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Il cazzo del signor Fabio


di Gay2way
21.02.2022    |    22.220    |    16 9.7
"L'odore mi investe in pieno (ma mi rendo conto di non essere da meno), il mio cazzo ha un guizzo: che manzo! "Ecco qui" mi dice..."
Questa è un racconto che, come il precedente, è solo ispirato a fatti reali.

È estate, e nel pieno di luglio si muore di caldo. Dopo aver lavorato un'intera settimana il sabato mattina è il momento giusto per dedicarsi con calma a un po' di lavori da fare a casa: passare la scopa, riordinare il caos della settimana, fare la lavatrice… Almeno i panni umidi danno un po' di ristoro contro il caldo infernale! Specialmente sul balcone, rivolto a sud, al mattino si muore, ma una volta stesi i panni basta neanche un'ora e già si potrebbero ritirare asciutti.
Prendo la roba con una bacinella ed esco al sole, in occhiali da sole e pantaloncini. In casa sono da solo, quindi sotto non porto neanche l'intimo. I primi tempi mi sarei sentito in imbarazzo a uscire al balcone senza mutande e con solo dei pantaloncini di cotone anche piuttosto larghi, ma da un po' complice l'altezza (sono al terzo piano) e il caldo che impedisce qualunque erezione non mi faccio più alcun problema.
Mi metto al lavoro quando noto un movimento sul balcone dell'appartamento di fianco al mio: alzo lo sguardo e incrocio quello di Fabio, il padre della famiglia che vive qui accanto. Anche lui in occhiali da sole e pantaloncini. Lo saluto con la mano.
"Ottimo giorno per fare il bucato" mi dice.
"Vero. In mezzora è tutto asciutto" rispondo.
Ognuno torna a badare ai fatti suoi. È da molto che non ci incontriamo: nell'appartamento dirimpetto al mio vive una famigliola composta da tre persone (Fabio e Valeria, sposati, con il figlio Davide) e spesso salendo o scendendo ci incrociamo. Non ci siamo mai fermati a chiacchierare se non per due parole di circostanza, ma non manchiamo mai di salutarci.
Mentre sistemo le ultime magliette lo osservo di sottecchi. Con maglietta e giacca mi sembrava avesse una pancia più pronunciata, ma osservandolo a torso nudo Fabio mi appare decisamente più tonico, anche se non scolpito. Una certa pancetta, ricoperta di peluria nera, fa ombra al suo pacco, purtroppo non in vista. Risalgo con lo sguardo, osservando i suoi capezzoli sul petto largo e peloso, sudato tanto quanto le ascelle che di tanto in tanto solleva mettendo in mostra due bei cespuglietti. Il collo è seminascosto da una barba tenuta lunga, nera ma venata di grigio come i suoi capelli.
Mi accorgo che mi guarda. "Tutto bene? Ti serve qualcosa?" mi chiede.
Cacchio, mi sono fermato a fissarlo. Che figura da idiota. Accentuata pure dal mio cazzo che è gonfiato e fa sporgere tutta la stoffa dei pantaloncini! Per fortuna la ringhiera del balcone lo nasconde alla vista… almeno spero.
Penso in fretta. Rischiare? Ma sì, non mi esporrò troppo.
Pesco dalla pila delle ultime cose da stendere uno dei miei tanga. "Sì, volevo chiedere se avevate qualche pinza da prestarmi" rispondo, e lo alzo in modo che sia ben visibile. "Purtroppo ho ancora un po' di questi da mettere… non avevo fatto il conto che con l'ultimo temporale mi sono volate via un po' di pinze!" spiego, con tutta l'innocenza del mondo.
Fabio fissa per un attimo il tanga, poi si mette a ridere. "Certo nessun problema. Tanto sto finendo qui, avevo poca roba. Te ne porto una decina"
Lo ringrazio e appena lui sparisce alla vista torno dentro anch'io. Butto al volo il cestino delle pinze (bello pieno) in uno sportello a caso della cucina. Avrò fatto bene o sarò stato troppo sfacciato? Non ho mai pensato seriamente a Fabio in termini di sesso, soprattutto perché un padre di famiglia, ma l'astinenza e la visione improvvisa di un bel daddy a petto nudo mi hanno tolto la lucidità…
Il campanello suona e apro la porta. Fabio è davanti a me, con in mano un po' di pinze da stendere, il corpo lucido di sudore e un paio di infradito ai piedi. L'odore mi investe in pieno (ma mi rendo conto di non essere da meno), il mio cazzo ha un guizzo: che manzo!
