilmente una ciofeca, ma era stata conservata ugualmente in ricordo della zia prediletta. Gianluca se n'era ricordato e aveva così pensato di aggiungere un ingrediente al consueto appuntamento.
Così, eccoli là i due ragazzi sul divano, in tuta. Dal tavolino davanti a loro la pizza e gli avanzi degli altri cibi poco salutari erano stati sgomberati, e la tavola ouija aperta.
"Vediamo un po' questa moneta!”, disse Fabio all'amico.
Gianluca gli passò quindi l'antico sesterzio: sul diritto c'era un volto maschile con una corona d'allora e la scritta IMP CAES M AUR ANTONINUS PIUS AUG, mentre sul retro un'aquila tra due vessilli e la scritta FIDES EXERCITUS.
"Alla faccia, questa magari è anche roba che vale”, commentò Fabio.
"Ma figurati, la solita robaccia”, rispose Gianluca. "L'importante è che sia un buon tramite con l'aldilà” soggiunse, con faceta gravità.
I due così accesero una candela, spensero la luce e si sedettero ai lati del tavolino. Fabio mise la moneta al centro della tavoletta. "Mettiamoci entrambi le punte degli indici”, disse all'amico.
Così, Gianluca e Fabio misero ciascuno un indice su quell'aquila raffigurata...
E io fui convocato. Non vi dirò se questo accadde per la prossimità a quella che noi chiamiamo Samhain, per la notte completamente senza luna o perché quei due marmocchi insieme avessero qualcosa di speciale. Non ve lo dirò perché per uno spirito essere convocato da un umano è sempre un gran fastidio: il trasferimento dall'Altrove è particolarmente sgradevole, così come l'essere privati dei piaceri ultramondani.
Così era per me, Samsi-Adad Ekur, l'Incredibile, il Prodigio di Ninive. Non sto ora a spiegarvi come funzionano le cose per gli spiriti, vi basti intanto sapere che ero tra i giovani più promettenti della nobiltà assira e in vita le cose andavano alla grande. Ero l'amante del giovane re, è questo fra gli altri benefici faceva sì che egli mi venerasse e mi ricoprisse di gioielli. Ma quella serpe della sua moglie egizia ci scoprì e, rosa dalla gelosia, convocò da Menfi un mago che mi maledisse: non solo mi avvelenò, ma mi maledisse, rendendo il mio spirito vincolato in eterno ai gioielli che il mio signore e amore mi aveva donato.
Quindi capirete che non ho una gran simpatia per l'umanità.Beh, com'è, come non è, tra una scorreria e l'altra il tesoro passava di mano in mano: finché i romani non depredarono il tesoro del Tempio di Gerusalemme, dov'erano finiti anche i miei monili. Arrivai così a Roma, e lì l'oro dei miei gioielli fu fuso per forgiare delle nuove monete, al tempo di Eliogabalo: sarebbe proprio lui "IMP CAES M AUR ANTONINUS PIUS AUG”. Un ragazzo di origine siriana, la cui nonna Giulia Mesa e l'eunuco Gannys dovevano avere un discreto entourage di professionisti dell'occulto, che mi evocarono per vegliare sull'imperatore. Certo con quello scapestrato era difficile, ma i festini che sapeva organizzare! Devo dire che passammo un tempo piacevole, lui si divertiva a modo suo, ma non era poi impossibile nascondergli qualche bel ragazzo e potermi anche io intrattenere. Certo se fossi stato più attento forse l'avrei protetto meglio da quegli omofobi pretoriani, ma anche gli spiriti devono potersi svagare.
Tempo di invasioni barbariche, e le monete derivate dal mio oro finirono in fondo al mare, poiché la nave del mercante greco che le trasportava affondò in una tempesta: ma una rimase in circolazione, e divenne l'unica attraverso cui mi si poteva evocare. Così, se avete sentito parlare di Giustiniano, Carlo Magno, Gengis Khan, Caterina de' Medici e altri personaggi, beh, è anche per gli aiutini che ricevettero da me.
Quindi, nell'attimo in cui venivo strappato dall'Altrove, mi chiedevo quale genio del male mi stesse convocando, e per quale scopo. Il negromante di qualche feroce dittatore? Un veggente al soldo di una qualche multinazionale senza scrupoli? Un occultista al soldo di qualche setta di invasati? Che scenario avrebbe fatto da sfondo alla mia entrata in scena gloriosa?
Il salotto di una casa qualsiasi in Italia, con un certo odore di pizza stantio nell'aria. Due ragazzi in tuta e calzini. La scatola di un dvd di Shining.
Quindi, Samsi-Adad Ekur, l'Incredibile, il Prodigio di Ninive, era stato scomodato per questo?!?
Appena convocati sulla Terra siamo piuttosto deboli, ma manifestai subito il mio scontento facendo tremare un po' il tavolino.
"C'è qualcuno?”, chiese Gianluca, con la voce salita di un'ottava.
Generai un flusso di energia e spostai la moneta sul sì.
"Forte!” esclamò contento Fabio. "Dobbiamo chiedergli qualcosa”.
