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Il cazzo del signor Fabio 2


di Gay2way
04.03.2022    |    12.864    |    13 9.8
"Stavo praticamente sdraiato su di lui, a leccargli un capezzolo mentre gli sparavo una sega: lui stava lì, comodamente a godersi il mio servizio, con il..."
Ciao a tutti! Visti i molti commenti, ho pensato a proseguire il racconto con qualche altro episodio. Vedremo cosa succederà.
Spero che anche questo piaccia! Buona lettura!

Nei giorni seguenti il ricordo del signor Fabio e del suo cazzo continuò a perseguitarmi. Le sue mutande, dimenticate nel mio appartamento, divennero compagne inseparabili delle mie sedute di masturbazione: le annusavo, le assaggiavo, arrivai anche a sborrarci dentro, immaginando di fare la stessa cosa con il loro proprietario.
Nel frattempo, non avevo avuto più modo di incontrare Fabio a tu per tu. Quando ci incrociavamo per le scale, era sempre con la moglie e il figlio e, anche se tra i nostri occhi scorreva qualche scarica elettrica, i nostri gentili "buongiorno" non lasciavano trasparire che tra noi ci fosse qualcosa di più del normale rapporto tra due vicini di casa.
Fu durante uno di questi incontri che vidi la possibilità di tornare all'attacco.
Stavo rientrando a casa, quando davanti al portone vidi Fabio con suo figlio, Davide, con un gran numero di borse della spesa da portare a casa. Nel nostro condominio non c'è l'ascensore e per di più abitiamo al terzo piano, perciò ogni volta è una faticaccia: lo è per me, che faccio spese per una persona sola, figuriamoci una famiglia di tre persone!
"Buongiorno!" li salutai subito. Per gentilezza mi offrii subito: "Vedo che siete piuttosto carichi… serve una mano per portare su tutto?"
Fabio mi guardò sorpreso. Ogni volta non capivo se incontrarci lo mettesse in imbarazzo o no. Mi rispose: "Guarda, se non ti è di peso, una mano la accettiamo volentieri. Carichi in effetti siamo carichi… soprattutto io." Davide stava scaricando dalla macchina l'ultima busta della spesa, così si perse suo padre che mi faceva l'occhiolino mentre accennava al proprio inguine.
Altro che imbarazzo! Era uno sfacciato! Il mio cazzo diede un guizzo di eccitazione.
"Dai pa', muoviamoci che devo uscire stasera, vado con gli altri a guardare la partita" si intromise Davide.
"Sta' buono, Dave, e ringrazia che qualcuno si sia offerto di darci un aiuto" lo rimproverò il padre. Il ragazzo mi guardò senza troppo interesse. "Scusi… grazie dell'aiuto" disse.
Scrollai le spalle e gli sorrisi, poi afferrai un paio di buste e tutti e tre cominciammo la salita. La mia testa stava già lavorando: l'occhiolino di prima lasciava ben sperare, dovevo solo trovare la scusa giusta.
"E così" chiesi ansimando a Davide, lungo le scale "stasera esci per vedere la partita?"
"Sì, andiamo con amici in un pub in centro" confermò l'altro.
"Anch'io la guardo, ma mi sa che starò a casa. Sono stanco per il lavoro, e poi posso stare più tranquillo… birretta e comodità, sul divano!" aggiunsi, apparentemente per fare semplice conversazione. Il calcio non mi è mai interessato più di tanto, ma ovviamente la mia era un'esca, e infatti…
"Ma davvero? A mia moglie il calcio non piace proprio, ogni volta dobbiamo decidere guardare quello o qualcosa che interessa a lei" disse subito Fabio, capendo al volo.
"Davvero? Beh ma allora vieni a guardare la partita da me, di spazio ne ho!" esclamai.
Eravamo arrivati al piano. Fabio annuì. "Può essere un'idea… ne parlo con Valeria e al massimo tra una mezzora sono da te". Si fermò un attimo: il figlio stava armeggiando con le chiavi per aprire la porta, così ne approfittò per lanciarmi un'occhiata che esprimeva perfettamente le sue intenzioni. "Sempre che non sia di disturbo" aggiunse.
