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Gay & Bisex

L’ambulatorio


di pincopalletto
24.01.2023    |    11.530    |    19 9.0
"  Siamo soli, io e il dottore..."
Ho controllato di nuovo Il macchinario nonostante l’infermiera Rosalba mi abbia detto che non sono ancora pronto.
E’ che sono ansioso di carattere e vorrei fare questa cosa una volta per tutte.
L’infermiera Rosalba è stata così delicata, ha avuto cura di scegliere un modello particolarmente sottile, per non inficiare sul risultato dell’operazione.
Indossava mascherina, guanti e con estrema cura mi ha leggermente umettato le mie piccole labbra anali, separandole tra loro con una mano, mentre con l’altra favoriva l’ingresso della sonda dentro il mio orifizio.
Ho sentito solo un piccolo pizzicore quando la cannula ha sfregato leggermente il tessuto interno oltre le piccole labbra; si è ben inserita.
L’infermiera ha avuto cura di montare una sorta di jockstrap che la tiene ben inserita nella corretta posizione tensionando le strip laterali. Anche volendo, non riuscirei a toglierla.
La cosa mi da sollievo. Un pensiero in meno!
Sta funzionando: averto il fluido movimento di pressione della pompa che irrora di liquido il mio colon-retto, per poi aspirarlo.
E’ una strana sensazione quella di aver momentaneamente abbandonato il controllo del mio corpo per affidarlo a una macchina.
Ne avrà per un po’ ed ho la mente libera.
Tra l’altro sono l’ultimo paziente della giornata.

La stanza è invasa da luce calda, tipica dei tardi pomeriggii di Settembre a Roma.
Il mio sguardo è catturato dalla finestra.
Lunghe ombre disegnate dalle fronde degli alberi sulle pieghe della tenda dell’ambulatorio si muovono in una contrazione ondulatoria lenta e costante, quasi in sincrono col moto del fluido che entra ed esce da me.
Osservo l’incremento dei pixel nell’asta di progressione del display: Più aumentano e più mi avvicino al completamento di questa fase iniziale.
 
Nonostante la porta sia chiusa, avverto la voce del dell’infermiera Rosalba colloquiare col dottore:
 
“Se non le dispiace io andrei. Ho lasciato aperto il file del paziente in corso, per il resto ho terminato la giornata. Spero di non far tardi per prendere la bambina a danza”
 
Le voci sono attutite dalle pareti ma avverto il dottore replicare qualcosa come:
 
“Perfetto, a domani. Ho le chiavi, chiudo un po’ più tardi che mentre il paziente è su, sbrigo un po’ di burocrazie. Di nuovo!”
 
Avverto il rumore dei tacchi dell’infermiera Rosalba via via allontanarsi e il chiudersi della porta blindata.
 
Siamo soli, io e il dottore.
Lo sento che si sposta per l’ambulatorio.
Ora ne avverto i passi via via più vicini e la porta si apre.
 
“Come andiamo? Lascia che controlli l’irroratore, ho idea che Rosalba l’abbia impostato a una velocità pressoria troppo bassa, se va così impiegheremo una vita.
Stasera mia moglie mi fa le lasagne, non posso mica arrivar tardi!”
 
Sorrido e mi chiedo come mai tanta cordialità, avrà davvero le lasagne oppure vuole tranquillizzarmi?
E’ un ormone villoso di origine meridionale, carnagione olivastra, stempiato con folta barba sale e pepe, una pancetta pronunciata, le mani grandi e gli occhiali che mette e toglie costantemente.
Credo sia ipermetrope.
 
L’osservo muovere le manopole per le impostazioni e sento progressivamente aumentare la pressione e gli impulsi.
Dal suo armeggiare scorgo la sua fede nuziale e dal collo della sua divisa spunta una brillante catena d’oro a maglia marinara. Mi chiedo in che occasione l’abbia ricevuta poi l’attenzione si sposta sulla sua voce:
 
“Ecco, così va meglio. Più intenso, più efficace e finiamo prima, OK? Le controllo la posizione della cannula che con la pressione maggiore potrebbe sfilarsi”
 
Io annuisco, non avendo mai fatto questa cosa… però vedo la barra di progressione aumentare con più rapidità.
 
Finché sento il Dottore dire “aumentiamo ancora un po’, ma per evitare pasticci terrò natiche e cannula a mano.
 
Avverto la mano destra del dottore che spinge la cannula ancora più in profondità, procurandomi un lieve dolore, ma cerco di rimaner composto.
Dopo aver ulteriormente stretto le strip del supporto alla vita mentre con l’altra mano incomincia a sculacciarmi partendo dalla natica sinistra in modo da farmi capire che sono alla sua merce e che non devo opporre alcuna resistenza.