"Tu sai tutto?”, chiese Gianluca.
Compiaciuto, feci rimanere la moneta sul sì.
"Senti, spirito: è vero che Anna della IV C l'ha data a tre dei ragazzi della squadra di calcio?”, domandò Fabio.
Quelle erano le domande che dovevo subire? Soddisfare le pruriginose curiosità di due ragazzi? Indispettito e sempre più forte, mi resi un soffio di vento e spensi la candela.
"Oh cazzo!”, esclamò Gianluca, andando con una velocità sospetta ad accendere la luce.
"Mi sa che il contatto si è interrotto” fece Fabio, ridendo. Capii che ognuno dei due pensava che ad aver spostato la moneta sulla tavoletta fosse l'altro.
"Vabbè, io sono stanco, andiamo a dormire?”, disse Gianluca sbadigliando.
"Ok, sistemiamo domattina qui”, rispose Fabio.
Sapevo che ormai ero sulla Terra, e ci sarei rimasto per un po' di tempo. I ragazzi chiaramente erano ignari della mia presenza e non sapevano come gestirmi. Avrei potuto nascondermi e non dare alcun cenno, aspettando la prima occasione per tornare nell'Altrove. Intanto dovevo comunque restare intorno alla moneta, anche se avevo una certa libertà di movimento.
Come avrei impiegato il mio tempo?
Dopo un po' di tetra riflessione andai a osservare i miei evocatori: si erano buttati sul letto. Improvvisamente mi sorse un certo interesse: i bei ragazzi mi sono sempre piaciuti; quando si pensa che gli spiriti non abbiano desideri carnali su commette una grande ingenuità.
Fabio dormiva già, in pantaloncini corti e canotta. Ma che belle quelle gambotte tornite, muscolose e con un po' di peluria. Anche un bel sedere si lasciava intravedere sotto la stoffa. Il volto regolare era impreziosito da una bella bocca e incorniciato da una massa di capelli castani ribelli. Che bocconcino.
Ma scoprii con divertimento che non ero il solo a osservarlo: sul letto di fronte a lui, Gianluca lo scrutava pensoso. Più magrolino, moro, occhi verdi con delle lunghe ciglia... mi ricordava le mie notti a Ninive, sulle rive del Tigri, con un fanciullo ormai sepolto nel tempo oltre che nel deserto. Forse la mia permanenza sulla Terra avrebbe avuto dei risvolti interessanti, dopotutto.



Avete mai provato la sensazione di essere invisibili? Io sì, del resto è connaturata alla mio essenza di spirito. E se da un lato si vive la sensazione di essere un perenne spettatore, al margine dell'agire e del sentire altrui, dall'altro consente di osservare con grande libertà e potersi fare un'idea ben precisa delle situazioni.
Dopo l'evocazione dei miei due ragazzacci, mi trovavo sulla Terra con tutta l'intenzione di divertirmi. Ma quale sarebbe stata la manifestazione di questo divertimento? Terrorizzarli? Ridicolizzarli? Una punizione adeguata gli andava assolutamente impartita, la meritavano per avermi trattato come un giocattolo per il loro pigiama party, da ignoranti e pseudo sensitivi dilettanti!
Uno spirito appena evocato è privo di gran parte dei suoi poteri: avrei quindi atteso un po' per manifestare la mia terribile vendetta, e intanto mi sarei appunto guardato intorno.
Devo dire che sono uno spirito piuttosto carnale: già dalla stessa sera dell'evocazione mi erano chiare due cose. La prima, che quei due dilettanti allo sbaraglio dell'occultismo erano due bei bocconcini, fatto evidente a qualunque estimatore di maschietti. La seconda, che tra i due ragazzi c'era anche qualcosa che trascendeva la pura e semplice amicizia.
Come spiegarsi altrimenti gli occhi umidi di Gianluca che nella notte scrutavano pensosi Fabio addormentato?
Non mi sarei perso per nulla al mondo la possibilità di approfondire la questione, e chissà, magari ci avrei potuto trovare l'occasione di spassarmela. Di solito, il lato bello dell'essere sulla Terra era proprio quello.
Essendo legato alla moneta, in quei primi giorni che vedevano i miei poteri più circoscritti mi trovavo costretto a tenermi nei paraggi di Gianluca, che la custodiva. Per evitare che la tenesse in qualche cassetto costringendomi a stare in casa, esercitai subito la mia influenza suggestionandolo affinché si portasse sempre la moneta in tasca, dandomi così modo di seguirlo e tenermi informato sulla sua vita.
Imparai in una sola mattina che lui e Fabio avevano diciotto anni, frequentavano due classi in due diverse sezioni della stessa scuola. Mentre Gianluca giocava a calcio, Fabio praticava il rugby. A quanto pare l'argomento principale in quei giorni era la vicina festa di Halloween che Fabio avrebbe organizzato a casa sua, complice l'assenza dei genitori.