Lo rassicurai subito. "Tranquillo. Anzi una bevuta… in compagnia fa sempre piacere". Questa volta fu il mio turno di fare un occhiolino. Lasciai le buste della loro spesa sul pianerottolo e ci separammo.

Puntuale, Fabio suonò alla mia porta una mezzora dopo, come speravo. Portava un paio di birre fresche di frigo. Lo guidai in salotto.
"Allora" cominciai, per spezzare un po' la tensione, mentre l'uomo si guardava un po' intorno. "Come dicevo, mi sono messo comodo per godermi la serata…" spiegai facendo cenno alla canotta e ai pantaloncini di cotone che indossavo. Erano gli stessi dell'altra volta e come l'altra volta non avevo intimo sotto. Fabio seguì il mio sguardo e sorrise quando se ne rese conto, grazie al rigonfiamento barzotto che già spuntava.
"Vedo, vedo. Mi ricordavo che non ti facessi troppi problemi a stare in libertà" rispose.
"No no, anzi: si sta meglio. Anzi se vuoi metterti più comodo anche tu…" suggerii. Cercai di non suonare troppo bramoso all'idea.
"Mmm, perché no? Spero non ti dia fastidio" disse, e sentii l'ironia nella sua voce. Si siflò la maglietta rimanendo a torso nudo. Il mio cazzo si irrigidì, ma Fabio sogghignando fece finta di non accorgersene. Si sedette sul divano, occhi sulla partita che iniziava. Stappai le birre e mi sedetti anch'io.
"Ah, che bello essere scapolo!" commentò, facendomi ridere.
"E quelle? " gli chiesi, accennando alle scarpe che indossava. "Non le togli? Io in casa non riesco a non stare con i piedi liberi" dissi, sventolando un piede calzato da un'infradito.
"Vero, ma è che sono appena rientrato a casa… mi sono a malapena riuscito a dare una lavata alle ascelle, non vorrei appestarti casa" spiegò. Effettivamente non senti lo stesso afrore sudato che mi aveva colpito la volta scorsa.
"Ma figurati!" gli dissi. "Siamo tra maschi, questi problemi non te li devi fare… neanch'io ho avuto tempo di farmi una doccia." Ci pensai un attimo. "Anzi, sai che ti dico? Fatti fare un massaggio ai piedi."
"Cosa? Ma no, dai, sono veramente terribili" protestò Fabio, le scarpe già calciate via, con una calza già mezza sfilata. Ma non volli sentire ragioni e lo convinsi a stendere le gambe verso di me, i piedi sul mio grembo. Gli sfilai io la seconda calza: l'odore forte, di piedi sudati dopo una giornata chiusi nelle scarpe, mi colpì il naso, facendomi indurire ancora di più. Cominciai a massaggiare, apprezzando quanto fossero piuttosto grandi e anche ben curati: sarà stato un 44 di misura. Presi a massaggiare la pianta, beandomi della vista e dell'odore di quei piedi…
Fabio mi guardava inspirare profondamente con uno sguardo a metà tra lo stupito e l'affascinato. "Davvero ti piace così tanto?" chiese incredulo.
"Oh sì!" risposi. "Tu goditi la sensazione." E sotto i suoi occhi, guardandolo fisso, passai la lingua sul suo alluce destro, accogliendolo poi nella mia bocca. Presi a passare anche alle altre dita, insistendo in particolare negli spazi tra loro, assaporando il gusto della pelle e l'odore che portavano…
Fabio aveva la mano sul cazzo, duro sotto la stoffa. Da scettico, vedevo che si stava ingrifando sempre di più. Di colpo mi sfilò il piede di bocca, si alzò in piedi e si abbassò i pantaloncini.
"Ora basta. Succhiami questo!"