Ora il movimento interno è quasi fastidioso.
Lo sento pulsare fin dentro lo stomaco, quasi come un lieve mal di pancia, ma il fatto che il dottore supervisioni in modo operativo tutta l’operazione mi rende tranquillo.
Noto la barra di progressione finita.
 
“Qui, abbiamo finito, ora le sfilo la cannula”
 
E procede a sfilarla, asciugando delicatamente le piccole labbra dalle gocce di liquido residuo e lubrificante. Poi aggiunge:
 
“Dunque, me lo aveva comunicato nel colloquio privato iniziale, ma ad osservare alla tua zona perianale, vedo chiaramente qual’è il problema.
I’orifizio anale è particolarmente stretto.
Mi parlavi di questo desiderio di aver rapporti occasionali con maschi eterosessuali e ho idea che messo così, ciò provocherebbe davvero troppo dolore e/o possa scoraggiare gli eventuali amanti, dal raggiungere una penetrazione completa e soddisfacente”
 
Volgo il mio sguardo verso il Dottore, avverto il calore della sua mano sinistra, ancora sulla mia natica destra.
E rispondo:
 
“Dottore, sempre stato così. Un po’ una sofferenza.”
 
Il Dottore mi guarda e mi fa:
 
“Capisco. Dai, non c’è bisogno di scoraggiarsi, ma avrò bisogno della più completa collaborazione e per più sedute”
 
Io annuisco e tenendomi una mano sul fianco, mi conduce nel suo studio, dove noto una poltrona divaricatrice.
Avverto l’odore del disinfettante e scorgo una bellissima icona romanica sul muro di rimpetto allo scrittoio, ne avevo notata un’altra entrando.
Immagino sia una persona molto devota e la cosa mi rasserena.
 
“Prendi pure posto sulla poltrona, cerca di esser comodo perché ne avremo per un po’ e posiziona le gambe su gli appositi supporti laterali, cosicché io possa aver una visione chiara dell’area anale e operare agevolmente”
 
Io annuisco e senza indugio procedo.
Avverto la sensazione di freddo dei supporti laterali in metallo, ma mi posiziono. Ora la mia area anale è completamente esposta. Avverto addirittura la brezza leggera di Settembre, carezzarmi il mio ano roseo.
Vedo il dottore andar verso il bagno.
 
Lo sento armeggiare e dopo qualche minuto esce. Si avvicina e mi guarda senza parlare.
E’ un uomo particolarmente attraente, un po’ il prototipo del maschio della tradizione meridionale.
 
Continuiamo a guardarci, quando mi pone la sua mano sinistra sul viso, ne avverto il calore e il metallo della sua fede nuziale mi sfiora.
A quel punto un’idea credo di essermela già fatta e sinceramente, la cosa non mi dispiace affatto, anzi!
 
Mi carezza lievemente e lascia colare un rivolo di saliva sulle dita dell’altra mano per umettarmi le piccole labbra anali, poi con pollice e indice della stessa mano cerca di valutarne la dilatazione/rilassatezza e immediatamente inizia a spinger dentro col medio, in un movimento lento ma costante, senza arretrare. Aggiungendo:
 
“Sarò io a iniziarti.”
“Sono di fede cattolica, non sono d’accordo riguardo a queste tue pratiche, dunque questo è un intervento in piena regola, l’unico lubrificante sarà la mia saliva.
Trasformerò il tuo buchetto in una figa ma prima di farmi strada userò questo divaricatore che normalmente utilizzo nelle donne durante le visite.
Non userò preservativi perché ho intenzione di inseminarti. Imparerai cosa significa soddisfare un padre di famiglia che ha reso gravide più donne, che lavora tutto il giorno e vuole sfogarsi senza pensieri”
 
Poi apre il camice e si mostra in completa erezione, scorgo il suo glande lucidissimo con un rivolo di precum e prima di direzionarlo verso il mio buchetto mi fa capire che vuole che assaporì il suo seme lo poggia sulle mie labbra e scivola dentro.
Si fa strada nella mia gola spingendolo sempre più giù quasi a volersi congiungere con lo speculum ancora nel mio buchetto caldo e morbido.
E’ un membro particolarmente largo di calibro la cosa mi mette timore perché non ne avevo mai presi di così larghi ma da una parte mi fa pensare che può realmente aprirmi bene e in modo permanente.
 
Faccio un sussulto e di riflesso mi viene da stringere lo sfintere, ma non riesco, per via dello speculum piantato dentro che vibra nel tentativo di migliorare la dilatazione, risparmiandomi potenzialmente un po’ di dolore.
 
Il dottore con sguardo serio, pur continuando a carezzarmi, aggiunge “No, non stringere, altrimenti devo farti male, non voglio che tu soffra più del necessario, rilassati”.
 