Nell'Altrove noi spiriti possiamo facilmente sintonizzarci su ciò che accade sulla Terra, e io lo faccio costantemente, per tenermi aggiornato proprio in caso di queste nefaste evocazioni. Quindi so tutto su Halloween, e lo detesto cordialmente. Cionondimeno, quelle stupide zucche intagliate, i dolcetti e i travestimenti avrebbero costituito una splendida cornice per qualunque mio escamotage ai danni dei fanciulli. E ad Halloween, i miei poteri sarebbero stati al loro massimo.
Dopo la mattina a scuola, seguii Gianluca ad allenamento, rifacendomi gli occhi con tutti quei giocatori di calcio. Era la prima volta che avevo occasione di trovarmi in uno spogliatoio maschile in seguito a un allenamento. Sebbene fossi invisibile, mi godetti al massimo l'odore di sudore e testosterone, l'atmosfera di giocosa allegria e... i corpi giovani e sodi degli atleti.
Rimiravo in particolare il "mio” Gianluca mentre s'insaponava sotto la doccia: mi mutai nell'umidità dell'aria e percorsi il suo corpo nudo lembo su lembo. Non era molto peloso, tranne che nei punti adeguati. Notai i capezzoli un po' più grandi della media, un fisico piuttosto asciutto se non proprio magretto, un bell'uccello, non particolarmente robusto ma ben proporzionato e con un'adeguata circonferenza. E finalmente, dopo qualche secolo, due natiche impertinenti se non paffute... Vi confesso che non resistetti, e mutando di consistenza gli assestai l'equivalente di una bella manata sul culetto. Si girò di scatto ma dietro a lui c'era il vuoto... un vuoto pieno di me, che però ero invisibile al suo sguardo interdetto.
Beh, dopo quella gioia per gli occhi tornammo a casa sua. Non mi sfuggì che, dopo cena, passò quasi un'ora a mandarsi messaggi su whatsapp con Fabio. I due premi Nobel si dedicavano a consoni argomenti: battutine su insegnanti e compagni, video di youtube su sport o personaggi trash e insomma, come si diceva a Ninive, ameno cazzeggio.
Furono quelli i risultati del mio primo giorno di indagini.
Non sto qui a elencarvi ora per ora quel che osservai nei giorni precedenti Halloween, anche perché le vostre giornate di mortali tutto sono fuorché sorprendenti. Ma per limitarci alle cose salienti, avevo scoperto un diario di Gianluca in cui in pratica il ragazzo si chiedeva come mai a lui le ragazze non interessassero più di tanto e, fra le righe, esprimeva un certo turbamento riguardo a Fabio, senza però avere il coraggio di porsi apertamente interrogativi sulla sua sessualità. Una sera sorpresi Gianluca che si trastullava il pisello osservando qualcosa allo schermo del suo computer: era un porno con un uomo o una donna, ma uno spirito come me sa bene che questo non vuol dire.
Ci furono anche un paio di occasioni in cui Gianluca e Fabio passarono del tempo insieme: due volte nella strada di rientro a casa dopo la scuola e un pomeriggio per qualche ora. Proprio in quel pomeriggio approfittai dei miei poteri aumentati e, in un momento di relax mentre i miei Cip e Ciop guardavano la televisione a fianco a fianco sul divano, indussi un sonno profondo in Gianluca, riuscendo a far sì che appoggiasse la testa sulla spalla di Fabio. E Fabio non solo non si spostò: mentre osservavo attentamente lo notai studiare con attenzione l'amico addormentato. Quando si sentì sicuro della profondità del torpore di Gianluca, Fabio gli passò con delicatezza la mano sui capelli, carezzandogli con dolcezza la testa un paio di volte.
Dunque non mi sbagliavo! I miei due giovani virgulti si piacevano ma, come due cerbiatti timorosi, si stavano appena fiutando con circospezione. Che ottima combinazione per punirli a dovere...
I giorni passavano e con l'avvicinarsi ad Halloween i miei poteri aumentavano. Nella mia mente ultra-umana le tessere di un piano diabolico si componevano con maestria, in una ragnatela che avrebbe avvolto senza mercé Fabio e Gianluca! Il giorno di Halloween, nella pienezza delle mie facoltà, io, Samsi-Adad Ekur, L'Incredibile, Il Prodigio di Ninive, avrei assunto nuovamente forma corporea, tutto per dedicarmi totalmente ai miei giovani maghetti inconsapevoli.
Come scrisse David Foster Wallace, ogni storia d'amore è una storia di fantasmi.




Ed ecco, era la mattina di Halloween.
Finalmente i miei poteri erano tornati ad essere notevoli, e dalla sera di Halloween all'alba del giorno dopo non ci sarebbe stato pressoché alcun limite. Ormai libero di muovermi con più ampiezza e quindi anche di essere più distante da Gianluca e dall'antica moneta, non lo seguii a scuola, ma rimasi a casa.