Il suo cazzo era duro, gonfio, con le vene ben visibili e pulsava davanti alla mia faccia. Non potei far altro che inginocchiarmi e prenderlo nella mia bocca. Il misto di sapori e odori, tra sperma e sudore e cazzo eccitato, mi riempì le narici e la bocca. Succhiai avidamente la cappella, apprezzando il forte gemito che emise Fabio, goduto. Passai la lingua con attenzione su tutta l'asta, perdendomi tra i suoi peli folti, scendendo fino ad accogliere i coglioni gonfi che pendevano davanti a me.
Fabio mi spostò quasi di peso, in modo da mettersi rivolto verso il televisore e mi posizionò davanti a sé, in modo che dessi le spalle allo schermo. Mi mise una mano sulla testa per tenermi fermo e cominciò a fare avanti indietro con il bacino. "Bravo, succhiami mentre mi guardo la tv. Sì, così, bravo, che sto godendo" mi esortava, dando colpi di cazzo dentro la mia gola.
Io spalancavo la bocca il più possibile, cercando di accoglierlo più in profondità possibile, trattenendo il fiato e i riflessi per dargli la sensazione di scoparmi, godendo del suo cazzo di marmo, le sue palle che mi urtavano il mento a ogni affondo.
"Leccami adesso, sì, oh sì, così" gemeva, lasciando che fossi io a condurre, e lo feci, afferrando l'asta coperta di saliva e viscida, massaggiandola, masturbandola, succhiando la cappellona…
E il suo seme mi colpì il palato improvvisamente, preceduto solo da un irrigidirsi di muscoli: tre, quattro schizzi densi, caldi, che furono accompagnati da un gemito gutturale e liberatorio. Strinsi il cazzo di Fabio tra le mani, spremendo le ultime gocce di sborra che fecero capolino sulla punta: le raccolsi con la lingua, ingoiando poi tutto quel nettare con un sospiro goduto. "Aaah!" esclamai.
Fabio si lasciò cadere sul divano, fiaccato come l'ultima volta. "Cazzo che sborrata" commentò. Ridacchiò. "Certo che ci sai proprio fare con quella lingua!" commentò.
"Contento che ti sia piaciuto. Neanche l'altra volta ti sei lamentato mi sembra" risposi con un occhiolino. Mi rimisi a sedere, prendendo una lunga sorsata di birra. A forza di succhiare avevo la gola secca, ma me ne pentii subito: l'alcool si mescolò al gusto di sborra, coprendolo.
Anche Fabio afferrò la bottiglia e allungò i piedi sul tavolino lì davanti. "Ti spiace?" disse, già a suo agio. Feci cenno di no e Fabio si concentrò sulla tv. Lo guardai: completamente nudo, il pisello moscio sdraiato su una delle due gambe, accavallate e alzate sul tavolino; un braccio allargato sullo schienale del divano, l'altra mano che reggeva la bottiglia di vetro; il petto sudato dallo sforzo e dall'afa, quel po' di pancetta che in un uomo maturo non guasta mai, il tuto coperto da uno strato fitto ma non eccessivo di morbido pelo nero… un vero maschio ruspante, con le palle appena svuotate, completamente nel suo elemento. Mi stupivo di come non stessi sborrando già solo a quella vista!
Ora che la libido era calata, Fabio aveva riportato l'attenzione sul gioco, e ricominciammo a chiacchierare del più e del meno, commentando le azioni dei giocatori e scherzando tra noi. Io continuavo a essere bollente, non avendo ancora raggiunto l'orgasmo, ma volevo vedere cosa sarebbe successo. Notavo infatti che Fabio continuava a ravanarsi il cazzo moscio, grattandoselo e massaggiandolo. Pian piano stava tornando barzotto.
La partita stava volgendo al termine. Fabio si agitò il pisello. "Senti, ma se non sei stanco… che ne dici…?"
"Un altro round?" chiesi malizioso. "Ma da quant'è che non scopi? Hai le ricariche!" ma naturalmente non mi feci pregare e tornai tra le sue gambe.