"Ecco qui" mi dice. Poi il suo sguardo scende verso il basso, dove il mio pisello è ben evidente. Il rossore del mio imbarazzo è ben mascherato da quello del caldo. "Vedo che sei messo comodo" commenta. Non sta sorridendo, ma non mi sembra nemmeno infastidito.
"Eh sì, quando fa così caldo…" rispondo. Un attimo di silenzio: non sembra abbia fretta. Decido di provarci. "Posso ringraziarti con un caffè, o un tè freddo? È il minimo per averti disturbato… anche la signora…"
"Oh non ti preoccupare, sono solo stamattina" sorride lui.
"Ah ottimo, mi fa piacere! Allora insisto, se hai qualche minuto!"
Sembra indeciso, ma alla fine scrolla le spalle. "Ma sì, va bene, vada per un tè" dice.
Quasi non credo alle mie orecchie. Gli faccio strada nel mio appartamento e sento la porta che gli si chiude alle spalle. Lo porto in cucina dove lo faccio accomodare su una sedia, e l'aria si riempie dei nostri odori di sudore. Il mio naso gioisce, e lo stesso fa il mio cazzo, sempre più duro. Prendo due bicchieri e verso il tè, gliene passo uno e poi mi appoggio al piano cottura, con il mio pisello bene in vista sotto il cotone. Fabio per un po' finge indifferenza e scambiamo due parole di circostanza, mi fa i complimenti per la casa e mi dice che sua moglie e suo figlio sono andati a trovare la madre di lei.
Scherziamo un po' sorseggiando, la bevanda, finché non rimaniamo in silenzio.
A quel punto accenna al mio pacco. "Vedo che ti stavi divertendo eh! Per un attimo ho pensato che avessi messo su qualche filmetto o che fossi in compagnia… mi sembra di capire che ti piace divertirti" butta lì quasi per caso. Gli lancio uno sguardo interrogativo: effettivamente faccio venire qualche ragazzo per divertirmi quando mi va, ma sono sempre stato attento a non farmi vedere per le scale, per evitare scocciature.
"Diciamo che ogni tanto si sente, quando non sei da solo" dice ridendo. "Per fortuna si sente solo dalla nostra camera da letto. Ok che Davide ha già quasi diciotto anni, ma un padre non si abitua facilmente a pensare alla vita sessuale del proprio figlio!"
Ora arrossisco sul serio: so che le pareti non sono così spesse perché anche a me è capitato di sentire loro che ci davano dentro. Piuttosto raramente in realtà… Così decido di giocarmela a mio vantaggio.
"Ahahah, scusate! Dovevo pensarci… ammetto che qualche volta anche io vi ho sentiti divertirvi" rispondo, facendo un occhiolino con cameratismo. "Quando ci vuole ci vuole, no?"
"Eh sì… il problema è che ci vuole più spesso di quanto si riesca a concludere" ribatte.
"Eh… non sempre alle donne viene voglia tanto spesso quanto a un uomo" rispondo. Come se ne sapessi qualcosa, di sesso femminile.
"Già… ma come si fa in questi casi? Tu hai qualche idea?"
Lo guardo. Pian piano ha allargato le gambe, ha sfilato una ciabatta per giocarci con il piede. Una mano è posata sul tavolo, accanto al bicchiere ormai dimenticato. L'altra è poggiata sulla coscia, proprio accanto al punto dove un certo rigonfiamento aveva cominciato a farsi vedere…
"Se ti serve una mano ci posso pensare io" dico, deglutendo. Mi avvicino verso di lui e mi inginocchio. Mi fissa senza dire niente, ma sposta la mano. Lo interpreto come un via libera… Così allungo le mani e abbasso i pantaloncini e gli slip sottostanti in un colpo solo.
Un cazzone svetta davanti ai miei occhi. La cappella lucida è già semiscoperta, la verga dura è dritta e larga: la afferro con una mano, facendo fatica a chiudere del tutto la mano. Non è un uccello molto lungo, ma poco importa. Soprattutto, è l'odore di sudore e di sesso che mi investe le narici e mi sale fino al cervello, inebriandomi. Senza perdere altro tempo mi avvicino e lo accolgo tra le mie labbra, assaporando il presperma di cui è già ricoperta la punta.