Dovevo assumere le sembianze di un mortale per portare avanti il mio progetto. Così, eseguii un'incantesimo d'incarnazione e ben presto mi ritrovai con il corpo che avevo prescelto. Sapete, noi spiriti possiamo incarnarci in qualunque forma, ma per praticità in questo caso specifico la mia scelta ricadeva sul mio corpo da ragazzo, lo stesso che mi aveva consentito di diventare il favorito del re d'Assiria. Va bene, posso anche confessarlo: avevo agito per modificare un leggero difettuccio al naso che quando ero in vita mi infastidiva molto, ma per il resto ero proprio io. Un giovane dai tratti medio-orientali, con la carnagione olivastra, grandi occhi color miele, capelli scuri che per l'occasione tenni a media lunghezza, appena fin sulle spalle, mossi e ribelli. Una bocca carnosa dalla piega ironica, un fisico asciutto su un corpo non molto alto. Nudo, contemplai con una vena di narcisismo i pettorali accennati, il ventre piatto, il mio pene e, mettendomi di spalle, le natiche.
Ma non c'era tempo per l'auto-incensarsi, anche se ne avrei avuti tutti i motivi. Avevo un sacco di cose da sistemare.
Per prima cosa, feci apparire uno smarthpone. Secondo il mio piano, avrei mandato un sms attraverso whatsapp al numero di Gianluca, che l'avrebbe ricevuto visualizzandolo come se gliel'avesse mandato l'allenatore di calcio. Quando sei uno spirito, non è una gran fatica manipolare le telecomunicazioni.
Ciao Gian! C'è un nuovo ragazzo in squadra, si è appena trasferito in città. Si chiama Sam, un tipo in gamba, forse un po' timido. So che stasera tu e altri della squadra avete una festa per Halloween: ti dispiacerebbe se venisse anche lui? Non conosce ancora nessuno, così intanto fate amicizia.
Conoscendo il mio pollo, che raramente scontentava le persone a cui teneva, sapevo che non ci sarebbero stati problemi. E poco infatti ricevetti la risposta di Gianluca: Nessun problema, volentieri. Mandagli anche il mio numero e il mio indirizzo, se passa a casa mia andiamo insieme alla festa.
Come da previsione. Restava un'ultimo aspetto: Grazie Gian, mitico! Può fermarsi a dormire da voi, che i suoi stanno ancora finendo il trasloco?
I pollici all'insù dello schermo e la faccina sorridente non tardarono ad apparire.
Al rientro di Gianluca, mi resi subito invisibile. L'appuntamento per andare da Fabio insieme era alle sette. Dovevo solo attendere qualche ora.
Nel frattempo mi dedicai alla scelta del travestimento, visto che mi era stato comunicato (come se non lo sapessi!) che la festa era ovviamente in maschera. Optai per una tenuta da zombie, abbastanza sobria dal punto di vista dei vestiti (jean, t-shirt e felpa col cappuccio), ma con trucco d'effetto, che mi dava l'aria da bello e dannato che desideravo.
Il sole calò, e sentii una nuova ondata di energia in me: ora davvero ci sarebbe stato da divertirsi.
Alle sette in punto suonai alla porta. Dopo poco, Gianluca aprì: era un conte Dracula davvero carino, con la bocca rossa, il cerone in viso, i capelli tirati indietro e una camicia bianca con collo e maniche a sbuffo.
Mi sorrise gentile: “Ehi, tu sei Sam, vero?”
“Sì”, risposi atteggiandomi a timido. “Grazie mille per avermi fatto venire, spero non sia un disturbo...”.
“Ma figurati! Più siamo più ci divertiamo... anzi, avviamoci che Fabio ci aspetta”.
E così, ci incamminammo. Chiacchierammo in tranquillità, mentre io continuavo a fare la parte del ragazzo timido ed educato e lui molto gentilmente cercava di mettermi a mio agio e mi raccontava qualcosa sulla città e sui ragazzi della squadra che avrei incontrato. Vi dirò, mi sembrava chiaro che non gli dispiacessi affatto.
Arrivati da Fabio, suonammo alla porta di casa (ben decorata con zucche intagliate e candele). Prestissimo la porta si aprì e Fabio ci accolse: anche lui fu molto gentile con me, per quanto fosse preso dalla cose da preparare prima dell'arrivo degli altri invitati e soprattutto avesse una notizia da dire a Gianluca: “Che tristezza, saremo solo maschi alla fine! Silvia ha vinto dei biglietti per la festa al Blue Lion e si porta dietro tutte le altre” comunicò.
“Ah caspita, mi spiace!” disse quel bugiardo di Gianluca. Potevo leggere ben chiaro nella sua testa la contentezza per avere più occasioni di essere al centro dell'attenzione di Fabio. Avevo fatto proprio bene ad occuparmi di quella piccola vincita di Silvia tramite facebook, le femmine in questa serata sarebbero state solo un impiccio.
Mentre aiutavo i ragazzi a sistemare le ultime cose, via via si fecero avanti gli altri invitati, e per le otto erano tutti lì: una dozzina di bei maschietti, gran parte dei quali giocatori di calcio o rugby come i miei nuovi amici.