Poi procede a sfilare lo speculum e appoggia il suo glande, lo sento caldo e pieno della mia saliva vischiosa e densa, duro, particolarmente largo e sento che inizia a premere di peso…
 
“Non far resistenza, non voglio far danni” e mi da una pacca possente sul gluteo destro.
 
Il dolore mi pervade ma non voglio dargli soddisfazione penso - “sarò forte e me lo farò rompere una volta per tutte”.
Avverto il lento schiudersi delle mie labbra anali e il suo glande parzialmente dentro.
 
“Bene” aggiunge “Ora procederò per una penetrazione completa, fino in fondo, per poi tenerlo eretto dentro, in modo che tu possa abituarti, vediamo se riusciamo”
 
Al che lo sento spingere in un unico movimento, lento e possente , quella che era una carezza si trasforma in una ferma presa e sento il suo pollice sfiorarmi le labbra per poi entrarmi in bocca e aggiunge con tono fermo:
 
“Succhialo! Vedrai che la tua attenzione al dolore si sposterà su altro”
 
Io seguo il suo consiglio e nonostante stia ancora tremando, con mia sorpresa noto che sono riuscito ad accoglierne metà.

Mi bacia e contemporaneamente ho la sua mano destra sul mio petto con le dita che cercano il capezzolo e mentre il dolore a livello anale stava cedendo al piacere un nuovo dolore mi pervade, è il capezzolo che sta stringendo forte, quasi a volerlo staccare.
 
Mi guarda intensamente, sta godendo come un maiale e la cosa mi piace.
Godo la vista del piacere nei suoi occhi e mi sento totalmente in balia di quel che sento voglia fare.
 
La sua mano sinistra mi copre completamente la bocca, mi manca l’aria e ho timore di quello che sta per succedere…
 
Ho gli occhi lucidi, sento il suo pene duro come il marmo arretrare un poco… per poi piantarsi di colpo in fondo con un unico colpo di reni.
Il suo gemito di piacere, i miei occhi che si strizzano per il dolore e suo camice che si apre completamente a mostrar la sua catena d’oro con una splendida croce.
 
Mi sento come in una scena di film in costume col Missionario di turno intento a inseminare quanto più possibile la popolazione latina.
 
Il dolore ormai è parzialmente andato e il piacere di sentirlo che gode del mio corpo, senza alcun freno, è impagabile.
 
I suoi colpi aumentano di ritmo costantemente, finché si pianta di nuovo dentro e mi sento pervadere dal suo caldo sperma, che mi riempie.
Lui rimane fermo, con volto soddisfatto, ancora in piena erezione.
 
Io tremo dalla gioia, dal dolore, dal piacere, dall’aver donato piacere. Mi toglie finalmente la sua mano dalla bocca e mi sorride.
 
“Temevo facessimo troppo rumore, sai è un condominio di buon livello, con famiglie etc”
 
Poi sfila lentamente io suo pene causandomi un po’ di dolore ma cerco di resistere, oramai…
 
Poi aggiunge:
 
“Faccio piano, cerco di sfilarlo lentamente non voglio che il seme vada sprecato”
 
Poi si abbassa ad ammirare il “lavoro fatto” e notando un rivolo di seme che sta per colar giù lo raccoglie con le dita e sento che lo reimmette nel mio orifizio, aggiungendo.
 
“Il seme dà la vita. Deve sempre giungere nelle cavità - orale, vaginale o anale. Non può essere sprecato”
 
Io annuisco e rispettando la sua volontà, lo lascio fare. Poi continua a massaggarlo contro le mie oramai non più piccole labbra anali ancora sofferenti e aggiunge:
 
“D’ora in poi io sarò il gestore della tua fica-anale e la manterrò aperta per favorirne la penetrazione con gli eventuali partner, senza che essi ti provochino troppo dolore, ma sarò l’unico che potrà inseminarti ed avere rapporti a pelle con te. Prometti”
 
E io ancora incredulo lo guardo e rispondo “Si, prometto”
 
Dunque col fare tenero di un padre, mi fa alzare dalla poltrona e mi da un grosso abbraccio, aggiungendo “vedrai, avrò cura di te” e poi mi da un forte schiaffone su una natica e aggiunge “vedi di non saltare le visite settimanali, altrimenti mi costringerai a penetrarti con ancora più forza e non voglio farti male”.

Poi con fare protettivo procede a rivestirmi, controllando che io non abbia perdite di alcun tipo e mi ricorda di prendere appuntamento con la segretaria per la prossima settimana.
 
Gli chiedo “non saprei cosa dire alla segretaria, per cosa devo prendere l’appuntamento” e lui aggiunge:
 
“GSFA”
 
E io sorpreso gli chiedo “E’ un acronimo? Cosa significa?”
 
Lui mi sorride e aggiunge “Gestione Settimanale Fica Anale” e mi da una pacca sulla spalla che quasi mi fa cadere.
 
“Alla prossima settimana!”
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