Gioco con la lingua tenendolo in bocca, succhiando e al contempo scappellandolo. Lo masturbo lentamente, passando le labbra umide sulla cappella e ricoprendola di saliva, che cola lungo l'asta fino a perdersi nel cespuglio di peli, brizzolato come la sua barba.
Sento il respiro di Fabio che è diventato più regolare, più profondo. Cerco di spingermi sempre più in basso, ad accogliere questo uccello pulsante più in profondità nella mia gola. A Fabio sfugge un gemito. Capisco che sono sulla strada giusta. Riprendo fiato un secondo e mi soffoco ancora con il suo randello. Premo la testa contro il suo ventre peloso, il naso e il mento solleticati dai peli pubici…
"Oh sì…" scappa sussurrato a Fabio.
Faccio per allontanarmi per respirare, ma inaspettatamente la mano dell'uomo si serra sulla mia testa e mi tiene ancorato lì dove sono. Mi scappa un conato, ma lui mi tiene lì. Cerco di resistere, ma comincio ad agitarmi… ho bisogno di aria, Fabio se ne accorge, ma sembra stia godendo dei mie conati, che diventano sempre più frequenti. La mia saliva sta colando sul suo pelo, sulle sue palle, sulla sedia…
Finalmente Fabio mi libera e io scatto all'indietro, tossendo, riempiendomi il petto nudo di saliva. Lo guardo, con gli occhi lucidi, boccheggiando per la mancanza d'aria: Fabio sta scuotendo la testa per il godimento, la mascella portata in avanti, gli occhi infiammati di voglia piantati nei miei. Si alza in piedi, calciando via pantaloncini e slip.
"Vieni qui" mi dice, smanettandosi il cazzo. Mi avvicino rapidamente, faccio per afferrargli di nuovo l'uccello ma lui continua a masturbarsi da solo: mi tiene la testa finché la cappella, ora gonfia e ancora più lucida, non sparisce di nuovo tra le mie labbra. So cosa sta per succedere e quando accade sbrodolo di goduria anch'io: tre, quattro fiotti di densa crema schizzano fuori dal cazzone di Fabio, riempiendomi la bocca, ma a forza di smanettarlo alcuni schizzi mi colpiscono anche il volto e i capelli. Il tutto è accompagnato da un gemito profondo, prolungato: "Aaaaaaaaaaaaaaaah, sì! Così…"
L'orgasmo lo porta a chiudere gli occhi e ad ansimare. Spero il cazzo finchè con è uscita anche l'ultima goccia di sperma, che mi gusto con la lingua. Finalmente Fabio riapre gli occhi e mi guarda: solo ora ingoio tutto lo sperma. Fabio scuote la testa quasi incredulo. "Minchia" dice soltanto, lasciandosi ricadere sulla sedia e trangugiando l'ultimo tè.
Io mi rimetto in piedi, le ginocchia doloranti. Sorrido. "Mi sa che preferisco questa bevanda al tè" scherzo, per alleggerire la tensione e spezzare il silenzio. Fabio ride, ancora senza fiato.
"Te ne tengo un po' da parte per un'altra volta allora. Era da settimane che non sborravo così…"
L'uomo si rimette i pantaloncini e lancia un'occhiata ai miei, ancora gonfi ma adesso con una chiazza di presperma ben evidente. "Mi spiace… ma io…"
"Non ti preoccupare" lo interrompo. "Non sei obbligato. Anzi, è stato gentile a prestarmi le mollette… e il cazzo" dico, con un occhiolino.
Lui scoppia a ridere, alleggerito. Poi è come se tornasse lucido: saluta in fretta con un "Devo andare. Ci vediamo" e va verso la porta. Lo sento che esce chiudendosela alle spalle.
Noto che sul patimento sono rimaste le sue mutande bianche, macchiate (di piscio? Di presperma?) e soprattutto odorose. Mi stravacco sul divano: le mutande di Fabio in mano, premute sul volto, umide di sudore, e inspiro profondamente l'odore maschio e pungente del suo cazzo. Mi tocco il cazzo, ormai liberato dalla stoffa. Mi masturbo rapidamente e in pochi secondi vengo ansimando, imbrattandomi tutto il petto, con in bocca ancora il gusto della sborra appena ingoiata.
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