Paolo e Luca, vestiti per qualche motivo noto solo a loro da Batman e Robin, con quelle tutine aderenti mi stuzzicavano. Ma non erano male neanche Cristian (taglialegna), Filippo e Francesco (due pirati), Marco (pompiere), Alessio (poliziotto), Luigi (Jon Snow), Kevin e Andrea (gangster mafiosi), Antonio (militare), Michael (Superman), Giovanni e Vincenzo (come me due zombie, accidenti a loro).
Il testosterone nella stanza era evidentemente in aumento, e ne ero molto soddisfatto. Per quanto mi riguardava, per quella prima parte della serata mi sarei reso quasi invisibile. Avrei fatto in modo con i miei poteri di non attirare l'attenzione di nessuno, restando in disparte ad assistere alla festa... mentre con i miei poteri avrei suscitato alcuni imprevisti.
Mentre aiutavo Fabio e Gianluca, avevo versato di nascosto una pozione nota solo a me nel brunch e negli altri drink: la lussuria sarebbe lentamente aumentata nei ragazzi, fino a renderli via via più disinibiti e pronti a tutto pur di soddisfare le proprie voglie. E pian piano li vidi sempre più rilassati ma al contempo eccitati: bevevano, stuzzicavano qualcosa da mangiare e scherzavano. Per un motivo o per l'altro (io sapevo bene la verità) il contatto fisico si faceva sempre più frequente: mani sulle spalle, gambe a contatto di chi era seduto fianco a fianco, pacche “amichevoli” sul sedere, sguardi vogliosi e segnali che mi dimostravano che pian piano la situazione era sempre più calda. Poveri Batman e Robin, il costume non poteva nascondere le loro erezioni... ma nessuno sembrava farci caso.
Io ero riuscito a mimetizzarmi con la tappezzeria... quando il tempo fu maturo entrai in trance e mi spostai con lo spirito nel corpo Cristian, il taglialegna. Da quel momento avrei controllato il suo corpo. Attesi che Fabio e Gianluca si spostassero insieme in cucina per portare via alcuni vassoi vuoti e un attimo prima che rientrassero, senza che avessero nemmeno il tempo di capirlo, feci saltare la luce per qualche istante.
Quando la stanza tornò a essere illuminata, Fabio e Gianluca erano al centro con un nuovo costume, che gli avevo imposto con uno schiocco di dita: Gianluca non era più un vampiro e Fabio non era più Frankenstein. I due ragazzi indossavano una bella tenuta da cheerleader: canottiera colorata, gonnellina corta a pieghe, calze bianche al ginocchio e scarpe da tennis. In più avevano due parrucche bionde.
Un attimo di silenzio gelò la stanza, mentre Fabio e Gianluca prima si guardarono a vicenda, e subito dopo realizzarono ciascuno la propria condizione.
Presi in quel momento le redini, dal corpo di Cristian, sapendo che bastava poco a muovere la situazione.
“Eh bravi Fabio e Gianluca, volevate consolarci dell'assenza delle ragazze... siete proprio carine!”
Gli altri scoppiarono a ridere, mentre i due cheerleader a loro insaputa divenivano tutti rossi.
“Altro che carine, due belle fighette!” fece Alessio il poliziotto.
Tra le risate, cominciarono a piovere gli apprezzamenti: “che gambette lisce!”, “vienimi vicino, bella” e altre facezie.
In men che non si dica Batman si era trascinato Gianluca vicino, facendoselo sedere sulle ginocchia mentre Robin gli metteva la mano sopra le cosce.
I pirati invece avevano Fabio seduto fra loro, bloccandolo mentre cercava di alzarsi. Tornai a farmi sentire dal corpo di Cristian: “Secondo me si meritano una punizione, per non aver procurato altre ragazze per la festa e aver voluto per loro tutte le attenzioni”.
Un coro di ululati e risate mi sostenne subito.
“Due ragazzine così cattive dovrebbero prendersi un po' di sculacciate!” proposi subito, sempre nei panni di Cristian.
Gli altri non stavano nella pelle dalle risate.
“Mmm, sì, così vediamo cosa c'è sotto la gonna” fece Superman.
Fabio era sulle ginocchia dei pirati, mentre Batman aveva appoggiato Gianluca sulla spalliera del divano. Simultaneamente alzarono le gonnelline e apparvero subito i culetti bianchi e lisci dei due ragazzi, visto che per rendere
tutto più pepato non li avevo provvisti di mutande nel nuovo travestimento.
Grida e fischi piovvero in abbondanza.
“Che culetti”, “Meglio delle femmine”, “Non vi siete messi nemmeno le mutandine”.
Ai commenti seguirono presto le sculacciate: Gianluca, rovesciato sul divano col sedere in aria, aveva un ragazzo travestito da pompiere che lo teneva fermo per le spalle, mentre dietro i pirati gli tenevano ciascuno una coscia e Batman lo colpiva a mano aperta, facendo risuonare dei begli schiaffoni sonoramente.
Al cenno di Batman, i ragazzi gli divaricarono il più possibile le cosce, esponendo così non solo il solco e il buchetto del povero Gianluca, ma lasciando anche a penzoloni palle e pisello.
