Racconti Erotici > Gay & Bisex > Il personal trainer _ cap 3
Gay & Bisex

Il personal trainer _ cap 3


di Membro VIP di Annunci69.it Beat
05.11.2022    |    10.554    |    11 9.8
"Carlo mi aveva appena chiamato "il suo ragazzo"..."
Il grande tiglio nel giardino condominiale schiuse tutti i fiori che attirarono api dal circondario con il loro laborioso ronzio che accompagnò le prime tre settimane di un giugno caldo e soleggiato.
Gli allenamenti continuarono anche dopo che usufruii dell'omaggio per il recupero di Athena, solo che Carlo ed io iniziammo ad andare in palestra da amici, non da personal trainer e cliente.
In quelle occasioni in cui trovammo lo spogliatoio vuoto, ci abbandonammo ad una sega insieme sotto la doccia durante le quali potei ammirare ancora il cazzo duro di Carlo. Purtroppo non ci furono altri contatti come quello della mano del mio amico sulla mia schiena, ma diverse volte in sala attrezzi qualche sbadato sfioramento ci fu.
Mi capitò spesso, invece, di incrociare lo sguardo di Antonio negli spogliatoi o in sala attrezzi. Era uno sguardo strano, carico di durezza e capace di farmi sentire a disagio. Ma con il passare delle settimane imparai ad ignorare quello sguardo anche se continuai a rubare immagini al suo fantastico corpo nudo.
Alcune volte Carlo ed io uscimmo insieme anche al di fuori della palestra, per passeggiare con Athena sul lungomare pieno di turisti nei week end o uscire a bere con altri amici del paese.
Una venerdì sera decidemmo di andare a bere un cocktail in uno stabilimento sulla spiaggia e di passare qualche ora in allegria. Ci saremmo visti in via Garibaldi, vicino casa di Carlo, per lasciare la mia auto in un parcheggio gratuito e continuare a piedi verso il Maracaibo, il locale più trendy di quell'estate. Arrivato al parcheggio, parcheggiai la mia Polo bianca e aspettai il mio amico scorrendo annoiato la home di Instagram e mettendo sbadatamente like ai post dei miei amici.
Carlo ha tante qualità ma tra queste non c'è di certo la puntualità!
Finalmente sentì la voce profonda di Carlo chiamare il mio nome ed avvicinarsi alla mia auto, sulla quale ero poggiato in attesa.
Era bellissimo, aveva dei pantaloni verde militare a mezza coscia, delle infradito di pelle e una camicia bianca di lino che faceva risaltare il colore ambrato della sua pelle abbronzata ed il suo pelo del petto e delle braccia nero. Aveva i capelli ancora bagnati dalla doccia che ricadevano sul viso, perciò con una mano li portò indietro. Il profumo del suo bagnoschiuma e del deodorante impregnò le mie narici e respirai a fondo per intrappolare quell'odore mente lo abbracciai per salutarlo. Il suo sorriso bianco e i suoi occhi scuri erano luminosi e carichi di speranza sulla serata. Notai che nel passare delle settimane Carlo fosse diventato più alacre, e detti la motivazione di questo alla bella stagione. Ma supposi anche che stava elaborando la rottura con Elisa e che piano piano stava tornando il buonumore nel cuore del mio amico. Spinto dall'orgoglio verso il lavoro che stava facendo su se stesso, lo abbracciai più forte nel salutarlo e Carlo chiese "Oh che c'hai? Tutto ok?"

Si Carlo, è tutto ok. Solo credo di essermi innamorato di te.

"Certo, tutto bene. Andiamo a bere!" Dissi frettolosamente rispondendo alla domanda del mio amico.
Camminammo su via Garibaldi e poi sul lungomare, fianco a fianco parlando del più e del meno e fermandoci di tanto in tanto a salutare compaesani ed amici.
Arrivati al Maracaibo il tormentone estivo di quell'anno ci investí a tutto volume e Carlo fece finta di ballare qualche nota, ma sembrò piuttosto che qualcuno gli avesse messo un ragno tra il collo della camicia e la schiena per come si mosse male e in maniera sgraziata. Risi di gusto e gli diedi una sonora pacca sulla spalla dicendo "Amico, il ballo non fa per te". Entrammo nel recinto del locale all'aperto e notai che era davvero carino: avevano sistemato dei tavoli di legno sulla sabbia con molte candele e luci tenui, piante vere adornavano il perimetro dello spazio dedicato ai tavoli per dare maggiore intimità ai clienti e luci danzanti ricoprivano i tronchi delle alte palme Washingtonia piantate lì chissà quanti anni prima.
Ordinammo da bere ad una cameriera sulla ventina che fissò insistentemente i muscoli di Carlo e sorrise maliziosamente quando ordinammo i nostri cocktails: un Negroni e un Sex On the Beach.
"Il Sex On the Beach? Veramente? Poi cos'altro, inizierai a fare decoupage?" Dissi prendendo in giro Carlo che fece una smorfia come a dire "ma cosa ne vuoi capire tu?".
La nostra ordinazione arrivò qualche minuto dopo accompagnata dallo scontrino da pagare alla cameriera che, nell'attesa dei soldi, rimase tutto il tempo a fissare bramosa Carlo intento ad aprire il portafoglio.
Mi guardai intorno e scoprii che molte ragazze ci guardavano, una in particolar modo guardava ossessivamente in direzione del nostro tavolo poggiando spesso lo sguardo su Carlo.
"Oh amico, quella non ti stacca gli occhi di dosso" dissi cercando di simulare ilarità e nascondendo il fastidio che l'attrazione della tipa verso l'uomo che più desideravo stava suscitando in me.
Carlo si girò verso la ragazza che subito si rivolse verso le amiche in una serie di strilli e risatine isteriche. La studiò bene e poi rispose "gran figa ma al momento voglio solo Athena e mia madre come donne nella mia vita" sorridendo e bevendo un altro sorso di quell'orribile cocktail arancione.