"Lascia perdere… a volte sembra quasi che debba pregare per avere un po' di figa" mormorò cominciavo a fargli una sega. Sospirò quando glielo ripresi in bocca: era già di nuovo duro! "Mmm sì, così. Ah, non sai quanto sognavo di farmi fare una pompa... Lecca lì, alla base. Oh sì, bravo… di farmi fare una pompa stravaccato sul divano davanti alla tv. Ora prendilo tutto in bocca… Così… più in fondo che puoi…"

Mi eccitava da morire ricevere le indicazioni su come dovessi leccargli l'uccello, così grande, così voglioso dalla lunga astinenza. Avevo capito quanto gli piacesse il gola profonda, così raddoppiai i miei sforzi per tenerlo lì a lungo senza conati. Ma la stanchezza cominciava a farsi sentire e la mascella doleva… Mi staccai, lavorando sulla cappella.
Con la mano cominciai a stuzzicargli un capezzolo e notando che sembrava apprezzare insistetti. Fabio cominciò a giocare con l'altro, gli occhi semichiusi, così dal cazzo mi spostai più in alto, lungo la pancia e il petto, fino a prendere in bocca il capezzolo che stavo torturando con le dita.
Il gemito profondo di Fabio mi invitò a continuare. Stavo praticamente sdraiato su di lui, a leccargli un capezzolo mentre gli sparavo una sega: lui stava lì, comodamente a godersi il mio servizio, con il braccio allargato sullo schienale…
Non resistetti. Mi spostai sotto la sua ascella. Subito lo sentii irrigidirsi stupito, ma si sciolse subito. "Sei proprio un porcello, tu, eh" commentò con voce roca. Io mi strofinai sul suo pelo, annusando e assaggiando. Ci scambiammo uno sguardo: lo vidi preda del piacere, godendo del fatto che mi stessi dedicando totalmente a lui, venerando il suo corpo…
Fabio chiuse gli occhi e inarcò la schiena gemendo. Per la seconda volta nella serata la sua crema bianca sprizzò verso l'alto, solo che questa volta non c'era la mia bocca accogliente a prenderla, e si sparse sul suo petto.
Non mi feci problemi a leccare quella che si era depositata sulla mia mano. Entrambi guardammo il seme impiastricciato sul suo petto. Ne raccolse delle gocce con le dita e me le porse. "Non fare complimenti" disse, e senza farmi pregare lo ripulii, e lui stesso mi aiutò ridacchiando.
"Deve proprio piacerti questa roba… anche se non l'ho mai assaggiata dalla faccia che fai dev'essere deliziosa" scherzò.
"Oh sì. E non solo quello… anche il resto ha un ottimo sapore" gli feci notare.
"Ho notato" disse, flettendo le dita dei piedi. "La prossima volta vedrò di farmi una doccia almeno…"
"Al contrario!" protestai. L'idea delle sue ascelle al naturale mi fece bagnare ancora di più… e già così i miei pantaloncini erano tutti imbrattati di precum. "La prossima volta non lavarti neanche le ascelle! Sai più… di naturale".
Fabio mi guardava con gli occhi che scintillavano.
"Se mia moglie fosse stata così porca, sta' tranquillo che non mi peserebbe così tanto non guardare le partite di calcio" mi disse.
"E invece, guarda… stasera hai avuto sia sesso con un porcello, sia il calcio. Meglio di così!" scherzai. Lui rise.
"A proposito… la partita ormai è finita, mi sa che devo andare. Va bene fare un po' più tardi, ma non posso stare un'ora… sarebbe strano"
Fabio si alzò e si rivestì. Lo accompagnai alla porta.
"E vedi di farti almeno una sega… con quello ci potresti piantare dei chiodi" scherzò in riferimento al mio uccello, dritto e duro per l'eccitazione non ancora soddisfatta.
E poco dopo, a letto, feci proprio come aveva detto, riempiendomi la mano con il mio stesso sperma, che non esitai a leccare e a ingoiare. Ma nella mia mente rimaneva il sapore della crema calda e spessa di Fabio, che avevo gustato due volte quella sera.
E non sarebbero state le ultime.
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