“Basta, smettetela!” chiedeva Gianluca tentando di divincolarsi, ma la morsa non diminuiva, anzi: il pompiere mentre lo tratteneva avvicino il pacco alla sua bocca: “Se parli ancora te lo sbatto dritto in gola!”, lo minacciò.
Intanto Batman faceva cenno a Robin di sostituirlo nelle sculacciate, perché quel ch'è giusto è giusto.
Dal canto suo, Fabio era steso sopra i due pirati: il primo lo teneva giù premendo con una mano sulla sua schiena e mantenendo oscenamente alzata la gonna, mentre il secondo con una mano gli teneva ferme le gambe e con l'altra lo puniva a sua volta.
La stanza risuonava dei gemiti e dei gridolini occasionali di Gianluca e Fabio, insieme ai colpi delle sculacciate che rimbalzavano su natiche più rosse di attimo in attimo e alle risate degli spettatori.
A quel punto prima che le cose si facessero troppo eccessive, indussi i ragazzi in uno stato di lussuria tale cominciarono a non farcela più: gran parte di loro si masturbava, oppure si strusciava o limonava con un amico. Anche chi prima tratteneva o sculacciava i ragazzi se ne disinteressò: i pirati andarono uno all'arrembaggio dell'altro, Batman e Robin iniziarono a pomiciare.
Tornato nel corpo di Sam, o per meglio dire il mio, mi avvicinai a Fabio e poi a Gianluca: non avevo colpito nessuno di loro con quell'impennata di voglia di sesso, e riuscii quindi a “liberarli” dicendogli che andassero di sopra a cambiarsi.
I due, con gli occhi pieni di lacrime, mi guardarono con gratitudine e scapparono di sopra. “Ci penso io qui”, dissi con aria assertiva “voi state pure un po' tranquilli e riprendetevi”.
Usciti loro di scena, mi voltai a contemplare il salone: Cristian il taglialegna, liberato dalla mia presenza ma non dalla brama di sesso, stava inculando con vigore il pompiere, mentre il poliziotto, il pompiere e i gangster ci davano dentro in un bel trenino... insomma, ciascuno aveva il suo daffare.
Infuocati com'erano, presto ciascuno ebbe il orgasmo. Li lasciai in pace ancora per un poco mentre il piacere pian piano li abbandonava. A quel punto suscitai nelle loro teste visioni spettrali, accompagnate da suoni lugubri e sinistre correnti d'aria fredda. In breve furono tutti fuori di lì, correndo e gridando di paura, lasciando in ricordo chi i pantaloni, chi le mutande, chi qualche macchia di sperma sul divano.
Chiusi la porta d'ingresso e in quel momento suonò la mezzanotte.Mi voltai verso le scale: di sopra c'erano Fabio e Gianluca, e con loro non avevo nient'affatto finito.



Prima di salire le scale, passai in cucina e preparai una tisana con alcune erbe speciali, destinate ad aiutarmi a pilotare il nuovo corso della nottata. Quando tutto fu pronto, mi diressi al piano superiore. Erano in camera di Fabio, dopo essersi lavati e messi in pigiama. Mentre Gianluca aveva gli occhi rossi per un pianto che evidentemente aveva appena terminato, Fabio sembrava più che altro arrabbiato. Al mio ingresso stava inveendo contro i ragazzi: “Ma ti pare? Cosa gli è preso a quegli stronzi? Poi ancora non ho capito come siamo finiti a metterci quei costumi da cheerleader, non mi pareva fossimo così ubriachi”.
Alla mia entrata in scena mi sembrò che Fabio si fosse quasi dimenticato della mia esistenza, mentre Gianluca ansioso mi chiese subito: “Se ne sono andati?”
“Sì, tranquilli... se ne sono andati, erano piuttosto su di giri”.
“Bastardi!”, sibilò Fabio.
“Meglio non pensarci... vi ho fatto due tisane, ci vuole un po' di relax”.
I due mi ringraziarono all'unisono e iniziarono a sorbire le bevande calde. Lo scopo delle mie manipolazioni con le erbe era indurli in un senso di calma e tranquillità nonostante i bruschi avvenimenti precedenti. Lo stato di calma avrebbe anche ripristinato quel senso di lussuria indotto a inizio serata, che lo shock delle sculacciate aveva bloccato.
Pronti per andare a dormire, i due erano già nelle tenute adeguate: Fabio in calzoncini corti e canotta, mentre Gianluca indossava un pigiama intero, lievemente infantile ma che gli valorizzava il culetto a mandolino.
“Ragazzi è un problema se dormo in mutande? Ho sempre caldissimo ha letto” chiesi con la mia finta innocenza.
Ricevute le rassicurazioni che attendevo, mi spogliai rapidamente restando in un paio di slip blu scuro, che sapevo benissimo avrebbero enfatizzato il mio batacchio e il mio sedere. Sebbene entrambi fossero lesti a distogliere lo sguardo, sapevo con certezza che mi avevano dedicato occhiate approfondite.