Finimmo le nostre bevande tra una chiacchera e l'altra, parlando di musica, di amici in comune, di film della Marvel e delle tette di Scarlett Johansson.
Ogni tanto sotto al tavolo di legno del Maracaibo le nostre gambe si sfioravano e potevo sentire i peli dei polpacci possenti di Carlo sfiorare la mia gamba. Giocai a sfiorare la sua gamba con la mia in maniera quasi impercettibile, senza che il mio amico se ne accorgesse per molti secondi. Mi piacque quella sensazione di contatto in incognito, del pericolo della possibilità di essere scoperto.
Ad un certo punto la ragazza attratta da Carlo e una sua amica si avvicinarono al nostro tavolo con un bicchiere di Gin Lemon e uno di Mojito, ci salutarono, ci presentammo e ci chiesero le domande di default per rompere il ghiaccio.
Dovevano essere del Nord, Milano o Torino probabilmente, ma non mi interessava. Scoprii che a me la tipa stava davvero cadendo sul cazzo. Fui stupito di scoprire che ero gonfio di gelosia, soprattutto perché capii che quella gelosia altro non era che invidia perché lei avrebbe potuto avere il mio amico ed io no. Ad un certo punto la ragazza si rivolse a Carlo dicendo "Ti guardavo prima, sei davvero in forma!"
"Grazie" rispose Carlo agitando un po' troppo la mano sinistra e sembrando ai miei occhi, che stavo imparando a conoscerlo bene, davvero strano e innaturale. Aggiunse poi "io e il mio ragazzo qui adoriamo andare in palestra!" prendendo la mia mano.
Rimasi di sasso.
Carlo mi aveva appena chiamato "il suo ragazzo". Per un attimo pensai di essere morto e di essere arrivato in Paradiso senza rendermene conto.
Sentii il viso andarmi a fuoco mentre la mano callosa di Carlo intrecciò le mie dita nelle sue. Il sorriso sul volto della ragazza si spense lentamente e lascio spazio ad un'espressione di stupore prima e di felicità poi, iniziò ad urlare "siete una coppia?! Oddio, ma che carini!!"
Ok, fu ufficiale. Quella ragazza mi stava altamente sul cazzo.
Non sopportai niente di lei, dal suo tono di voce troppo alto, al suo trattarci come fossimo due chihuahua in vetrina in un negozio di animali, al suo modo di provarci con Carlo.
Mi voltai verso il mio amico (che purtroppo aveva lasciato la mia mano) e notai che aveva un'aria divertita. Si rivolse di nuovo alla ragazza dicendo " Si, stiamo insieme da anni. Ma non dirlo a nessuno che mia mamma non lo sa! Ora scusaci ma andiamo a fare l'amore"
Io rimasi ancora più di sasso mentre il mio amico si alzò e, sculettando in maniera improbabile e sgraziata venne a prendermi dalla mia sedia dicendo "amore, andiamo?".
Mi alzai ancora in trance e ci avviamo all'uscita del locale, dove Carlo riprese la sua camminata solita e i gesti abitudinari.

"Cos'era quello?" Chiesi al mio amico in un misto tra rabbia e incredulità.
"Non volevo andare con la tipa e non sapevo come dirglielo senza offenderla. Così ho inventato che siamo fidanzati" disse Carlo come se fosse la cosa più naturale del mondo.
"Ma perché?" incalzai io "era pure figa!"
"Si era figa, ma non mi va ancora di andare con altre. Sarebbe stata una cosa solo di una notte e non mi va, non sono pronto." rispose Carlo fissando i suoi piedi "Poi stasera siamo usciti io e te, dove ti lasciavo se mi bombavo la tipa?" aggiunse subito con un sorriso furbo e beffardo sul viso.
A me si sciolse il cuore guardando quel ragazzone abbassare lo sguardo parlando dei suoi sentimenti. Provai un forte moto di tenerezza nei suoi confronti e, prendendolo delicatamente per il braccio, sorrisi e dissi "va bene, per stasera sono il tuo fidanzato. Dai, andiamo"