E Fabio fece: “Beh, già che siamo in tre senza mettersi tra divano e brandine direi che possiamo dormire nel letto dei miei”.
Ottima notizia per i miei piani. A questo punto, tutto sommato i miei maldestri evocatori erano già stati puniti. Era ora di divertirsi: volevo anzitutto spingerli a dimostrarsi la loro reciproca attrazione, e poi vedere se c'era uno spazietto anche per me...
Ci trasferimmo di là e con una buonanotte spegnemmo le luci. Gianluca era in mezzo, mentre io e Fabio stavamo ai due lati. Io subito mi finsi profondamente addormentato, e, come in trance, uscii dal corpo con la mia forma astrale per guardare i due amichetti nell'oscurità.
Gianluca stava fermo impalato, ma dal respiro capivo che non dormiva. Il pigiama strettino faceva inoltre notare una discreta erezione, frutto del ritorno di voglia di sesso. Fabio dal canto suo ogni tanto si rigirava, e qualche volta si passava fugacemente la mano sul membro.
Nonostante l'evidente desiderio, ancora resistevano. Allora presi consistenza, pur sempre fuori del mio corpo addormentato, e mi dedicai a un'ulteriore stimolazione: come in una serie di carezze esitanti, strusciai leggero la mano sul pacco di Fabio, che subito si immobilizzò mentre io mi ritiravo. Nel frattempo feci lo stesso sulle cosce di Gianluca, che quasi smise di respirare. Un silenzio fragoroso riempiva la camera. Ripetei ancora una volta le mie toccatine, con un po' di insistenza in più. Ciascuno pensava che fosse l'altro a toccarlo, e si trattava di indurli a rompere il ghiaccio.
Cedette Fabio: “Gianluca...” sussurrò. E mentre Gianluca si rivolgeva verso di lui, allungò la testa per baciarlo. I due avvinghiarono le gambe, mentre il bacio continuava e la mano di Fabio carezzava la nuca dell'amico.
“Sssht” ammonì Gianluca, indicando il mio corpo. Fabio intanto gli stava abbassando insieme mutande e pantaloni del pigiama, mentre il suo pisellone, devo dire di ottime dimensioni, faceva capolino di sghembo dai pantaloncini.
Fu il turno di Gianluca di denudare l'amico. Tornati a distendere, si scambiavano baci delicati ma bramosi, mentre con le mani percorrevano quei corpi a lungo sognati: collo, fianchi, le natiche lisce, in un'esplorazione che li stimolava sempre più. A un certo punto Fabio si era messo a cavalcioni di Gianluca, rimasto a pancia in su, e mentre si baciavano i due uccelli si sfregavano dolcemente, turgidi e pieni di umori anticipati da qualche gocciolina.
Prima che il divertimento finisse, rientrai rapido nel mio corpo...
“Ragazzi” iniziai. Subito si bloccarono al buio. “Tranquilli” proseguii “vorrei solo unirmi anche io al dopo festa”. Detto questo, evocai nella mia stanza una sorta di lucciole, che illuminavano debolmente la stanza, permettendomi di vedere con gli occhi del piano fisico i due bei ragazzi con cui il Fato mi aveva voluto far incontrare.
Erano troppo eccitati per inquietarsi per le lucciole, che pure li meravigliarono. Con un incantesimo di fascinazione, li indussi a guardare il mio corpo, mentre il desiderio e la voluttà quasi stravolgevano le loro giovani menti.
Fabio si volse verso di me e iniziò a stuzzicarmi con la lingua le ascelle lievemente pelose, mentre mi tastava i capezzoli induriti. Gianluca intanto mi limonava, mentre con le mie mani carezzavo i loro piselli, assicurandomi però di non farli arrivare oltre al punto di non ritorno.
Poi li feci stendere a pancia in su e fui io a occuparmi di loro, alternandomi a leccare quei cazzi giovani e gustosi, mentre passavo le mani sulle loro cosce e li sentivo gemere dal piacere.
Poi feci sedere Fabio a gambe aperte e misi Gianluca davanti a lui, ma abbassato con le testa poggiata sul suo stomaco.
“Guarda come dovrai soddisfare il tuo amante” dissi a Fabio, e, mentre lui carezzava dolcemente il petto di Gianluca, io gli allargai le gambe, potendo così iniziare a leccare il suo buchino liscio. Mentre lui emetteva suoni inarticolati, io lappavo avidamente, passando da leccatine esplorative superficiali a piccoli colpi decisi all'interno dell'ano.
“Penso che ora sia pronto per te” dissi a Fabio, e, cedutogli il posto, fui io a tenere spalancate le gambe di Gianluca mentre Fabio gli si avvicinava “lancia in resta”.
Appoggiò la capella all'umido buchino e spinse, più con passione che con dolcezza. Gianluca gridò in un misto di timidezza, dolore e piacere mentre io gli massaggiavo le cosce e Fabio iniziava a prendere un ritmo costante.
Li aiutai a cambiare posizione: Fabio continuava a inculare Gianluca, ma si era messo sul letto dandomi la schiena.
Potei quindi avvicinarmi a lui e fargli sentire il mio cazzo sul solco fra le sue natiche. Gli leccavo l'orecchio mentre mi strusciavo su di lui, assecondando il ritmo con cui penetrava Gianluca.
“Lo vuoi dentro?”, gli chiesi in un sussurro.
“Sì, mettimelo...” rispose subito.
Non mi feci pregare e iniziai anch'io con decisione... forse perché non era stato lubrificato dovetti fargli un po' più male, perché emise un urlo strozzato e lo sentii respirare a fatica mentre si abituava a me. Andavo su e giù dentro di lui mentre con una mano masturbavo Gianluca, e con l'altra li carezzavo in libertà. Gianluca e Fabio vennero con pochi istanti di differenza... Fabio, nel momento dell'orgasmo, contrasse ripetutamente anche il buchino, stimolandomi così a sufficienza da venire anche io con abbondante soddisfazione.
Mi infilai fra loro e li carezzai dolcemente mentre finivano di assaporare il piacere. Subito la spossatezza del sesso, amplificata dagli incantesimi, li fece addormentare. Continuai a carezzarli e guardarli, sentendo il loro respiro dolce e godendomi quelle sensazioni. Passarono alcune ore, e presto mancarono pochi minuti all'alba.
L'uso intenso dei miei poteri e il tempo trascorso dalla convocazione rendevano inevitabile che all'alba sia il mio corpo materiale che il mio spirito svanissero dalla Terra, per riportarmi nell'agognato Altrove, che però agognavo meno del solito.
In un batter d'occhio, sistemai il piano di sotto per risparmiargli quell'incombenza (e le macchie di sperma degli amici). Feci apparire una breve lettera ai piedi del letto, dove gli svelavo la mia storia. Gli scrissi di non preoccuparsi per gli amici, che non avrebbero ricordato nulla se non una grande bevuta in compagnia. Mi raccomandai che vivessero il loro amore con entusiasmo e passione...e infine, gli diedi anche le istruzioni per convocarmi ancora, se mai avessero voluto.
Beh, lo so, non sono molto coerente. Ma voi che ne capite di noi spiriti.
Avevo ancora pochi minuti: con gli ultimi poteri disponibili entrai nella dimensione onirica dove avrei potuto interagire con loro senza svegliarli e privarli di quel sonno ristoratore. Il mio ingresso nel loro spazio onirico ebbe come effetto di ridestare le loro proiezioni su quel piano.
“Che cos'è, un sogno?”, mi chiese Gianluca ad occhi sgranati.
“In un certo senso. Diciamo sì e no”, risposi.
“Sei tu che stai combinando qualcosa, non è vero?”, domandò Fabio.
“Beh, sì. Ma i primi ad aver combinato qualcosa siete stati voi”, replicai. “Avete corso un bel rischio a dilettarvi di arti magiche con la vostra seduta spiritica, stolti mortali”.
“Tu... come fai a...?”
“Si dal caso che è proprio me che avete evocato”, rivelai finalmente. “E sebbene non sia stata un'esperienza poi così spiacevole, voglio che vi rendiate conto che non si disturba uno spirito millenario tanto per giocare”.
“Ma noi non pensavamo...”, tentò Gianluca.
“Esatto, non pensavate. Ma avete lo stesso turbato l'Ordine, ed ora riscuoterò il mio pagamento.
“Pensavo l'avessi già riscosso prima, in natura”, ghignò quell'insolente di Fabio.
“Oh, quello era un piccolo acconto”, sorrisi a mia volta.
Fu allora che dal nulla dei tentacoli scesero dal nulla e al mio comando andarono ad avvolgersi con velocità sulle caviglie dei due, finendo per posizionarli come salami a testa in giù.
Mentre i due ragazzi gridavano e si divincolavano vanamente, tentacoli continuavano ad apparire e a denudarli, lasciandoli privi di qualunque indumento e sferzandoli su cosce e culetti.
“Caos e Ordine sono forze pericolose da disturbare, ma farò sì che la vostra punizione non sia poi così grave, in fin dei conti ci siamo divertiti” dissi.
I tentacoli smisero di fustigarli proprio mentre mi avvicinavo e a mia volta distribuivo con equità delle pacche su quei sederi prominenti. Quando sei uno spirito, anche il piano dei sogni rende percettibili le sensazioni in maniera analoga a quanto accade sulla terra. Con i tentacoli, che erano emanazione del mio corpo, percorrevo le gambe muscolose dei miei evocatori, fino a solleticarne gli inguini, passando sui loro membri inturgiditi e giungendo al pube, salendo ancora su fino ai capezzoli eretti.
Loro gemevano con suoni inarticolati, sapevo che il piacere aveva la meglio sul dolore anche mentre continuavo a sculacciarli, e mi sembrava giusto così.
Il primo raggio di sole stava per spuntare, quando mi mutai in brezza lieve e percorsi in un fremito i corpi di Gianluca e Fabio avvolgendomi per un ultimo istante, prima di essere catturato verso Altrove.
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