Arrivammo alla mia macchina e Carlo mi chiese se volessi accompagnarlo a portare a spasso Athena prima di andare a dormire.
Andammo a piedi a casa sua e mi disse di seguirlo mentre prendeva il cane. Entrai per la prima volta a casa sua, in quella villetta a schiera che avevo a lungo fantasticato come la dimora dell'uomo che desideravo più di tutto al mondo.
Entrai e mi trovai davanti un grande salone open space con cucina a vista. Il pavimento in gres effetto legno molto chiaro dava luce agli spazi arredati molto bene con mobilio moderno e minimalista dai colori che spaziavano dal bianco al grigio. Unica importante nota di colore era la grande parete di un forte color blu petrolio dietro il divano di pelle bianca. Come entrai fu pervaso da un ottimo profumo di biancheria pulita e di fresco, oltre che da Athena che scodinzolando girò intorno a me e al padrone ricevendo carezze da entrambi.
Carlo mi spiegó che quella era la casa dei suoi genitori che, per un grave infortunio del padre alla gamba che lo rese momentaneamente dipendente da stampelle, si fossero trasferiti in un appartamento di proprietà della loro famiglia, solitamente affittato nel periodo estivo. L'appartamento fu una manna dal cielo quando il padre si infortunò, visto che la loro villetta a schiera aveva tre livelli che rappresentarono una barriera al padre.
Prendemmo il guinzaglio ed uscimmo di nuovo fuori in direzione del parco davanti casa di Carlo. Il suono dei grilli riempì l'aria mentre passeggiammo con Athena. La serata apparve ai miei occhi stupenda: la luna mostrò a noi e al mondo metà della sua faccia alta nel cielo, i grilli canterini... Carlo che disse che ero il suo fidanzato... Ed un po', pensai, dovevamo sembrarlo sul serio.
Arrivati ad una panchina ci sedemmo e, visto che non c'era nessuno in giro, Carlo liberò Athena cosicché potesse sgranchirsi le gambe senza la costrizione del guinzaglio.
Il mio amico sospirò in uno dei silenzio che a volte capitarono tra noi in quelle settimane, anche se non furono mai momenti pesanti o imbarazzanti, e disse "non volevo andare con la tipa perché ancora penso ad Elisa".
Fu la prima volta in quelle settimane che Carlo parlò della sua ex o di come si sentisse a riguardo.
Provai a fargli tornare un sorriso sulle belle labbra carnose intonando qualche strofa di "Per Elisa" di Alice e facendogli il solletico sui fianchi.
Rise, per fortuna, cercando di togliere le mie mani dai suoi fianchi per non dover subire ancora il solletico.
Nel momento in cui cantando e ridendo dissi "Per Elisa vuoi vedere che perderai anche me..." lui si fermò e si fece serio, mi guardò negli occhi e disse "spero proprio di no, Luca. Ho scoperto in te un buon amico e non voglio perderti"
Quelle parole mi colsero impreparato e ci guardammo per qualche secondo. Sentii un moto di affetto verso Carlo partire dalla bocca dello stomaco, percepii il volto diventarmi caldo e un dolce bruciore agli occhi.
Seguì un abbraccio forte, di affetto. L'odore di bagnoschiuma e deodorante riempì di nuovo le mie narici mentre abbracciai il mio amico, e la sua barba ispida accarezzò la mia. Neanche io volevo perderlo.
Mi voltai nel nostro abbraccio per dargli un bacio sulla guancia, ma evidentemente avemmo la stessa idea perché le nostre labbra si incontrarono.
Le sue labbra erano morbide e delicate, sentivo il profumo di Sex on the Beach che si aggrappò alle mie.

Dopo appena un attimo, che per me parve stupendamente infinito, Carlo si ritrasse con la testa e ridendo disse "va be' che stasera siamo fidanzati, ma se vuoi baciarmi prima devi almeno portarmi a cena!".
Si slegò dal mio abbraccio e si mise con braccia aperte sullo schienale della panchina a guardare Athena correre su e giù, con un sorriso in volto.
Io rimasi accanto a lui, in trance a guardare il cane correre senza il coraggio di voltarmi verso il mio amico e cercando di nascondere la mia prepotente erezione.
Disclaimer! Tutti i diritti riservati all'autore del racconto - Fatti e persone sono puramente frutto della fantasia dell'autore. Annunci69.it non è responsabile dei contenuti in esso scritti ed è contro ogni tipo di violenza!
Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
Votazione dei Lettori: 9.8
Ti è piaciuto??? SI NO


Commenti per Il personal trainer _ cap 3:

Altri Racconti Erotici in Gay & Bisex:



Sex Extra


® Annunci69.it è un marchio registrato. Tutti i diritti sono riservati e vietate le riproduzioni senza esplicito consenso.

Condizioni del Servizio. | Privacy. | Regolamento della Community | Segnalazioni